Stamattina sono andato a comprare il giornale: nell’edicola, in mezzo ai settimanali, c’era uno scatolone di confezioni di gel igienizzante, 2 euro e novanta cadauna. Il che è bellissimo, intendiamoci: ma mi chiedo quanto la gente sia convinta che sia meglio avere la possibilità di disinfettarsi in certi momenti, e quanta non sia la psicosi dell’influenza suina (ora ridenominata “A” perché i produttori di salumi e insaccati sono una lobby più forte dei produttori di polli che non sono riusciti a far togliere il loro nome dall’aviaria).
In Italia, ma mi sa anche altrove, siamo arrivati alla schizofrenia pura: ogni giorno viene fatto il bollettino delle morti, affrettandosi però a spiegare come tutti questi poveretti avevano delle altre malattie croniche e il virus A/H1N1 ha solo dato il colpo mortale. Poi spuntano i numeri delle morti per influenza “normale”, e si capisce ancora di meno: alcuni dicono 8000 persone l’anno solo in Italia, altri parlano di 240000 ma nel mondo, sempre comunque molti più di quanti assurgono attualmente agli onori della cronaca.
Però credo che noi italiani deteniamo un record: il modo di sprecare soldi. Non si sa bene perché, ma il governo ha stanziato una barcata di soldi per fare un regalo all’industria farmaceutica e procacciarsi decine di milioni di dosi del vaccino. Che è successo? che quando i media hanno pompato queste prime morti, ci si è improvvisamente accorti che i vaccini non c’erano. Così il viceministro Fazio ha dovuto inventarsi un piano B, e proclamare che è tutto previsto: si lascia scemare il picco, ma non appena ci sarà la seconda ondata, quella più bastarda – avete presente come funziona un rasoio bilama, no? – allora sì che ci saranno vaccini per tutti. Non credo ci sia da aggiungere altro.
Numerologia (libro)
Se qualcuno si chiedesse come mai io mi sia messo a leggere un libro sulla numerologia… beh, perché no? Lo trovo sicuramente più interessante di tanti altri libri nella lista dei bestseller. Poi tanto me lo sono trovato in biblioteca, quindi non ho speso una lira. Confesso però che non ho affatto capito se l’autore del libro (Leonard R. N. Ashley, Numerologia [The Complete Book of Numerology], Mondadori – “Oscar Saggi” 2008 [2005], pag. 295, € 11.40, ISBN 978-88-04-58171-0, trad. Valeria Pazzi) creda o no a tutto quello che ha scritto; a me personalmente ha dato una sensazione ambivalente, dal “in fin dei conti è divertente” al “i numeri danno più indizi che l’astrologia, e soprattutto sono più semplici da usare per divinare”. La lettura è un po’ ripetitiva, visto che Ashley parte dal principio che un lettore possa essere interessato a una sezione specifica; a un certo punto scrive persino “se vi state scocciando delle ripetizioni, ritenetevi fortunati di essere più ricettivi dalla media della gente”. Una vera captatio benevolentiae! Però nonostante tutto la lettura l’ho trovata piacevole, soprattutto nelle digressioni che portano Ashley ad esempio a raccontare della cabala ebraica oppure della storia di Cagliostro. Insomma, forse non riuscirete a scoprire come il vostro nome influenzi il vostro destino ma almeno vi sarete acculturati un po’. La traduzione è scorrevole, tranne qualche caduta nel capitolo 16.
Han fatto fuori Pileri
Disposizione generale Telecom Italia n. 366 del 6 novembre 2009:
Con decorrenza immediata:
* la responsabilità della Direzione Technology & Operations viene affidata ad Oscar Cicchetti;
* la responsabilità della Direzione Domestic Market Operations viene affidata a Marco Patuano;
* la responsabilità della funzione Administration, Finance and Control viene affidata ad Andrea Mangoni che mantiene, ad interim, la responsabilità di International Business.
Stefano Pileri è stato insomma fatto fuori senza nemmeno l’onore di un comunicato ad hoc (qualcuno forse si ricorda di quando Sentinelli venne defenestrato da TIM, pur rimanendo “in piena sintonia con il Gruppo”). La cosa è molto preoccupante, vista l’indubbia competenza di Pileri. Stanno arrivando tempi davvero cupi.
grandi novità sulla metro milanese
Oggi ho notato che a Loreto (linea rossa) hanno cambiato il vecchio tabellone luminoso che indicava tra quanto tempo arriverà il prossimo treno. Al posto del vecchio display a lucine rosse e verdi (il giallo si aveva quando si accendevano insieme) adesso c’è un bel monitor a LED. Non ho avuto voglia di stare in fondo alla stazione per vedere se la visibilità era peggiorata: però non ho ben capito l’utilità di questa modernizzazione.
Google Dashboard
Google ha deciso di far vedere quante cose sa di noi, e ha preparato una nuova pagina: Google Dashboard. Cliccandoci su ci viene chiesta la password (non si sa mai…) e poi si arriva a una pagina con una sfilza di dati, almeno nel mio caso, che sono davvero tanti e fanno un po’ paura, pensando com’è semplice incrociarli. È vero che nel mio caso sono più o meno tutti relativi alla stessa persona (nel senso latino del termine), però basta integrarli con altri dati pubblici e si ottiene un quadro davvero completo.
Sì, ogni sito google ha la sua informativa sulla privacy, ma non credo che la cosa possa tranquillizzarci, soprattutto se siamo paranoici. Ricordiamocelo, e agiamo di conseguenza :-)
integralismi
Sono ragionevolmente certo che nella mia scuola elementare e nella mia scuola media ci fosse appeso un crocefisso, anche se le pareti in cartongesso dell’allora media Giuseppe Ungaretti non mi danno troppa fiducia sulla possibilità di attaccarci un chiodo. Però non mi ricordo nulla, ma proprio nulla, al riguardo; né in positivo, tipo qualche richiesta di osservarlo o di ricordarci di Gesù, né in negativo, tipo scherzi fattigli. Insomma, per quanto mi riguarda il crocefisso è stato un simbolo assolutamente inesistente (Per la cronaca, in casa mia ci sono due rametti d’ulivo ma nessun crocefisso), e lo si può staccare dalla parte senza fare tutto questo baccano, visto non credo che cambierà qualcosa: mi permetterei solo di suggerire di trovare i fondi per ritinteggiare la parete, ché una macchia a forma di croce è paradossalmente molto più visibile di un complemento di arredo.
Mi limito ad osservare che ci sono molti più integralisti di quanto potessi immaginare, e si trovano da una parte e dall’altra della questione. E ho come l’impressione che ad arrabbiarsi di più se li si chiama così sono gli integralisti atei, che in duemila anni sono passati dalla categoria “stoltezza” alla categoria “scandalo” (cit.) :-)
la UE mi ha risposto
Se vi ricordate, la settimana scorsa avevo inutilmente provato a fare una ricerca per data all’interno del sito dell’Unione Europea. A parte la notiziola, avevo anche scritto direttamente (in italiano e in inglese, ammettendo una risposta in inglese giusto per accelerare i tempi) per chiedere lumi. Stamattina ho ricevuto risposta: il mio messaggio era stato girato a EUROPE DIRECT, «an information service of the European Commission which provides citizens and businesses with answers to questions of a general nature about the European Union.» (Boh, a me sembrava banalmente un problema informatico, ma va bene così). La risposta recita:
«Thanks for your valuable comments and interest in the EUROPA search engine. We are aware of this problem which is due to the fact that the dates of the documents are not reliable enough. We therefore considered that it was better to avoid confusing the users and return results not related to their date preferences.
We would like to inform you that we are currently preparing a migration to a new search where we will carefully address the problem.»
Non so voi, ma a me il pensiero di tutta quella catena montagnosa di documenti – sia pure in forma elettronica – a cui nessuno ha pensato di associare una data fa paura; non oso nemmeno chiedermi come il problema sarà attentamente studiato.
acrostiSchwarzy 2
Ricordate il messaggio di veto su una legge scritto da Arnold Schwarzenegger, le cui prime lettere di ogni riga compitavano “Fuck You”? Istigato da Stefano Bartezzaghi, ho provato a vedere qual era la probabilità di ottenere casualmente una frase di senso compiuto. (Per la cronaca, lo spazio più ampio segnalato da Bartezzaghi alla fine di ogni frase è una caratteristica standard delle regole tipografiche americane, e l'”I” iniziale secondo me non fa parte del presunto messaggio nascosto, visto che tutte le lettere di veto del simpatico ex-culturista iniziano con quelle due righe standard)
Il conto che faccio è molto spannometrico, come spiego in seguito; iniziamo con la parte di stima semplice. Il numero di combinazioni di tre lettere con o senza senso, da aaa a zzz, è 26*26*26 = 17576 mentre quello di combinazioni di quattro lettere è 26*26*26*26 = 456976. Il numero di parole inglesi effettivamente esistenti è molto minore: qui sono riportate 1108 parole di tre lettere e qui il numero di parole di quattro lettere viene stimato essere intorno a 7000. Quindi c’è circa una possibilità su 16 di avere una parola di tre lettere e una su 65 di averne una di quattro, il che dà come probabilità totale 1 su 1000.
Questa è un’analisi molto grossolana, che soffre almeno di tre distorsioni.
– Le due parole devono avere senso messe insieme come frase; questo in una lingua virtualmente posizionale come sta diventando l’inglese non è un grosso problema e non mi preoccupa più di tanto.
– Ho presupposto che le lettere iniziali delle parole inglesi siano tutte equiprobabili, il che è chiaramente falso, ma di brutto. Una distribuzione anisotropa dovrebbe rendere più probabile il riuscire a creare combinazioni, ma non è detto; bisogna anche vedere se una lettera molto frequente come iniziale è anche molto frequente all’interno o alla fine di una parola.
– Bisogna tenere conto che molte delle parole inglesi esistenti sono in realtà arcaiche e non usate, e quindi non verrebbero riconosciute da un cacciatore di acrostici che non sia davvero appassionato alla cosa. Tanto per dire, io mica so che significhi “wog” o “uts”! (beh, no; a dire il vero “uts” è il plurale di “ut”, quindi significa “le arcaiche note do”)
Dare una stima di questi punti è un tipico Problema di Fermi, e bisognerebbe mettersi di buzzo buono a fare delle stime sensate, magari scegliendo a caso un po’ di parole per vedere la loro distribuzione. La mia sensazione è che il primo punto riduce la probabilità di un fattore 3, il secondo la accresce fino a un fattore 10, mentre il terzo è più difficile da valutare visto che l’accorgersi che un insieme di lettere forma una parola dipende dalla cultura di chi sta leggendo quelle lettere; secondo me la probabilità si riduce di un fattore 100 (ricordatevi che qua e nel caso precedente sono due le parole da considerare, e quindi bisogna moltiplicare le probabilità relative)
Qualcuno vuole lanciarsi in stime più accurate?