Come spiegano le note di copertina, Rocco Tanica suona la pianola nel simpatico complessino di Elio e le Storie Tese, oltre a essere stato quasi mio vicino di casa (gli “studi di posa Oldofredi” dove si afferma essere stato scritto il libro). Cosa troviamo nella sua opera prima? (Rocco Tanica, Scritti scelti male, Bompiani 2008, pag. 187, € 14, ISBN 978-88-452-6089-6) Raccontini vari, raccolti in vari filoni. Chiaramente nessuno si aspetta di avere un nuovo Leo Tolstoj, questo è il classico libro che si legge quando ci si vuole riposare e uno ne deve tenere conto. Ciò detto, il risultato finale è comunque parecchio disuguale. Ad esmpio, la serie delle interviste rifiutate a mio parere è parecchio noioso, e il riassunto in cento parole dei classici della letteratura usando Word ha un interesse oulipiano ma nulla più. Tanica riesce molto meglio quando si applica alle modifiche ai luoghi comuni; l’elenco delle leggende metropolitane è esilarante, così come la favola della principessa e del mugnaio. In conclusione, il testo è molto disuguale; prendetevi quello che vi piace e lasciate perdere il resto. Ah: nota di merito alla copertina, con la raffigurazione del quadro “La fucina di Mercurio visitata dalla Finanza”.
Nannucci chiude, ma nannucci.it è sempre aperto!
L’anno scorso scrissi che lo storico negozio bolognese di Nannucci stava per chiudere. Ricevo e copio questo commento di Matteo, dei sito nannucci.it:
Purtroppo il negozio ha chiuso ma la vendita per corrispondenza al sito www.nannucci.it rimane ancora in piedi, le società erano divise e tutta questa cronaca sulla chiusura del negozio che si chiamava Nannucci Store, ha creato un notevole danno anche a noi della Nannucci Mailing, che appunto è la società che vendeva per corrispondenza. Noi ci siamo ed abbiamo ampliato il nostro catalogo a più di 700.000 articoli, con un catalogo di vinile da fare invidia al vecchio negozio.
Spero MAU che tu possa scrivere un articolo su di noi che stiamo cercando di recuperare il mercato perso da Aprile fino ad oggi, nella speranza di non dover fare la fine del Negozio.
Ora, non credo che il calo o la crescita di vendite del sito possa dipendere da quello che scrivo, ma credo sia doveroso comunicare la notizia (oltre che mettere un link al vecchio post, altrimenti il tutto non serve a nulla!) Soprattutto se siete amanti del vinile, ricordatevi di Nannucci Mailing!
gioco della domenica: HangMau
(sì, facciamo finta che oggi sia domenica, tanto il giochino non merita molto tempo da passarci su)
Il giochino di SmartKit non è nulla di eccezionale, un classico “Impiccato” dove ci viene chiesto – in inglese – cosa ci può portare sfortuna. (Tra l’altro, cosa diavolo sta in mezzo a T_SHIRT, visto che il trattino non lo possiamo mettere?)
Lo segnalo semplicemente per il suo nome :-) (Il Mau, anzi il GatöMau, è ovviamente un gattino)
Inutilità: formspring
È stato tanto di moda un paio di settimane fa, quindi ho evitato di farlo allora; adesso può anche valer la pena di rendere pubblico l’ennesimo modo di perder tempo. (Beh, pubblico lo era già, almeno per chi legge le mie notiziole direttamente sul sito e non via feed :-) )
Il sito formspring.me permette a chi si registra di farsi fare delle domande. Nulla di nuovo sotto il sole, io mi ricordo dello Usenet Oracle che non c’entra un tubo con le basi dati; la differenza in questo caso è che tu sai a chi stai facendo la domanda… senza che l’altro sappia necessariamente chi sia tu! In effetti, come potete vedere ad esempio dalla mia pagina, la domanda può essere inviata in forma totalmente anonima, il che significa che la risposta ve la dovete leggere direttamente sulla pagina stessa e non vi verrà comodamente inviata.
A che serve tutto ciò? A perdere tempo (più io che voi), ve l’ho già detto. Inutile dire che non ho nessun obbligo di rispondere, e non è detto che la risposta che darò sarà attinente alla domanda; diciamo che le mie risposte non saranno volutamente false, ma magari non saranno appunto risposte. Al limite invocherò anch’io un legittimo impedimento.
e non avevo nemmeno mangiato pesante!
Stamattina, subito prima che suonasse la sveglia, nel mio sogno ero salito su un bus. Era metà mattina del giorno di Natale, per la cronaca. Timbravo il biglietto, anzi per la precisione convalidavo la tessera elettronica, e la macchinetta iniziava a farmi un questionario – completamente scorrelato dall’avere pagato o no il biglietto… – con tre o quattro domande con varie risposte. Il problema è che il display era piccino e quindi più di una risposta possibile per volta non si vedeva; le risposte si alternavano così in fretta che ogni tanto io dovevo farmele scorrere di nuovo. Alla fine del questionario, per ringraziamento, la macchinetta emetteva… un cerotto, anche piuttosto lungo (una dozzina di centimetri, non so bene a che potrebbe servire)
Devo avere qualche problema in più di quanto credessi.
_Dietro lo specchio_ (libro)
Come dice il mio amico Fabio (occhei, anche lui è un matematico, anzi un docente universitario…), il tempo di validità di un articolo con un nuova teoria in fisica teorica è leggermente inferiore a una settimana. D’accordo, esagera un po’; ma è vero che nell’unico secolo sono state proposte decine di teorie più o meno simili tra loro e sempre piuttosto esoteriche. In questo libro (Lawrence M. Krauss, Dietro lo specchio [Hiding in the Mirror], Codice Edizioni 2007 [2005], pag. 289, € 19, ISBN 978-88-7578-070-8, trad. Sergio Orrao) Krauss usa come filo conduttore le proposte di aggiungere dimensioni (spaziali) addizionali per far quadrare i conti nelle teorie di unificazione delle forze fondamentali. L’autore la prende molto alla lontana, con Faraday e la sua nozione di campo che a detta sua è stato il primo esempio di una teoria che dà come esistente qualcosa che in effetti non c’è, e continua con un racconto scritto in modo appassionante di come le varie teorie sono sorte, messe nel dimenticatoio, riciclate perché come per il maiale non si butta mai via nulla. Non garantisco che, nonostante l’ottima traduzione, alla fine uno abbia capito come funzionino le varie teorie delle stringhe; ma quello mi sa sia un problema della fisica e non nostro.
Geografia
Venerdì scorso, sul Frecciarossa da Milano a Torino, due tipi dall’accento romano e che magari potrebbero persino essere miei colleghi:
– Ah, stasera vado a un ristorante siriano.
– Davvero? Non ci sono mai stata. Ma scusa, dove si trova la Siria?
Presumo i due siano laueati, e comunque non sono tanto piu giovani di me.
Cinquanta parole: ma quali?
Sabato scorso La Stampa pubblicava un articolo su un’iniziativa di Zanichelli per indicare “le 50 parole italiane da salvare”. Bella cosa, ma…
Innanzitutto chi ha letto l’articolo sul cartaceo ha potuto vedere la lista delle parole in formato grafico, ma chi lo legge via web non solo non ha a disposizione l’immagine, ma non si trova nemmeno un link al sito della Zanichelli dove c’è la lista (per la cronaca, l’ho trovata qua) Questo è il solito problema dell’italica stampa, che non riesce ancora a pensare né in termini di fruizione web né in quelli di interconnessione; mi sa che non si possa fare molto.
Aggiungo però anche un commento sul merito dell’articolo. Dire che i termini desueti nelle coppie di non-esattamente-sinonimi restano «nella disponibilità di un manipolo ristretto di aristocratici del linguaggio» non è che abbia chissà quale senso. Se quei termini non sono nemmeno nella conoscenza passiva della gggente, insomma se non sanno proprio cosa vuol dire, allora è come se non esistessero già più. Altrimenti sono comunque destinati a morire, proprio perché non c’è massa critica per perpetuare la sfumatura diversa del significato. Ma credo che sia più importante confutare la logica nascosta dietro la frase «il parlare di tutti i giorni è affidato a non più di 2.500 parole che da sole esauriscono l80% di tutti i nostri enunciati». La frase credo sia corretta; ma non mi sembra un problema. Magari qualche esperto di linguistica computazionale mi smentirà, e forse potrei verificare da solo il tutto con qualche opera classica; ma non mi sembra così strano che poche parole costituscano la gran maggioranza dei nostri discorsi. Sì, ci sarà tutto il discorso della coda lunga, ma mi preoccuperei di una lingua per cui conoscendo 2500 parole si possa comprendere solo un terzo di quelle presenti in un articolo di giornale; ci sarebbe troppa diversità per impararla seriamente.
ps: Non c’entra nulla, ma una mia foto è stata citata (con fonte) nel blog della Zanichelli sull’osservatorio della lingua italiana. Ce n’è anche una di Licia.