Il Giro di Padania

Probabilmente non ve ne siete accorti, neppure se siete appassionati di ciclismo: ma ieri è partito il Giro di Padania, con tanto di sito ufficiale, purtroppo senza versioni plurilinguistiche nemmeno in insubro o bergamasco. Tale corsa a tappe è stata organizzata dalla «neonata Associazione Sportiva Dilettantistica Monviso Venezia, presieduta dal Senatore Michelino Davico, Sottosegretario all’Interno con delega agli Enti locali», nel caso ve lo foste chiesto, e vede tra i suoi supporter Ivan Basso, di cui viene riportata la citazione «La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere – non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi».
Ma forse però ve ne siete accorti: i quotidiani hanno più o meno in massa dato notizie di tafferugli che a quanto pare continuano ad esserci. Ragione di tutto ciò? Lapalissiano: la Padania non esiste, e quindi non può esistere il Giro di Padania, a differenza del giro della Catalogna, o dei Paesi Baschi, o delle Fiandre.
Inutile dire che è ovvio che la manovra è politica e legaiola: provate per dire a indovinare di che colore è la maglia indossata dal primo in classifica. Detto questo, però, mi sembra che ci sia da preoccuparsi allo stesso modo di chi va a dire che «Il Giro di Padania è incostituzionale», e può dunque essere definito mandante morale dei tafferugli di cui sopra. Non sono uno di quelli che dice “siamo nel mezzo di una crisi terribile e voi pensate a queste cose qua?”, però mi sembra che la migliore risposta da dare sia quella del sindaco di Cuneo (occhei, per chi non è di quelle parti c’è dietro una simpatica diatriba interna con la compagna di Simplificius Calderoli), o più semplicemente mettersi a ridere. Ma poi è così difficile far finta di nulla, e dire e scrivere “Giro della Pianura Padana”? Secondo me quello sì che farebbe arrabbiare davvero i leghisti, a parte essere geograficamente corretto…

_Codici nascosti_ (libro)

[copertina] Con questo suo breve saggio (Andrea Monti, Codici nascosti – Politica e diritto della crittografia , Monti&Ambrosini – “Pamphlet”, giugno 2011, 56 KB , € 4, ISBN 978-88-89479-21-6), di poco più di una ventina di cartelle, Andrea Monti inaugura per la propria casa editrice una collana di ebook che già a partire dal nome “Pamphlet” e comunque nelle esplicite intenzioni vuole raccogliere voci fuori dal coro su argomenti che sono sulla bocca di tutti, ma in realtà ben poco conosciuti. Il tema in questo caso è la crittografia: non la teoria matematico-informatica che ne è alla base, quanto piuttosto le sue implicazioni pratiche, soprattutto nei cambiamenti intervenuti nei dieci e più anni dalla pubblicazione di Segreti, spie, codici cifrati. Mentre negli anni ’90 del secolo scorso la crittografia sembrava solo servire a nascondere a non si sa bene chi i propri testi oppure a mettere una firma che ne garantisse l’intangibilità, oggi (non) la si vede nelle connessioni sicure nei browser e nelle protezioni digitali, i famigerati DRM che dovrebbero impedire la copia non autorizzata di dischi e libri senza riuscirci, ma in compenso rendono a volte impossibile la legittima fruizione di un bene regolarmente acquistato. (Nota a latere: questo libro non ha DRM neppure di tipo sociale, una prova di fiducia nella maturità dei lettori). Il tutto è avvenuto in maniera spontanea, anche perché sia la legge che la giurisprudenza non si sono ancora adattate ai nuovi scenari e spesso anzi contribuiscono a complicare le cose. Punto di forza del saggio è proprio il vedere le conseguenze della crittografia in campi diversi tra loro, evitando una visione troppo ristretta della materia.

Rientro 2011

Col fatto che sono tornato a Milano dalle ferie più tardi del solito, non ho avuto l’assuefazione al traffico milanese: così ieri mattina mi sono ritrovato in mezzo a un casino probabilmente peggiore di quello degli anni passati (ma dico sempre così) nonostante il lunedì mattina sia storicamente il momento più tranquillo della settimana lavorativa. Inutile dire che oggi a causa dello sciopero generale (che poi per i mezzi è dalle 18 a fine servizio, quindi non dovrebbe nemmeno dare troppo fastidio a chi va a lavorare…) la situazione è ancora peggiore, e dalla prossima settimana con le scuole sarà invivibile al massimo. Continuo a pensare che le città non sono state costruite per tutto questo numero di automobili…

ritorno a 3 Metri sopra il Cepu

cari i miei fanZ,
stavolta non potete dire che non vi avvisi con congruo anticipo: giovedì 15 sono di nuovo a Radio Popolare a fare il “professore”. Tema della puntata: i paradossi (tra il filosofico e il matematico). Avete suggerimenti?

Susanna e Ferruccio

Stamattina, di spalla in prima pagina del Corriere della Sera, c’è questo fondo del direttore. Ferruccio De Bortoli si lamenta pubblicamente perché domani il Corriere non potrà essere in edicola mentre altri quotidiani sì: e non perché non sindacalizzati (figuriamoci se al Giornale o a Libero si preoccupano di uno sciopero…) ma perché il sindacato anche questa volta ha ammesso una deroga in modo da permettere una maggiore copertura.
Mi manca l’altra campana – il sito della CGIL in questo momento non riporta nessuna dichiarazione a riguardo – e quindi la mia analisi è piuttosto sbilanciata; però ci sono un paio di punti che in effetti non mi tornano. Perché altri quotidiani avrebbero avuto questa deroga e il Corrierone no? e soprattutto, perché non c’è stata una risposta pubblica (anche sul proprio sito) di Susanna Camusso?

gioco della domenica: Magnx

Come avrete forse intuito dal nome, Magnx ha a che fare con il magnetismo. In pratica bisogna magnetizzare man mano i pezzi che si trovano, e fare così in modo da spostare la faccina sorridente verso l’obiettivo. Più facile a dirsi che a farsi, spesso…
(via Passion for Puzzles)

Il candore di Frattini

Io ho sempre parlato male di Franco Frattini, il ministro segnaposto; d’altro canto è chiaro a chiunque lo senta parlare che lui è il primo a chiedersi perché ogni tanto debba parlare ai giornalisti, quando ci sono altri esponenti del governo molto più adatti di lui tipo Simplificius Calderoli, e comunque c’è il Capo che le sa già tutte.
Però devo dargli atto che è uno dei pochi politici che le cose le dice chiaramente. A nessuno, in nessuna parte del mondo, sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di ringraziare un ente monetario che compra i titoli del debito pubblico italiano per evitare il tracollo. Ce lo vedete Obama a far notare come una fetta consistente del debito USA sia in mano alla Cina? Ma nemmeno Papandreu in Grecia lo fa! Si accenna al più di come la nazione stia ben operando, sperando che i mercati – entità fumosa anzichenò – apprezzino gli sforzi prodotti e sconfiggano gli speculatori brutti cattivi e vergognosi.
Frattini no. Frattini comunica, non dai campi di sci bensì in un meeting come quello di Cernobbio dove tutti quelli che contano stanno lì ad ascoltare, che «insisteremo sulla Bce perché continui con la sua saggia politica di acquisti». Non aggiunge che lo faremo proni a terra da zerbini, né che il nostro potere decisionale è virtualmente nullo, ma non importa. Noi lo sappiamo lo stesso, e apprezziamo che anche lui lo affermi esplicitamente: forse la sua prima vera opinione. Come non volergli un po’ di bene?

_Breve corso di ginnastica per il cervello_ (libro)

[copertina] Alberto Coto è uno dei pazzi che fanno – e soprattutto vincono – le gare di calcoli numerici da fare a mente. Strano a dirsi, è anche appassionato di matematica, e quindi non è un caso che in questo suo libro (Alberto Coto, Breve corso di ginnastica per il cervello [Fortalece tu mente], Vallardi 2011 [2007], pag. 193, € 10, ISBN 978-88-7887-544-9, trad. Alessandra Repossi) non si limiti a proporre giochi per migliorare le tecniche di calcolo mentale ma aggiunga anche problemini matematici più mainstream.
Il libro è diviso in sette sezioni, ciascuna terminante con una breve biografia di un matematico – ma non necessariamente, si pensi a Benjamin Franklin – famoso. Come dicevo sopra, le prime due sezioni contengono rispettivamente problemi matematici – chi ha letto il mio libro sicuramente ne riconoscerà qualcuno – e problemi da risolvere con il pensiero laterale; si passa poi agli esercizi criptoaritmetici e ci si rilassa, si fa per dire, con i paradossi in matematica. Segue una sezione sui quadrati magici (con qualche refuso di troppo…) e due serie rispettivamente di problemi di sudoku e di kakuro. Direi che la caratteristica peggiore di questo libro è proprio questo cercare di voler mettere dentro di tutto, scontentando probabilmente molti lettori che avrebbero preferito quella o quell’altra sezione. A parte questi problemi di sovrabbondanza, però, il libro è ben tradotto, scorrevole e piacevole, oltre che effettivamente utile per mantenere in forma il cervello. Buffo che nel capitolo dedicato al kakuro non vengano indicate perlomeno le strategie di base per iniziare a risolvere uno schema: chi non le conosce si potrebbe trovare a malpartito.