Oggi c’è stata l’assemblea per la presentazione della piattaforma per il rinnovo del contratto telecomunicazioni. Guardiamo le cose positive: rispetto all’ultima volta la Triplice è insieme. Tre anni fa SLC-CGIL era andata per conto suo (ed era rimasta alla fine in minoranza, ma sono cose che succedono). Una cosa probabilmente altrettanto positiva, anche se non sono certo che lo sia per tutti, è che la piattaforma è smilza: quattro pagine di cui una di introduzione. Non oso pensare però a quale sarà la controproposta padronale…
Ma tutto questo penso vi interessi poco: e non molto di più vi interesserà sapere che c’è una richiesta di vietare l’outsourcing dei call center al di fuori dell’Italia “causa privacy” quando spostarli in Romania, cioè in UE, è protetto dalle leggi comunitarie. Però magari vi potrà incuriosire una chicca sullo scorso contratto, che mi è stata raccontata alla fine dell’assemblea.
Dovete sapere che tre anni fa per la prima volta il contratto è stato firmato contestualmente non solo dalla Triplice ma anche dall’UGL. Notate la scelta delle parole: se andate a leggere il testo scoprirete che ci sono due premesse distinte. Però nei contratti precedenti le altre organizzazioni firmatarie firmavano sempre qualche giorno dopo, e la loro firma finiva come appendice al contratto stesso. Bene, un grande successo per il sindacato che fu della Polverini, no? Sì. Ma lo è stato ancora di più perché, a detta del delegato che mi ha raccontato la storia, gli ugiellini non si sono mai fatti vivi durante le trattative e sono stati chiamati per la firma, mezz’ora prima della firma stessa che al solito è arrivata dopo il rito della notte dei lunghi coltelli… dall’Assotelecomunicazioni, cioè dalla Confindustria dei telecomunicazionisti.
Non so voi, ma io trovo la cosa interessante.
gioco della domenica: YourDoku
A dire il vero YourDoku non è un gioco vero e proprio, ma un generatore di sudoku (non standard, nel senso che non sono simmetrici, ecc. ecc.) dove la riga centrale compone una parola di nove lettere a vostra scelta. Se poi siete dei tipi romantici o amanti delle stupidaggini, potete anche comprarvi una mug con il vostro schema :-)
(via Passion for Puzzles)
tristi ipotesi
Credo di arrivare buon ultimo a segnalare il comunicato stampa di colei che ci è toccata come ministro dell’Istruzione e della Ricerca Universitaria, che si congratula per avere finanziato (non direttamente lei, ma sulla poltrona oggi è lei a starci…) nientemeno che un tunnel che unisce i laboratori del Cern con quello del Gran Sasso. Arrivo anche dopo Mantellini a osservare che anche se persino Corsera e Repubblica hanno sputtanato Mariastella il comunicato stampa oggi campeggiava ancora in bella vista nel sito del ministero, ma si sa che trovare qualcuno che lavori di sabato è sempre una bella impresa. (No, la persistenza del comunicato non è semplicemente dovuta alla sua ufficialità e pertanto intangibilità: altrimenti sarebbe comunque stata emessa una rettifica).
Una cosa che non mi è parso di trovare commentata è però la successione degli eventi che ha portato alla pubblicazione del comunicato. Se l’è scritto il ministro di suo pugno? I suoi collaboratori al ministero hanno scritto belli convinti il testo e il ministro l’ha approvato senza nemmeno leggerlo? I collaboratori di cui sopra hanno preparato apposta il testo come uno scherzo in cui il ministro è cascato in pieno? Non riesco a decidemi su quale delle ipotesi sia la più preoccupante.
P.S.: Io non faccio facili battute sul fatto che il costo per chilometro del supposto tunnel sarebbe di vari ordini di grandezza inferiore a quello delle opere per la TAV. I neutrini sono davvero minuscoli, mica serve un buco grande!
P.P.S.: mentre scrivevo questa notiziola, effettivamente il Corsera pubblica una precisazione dell’ufficio stampa del MIUR. Precisazione nella quale viene scritto «ovviamente, il tunnel di cui si parla nel comunicato di venerdì, non può essere per nessuna ragione inteso come un tunnel che collega materialmente Ginevra con il Gran Sasso. Questo è di facile intuizione per tutti e la polemica è assolutamente strumentale», perché «Il tunnel a cui si fa riferimento è quello nel quale circolano i protoni dalle cui collisioni ha origine il fascio di neutrini che attraversando la terra raggiunge il Gran Sasso». Oserei commentare che la Gelmini si è circondata di persone tali da far rifulgere le sue qualità intellettuali.
_C’è spazio per tutti_ (libro)
A volte uno se lo può anche scordare, ma in fin dei conti Piergiorgio Odifreddi non solo è un matematico ma ha alle spalle una lunga carriera di divulgatore, che negli anni ha lasciato un po’ perdere perché guadagnava di più – e forse si divertiva di più – a fare in pamphlettaro. Non è perciò così strano che in questo libro (Piergiorgio Odifreddi, C’è spazio per tutti, Mondadori – Saggi 2011, pag. 267, € 22, ISBN 978-88-04-60331-3) torni al suo primo amore, vale a dire la matematica divulgativa. Il libro, oltre che rilegato, usa una carta di ottima qualità: la cosa è del resto necessaria, visto che è illustrato a colori, il che aiuta a “vedere” le affermazioni geometriche – non parlerei di dimostrazioni, come del resto è giusto in un testo di questo tipo. L’argomento può essere descritto come “Storia della geometria I”: Odifreddi parte infatti dai risultati di egizi e babilonesi e termina con la fine del periodo ellenistico, all’alba dunque del Medio Evo. I titoli dei vari capitoli sono tutti giochi di parole, persino peggio di quelli che farei io; il testo è sempre scorrevole, con il matematico impertinente che non riesce a tralasciare le proprie battutine (e a volte prendere delle cantonate: il greco periphereia non significa mica “periferia”, come scrive a pagina 169, ma “circonferenza”…) Ma oltre la scorrevolezza il libro ha il grande pregio di esporre anche temi che non vengono affatto trattati a scuola; insomma risulta interessante sia per chi è digiuno di matematica e può scoprire come funziona la geometria, sia per i più scafati che hanno la possibilità di vedere nuove relazioni.
Neutrini frettolosi. Scienziati pure. Per non dir dei giornalisti…
In Italia, a parte immagino i fisici teorici, i primi ad avere avuto la notizia sono stati ieri mattina i lettori del Giornale, con un’intervista telefonata a Zichichi (che è riuscito a far credere che fosse tutto merito suo…). Poi il buon Peppe Liberti ha reso edotta gli elitisti etilisti del Frenfi, e via via tutto il mondo ha saputo che “Einstein ha sbagliato”, con gli italici media che mettono un link al preprint su arXiv, tralasciando il fatto che già l’abstract è abbastanza incomprensibile per tutti quelli che “e più importante la conoscenza umanistica che quella scientifica”, o che sono pronti a fare commenti salaci (persino un santo come Marco Cattaneo alla fine è un po’ sbottato).
Se volete capire qualcosa in più di quello che è successo, vi consiglio di leggere quelli che ne sanno: Borborigmi, Keplero, Le Scienze. Io provo a dare un riassunto per i miei lettori, ma non fidatevi troppo!
I neutrini sono particelle subatomiche – di tanti tipi diversi, tra l’altro – che sono sempre stati un mistero, per l’ottima ragione che interagiscono molto poco con il resto della materia: all’inizio si credeva che non avessero massa, poi esperimenti molto precisi hanno stabilito che hanno una massa, anche se davvero minuscola: ce ne vogliono tipo tra 100000 e un milione per raggiungere quella di un elettrone, e un margine di errore così ampio fa capire come non sia proprio facile misurarli. In questi ultimi anni c’è un esperimento congiunto tra Cern e l’INFN (l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), che cerca di verificare una teoria secondo cui i neutrini possono trasformarsi per strada. Il Cern lancia neutrini, il laboratorio sotto il Gran Sasso li cattura e li guarda per vedere se sono cambiati. In tre anni c’è stato solo un caso di possibile cambiamento, ma è abbastanza controverso che ci sia stato. In compenso si sono accorti di qualcosa di strano: i neutrini sembravano arrivare un po’ troppo presto. I fisici allora si sono rimessi a fare i conti con maggior precisione, e hanno scoperto che nei 730 km di distanza tra i due laboratori i neutrini ci mettono 60 miliardesimi di secondo in meno di quanto ci metterebbe un raggio di luce. L’errore nelle misurazioni è di 10 miliardesimi di secondo (complimenti ai cronometristi): questo significa che la probabilità che ci sia stato davvero un errore nella misurazione del tempo è infima. Più facile che ci siano degli altri errori, come ricorda xkcd; e i fisici di tutto il mondo si stanno per mettere a testa bassa a cercare questi possibili errori, il che è molto meglio che cercare il quarantaduemillesimo modello di superstringhe che non spiega assolutamente nulla di nuovo ma è così carino matematicamente parlando.
Oppure in effetti c’è qualcosa di strano: non necessariamente contro la teoria della relatività – che in effetti afferma che nessun corpo dotato di massa può raggiungere la velocità della luce nel vuoto, ma di per sé permette di avere particelle che viaggino sempre più veloci della luce – ma sicuramente contro le rappresentazioni usuali delle leggi fisiche dell’universo come ce le aspettiamo. Questo sì che sarebbe divertente :-) Per il momento, comunque, direi che possiamo tranquillamente aspettare alcuni mesi per vedere cosa succede, se l’esperimento è effettivamente riproducibile, e tutte le altre cose che caratterizzano il metodo scientifico e vengono spesso dimenticate, nella spasmodica necessità di bruciare i concorrenti ed essere i primi a dare una notizia.
intelligenza
Tre ingegneri su un’isola deserta trovano una lampada magica. La strofinano, e un genio esce. “Vi concedo un desiderio a testa”, dice.
Il primo ingegnere dice “Vorrei avere il 25% di intelligenza in più: sarei abbastanza intelligente da riuscire ad andare via dall’isola”. Detto fatto, il genio lo trasforma in un ragioniere, e lui riesce a nuotare verso la terraferma.
Il secondo ingegnere, dopo aver visto la scena, dice “Vorrei avere il 50% di intelligenza in più: sarei abbastanza intelligente da riuscire ad andare via dall’isola”. Detto fatto, il genio lo trasforma in un fisico; lui si costruisce una zattera con gli alberi dell’ísola, e riesce a navigare verso la terraferma.
Il terzo ingegnere dice “Vorrei avere il 100% di intelligenza in più: sarei abbastanza intelligente da riuscire ad andare via dall’isola”. Detto fatto, il genio la trasforma in una matematica, che subito si dirige verso il ponte che porta alla terraferma.
(da Math Jokes 4 Mathy Folks)
Attenzione all’ambiente
È tanto bello vedere alle nove del mattino una squadra di ragazzi con ramazza verde e pettorale giallo (sponsorizzato da Eni) all’inizio del percorso ciclopedonale della Martesana, con i capispazzini che spiegano loro cosa faranno per ripulire.
Però è possibile che a nessuno di loro sia venuto in mente che magari non occupare TUTTA la strada potrebbe permettere a qualcuno di passare?
“Pagine a cui deve essere aggiunto il Template Sportivo”
Questa settimana sono apparsi due post su Eschaton (qui il primo e qui il secondo) che raccontano di come un “editore” americano, Books LLC, venda su Amazon “libri” che non sono altro che la stampa di voci di Wikipedia in lingua italiana. A luglio sono apparsi quindicimila di questi libri, in vendita a 10 euro; e i titoli sono stati scelti a caso come si può vedere da quello la cui copertina campeggia qui a sinistra di questo mio post. I titoli in questione appaiono come “non disponibili”, ma non ci è dato sapere se l’indisponibilità sia arrivata dopo la segnalazione o – cosa più probabile – perché questi libri non sono mai stati stampati: se mai qualcuno ne ordinasse uno, la Books LLC si attiverebbe a stamparlo e a proporlo.
Che dire di tutto questo? Innanzitutto che è perfettamente legale, ci crediate o no. In effetti, non avrei dovuto scrivere “libri” ed “editore” tra virgolette, visto che sono veri. La licenza di Wikipedia permette il riutilizzo assolutamente libero delle informazioni in essa contenute, senza nemmeno il vincolo della non commerciabilità: l’unica richiesta è che il materiale abbia la stessa licenza, ma come potete immaginare quello non è certo un problema, soprattutto considerando che il valore aggiunto è nullo. Se c’è qualche gonzo che se li compra, nonostante il titolo “Fonte Wikipedia” oggidì dovrebbe far capire che è possibile accattarseli aggratis, peggio per lui: su questo sono sempre stato molto darwiniano. Molto più preoccupante, almeno in linea di principio, che ci fossero alcune decine di voci dell’enciclopedia che citavano come fonte i libri di Books LLC: un ragionamento circolare assolutamente illecito, tanto che in meno di 24 ore dopo la pubblicazione del secondo post la situazione è stata immediatamente sanata. Wikipedia, anche solo quella in lingua italiana, è ormai così grande che molti controlli possono purtroppo essere fatti solo a posteriori: ricordatevelo prima di citarla come Verità Rivelata. Ma tenete anche presente che le critiche circostanziate sugli errori di Wikipedia sono sempre apprezzate, perché aiutano a migliorare l’enciclopedia.
Resta solo da capire se ha senso creare dei libri a partire dalle pagine di Wikipedia. La mia risposta? Boh. A parte che già oggi è possibile crearsi una raccolta di voci e compilare un pdf personalizzato, stiamo pensando da parecchio su come fare. La nostra idea è a dire il vero avere qualcosa in formato ebook, visto soprattutto come risorsa didattica, e di per sé gratuito; quello che ci ha sempre frenato è che non è affatto semplice (leggi: costa molto tempo, e quindi probabilmente abbastanza soldi) formattare il testo in modo da avere qualcosa di coerente passando dalla singola voce al gruppo di voci collegate. Secondo me – ma non ditelo in giro! – è una fatica improba e inutile: piuttosto si riscriva da capo il testo, senza preoccuparsi della clausola “occorre poi permettere il riuso anche commerciale del materiale”. Ribadisco che riusare il materiale di un libro di carta è un’opzione più teorica che pratica, e soprattutto che non è poi così vero in questi casi che moneta cattiva scaccia moneta buona: se uno fa le cose seriamente, è più probabile che la gente preferisca le sue fatiche ai cloni altrui. Ma qua forse sto uscendo dal seminato: la vera morale di questo racconto è di stare sempre attenti a quello che si fa :-)