Servizio Sanitario Nazionale

È da quando sono caduto (da fermo…) in bicicletta a giugno che ogni tanto mi fa male la spalla: alla fine ho deciso di fare un’ecografia. Anna è stata così gentile da prenotarmela: oggi mi ha detto che la farò privatamente e non come SSN. Non tanto perché così me la fanno tra due settimane e non tra un mese e mezzo, ma perché da privato pagherò 90 centesimi meno del ticket.

Attenzione: non sto dicendo che il SSN sia da buttare via. È chiaro che se mi capitasse qualcosa di più grave è bello sapere che me la cavo con pochi soldi (oltre a quello che verso nelle mie tasse). Quello che dico è che forse siamo arrivati a un punto tale che – almeno per chi come me ha un reddito relativamente alto e non ha patologie croniche – sarebbe meglio evitare di fare tante manfrine e togliere direttamente certe prestazioni via dal SSN. Almeno si ridurrebbe la burocrazia.

L’importanza delle maiuscole

C’è una cosa che non capisco dei traduttori automatici. Il messaggio di phishing appena arrivatomi dice

Questo è per notificare la Red Bull lotteria internazionale pareggio promozionale tenutosi qui a Londra e hanno ottenuto la somma di £ 2,000.000.00 (due milioni di sterline), attraverso un libero biglietto draw di posta elettronica online. Per iniziare il processo di richiesta, si prega di contattare il responsabile reclami con dettagli di seguito.

Ora, il “pareggio promozionale” è chiaramente un promotional draw. Ma allora perché nella riga sotto non hanno tradotto “draw”?
Ma la cosa più divertente è che se do in pasto a Google la frase “This is to notify that the Red Bull International lottery promotional draw held here in London” mi esce “La informiamo che la lotteria sorteggio promozionale Red Bull Internazionale tenuto qui a Londra”, ma se scrivo “international” in minuscolo la traduzione diventa “La informiamo che la Red Bull lotteria internazionale pareggio promozionale tenuto qui a Londra”. Povero traduttore automatico.

E non è ancora cominciata la scuola

Ieri pomeriggio sono stato alla prima riunione della scuola elementar… pardon, primaria che i gemelli frequenteranno da lunedì prossimo. A parte notizie tecniche tipo il fatto che la scuola ospiterà anche i ragazzi delle medie che sono stati sfrattati causa necessità di ristrutturare la loro scuola (ma non è detto che ci siano i soldi, a quanto pare non c’è nemmeno un progetto esecutivo) il vero motivo era cercare volontari per far sì che la quarta classe prima non sia a tempo pieno (40 ore settimanali) ma a 30 ore, con due soli pomeriggi a scuola. La direttrice ha magnificato i vantaggi di quell’orario, con la possibilità di inserire un pomeriggio attività extracurricolari e di non allontanare troppo i bimbi dalla famiglia: una volta pressata ha però dovuto ammettere che sono in carenza di organico, che forse a novembre arriverà qualcuno in più e che se non si trovano quindici volontari saranno sì fatte quattro classi a tempo pieno, tagliando tutte le compresenze. Così ad occhio la soluzione finale sarà quella, a meno che non mettano in campo una quantità di mediatori culturali per spiegare ai genitori che non capiscono bene l’italiano cosa sta succedendo.

Poi c’è stato il problema delle deleghe per il ritiro dei bambini. Ho chiesto se c’erano i moduli – la prossima settimana, con un tempismo perfetto, Anna deve andare in Sicilia per lavoro – e mi è stato detto che c’erano sul sito della scuola. Tornato a casa ho controllato: non c’erano. Potevo segnalare la richiesta di una dieta per allergie o motivi religiosi; potevo chiedere la somministrazione di medicine; potevo autorizzare i bambini a tornae a casa da soli (a sei anni a Milano forse non è il caso); ma la delega che mi serviva non c’era. Così stamattina ho preso e sono andato in segreteria, che però non è nella scuola dei bambini ma a un chilometro e mezzo di distanza (per fortuna quasi sulla strada verso l’ufficio). Così stamattina ho inforcato la bicicletta e sono andato in segreteria.

Arrivo, salgo, chiedo il modulo, l’impiegato me lo fotocopia, poi si accorge che non era quello aggiornato, cerca di nuovo, fotocopia… e si blocca la fotocopiatrice. A questo punto arriva l’insegnante che gestisce l’offerta formativa, che avevo visto ieri, e si offre di andare giù a fare le fotocopie. Le dico “ok, allora scendo con lei così poi esco”; la risposta è “no, non si può, bisogna che vengano compilati su”. Passano cinque o sei minuti (avere un libro sul furbofono aiuta molto in questi casi), l’insegnante consegna il pacco di fotocopie e se ne va, e l’impiegato mi dà le mie quattro copie (due bambini moltiplicato due nonni) senza naturalmente firmare nulla. Alla mia domanda “una volta compilati li devo riportare qui?” la sua risposta è stata “mannò, li lasci alla sua scuola, li porteranno loro” (probabilmente alla scuola mi diranno l’opposto, ma almeno posso arrivare con bimbi e nonni e far vedere la documentazione alle maestre)

Non abbiamo ancora cominciato e sono già distrutto.
(ah: alla fine hanno fatto quattro classi a 40 ore, sembra che siano riusciti a ottenere un’altra persona)

_Andiamo a giocare_ (libro)

[copertina] Eduard Estivill è il famigerato criptonazista del libro Fate la nanna, che divide i genitori come un tempo la gente si divideva tra Coppi e Bartali oppure tra Mazzola e Rivera. In questo caso (Eduard Estivill e Yolanda Sáenz de Tejada, Andiamo a giocare – Imparare le buone abitudini divertendosi [¡A jugar!], Feltrinelli “Varia” 2010 [2008], pag. 239, € 16, ISBN 978-88-07-49098-9, trad. Antonella Donazzar) è però affiancato da Yolanda Sáenz de Tejada, che ci tiene a far sapere che oltre a una quantità di altre cose è anche una mamma. Così ad occhio il libro sembra stato più che altro scritto da lei e giusto rivisto da Estivill, considerando l’approccio un po’ diverso. L’idea di base è che per insegnare ai propri figli a comportarsi bene – in senso ampio, tra i vari capitoli si parla anche di come far loro mangiare la verdura… – il mezzo migliore è quello di presentare le cose per mezzo di un gioco; ne sono così proposti quasi cinquanta. Il guaio è che nella mia esperienza personale molti di essi non funzionano affatto: ciò che può essere utile, se proprio volete, è riuscire ad adottare il modo migliore per interagire con i propri figli e qui spunta per l’appunto Estivill. Nulla vieta di provare, e in quel caso di mettercela tutta visto che i bambini si accorgono subito quando dall’altra parte non si ha davvero voglia di fare: ma probabilmente è meglio leggere i risultati previsti per i giochi e inventarsi qualcosa in proprio. Ottima la traduzione di Antonella Donazzar.

Non è il ridare

Matteo Renzi spergiura: «Ridaremo ai sindaci quanto togliamo abolendo Imu e Tasi». Anche se fosse davvero così – e non ci fossero poi tagli ai trasferimenti per qualsivoglia altra ragione – i conti non tornerebbero lo stesso. Si può decidere che gli enti locali non abbiano risorse proprie, e sia lo Stato a gestire tutti i trasferimenti: è una scelta politica che può avere vantaggi e svantaggi. Ma almeno fino a che abbiamo una decentralizzazione, è non solo giusto ma anche doveroso che siano gli enti locali a decidere quanti soldi chiedere ai loro residenti, e non aspettare che la partita di giro faccia piovere i soldi dall’alto.
Certo, dire “tolgo le tasse sulla casa” è sempre stata una mossa che porta voti, Berlusconi lo sa benissimo: ma a parità di gettito sarebbe molto meglio rimodulare le aliquote Irpef per fare arrivare i soldi a tutti.

Quizzino della domenica: svicolatori

Vi siete scocciati dei quizzini logici dove la gente o dice sempre la verità oppure mente sempre? Siete fortunati! Qui trovate anche una terza categoria: quella degli svicolatori. Uno svicolatore è uno che di per sé dice la verità, ma non tutta la verità, evitando di dire qualcosa a suo danno. Se scopro che qualcuno ha mangiato le patatine che tutti sapevano sarebbero state da mangiare stasera, alla domanda diretta “hai mangiato le patatine?” uno svicolatore potrebbe rispondere “ho mangiato i pomodori”, il che è formalmente vero perché ha mangiato sia i pomodori che le patatine.
È stato rubato un computer, e si sa che uno solo tra Alice, Bob e Carla può averlo rubato. Ciascuno di essi può essere un “onesto patologico”, che risponde sempre direttamente alla domanda senza svicolare e dice sempre letteralmente la verità: per esempio, alla domanda “questo ascensore va su o giù?” risponderebbe “sì”, a meno che l’ascensore non sia rotto. Può essere uno svicolatore, e in questo caso dice tecnicamente la verità ma eviterà di dire qualcosa che potrebbe essere usato contro di lui. Può essere un mentitore, che dice sempre bugie e può svicolare oppure no. L’investigatore Sholmes chiede a ciascuno di loro “È stato lei a rubare il computer?”; le risposte sono

  • Alice: No, io non ho rubato il computer.
  • Bob: È stata Alice a rubare il computer.
  • Carla: Non è stata Alice a rubare il computer.

Chi ha rubato il computer?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p181.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Tanya Khovanova)

_Musica dal profondo_ (libro)

[Copertina]Se dovessi definire in una sola frase questo libro (Victor Grauer, Musica dal profondo : viaggio all’origine della storia e della cultura [Sounding the Depths], Codice edizioni 2015 [2011], pag. XXIX+265, € 18,90, ISBN 978-88-7578-527-7, trad. Brunella Martera e Gabriele Ferrari) direi “un pamphlet di 250 pagine”. Grauer ha una sua teoria sull’evoluzione umana: essa sarebbe molto più antica di quanto solitamente ritenuto e il modo più semplice per accorgersene è confrontare le tradizioni musicali di boscimani e pigmei occidentali e orientali (gruppi etnici non in contatto tra di loro) e ricercare quelle strutture molto complesse in giro per il mondo, integrando i dati con quelli del DNA mitocondriale e di quello del cromosoma Y. Il guaio, probabilmente legato anche alla nascita del libro come un blog, è che il testo è spesso ripetitivo e soprattutto mi ha dato l’impressione di essere partito da una testi e di avere raccolto solo le prove a sostegno della tesi. Prendiamo per esempio il suo metodo di triangolazione: se una caratteristica si trova in tre gruppi etnici non in contatto tra di loro allora si può supporre che appartenga all'”ipotetica cultura di base”. Casualmente Grauer ha solo tre gruppi a disposizione…
Anche non accettando le conclusioni di Grauer, il libro è però una fonte preziosa, sia perché fa una panoramica globale della preistoria dell’umanità che per la grande quantità di esempi audio e video che sono parte integrante del libro – come poter valutare altrimenti somiglianze e differenze? – e che molto opportunamente Codice ha raccolto. Tra i punti degni di nota, oltre alla considerazione che la polifonia nasce ben prima di quanto pensato, ci sono la considerazione che è possibile che il linguaggio stesso, che probabilmente nasce tonale, deriverebbe dall musica, e che la disastrosa eruzione del vulcano Toba potrebbe avere portato alla trasformazione delle società da comunitaria e non-violenta a gerarchica e violenta, mentre sono molto dubbioso su affermazioni come quella che le frazioni che creano i rapporti musicali non sarebbero “naturali” perché le troviamo solo tra gli uomini. Niente da eccepire infine sulla scorrevole e accurata traduzione di Brunella Martera e Gabriele Ferrari: giusto un “misura” nell’appendice che in un libro come questo sarebbe stato più che alto “battuta”.

Epifanie

Stamattina, mentre canticchiavo tra me e me Rollo & his Jets, mi è venuto in mente che De Gregori ha probabilmente chiamato il fittizio cantante Rollo pensando al Rock’n’Roll. Col tempo, ma ci arrivo.