TG regionale di ieri, titolo: “Ieri è stato il primo giorno con le micropolveri a Milano sotto i limiti”. A ben pensarci, sarà una Vera Notizia.
il mio Wi-fi
Ieri sera, mentre tornavo a casa, c’era il mio vicino di pianerottolo che armeggiava alla porta. Già che c’ero, gli chiedo se per caso è lui che da alcuni mesi impedisce alle mie schede wi-fi – tranne la più vecchia, non so perché – di funzionare: ci sono infatti delle interferenze, che così ad occhio dipendono da un ripetitore Sky fuori norma. Lui mi dice che effettivamente ha un ripetitore Sky, ma che dovrebbe essere a norma. Gli chiedo comunque se può spegnerlo un attimo, così faccio una prova empirica. Nessun problema, mi dice; spegne, io entro in casa, accendo il mio pc, infilo la scheda… e funziona perfettamente.
Un non informatico avrebbe già dedotto che il problema era proprio il ripetitore. Io purtroppo ne so qualcosa in più, quindi sono tornato dal vicino a chiedergli se poteva riaccendere il ripetitore. L’ha fatto, e naturalmente la mia schedina ha continuato a funzionare. Già che c’ero, gli ho chiesto se poteva utilizzare un canale diverso, per vedere di separare il più possibile i due segnali; stasera scoprirò se la connessione regge ancora.
VotAntonio (o quasi)
Domani e mercoledì avremo le votazioni per il rinnovo delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie: credo che quasi nessuno di voi sia così vecchio da averli mai chiamati “consigli di fabbrica”) in Tim. È vero che a fine marzo saremmo riassorbiti in Telecom Italia, ma per una volta la cosa non è così importante: gli eletti continueranno a fare le RSU.
Per la prima volta in diciannove anni di carriera lavorativa, quest’anno mi sono iscritto al sindacato – CISL, per tutta una serie di mie ragioni storiche. In compenso ho deciso per la seconda volta, sempre nei miei diciannove anni di carriera lavorativa, di candidarmi. La prima volta è stata ai tempi dello Cselt, per i curiosi. Diciamo che però le condizioni al contorno sono piuttosto diverse. Cselt era infatti un’entità molto più coesa, e io potevo comunque rappresentare in maniera abbastanza soddisfacente le necessità di tutti. Stavolta i votanti sono tutti i dipendenti Tim in Lombardia, vale a dire 1100; la maggior parte di loro sono commerciali, o addetti al customer care, o ancora tecnici di rete, mentre io sono all’interno di un gruppetto di nemmeno trenta softwaristi che per di più è fisicamente a chilometri dagli altri. Vantaggio: posso stare certo che non mi voterà nessuno. Svantaggio: e se per puro caso non fosse così? che diavolo potrei fare?
Siamo un popolo di Euro4
Ieri ci sarebbe stato il blocco della circolazione in mezza Lombardia. Il blocco in realtà sarebbe dovuto esserci oggi, ma c’è qualcuno che si è lamentato perché la gente non sarebbe potuta tornare dalle vacanze – beati loro, oserei dire. La scusa ufficiale per l’anticipo è stato che c’era il Natale ortodosso, che però a quanto mi consta è stato il 6. Ma non sottilizziamo.
Primo risultato: i commercianti si sono arrabbiati perché così non si sarebbero potuti cominciare regolarmente i saldi. Così sono stati anticipati in tutta fretta il 5, e già che c’era il Comune ha benignamente concesso di tenere aperto anche il 6. Peccato che almeno i grandi negozi di abbigliamento avessero già fatto un piano ferie, oppure fossero in inventario; venerdì siamo passati in Montenapoleone e quelli aperti saranno stati sì e no un terzo.
Ma torniamo al “blocco”. Come contentino, si è iniziato a dire che le auto Euro4 potevano circolare. La logica è molto discutibile, dato che l’inquinante principale sono oggi le micropolveri, che vengono smosse da qualunque veicolo di una certa massa, e che di auto Euro4 ormai ce ne sono parecchie. Ma il fatto è che in giro ho visto una notevole quantità di macchine che Euro4 non erano certo, eppure giravano amabilmente; anzi andavano ancora più veloce del solito, con l’idea “tanto non c’è nessuno”. Basterebbe abbassare a 30 Km/h il limite, e il problema non ci sarebbe stato più.
Vivissimi “complimenti” ad ATM, che ha deciso unilateralmente di mettere sui bus extraurbani l’orario feriale e non quello del sabato. Così siamo arrivati al capolinea monzese della 723 alle 15:23 per prendere quello delle 15:28; peccato che alle 15:32 sia finalmente arrivato un bus, che però aveva come orario di partenza le 15:53, e che quello che avremmo voluto prendere noi è partito alle 15:21. Per incasinare ancora di più il tutto, alle 15:45 è arrivato un altro bus che si è affiancato e ci ha fatto segno di salire lì. Chiarissimo, no?
Quando uno è pirla
Facciamo un riassuntino di quello che è capitato nel caso Unipol.
Una società di assicurazioni pensa di comprarsi una banca il cui capitale è il doppio del suo. In finanza capita troppo spesso. L’assicurazione però è notoriamente vicina ai DS, tanto che a luglio, quando il (ormai l’ex) governatore della Banca d’Italia da l’ok all’OPA, il segretario diessino Fassino telefona subito all’amministratore delegato di Unipol Consorte per gioie con lui.
Il tutto senza sapere che quella telefonata, insieme a tante altre, è stata intercettata dalla magistratura che voleva vederci chiaro. I giudici ascoltano, decidono che sono chiacchiere senza alcuna rilevanza penale, e non le mettono nemmeno agli atti, aspettando che finisca l’istruttoria per distruggerli.
Passa qualche mese, si passa Natale, si smette di essere tutti più buoni, e una toga evidentemente non rossa recupera i nastri e ne dà una copia a quelli de il Giornale, che naturalmente non se la fanno scappare.
A questo punto arriva Prodi, presumibilmente incazzato come una iena, che in un’intervista dice in maniera molto democristiana “smettetela di fare gli imbecilli”, al che Fassino, che da buon piemontese difetta di senso dell’umorismo, risponde “Romano, hai ragione”.
Fin qua, passi. Ma poi una voce si leva alta a denunciare con forza “l’intreccio tra politica e affari”. Sì, Lui. Silvio Berlusconi, forte della sua esperienza al riguardo.
E poi uno non deve dare del pirla?
Fatevi vedere
Anno nuovo, cartelli nuovi. Meglio: testi nuovi sui cartelloni a messaggio variabile che costellano le nostre autostrade e il cui senso sfugge ancora alla maggior parte di noi. Stamattina, sul pezzetto della Serravalle, c’era il solito avviso TANGENZIALI / TRAFFICO / RALLENTATO (versione 1: i Veri Intenditori sanno che ci sono due cartelli con lo stesso messaggio, che si distinguono solo per l’indentazione delle tre parole).
Però prima di quello ho potuto osservare una new entry: NEL SORPASSARE / FATEVI VEDERE / USATE LE LUCI. Bellissimo. Ma con un dubbio che mi ha roso per tutto il tempo. In autostrada è da anni che è obbligatorio tenere accesi i fari, che si sorpassi o no. Ma allora che ci tocca fare? gli abbaglianti?
Il mio bell'ufficio
Venerdì pomeriggio l’impianto di riscaldamento ha iniziato a buttare fuori aria fredda. Lunedì non sembrava che la cosa fosse poi così migliorata. Oggi la temperatura sta tornando a livelli consoni alla vita: in compenso manca l’acqua. Il tutto nella gioiosa cornice di Rozzano, in mezzo all’enorme can-cantiere che ci ha riempito di case quasi terminate, di pozze di fango e simili. Niente male, vero? Ma tanto noi ufficialmente non siamo qua.
<em>Storia dell'ebreo errante</em>
A dispetto di quanto potrebbe sembrare dal titolo, il libro (Riccardo Calimani, Storia dell’ebreo errante, Economica Rusconi Storia 1995, pag. 672, 11.88, ISBN 8818700960) non parla dell'”ebreo errante”, ma fa una storia degli ebrei dall’inizio della diaspora fino ai primi movimenti sionisti dell’inizio del XX secolo, tralasciando dunque volutamente il nazismo, l’Olocausto e la nascita dello stato di Israele. La costante del racconto si può dire essere le vessazioni di cui sono stati fatti oggetto gli ebrei di ogni tempo e nazione; ma leggendo attentamente si può imparare la storia del pensiero ebreo nei secoli, con i suoi vari movimenti. Ho trovato però più interessante il concetto presente sottotraccia: c’è come un rapporto di causa ed effetto tra le persecuzioni nei secoli passati e la fortissima identità mantenuta della popolazione ebraica. Potremmo quasi dire che paradossalmente Hitler è arrivato in un momento storico in cui il collante religioso si era già in gran parte perso. Inutile poi dire che molte leggende contro gli ebrei vengono giustamente smontate nel testo.