Urania ha presentato quello che sarebbe stato il primo libro di Heinlein (Robert A. Heinlein, A noi vivi [For Us, the Living], Urania 1505, dicembre 2005 [2004], pag. 297, € 3.60, ISSN 977-1120-528361-5150-5, trad. Silvia Castoldi), se solo gli fosse stato accettato. Esso risale infatti al 1938, anche se la pubblicazione è del 2004. Diciamocela tutta: il libro di per sé non è un gran che, e comunque molte delle idee presenti sono poi state riciclate nei suoi romanzi successivi e quindi non c’è molto di nuovo. Però il libro è comunque molto interessante per gli appassionati heinleniani, perché getta luce sulla genesi delle sue idee. Io, come credo molti, ero convinto che i suoi libri dell’ultimo periodo fossero pesantemente influenzati dall’ictus che lo aveva colpito, e che gli aveva fatto perdere un po’ il lume dell’intelletto: invece, anche con l’aiuto dell’introduzione di Spider Robinson e della postfazione di Robert James, si scopre come fosse sempre stato il suo punto di vista, tanto che nel 1938 si era persino candidato al parlamento californiano con quel programma (e con i democratici, incredibile dictu). In pratica, è un libro che si può tranquillamente ignorare se non si è heinleniani, ma è imprescindibile altrimenti.
il telefono, la tua voce
Oggi i quotidiani gratuiti sembrano essere stati preparati da un unico stampo, visto che le stesse notizie rimbalzano dalle pagine dell’uno a quelle dell’altro.
Iniziamo dalle notizie lombarde: a Parabiago un marocchino quarantunenne è stato arrestato per avere rubato un telefono. La stranezza non sta nel fatto che l’abbiano arrestato: il fatto è che ha appunto rubato un telefono strappandolo via dalla cabina telefonica. Per il sesso, che come si sa in questi giornali tira sempre, abbiamo la notiziona (si fa per dire…) delle effusione en plein air tra Kate Moss e Pete Doherty in una panchina del giardino della clinica dove quest’ultimo si sta disintossicando. City, che ha dedicato amplissimo spazio alla cosa, specifica come i testimoni hanno riconosciuto la modella: “i jeans stretti stretti di lei sono stati un indizio”. E allora che cosa possono mai avere fatto? In una notizia correlata, sempre su City, se la tua moglie dopo la separazione si mette a fare la prostituta questo non può essere usato come colpa nella causa di divorzio. Non avrei mai creduto che si dovesse arrivare in Cassazione per sancirlo.
Termino con il bollettino di casa Tronchetti Provera: Nella ripresa della trasmissione “La grande notte”, Gene Gnocchi si riprende come collaboratrice nientemeno che Afef. È un uomo fortunato.
Intraprendenza
Solo una notiziola degna di nota sui quotidiani gratuiti, oggi, ma gustosa. Leggo ci fa sapere che due napoletani fermati davanti allo tadio di Piacenza si sono presentati come “posteggiatori abusivi itineranti, al seguito del Napoli”. A quanto pare si erano già fatti sganciare l’euro da una settantina di persone: sarebbe simpatico scoprire gliel’hanno loro estorto con più o meno violenza oppure semplicemente convincendo gli automobilisti. In ogni caso è un perfetto esempio di mercato indotto nomadico, no?
il pc di Anna ce l’ha con me
Abbiamo mandato all’assistenza il portatile di Anna, perché non vedeva la rete wifi. Risposta del TeNNico: il wifi funziona, basta schiacciare Fn+F1. (a dire il vero ci eravamo accorti di altri problemi, tipo il masterizzatore che rifiutava i DVD-R e voleva solo i +R, quindi comunque il viaggio gli è servito). Venerdì rientra a casa, lo accendiamo… e non solo il wifi non funziona, ma non c’è nemmeno l’icona della connessione, ancorché non attiva. Guardo sulle proprietà hardware: nulla. Sabato mattina provo a telefonare all’assistenza (un 899 da 30 centesimi al minuto); da Veri Callcenteristi Informatici, mi dicono di provare a reinstallare il sistema operativo da zero. Lo faccio, giusto per dire che l’ho provato; ovviamente nulla. Richiamo: venti minuti di attesa e nessuno che mi risponde. Tanto pago.
Stamattina esco apposta tardi per l’ufficio per parlare con un operatore, visto che Anna mi fa “è inutile che parli io, perché Quello Che Sa Le Cose sei tu”. Mi risponde quasi subito qualcuno, gli spiego di nuovo la rava e la fava, e lui mi dice “beh, potrebbe provare a verificare se la scheda wifi ha le antenne collegate”: deve svitare lo sportellino, bla bla bla”. Ora, non è bello pacioccare con un pc in garanzia, e io notoriamente sono imbranato quando si tratta di operazioni manuali. D’altra parte, l’alternativa è aspettare due settimane, quindi stasera mi faccio forza e opero. Vedo un solo filo sul “main”, e una presa “aux” vuota; provo a spingere qua e là, bestemmio per rimettere la schedina ferma al suo posto, riavvito tutto e accendo il pc.
Risultato: adesso si vede la scheda. Peccato che Fn+F1 continui a non fare nulla di nulla, se non un bip. E mo’ che faccio?
Aggiornamento (22:15): sembra funzionare. Non ho capito bene cosa sia successo, è come se non volesse saperne di vedere la rete (ovviamente protetta) se non gli dico prima che esiste. Peccato non stesse prendendo il dns, ma un sano reboot ha corretto tutto.
ma che ha detto il papa?
La scorsa settimana sono stato troppo impegnato a guardarmi l’ombelico Telecom per accorgermi che stava montando una polemica contro quanto pronunciato da papa Benedetto XVI a Ratisbona a proposito dell’Islam e della jihad. Certo che se perfino il New York Times si è messo a bacchettare Ratzinger, e il papa nell’Angelus di ieri ha detto di essere stato frainteso esattamente come un Berlusconi qualunque, ci dev’essere stato qualcosa di incredibile, ho pensato io. Così sono andato a leggermi il discorso che aveva tenuto all’Universität Regensburges: in italiano, perché già di queste cose ci capisco poco, ma in tedesco arriverei più o meno a “Eminenzen” prima di perdermi.
Prima del mio pippone, riassumo l’intervento: chi vuole può saltare questo paragrafo, a meno che non voglia poi sbertucciarmi :-) Ratzinger afferma che a Ratisbona ci sono sempre state discussioni teologiche, e che i teologi cercano di capire Dio con la ragione. Gli sovviene un commento su quanto disse un imperatore bizantino del 1400: mentre Manuele II Paleologo parlava con un notabile musulmano gli disse, in modo sorprendentemente brusco [1] «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». Continua raccontando quanto scrisse il commentatore: “per l’imperatore, come bizantino cresciuto nella filosofia greca, quest’affermazione è evidente. Per la dottrina musulmana, invece, Dio è assolutamente trascendente”.
Il testo papale poi riprende l’inizio del vangelo di Giovanni, “In principio era il λόγος”, e giunge a dire che si ha la “necessità intrinseca di un avvicinamento tra la fede biblica e l’interrogarsi greco.”, avvicinamento che nasce addirittura dall’affermazione del Nome di Dio rivolta a Mosè dal roveto ardente, e che è continuato nei secoli, arrivando a un punto chiave con la versione della Bibbia dei Settanta ma proseguendo ancora in seguito: tanto che il Manuele di cui sopra non riusciva a immaginare nulla di diverso. In Europa, però, i pensieri erano un po’ diversi, tanto che il dualismo Agostino/Tommaso è stato superato da Duns Scoto in maniera molto simile al pensiero arabo. Ma, dice Ratzinger, “Dio non diventa più divino per il fatto che lo spingiamo lontano da noi”, e in realtà il cristianesimo non poteva essere così com’è senza il pensiero occidentale in genere. Peccato che a quanto pare la teologia degli ultimi secoli voglia disellenizzare il cristianesimo, secondo tre direttrici: la Riforma, che non voleva che la fede derivasse dalla filosofia e ha portato al pensiero kantiano che la elimina addirittura dalla realtà; la “teologia naturale” del XIX e XX secolo, che partendo dalla considerazione di Gesù come un grande uomo e limitandolo per così dire ad essere fondamentalmente un esempio morale, porta a una via di mezzo tra platonismo ed empirismo (io avrei detto quasi riduzionismo) dove la teologia non ha più posto perché “non dimostrabile”, così come gran parte della metafisica stessa: non possiamo più domandarci “da dove veniamo”. Ancora, «l’ethos e la religione perdono la loro forza di creare una comunità e scadono nell’ambito della discrezionalità personale. È questa una condizione pericolosa per l’umanità: lo costatiamo nelle patologie minacciose della religione e della ragione». Infine, l’ultima corrente afferma che il “cristianesimo ellenista” è solo uno dei possibili tipi di manifestazione del pensiero cristiano, e bisognerebbe ritornare al nucleo. Ma questo per il papa non è vero, per la ragione stessa che il Nuovo Testamento è stato scritto in greco. Il tutto termina affermando che senza una ragione della fede non si può portare avanti un dialogo con le varie religioni, e che il modo attuale di pensare dell’Occidente può solo portare a un’involuzione; come disse Manuele II, «”Non agire secondo ragione (con il logos) è contrario alla natura di Dio”». Fine (whew!).
Sulla parte filosofica io non è che ci abbia poi capito molto, o meglio non sono riuscito a capire i passaggi logici. Per il resto:
(a) la citazione iniziale di Manuele II sembra serva semplicemente per tirare fuori quella finale.
(b) il punto che secondo me gli premeva di più riguardo all’Islam è fare notare come per gli islamici Allah è intrinsecamente trascendente, e su questo credo che tutti siano d’accordo.
(c) quanto GP2 era fondalmentalmente un mistico, tanto Ratzi è indubbamente un filosofo. È vero che parlava a fior di teologi, ma garantisco che un discorso così richiede una faticaccia per essere compreso.
(d) è però incredibile come non abbia pensato che un passo come quello iniziale, per quanto assolutamente irrilevante nel contesto, verrebbe immediatamente preso, a ragione o a torto, come un attacco all’Islam; non basta quel “sorprendentemente” messo giù quasi per caso. E dire che non ci sarebbe voluto nulla ad aggiungere una frasetta, mentre parlava di Duns Scoto e simili, sui mali che i cattolici hanno fatto seguendo quel tipo di pensiero; a questo punto sarebbe stato chiaro che il discorso non era “Islam=cattivoni”, ma “fede senza ragione=cattivoni”. Occhei, per completare il tutto poteva anche recuperare quanto scritto da altri teologi islamici.
(e) visto che Ratzinger non è stupido, mi chiedo perché mai non ci abbia pensato.
(f) secondo me è molto più grave, anche se ammetto che è una cosa interna al cristianesimo, l’idea che “visto che i testi sacri sono stati scritti in greco, allora l’ellenismo (purificato, mi raccomando!) è fondamentale per essere cristiani”.
(g) vorrei sapere chi sono stati quegli idioti di giornalisti e articolisti che hanno creato il caso senza chiaramente avere letto il testo, e sicuramente senza capirlo.
Infine ribadisco: la matematica è molto più semplice!
[1] questo neretto è il mio. Però il testo nel sito del Vaticano è stato emendato, e adesso fa in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, brusco al punto da stupirci; e stavolta il neretto è loro. Altro che 1984… secondo me questi tentativi di coprire sono le peggiori cose che si possono fare.
Aggiornamento: (22 ottobre) Il Bubbo Grasso fa notare che la frase è ancora cambiata, e adesso fa egli, in modo sorprendentemente brusco, brusco al punto da essere per noi inaccettabile.
un taxi chiamato Y
Non so se vi siete mai accorti che i taxi hanno un identificativo. Non il “Tango 24” che vi viene detto dalla signorina del radiotaxi: quello serve per la singola cooperativa, ed è per così dire un numero interno. Quello di cui parlo io è scritto nella targhetta appiccicata sul paraurti posteriore: c’è il nome ed eventualmente lo stemma della città che ha concesso la licenza, e un numero di serie.
Stanotte, mentre tornavamo a casa da Torino, in viale Marche ci ha superati un taxi che tra l’altro aveva grossi problemi all’impianto luci, visto che davanti viaggiava con una luce di posizione e basta. Al semaforo si è messo davanti a noi: guardo oziosamente la targhetta, e scopro che il numero di licenza è… Y. Sì, la venticinquesima lettera dell’alfabeto inglese. Ho controllato meglio: la targhetta indicava che la licenza era stata emessa dal comune di Milano, e anche il foglietto con il turno aveva scritto come numero di licenza Y.
Qualcuno ne sa qualcosa in più?
<em>Experimenta '06</em> (mostra)
Ieri sono stato a Torino al battesimo di mia nipote Laura. D’accordo, il tempo era forse anche peggiore di quello che avevamo lasciato a Milano, ma lo sapete che quando arrivo nella mia città natia sono disposto a tutto: persino ad andare a vedere Experimenta ’06, l’ormai ventennale mostra sponsorizzata dalla regione Piemonte sulla “scienza portata al volgo”. Il tema di quest’anno è “Intorno al futuro – viaggio nelle tecnologie invisibili”: cose che io dovrei conoscere piuttosto bene, ma che non so spiegare.
Il mio esperto personale di formazione (Anna) mi ha assicurato che la mostra è fatta molto bene, anche se con alcune cadute come ad esempio il primo gioco che si trova appena entrati; lo “Zen Pong”, con una simulazione del famosissimo primo videogame proiettato su un giardino zen e dove si possono usare per muovere la racchetta un manopolone, un volante oppure l’equivalente di un telefono cellulare, è davvero triste. La mia anima di telecomunicazionista è in compenso andata in sollucchero nel vedere un selettore elettromeccanico funzionante: l’analogico continua ad avere un certo fascino. La cosa che mi ha più infastidito però sono state le numerose fanciulle, soprattutto nei primi padiglioni, che continuavano a cercare di convincerti a provare le bellissime cose che si trovavano – ammesso naturalmente che non fossero scassate, ma questo purtroppo capita anche nelle mostre corrispondenti all’estero. Quella che voleva costringermi a tutti i costi a crearmi il blog è stata il massimo: stavo per spiegarle che “ho già dato cinque anni fa, grazie”, ma per fortuna ha desistito. In compenso, ho apprezzato il ragazzo che stava all’interno del modulo della ISS, che è costretto a ripetere le stesse cose ogni dieci minuti.
L’ultima tristezza è stata non avere la possibilità di provare il ponte tibetano sul po, o perlomeno la versione breve dove scopri se ti può venire un attacco di panico quando ti trovi sospeso in una struttura di corde. Era aperto solo tra le 18 e le 20 di sabato e domenica… e per le 16 dovevamo essere al battesimo.
il Tronchetto si dimette
Beh, è ovvio che era tutta invidia per il Milan che fino all’anno scorso aveva Galliani come presidente della Lega Calcio: volete mettere fare il presidente di Telecom e della Federcalcio?
Più seriamente, non è cambiato assolutamente nulla. Dal comunicato del CdA si scopre infatti che Buora è stato nominato “vicepresidente esecutivo” e ha tutte le deleghe e i poteri che aveva Tronchetti Provera, tranne “le funzioni di general counsel e di gestione delle relazioni istituzionali”, che faranno capo a Guido Rossi. Considerando che Buora è sempre stato l’uomo di Tronchetti, oltre che il tagliatore del tagliabile, che cosa ci può essere di nuovo?