Repubblica 2000

Oggi sulla prima pagina di Repubblica, e sulla homepage di rep.it, campeggia la lettera aperta che Miriam Raffaella Bartolini, in arte Veronica Lario, ha scritto lamentandosi del marito Silvio B., che durante la serata di premiazione dei Telegatti «si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: ” … se non fossi già sposato la sposerei subito” “con te andrei ovunque”»
Datemi del maschilista (tanto lo sono…), però non mi pare che le frasi siano così becere. Personalmente mi sarei sentito molto più offeso quattro anni fa, con la battuta fatta a Rasmussen sulla presunta storia tra lei e Cacciari.
Ma quello che trovo più interessante è che la signora Lario è azionista di un quotidiano, epperò è andata a scrivere altrove, e addirittura dall’arcinemico. È vero che forse al Corrierone non avrebbe potuto scrivere, vista l’anteprima dell’intervista dove il marito parla di lei. È anche vero che il fogliaccio scalfariano, quando si tratta di gossip, è sempre in prima fila: basta vedere come stanno andando avanti. Però il tutto mi pare comunque un po’ strano…

<em>Donne informate sui fatti</em> (libro)

[copertina]
Fa un po’ specie non trovare la coppia F&L, ma d’altra parte Lucentini si è suicidato mentre il suo antico sodale non ne sente la necessità. Così in questo libro (Carlo Fruttero, Donne informate sui fatti, Mondadori 2006, pag. 198, € 16.50, ISBN 88-04-56073-8) troviamo la firma di Fruttero in un giallo ambientato come sempre a Torino – e garantisco che la città è perfettamente riconoscibile! – ma scritto come una serie di capitoletti ciascuno dei quali vede come voce narrante una donna: otto in tutto, compresa la vecchia contessa che appare una sola volta verso la fine ma è la chiave di volta per scoprire chi sono stati gli assassini della giovane donna il cui cadavere viene ritrovato a pagina 1 o giù di lì. In effeti i personaggi sono un poco stereotipati, ma la storia è ad ogni modo piacevole; la vera pecca del libro è che è striminzito, visto che arriva a 198 pagine sfruttando il font molto grande e le mezze pagine vuote tra un capitolo e l’altro. Potrebbe essere meglio aspettare che il libro esca in un’edizione meno costosa, insomma: tanto non è certo un instant book!

Il Nobel ti allunga la vita

È un po’ che non commento le notizie dei quotidiani gratuiti: non che non li legga… beh, “leggere” non è forse il termine corretto, ma ci siamo capiti. Semplicemente, non mi è capitato di trovare nulla di divertente. Oggi però City si è riscattato, facendo sapere a me e a centinaia di migliaia di “lettori” come il professor Andrew Oswald dell’università di Warwick abbia analizzato i dati biografici di 524 scienziati che tra il 1901 e il 1950 sono stati insigniti del premio Nobel per la fisica o per la chimica, e ha scoperto che la loro vita media è maggiore di due anni rispetto alla media (vedi anche l’articolo del Times). A dire il vero, la cosa non mi suona così strana, anche partendo dal principio che i conti sull’aspettativa di vita siano stati fatti rispetto a un capione con la stessa distribuzione di età rispetto a quella dei laureati Nobel (altrimenti ci sarebbe tutta una serie di problemi legati alle probabailità condizionate che vi risparmio). In fin dei conti una carriera universitaria è generalmente più tranquilla rispetto chessò a lavorare in fonderia, e inoltre è piu facile che si abbia accesso a cure migliori. Quello che non riesco a capire è perché mai il professore si sia fatto aiutare da un economista… ma credo che sia stato un errore di traduzione, visto che Oswald è un economista. Visto che il paper originale (PDF) ha un coautore, nessuno ha pensato che entrambi gli autori potessero essere economisti…
Oswald comunque sembra essersi costruito la propria reputazione su statistiche di questo tipo: sono anche riuscito a trovare questo comunicato stampa in cui si dimostra come i nerd vadano più in chiesa rispetto a chi non tocca la rete.
Ad ogni buon conto, non preoccupatevi di fare una carriera accademica per vivere un po’ di più. Nella stessa ricerca si è visto che i vincitori di Oscar vivono in media quattro anni in più!

sono più che dirigente e non lo sapevo!

Oggi su Rep.it si parla delle sensazioni dei lavoratori dipendenti dopo avere ricevuto la busta paga di gennaio: la cosa è stata subito ripresa da Il giornale, cui non pareva vero di poter dire che persino i kattivi komunisti di Repubblica devono riconoscere la stangata.
Secondo l’articolo di Repubblica, «Perdono i dirigenti (per 7 euro al mese circa) guadagnano gli operai (21 euro) e un po’ di più gli impiegati (24)». Ho preso le mie buste paga di gennaio 2007 e maggio 2006, per trovare due imponibili IRPEF quasi uguali e semplificarmi i conti. Bene: considerando un’aliquota marginale del 39% l’anno scorso, a parità di imponibile mi trovo 33.41 euro in più di imposta. Niente male, vero? Non che non lo sapessi, e non è nemmeno che mi stia arrabbiando per il salasso ulteriore (in realtà mi arrabbio per la mancanza di una sesta aliquota per i redditi davvero alti); però non mi piace essere preso per i fondelli da rep.it…
PS: Ah, vi siete accorti che la modifica berlusconiana di IRPEF in IRE è durata un solo anno? La mia busta adesso riporta nuovamente “IRPEF”, un cambiamento epocale

Autorevoli autorità

Ieri il professor Catricalà Antonio, intervistato da Lucia Annunziata, disse: «Non si può porre un tetto al fatturato, perché la raccolta pubblicitaria è il fatturato di un’azienda, perché così se ne deprime la crescita e l’entusiasmo imprenditoriale». Quando per sicurezza l’Annunziata gli ha chiesto se si riferisse al progetto di legge Gentiloni e a Mediaset, la risposta è stata un quasi laconico «Io penso di sì».
Ora, l’affermazione del professor Catricalà Antonio è indubbiamente degna di rispetto, e sono sicuro che parecchi economisti concordino con lui. E poi lui è un professore, mica un tapino come il sottoscritto. Però è anche vero che Catricalà Antonio, oltre che essere un professore, è anche il Presidente dell’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, per gli amici Antitrust. Nella mia beata ignoranza ero convinto che l’antitrust cercasse di impedire le concentrazioni, ma il professor Catricalà Antonio mi ha fatto scoprire che se un’azienda non si può o non si vuole diversificare in altri campi (un sistema come un altro per far salire il fatturato…) allora la crescita del fatturato diventa più importante della concentrazione.
Il tutto ad ogni modo mi rende molto felice: partendo da queste ipotesi, Telecom Italia – e io, povero suo dipendente, con lei – può dormire sonni tranquilli almeno da questo fronte!

esercizio di statistica

Domenica 28 gennaio 2007: blocco della circolazione dalle 8 alle 20 nelle “aree critiche” lombarde. Fa eccezione Como, dove il blocco terminerà alle 13 per la cerimonia di insediamento del nuovo vescovo.
Domenica 28 gennaio 2007: al teatro di Como viene fatta una cena per festeggiare i 96 anni della signora Rosa Berlusconi, mamma di.
Esercizio: calcolare la correlazione statistica tra i due eventi :-)

Curiosità matematiche

Il post precedente (qui sotto, insomma) è un esperimento. Il testo di per sé starà nel mio sito, anzi c’è già nella directory appositamente creata ( http://xmau.com/mate/light/ ). Però mi chiedevo se i miei ventitré lettori fossero interessati a vedere questi articoletti anche sul blog. Il livello sarà sempre relativamente poco complicato, partendo dal principio che non vi arrivino delle bollicine su tutta la pelle al solo sentire la parola “matematica”; se scrivessi roba più difficile la metterei direttamente sotto http://xmau.com/mate/art/ e non mi verrebbe in mente di postare qua. Non credo che mi capiterà di postarne più di una al mese.
Se qualcuno vuole rispondermi, nei commenti o in privato, è il benvenuto. Le opzioni che vedo sono “sì”, “no”, “è uguale”, “chissenefrega”, “sono capitato qua per sbaglio” (la vincente, lo sento…) “altro” (al secondo posto).
Aggiornamento: (20:55) sono lieto di vedere tanto interesse. L’unico guaio sarà trovare qualcosa da scrivere… al momento ho solamente un paio di idee, anzi due e mezzo, che però hanno il grande vantaggio di non essere troppo utilizzate in giro. Insomma, di frattali hanno parlato tutti! Insomma, sperate in bene…

Pesi e potenze

Un problema matematico molto antico – se ne parla già nel medioevo – suppone di avere una bilancia a due piatti, un oggetto che pesa un numero intero di grammi, e chiede chiede quale sia il minor numero di pesi necessari per determinare il peso dell’oggetto. Niccolò Tartaglia, a metà del sedicesimo secolo, fu il primo a dare una soluzione, usando quello che si può chiamare “metodo del mangione”: in pratica, si va avanti il più a lungo possibile con i pesi esistenti prima di introdurne uno nuovo, e quando non si può fare a meno di aggiungerne un altro si prende il più grande possibile. È chiaro che serve un peso da un grammo, per un oggetto da un grammo. Per pesare due grammi si potrebbe aggiungere un secondo peso da un grammo, ma il “metodo del mangione” ci dice di usarne uno da due grammi, e in effetti così possiamo anche pesare un oggetto da tre grammi. Siamo di nuovo bloccati? niente problema, prendiamo un peso da quattro grammi. Adesso riusciamo a pesare 5=4+1, 6=4+2, 7=4+2+1 grammi, e per proseguire ci occorrerà un peso da 8 grammi. 1, 2, 4, 8… Proprio così. I pesi necessari sono quelli corrispondenti alle potenze di due.
Ma la soluzione di Tartaglia è proprio la migliore? Una sessantina di anni dopo, nel libro Problèmes plaisans et delectables qui se font par les nombres, Claude Bachet riesce a fare di meglio. Il trucco è notare che la bilancia ha due piatti, e che nessuno ci obbliga a mettere il nostro oggetto da una parte e i pesi dall’altra. Ricominciamo allora da capo. Il peso da un grammo ci serve. Se abbiamo un oggetto che pesa due grammi, e lo mettiamo dalla stessa parte del peso da un grammo, possiamo usare un peso di tre grammi sull’altro piatto, e avere la bilancia in equilibrio. Tre e quattro grammi si peseranno quindi normalmente; arrivati a cinque grammi, se mettiamo i nostri due pesi assieme all’oggetto vediamo subito che il prossimo peso che ci occorre sarà di nove grammi. 1, 3, 9, … Anche in questo caso i pesi necessari sono quelli corrispondenti alle potenze di un numero; in questo caso, di 3. Non è difficile dimostrare che con queste serie di potenze può pesare un qualunque oggetto; chi volesse tentarci può ricorrere alla rappresentazione di un numero in base 2 o in base 3.
Post Scriptum: se si vuole davvero risparmiare sui pesi, c’è ancora un trucco che si può sfruttare. È proprio vero che ci occorre un peso da un grammo? Se un oggetto pesa un numero intero di grammi e pesa meno di due grammi, visto che non può essere senza peso, vuol dire che pesa un grammo. In generale, se invece che i pesi da 1, 3, 9, 27… grammi li prendiamo da 2, 6, 18, 54…, riusciremo lo stesso a pesare un qualunque oggetto di un numero intero di grammi!