Non ho da dire molto sugli sviluppi degli ultimi due giorni dell’affaire Telecom, se non che non credo affatto che Rovati abbia preparato tutto quel bel piano e non abbia detto nulla a Prodi (e questa è l’ipotesi più caritatevole: l’altra è che Prodi abbia effettivamente commissionato lo studio a Rovati). Più che altro per comodità mia, raccolgo qua i collegamenti ad alcuni articoli e post che ho letto in questi giorni, con un microcommento.
Sui giornali:
– Il Sole di ieri sul “piano Rovati” dello scorporo della rete. Da buoni confindustriali, si lamentano dell’ingerenza governativa (e stanno zitti sulla situazione dei conti di Telecom)
– Il Il Corriere di ieri sullo stesso piano Rovati. Più interessante, perché fa numeri e non solo chiacchiere. Se uno si chiede come faccia il Corsera a sapere tutto questo, ricordo che l’opzione “TIMedia si fonde con RCS” non è così campata in aria, che Dagospia lo dica o no :-)
– La Stampa e il il Corriere che raccontano di Rovati; Martini sulla Stampa cercando di affossarlo del tutto, Cazzullo sul Corsera più sullo stile “è un bravo ragazzo, solo un po’ impulsivo”
– La Stampa di oggi, dove Francesco Manacorda, dopo aver raccolto lo sfogo di Tronchetti che si sentiva fatto fuori, propone il giochino “chi è stato a scrivere quel rapporto?”
– Il Sole di oggi: per Marigia Mangano Tronchetti e Prodi erano perfettamente d’accordo, ma poi sarebbe successo qualcosa di non meglio definito
– Il Giornale di oggi, che è l’unico del lotto a buttarla nella politica spicciola con Marcello Zacché che mette tutto in collegamento con la superbanca Intesa-Sanpaolo.
Altrove:
– inPolitica.net, “Alex Prove Tecniche di Trasmissione”, un blogger di destra che vede (ovviamente da destra) cosa è successo in questi anni. Pieno di dati e numeri
– Pier Luigi Tolardo di Zeus News è sicuramente coerente, visto che ce l’ha con Telecom da una decina d’anni almeno :-); però ho capito cosa lui non vorrebbe, ma non cosa vuole.
L’assassino dalle calze verdi e altri enigmi matematici (libro)
Un’ennesima raccolta di problemini matematici, che poi a volte sono semplicemente problemi logici. (Ian Stewart, L’assassino dalle calze verdi e altri enigmi matematici [The Mayor of Uglyville’s Dilemma And other mathematical puzzles and enigmas], La Gaja Scienza 806 – Longanesi 2006 [2005], pag. 124, € 9.60, ISBN 88-304-2361-0, trad. Riccardo Cravero). Il formato è ultratascabile, il prezzo forse un po’ alto, anche se bisogna tenere conto che il libro è rilegato. Perché prenderlo, allora? Beh, ad esempio perché è sempre divertente risolvere i problemini, soprattutto quando ci si riesce; poi perché con gli anni lo stile di Ian Stewart si è affinato, e le storielle di contorno sono sempre divertenti. Tra l’altro Riccardo Cravero ha giustamente scelto di tradurre anche molti dei nomi dei personaggi, e nel farlo si deve essere divertito anche lui. Inoltre, anche se alcuni dei problemi sono noti a chi è interessato a queste cose, la maggior parte di loro è nuova, e quindi in effetti c’è materiale per i propri denti. Al limite, poi, potete sempre regalarlo a qualcuno… amico o nemico, fate voi.
letteratura per email
DailyLit è una di quelle idee che sarebbe potuta venire in mente solamente a un americano. Visto che la gente non ha tempo di leggersi un libro in santa pace, ma è sempre attaccata all’email, che si fa? Gli si manda il libro – anzi l’ebook – in tanti comodi messaggi, la cui frequenza si può schedulare a piacere: tutti i giorni, nei giorni lavorativi, tre volte la settimana.
Sto ancora cercando di capire se è un’ideona o una tavanata galattica…
AAA mogol-battisti cercasi
qual è quella parola?
Oggi in tutta Italia ci sono ventiquattr’ore di sciopero degli autoferrotranvieri appartenenti ai Cobas, per il rinnovo del contratto. Vabbè. Oggi a Milano sta diluviando, e quindi l’ipotesi di prendere la bicicletta e farsi un’ora sotto la pioggia, per poi starsene otto ore fradicio in ufficio, viene cassata a monte. Vabbè. Andare in automobile oggi non è stata chiaramente considerata un’opzione possibile: sono un tipo nervoso, e vorrei evitare di spaccarmi il fegato e magari la macchina. A questo punto ieri mi ero messo a fare due conti. Lo sciopero inizia alle 8:45, visto che prima c’è la fascia protetta. Io in genere arrivo in ufficio tra le 9 e le 9:10. A questo punto anticipo di venticinque minuti la partenza di casa e sono a posto.
L’inizio del piano era anche andato bene: mentre Radiopop sentenziava che erano le 7:47 stavo chiudendo la porta di casa. La gialla era strapiena, ma nella verde si stava anche benino; risalgo in piazza Abbiategrasso alle 8:20, pronto a inzupparmi ma in perfetto orario con la tabella di marcia. Peccato che tra le 8:25 e e le 8:30 sarebbero sì passati un 3 e un 15, ma entrambi i tranvieri hanno deciso che il loro turno di lavoro era finito, e hanno usato il binario laterale per tornarsene in deposito. Fosse passato l’orario di inizio dello sciopero l’avrei accettato, ma così l’unico modo in cui mi viene da chiamarli è una parola di sette lettere che fa rima con “gonzi”.
Mentre cercavo disperatamente un piano B per trovare qualche collega che riuscisse a passare a prendermi, e intanto cercavo di avvicinarmi alla meta prendendo un 3 che almeno al suo capolinea di Gratosoglio ci arrivava, fortunatamente la tranviera del 7001 (e i suoi colleghi sul 7011 e 7017 che all’arrivo a Rozzano erano a ruota: immagino che i tram fossero in ritardo di loro visto il casino che ci sarà stato in centro) è spuntata e ci ha caricato tutti. Alla fine sono arrivato in ufficio esattamente alla solita ora, e ancora con la beffa finale: prendo un cappuccino alla macchinetta del caffè, e me lo ritrovo senza latte. Decisamente, non è giornata.
Thank you for smoking (film)
È vero che uno potrebbe citare il precedente – e che precedente! di Arancia Meccanica; ma il punto di vista alla base di Thank you for smoking, cioè quello del lobbista a favore dei produttori di sigarette che compie la sua missione “perché tutti noi abbiamo un mutuo da pagare”, è indubbiamente strano, anche perché se uno si mette a guardare bene il film si accorge che tutti i personaggi sono ambigui: dalla giornalista che va a letto con lui pur di avere informazioni private, al senatore che lancia le campagne antifumo solo perché ritiene di guadagnare più voti, al “facilitatore” hollywoodiano che non è interessato a nulla se non al proprio potere. Va a finire che Nick Naylor, che perlomeno ammette senza pudori che cos’è, ne esce ancora bene.
Detto questo, e aggiunto che il film non farà smettere di fumare nessuno, devo dire che non è che il tutto mi abbia convinto molto. Belle battute, soprattutto nel primo tempo, un finale che ho apprezzato, ma per il resto non è che l’abbia trovato un film memorabile; ma perlomeno non mi sono addormentato al cinema.
Nuovi posti di lavoro
Non tutto all’Esselunga è naturalmente rose e fiori. Una cosa che sa chiunque faccia spesa in uno dei punti vendita non troppo grandi, dove non si può prendere frutta e verdura a peso ma occorre prendere quella confezionata, è che in una confezione di sei pesche o pomodori è abbastanza probabile che un frutto abbia una parte rovinata; ed è certo che questa parte rovinata non è assolutamente visibile dall’esterno della confezione e occorra aprirla per accorgersene.
Mi sono sempre chiesto se all’ora di chiusura ci sia un dipendente addetto a verificare tutte le confezioni, notare che in qualcuna ci sia un frutto che sta marcendo, aprirle e rimettere in modo opportuno i pezzi. È l’unica ipotesi sensata che mi viene in mente.
telecom: e il sindacato?
La Stampa dice qualcosa in più degli altri, ma non troppo, sull’incontro di stamattina tra azienda e sindacato: «È stato un incontro del tutto deludente», senza «ulteriori novità rispetto a quello che hanno scritto i giornali».
Ma non vi preoccupate: il Vostro Affezionato Bloggher oggi pomeriggio si è intrufolato nell’incontro di RSU e quadri sindacali unitari lombardi, e può assicurarvi che è la pura verità.
Come ricorderete, io a gennaio sono stato trombato alle votazioni per le RSU, quindi con tutto questo non c’entrerei nulla; però basta avere abbastanza faccia tosta, rimettere a posto in fretta e furia durante la mattina le cose da fare in ufficio durante la giornata, e trovarsi nella sede del sindacato, e non ci sono problemi da quel punto di vista. I problemi naturalmente sorgono quando si sta a sentire un po’ di interventi. Già l’inizio non è stato dei migliori, quando scopriamo che in realtà ai “nazionali” (quelli insomma che hanno fatto l’incontro) non gliene fregava nulla di parlare con noi e se ne stavano già tornando a Roma; solo per caso siamo riusciti ad avere una rappresentante che in una mezz’oretta è riuscita a dirci poco o nulla.
A quanto pare, Ruggiero ha loro spiegato che tutto è nato per colpa dell’Authority cattivona che mette i bastoni tra le ruote a Telecom che non può tirare fuori i suoi bellissimi prodotti convergenti (UMA dice nulla a nessuno?), e quindi MTP ha pensato bene di scorporare l’ultimo miglio in modo da buttare all’aria i paletti e potere lavorare in santa pace. E visto che tanto stava scorporando, si è detto, perché non tirare fuori anche la parte mobile? Occhei, ovviamente nessuno crede a questa favoletta, ma è quanto è agli atti. Inutile dire che dove avverrà esattamente la divisione non è stato detto, e a volte mi viene quasi da pensare che non lo sanno nemmeno i capoccia Telecom.
Detto questo, aggiungo subito che le alte sfere del sindacato non solo sono state colte di sorpresa e non hanno ancora idea di cosa fare, ma sono anche dell’idea di buttarla tutto sul politico. Non solo la sindacalista ci ha comunicato che i vertici confederali della Triplice “sono attenti alla situazione”, ma soprattutto ha affermato che le loro priorità sono “salvaguardare l’italianità di Telecom e salvaguardare i posti di lavoro”. Notare l’ordine. A me sembrerebbe più logico pensare innanzitutto ai lavoratori e solo dopo a chi potrebbe comprare i pezzi dello spezzatino Telecom, ammesso e non concesso che la cosa sia così importante – per il sindacato, intendo.
Il resto della riunione ha visto una serie di interventi, sia dei sindacalisti lombardi che dagli eletti nelle RSU, di nuovo con una certa inevitabile confusione nelle idee. Vi ricordo che il sindacato aveva accolto favorevolmente il vecchio piano industriale con la fusione tra Telecom e Tim, con le eccezioni di molti rappresentanti lombardi Tim che naturalmente non hanno perso l’occasione di dire che al tempo loro avevano ragione e li si sarebbe dovuti ascoltare. Come sempre, le posizioni presenti erano di una varietà incredibile per chi non ha mai frequentato il sindacato: le uniche due cose su cui tutti erano d’accordo era che bisognava trovare l’unità, e gli strali contro l’attuale top management Telecom. Nemmeno sulla data dello sciopero c’era l’unanimità: alcuni l’avrebbero voluto fare immediatamente, anche prendendosi la multa della Commissione di Vigilanza, mentre la maggior parte faceva notare che uno sciopero di questo tipo deve essere preparato, visto che non solo ci vorrà un’alta adesione ma anche una partecipazione convinta alla manifestazione collegata. La differenza maggiore tra sindacalisti e RSU si notava poi sul da farsi al momento. I primi pensavano a un’assemblea permanente, gli altri – giustamente a mio parere – facevano notare che il loro compito oggi è di informare noi lavoratori, che siamo sì incazzati ma non è detto che lo siamo solo contro l’azienda e non anche nei confronti del sindacato :-)
Lasciando perdere quelli che si limitavano a dire quello che piacerebbe loro succedesse, ci sono però stati alcuni interventi interessanti. Dalla base è arrivata forte la voce che gli investimenti di Telecom sull’ultimo miglio sono stati brutalmente tagliati negli ultimi anni a favore delle dorsali, e quindi la supposta società che l’avrà a carico partirà con una serie forse insostenibile di costi, anche perché è presumibile che MTP cercherà di infilarci tutto quello di cui potrà disfarsi. Tra le altre malefatte dell’attuale dirigenza, c’è anche la vendita di tutti gli immobili già di sua proprietà. Quelli che non sono stati alienati per far cassa ora sono parte di… Pirelli RE, e quindi Tronchetti guadagna soldi anche con gli affitti della società che gestisce, il tutto senza che se ne parli. Per quanto riguarda lo spezzatino, se proprio s’ha da fare il gruppo “statalista” vorrebbe aggiungere all’ultimo miglio anche tutta la parte della rete, e affidare la società così creata allo Stato. Tanto, dicono, se Ruggiero dice che Telecom è così brava a fare servizi avrà finalmente la possibilità di dimostrarlo! La sensazione generale è comunque che la crisi sia finanziaria e non industriale, nonostante i non esaltanti risultati ottenuti nel primo semestre 2006. Spero non sia solo un nostro wishful thinking.
Che fare adesso? Io non ho grandissime idee. È probabile che la situazione sia tale che una risposta non possa prescindere dalla politica, e di questo bisogna tenerne conto. Ma è anche vero che con un’azienda il cui capo è abituato a fare di testa sua e un governo che è preso da tutt’altre cose, il sindacato non può limitarsi a protestare e piangere, ma deve fare il mestiere degli altri. Non so, mi piacerebbe una proposta davvero di rottura, come creare una rete (fissa) nazionalizzata dove l’ultimo miglio e le dorsali dei vari provider confluissero; una società in cui ciascuno avesse la sua quota parte, e lo Stato facesse da garante di neutralità e da gestore. Ah, dimenticavo la cosa piu importante: tra gli azionisti dovrebbero esserci le banche, gentilmente invitate a convertire una bella fetta dei crediti che hanno con Telecom. Hanno voluto dare i soldi a Tronchetti, che se li è fumati così? Bene, che si piglino i cocci. Sarebbe comunque meglio che Parmalat :-) Occhei, non prendetemi troppo sul serio, non sono assolutamente in grado di capire se una strada del genere sarebbe percorribile. Però ritengo che ci sia spazio per idee diverse dalle solite, e mi piacerebbe che venissero messa su un serio tavolo di discussione. Sono il solito utopista…
Un’ultima cosa: venerdì scorso c’è stato un incontro azienda-sindacato sulla creazione di squadre di operai miste fisso-mobile, uno dei risultati della fusione tra Telecom e Tim. Da parte aziendale c’era il capo della Rete lombarda, quindi un dirigente di altissimo livello. Il delegato sindacale mi ha detto che il clima era assolutamente tranquillo, e che è probabile che il dirigente non sapesse nulla. Insomma, la mossa di Tronchetti sembra la sapessero davvero in pochi. Il dubbio è “Prodi non sapeva proprio nulla?” Il guaio è che sarebbe triste in ogni caso.