Dopo anni e anni e anni, alla Micro$oft si sono accorti che il loro simpatico browser stava perdendo colpi (in quota di mercato: rispetto ai bug, nessuno ci fa più caso). Così hanno rimesso un gruppone di sviluppatori, e finalmente è uscito IE7.
Peccato che nella nostra rete non possiamo usarlo: non tanto per politiche di rete, quanto perché IE7 richiede necessariamente un XP originale – e questo ce l’abbiamo, che pensavate? – Service Pack 2. Qui il SP2 sembra essere considerato tabù… e la gestione dei nostri PC è chiaramente remotizzata. Non che sia un problema, per me: vado tranquillamente avanti con Firefox (1.5, prima di passare alla 2 credo che aspetterò un mesetto dall’uscita della versione definitiva)
segnali di pericolo
Su Flickr, un set di segnali fasulli di quello che gli americani chiamano hazard. Il “pericolo esistenziale” è troppo bello.
(Ricordo sempre a chi fosse invece interessato a conoscere i segnali americani a forma di “diamond”, che poi è un quadrato ruotato, che esiste una simpatica lista).
<em>Chi è morto alzi la mano</em> (libro)
Un giallo dove gli investigatori sono tre storici spiantati (Fred Vargas, Chi è morto alzi la mano [Debout les morts], Einaudi Stile libero noir 20062 [1995], pag. 254, € 11, ISBN 88-06-18266-8, trad. Maurizia Balmelli) promette di essere sui generis. E in effetti la storia, anche se tecnicamente ha tutti gli stilemi del giallo, è molto più interessante come racconto sui vari personaggi che si dividono la scena: oltre ai tre storici, lo zio di uno di loro, ex poliziotto cacciato non si sa bene perché e il nuovo ispettore, la cantante d’opera con suo marito, la gestrice dell’osteria lì accanto e suo fratello… e naturalmente il faggio piantato nel giardino di casa della cantante. D’altra parte, se un imbranato come me ha capito chi era l’assassino arrivato ai due terzi della storia, è chiaro che dal punto di vista giallistico non ti puoi aspettare molto. Ma la godibilità è altrove: nei dialoghi tra i tre storici (gli “evangelisti”, visti i loro nomi Marc, Lucien e Matthias) e lo zio, dialoghi di una freschezza e una spontaneità davvero piacevole e resi generalmente bene in italiano. La Vargas riesce invece meno nel raccontare i pensieri: è come se l’introspezione le mancasse un po’. Ma complessivamente direi che il risultato è più che accettabile.
L’importante è sapere attendere
Lo ammetto. Sono uscito tardissimo stamattina, e sono spuntato dalla metro in piazza Abbiategrasso alle 9:15 (ho la testimone). Il display indicava le seguenti attese: “3 – 18 minuti; 15 – 19 minuti”. Per una volta, purtroppo, i tempi di attesa erano corretti: il 3 è arrivato alle 9:33, seguito a ruot… ehm, sì, seguito quasi immediatamente dal 15 (e da un altro 3, si sa che quelli viaggiano in convoglio)
Capisco che è passata l’ora di punta, e tutte quelle cose là: ma una distanza di più di venti minuti tra i passaggi – quando sono arrivato, non è che ce ne fosse uno appena partito – non mi pare esattamente segno di un’azienda sana e funzionante.
le gioie della vita
Stasera sono arrivato a casa alle 21:30. Ritiro la posta, salgo, metto la chiave nella toppa, giro la chiave. Si blocca. Controllo che la porta non sia leggermente spostata: no, è a posto. Faccio tre o quattro tentativi, poi estraggo la chiave e la guardo: si è spaccato un dentino in fondo.
Anna è a Verona fino a giovedì: penso rapidamente al piano B per riuscire a entrare in casa, telefonare cioè ai miei suoceri a Monza, e lascio perdere. Per fortuna c’è il piano C: telefono alla donna che viene a farci le pulizie, e le chiedo se è a casa e posso passare a recuperare le chiavi. Solo che lei abita in Bovisa, e quindi sono stato costretto a prendermi la bici, che non sto usando in questi giorni causa raffreddorone… meglio comunque che non entrare in casa.
Sono però fiero di me: non mi sono nemmeno incazzato (col destino cinico e baro, intendo)
Suv e giùv
La “tassa sui Suv” proposta nella Finanziaria continua a generare discussioni e stroncature: l’ultima che ho letto è su Lavoce.info. Premesso che a me i Suv stanno sulle palle non per invidia (già non mi interessano le auto, figuriamoci quei bestioni) ma per il modo con cui vengono usati nelle città; insomma, se fossero semplicemente uno status symbol non me ne potrebbe importare di meno :-)
La tassa proposta ha indubbiamente un problema fondamentale: non si sa cos’è un Suv, tanto che hanno dovuto inventare una definizione ad hoc (“autoveicoli con peso superiore a 2600 Kg e omologati per meno di otto posti”) che tra l’altro non riesce nemmeno a discriminare bene. Poi alcuni possessori di questi bestioni e bravi a parlare – l’intersezione non è affatto nulla – hanno fatto notare che un Suv Euro4 inquina esattamente come una macchina normale Euro4 e molto meno di una vecchia Panda Euro0. Quest’ultimo ragionamento non fa quasi una piega. Il “quasi” è dovuto al banale fatto che un Suv consuma come un’altra Euro4 a parità di potenza, e credo che una Micra non abbia esattamente la stessa potenza di un Hummer.
Però ci sarebbe stata una soluzione molto semplice: inserire una tassa progressiva sulla potenza. Faccio un esempio: fino a 100 kW, la tassa di circolazione rimane a 2.58 euro/KW; per i kW da 100 a 200 sale a 4 euro/kW; oltre i 200 passa a 6 euro/kW. Visto che 100 kW sono circa 135 CV, l’aggravio comincerebbe dalle berline di classe C alta, e la stangata ci sarebbe sul Suv come sulla Lamborghini. Volete mettere l’equità?
meta-metiamo!
Credo che la palma della notizia odierna più interessante sia da atribuire a una pubblicità su Metro. È abbastanza piccola per citarla tutta (stile marchetta gratuita):
Insoddisfatto del tuo lavoro?
www.metalavoro.com
Tutoring personale. Non ti offriamo facili
soluzioni ma ti guidiamo passo passo alla
ricerca del tuo nuovo lavoro
Io mi chiedo se quando Aristotele definì la metafisica si fosse anche oscuramente reso conto di quanto male avrebbe fatto in futuro quel timido prefisso meta-. Ma d’altra parte al giorno d’oggi sono così in pochi a produrre beni che è solamente naturale ritrovarsi a un livello di astrazione superiore!
Sex and <em>City</em>
Ormai la mia fonte favorita di notiziole dai giornali free press è City. Quelli lì hanno un’abilità intrinseca nella scelta di cosa proporre al dormiente popolo della metropolitana. Lasciamo perdere il titolo “Visite mediche gratis contro l’intestino pigro”: appartenendo alla fortunata altra metà del cielo, non saprei dire l’effettiva utilità di questa campagna di prevenzione antistipsi. Però credo sia degno di nota lo scoprire che a New York un “ex spogliarellista e istruttore di aerobica” ha pensato bene di unire le proprie passioni creando il “cardio strip tease”: «una stanza piena di persone avvolte in piume di struzzo, che si tolgono gli abiti a tempo di musica, con tanto di palo di lapdance». Qualunque cosa tutto ciò voglia dire. Passando al vip gossip, Scarlett Johansson spergiura ancora una volta la propria monogamia, ma rivela anche che fa il test Hiv due volte l’anno. L’inferenza logica più probabile che si può dedurre è che non si fida poi troppo del suo fidanzato: e poi dicono che la logica non serve!