Penetrazione della banda larga

Non avendo cacciato l’euro, ho potuto avere a disposizione solamente questo riassunto che mostra quali sono le dieci nazioni con il maggior numero di connessioni a banda larga. Che dire? La Francia, che ha più o meno il nostro stesso numero di abitanti, ha più di una volta e mezzo il numero di linee, come del resto la Corea del Sud che ha un 15% di abitanti in meno. Ma in percentuale siamo superati anche dalla Spagna, che ha i due terzi dei nostri abitanti ma più di tre quarti delle linee. In valori assoluti, invece, si direbbe che tra un anno la Cina sarà il paese con il maggior numero di linee, altro che le borsette taroccate!
E com’è che siamo così in ritardo? mi sa tanto che non sia semplicemente colpa di Telecom, ma molto più tristemente da noi il modello preferito è quello del telefonino: quindi c’è sempre (relativamente) meno gente interessata ad avere una connessione fissa, e ci stiamo rapidamente avvicinando a quello che potrebbe diventare un circolo vizioso, con il canone sulle linee fisse che crescerà sempre di più per compensare i minori introiti dovuti alla progressiva dismissione dei telefoni di casa. Speriamo di no.

preistoria informatica

Non sto parlando della vignetta odierna di User Friendly (per chi non conosce il contesto: stiamo ricordando i trent’anni dall’uscita dell’Apple ][, la cui RAM raggiungeva la ragguardevole dimensione di 48 KB), ma di una cosa molto più terra terra.
Stamattina ho buttato l’occhio sulle statistiche online di lloogg, e ho notato che il browser usato dall’ultima persona che si era trovata a guardare le notiziole era marchiato come Gecko/20040614 Firefox/0.9. In pratica, la versione 0.9 di Firefox (si chiamava già così), vecchia di esattamente tre anni. Chissà se ci si riesce a leggere decentemente il mio sito: è vero che non uso tanti orpelli, ma un po’ di CSS dentro ci sta…

“importante decisione”

Cambiano i governi, ma la retorica resta la stessa.
Alla notizia che il G8 del 2009 si terrà in Italia, alla Maddalena – mica stupidi, un’isoletta è più facile da mantenere occupata militarmente… ehm, volevo scrivere “sicura” – Prodi e D’Alema si sono rallegrati per «l’importante decisione che conferma e rafforza il ruolo del nostro Paese tra i Grandi del mondo”».
Magari qualcuno può immaginare che la scelta della sede sia come quella dei Nobel, dove varie candidature si fronteggiano con giusto un minimo di Realpolitik. Macché. Come chiunque può verificare controllando l’elenco dei summit passati, la sede del G8 si sposta tra le varie nazioni partecipanti seguendo un ordine rigidissimo, quindi si può essere certi che ogni otto anni (ogni sette anni in passato, quando non c’era la Russia) ritornerà nella stessa nazione. Ma anche una persona molto pigra, leggendo semplicemente la velina… ehm, l’articolo di Repubblica che ho citato sopra, si sarà accorta che le date degli incontri tenuti in Italia sono equamente distanziate tra di loro.
Resta l’ultimo dubbio: la gente è davvero così rincoglionita da non accorgersi della vacuità dell’annuncio? Forse è meglio che non mi rispondiate.

Karmasheetra

Occhei. Checché ne dicano, il lenzuolo è a una piazza e mezzo ad essere molto buoni (le dimensioni sono 200×140), e non è cotone ma misto sintetico 50-50. Ma
l’idea di avere disegnate le posizioni delle parti del corpo per qualcuna delle figure del Kamasutra merita.

Pista pseudociclabile

pista pseudociclabile Martedì sera, mentre uscivo dall’ufficio passando per una volta da via Padova (sulla corsia riservata ai bus, a rischio quindi di multa) mi sono accorto che sul marciapiede dal lato opposto, che in effetti è più largo, erano stati piazzati dei cartelli di pista ciclabile: anzi, per essere più precisi, di “pista ciclabile a fianco del marciapiede” (quello con pedoni e bicicletta a fianco e una riga in mezzo”). Effettivamente, facendo molta attenzione, si vede che le piastrelle posate sul marciapiede sono di due colori leggermente diversi: e inizio anche a capire perché sul lato del marciapiede ci siano delle specie di paletti a forma di ruota da bicicletta – che comunque funzionano perfettamente per legare la bici, e dei quali non mi lamento affatto).
Peccato però che una pista del genere non serva a nulla. Onestamente, non credo che la gente che stia camminando dove in teoria ci dovrebbero essere le biciclette si sia accorta che quello non è un marciapiede. Già nel pezzetto di via Olona, dove pure la pista ciclabile è ribassata rispetto al marciapiede, ogni tanto c’è qualche imbecille che non riesce a comprendere la differenza; qua ci aggiungerei anche un bel numero di persone in perfetta buona fede. Il bello – si fa per dire – è che devono avere speso un bel po’ di soldi per “riqualificare la via”, e con gli stessi soldi si sarebbe potuto fare un lavoro che sarebbe rimasto utile anche ai ciclisti. Ammetto che per farlo ci sarebbe dovuto essere almeno una persona tra committenti, progettisti e controllori che la bicicletta la usi per davvero.
Risultato? le rare volte in cui mi capita di percorrere via Padova continuerò ad andare sulla preferenziale, rischiando doppiamente la multa (sì, doppiamente: in presenza di una pista ciclabile, il codice della strada obbliga il pedalatore a usarla).
Aggiornamento: (18 giugno) Vedi qua per come la situazione è mutata.

Paghiamo di più. Ma quanto?

Dario mi fa notare una chicca di Rep.it, come sempre sulla notizia, a proposito dell’evasione fiscale. L’articolo racconta come nel 2004 l’erario non abbia incassato 270 miliardi di euro, cioè il 19,2% del Pil. Questo significa, sempre secondo l’articolo, che chi le tasse le ha pagate non ha pagato in media il 41.4% del proprio reddito, come da valori ufficiali, ma il 50.7% (occhei, per la precisione hanno scritto 50.74 senza capire che mettere una quarta cifra di precisione in una stima di quel tipo è assolutamente inutile, ma quello sarà l’argomento di un altro mio pippone). Infine, se uno legge l’occhiello dell’articolo, trova la frase «Se tutti i contribuenti fossero onesti le imposte sarebbero ridotte del 10%». Trovate nulla di strano?
Innanzitutto il valore del 10% è stato probabilmente ottenuto arrotondando la differenza 50.7-41.4. Sull’arrotondamento non ho nulla da dire, sul fatto che quella sia la possibile riduzione delle imposte sì. Vediamo infatti di fare davvero i conti, con una stima molto spannometrica.
Poniamo che il PIL sia di 100.000 euro, e le imposte quindi totalizzino 40000 euro. Se il PIL è diviso equamente tra dieci contribuenti, ciascuno di loro avrà un reddito di 10.000 euro e pagherà 4000 euro di tasse. Ma poniamo ancora che due di questi dieci siano evasori parziali: il loro reddito è di 20.000 euro ma ne denunciano solo la metà. Il PIL reale cresce del 20% rispetto a quello ufficiale (infatti è 120.000 euro), e se i due furbetti non avessero nascosto i loro guadagni la pressione fiscale sarebbe potuta scendere al 33% – ricordiamoci che allo Stato continuano a servire 40.000 euro! Gli otto coglioni avrebbero quindi pagato solo 3300 euro di tasse, cioè il 17% circa in meno. (Se si preferisce, si può girare il conto dall’altra parte: devono pagare 666 euro in più, e quindi il 20% di tasse in più di quanto capiterebbe loro se tutti facessero il proprio dovere)
Naturalmente questi sono conti fatti con premesse assolutamente irreali, tipo una tassazione costante e un immediato abbassamento della pressione fiscale, ma spero rendano le due idee di base: che non ha nessun senso parlare di una “tassazione reale al 50.7%”, visto che l’evasione non è calcolata all’interno del PIL, e che la diminuzione delle imposte non si calcola con la differenza dei valori percentuali, ma rinormalizzando quei valori al 100%. Non che creda che Repubblica (o qualunque altro quotidiano) ci arriveranno…

liberalizzazioni per finta

La Camera ha approvato il terzo decreto Bersani sulle liberalizzazioni. In attesa del voto del Senato, si può vedere come l’elefante abbia partorito un topolino, e anche rachitico. L’esempio quintessenziale è che il PRA resterà in vita, data la sua enorme utilità nell’operare in regime di concorrenza con la Motorizzazione Civile. Al momento resiste la norma che permetterebbe ai supermercati che stipendiano un farmacista di vendere i medicinali in fascia C (quelli che tanto si pagano tutti), ma la Turco ha già detto ai proprietari di farmacie di non preoccuparsi, che tanto in Senato la norma verrà stralciata.
Tra quanto rimasto nella conversione del decreto, non si trova nemmeno la norma che permetteva di fare uno sconto superiore al 20% per l’acquisto di libri anche entro i due anni dalla loro pubblicazione. La cosa strana è che il governo era d’accordo sulla norma, ma è andato sotto per un emendamento dell’opposizione (ma come? a destra non sono liberisti?). Ma a dire il vero anch’io non apprezzavo questo tipo di politica di sconti. Perché parliamoci chiaro: chi avrebbe potuto fare sconti maggiori sarebbero stati gli ipermercati, che hanno un potere d’acquisto maggiore e possono permettersi di non guadagnare più di tanto su quello che per loro è un business secondario. Però in questo modo i titoli a prezzo scontato sarebbero stati i soliti noti: qualche bestseller e la peggio robaccia commerciale. E intanto i librai sarebbero stati ancora più strozzati. E le librerie online, qualcuno mi dirà? se vogliono dimostrare di essere convenienti potrebbero anche tagliare i costi di spedizione :-)