La bussola d’oro (libro)

[copertina] Supponiamo di trovarci in un college a Oxford agli inizi del ventesimo secolo. Solo che non è esattamente la stessa Oxford, o meglio non è esattamente la stessa Terra. Qui infatti la Chiesa cristiana ha un potere molto più pervasivo: non da parte del Papa, visto che dopo lo spostamento della sede a Ginevra e la morte dell’ultimo papa Giovanni Calvino non ne sono stati eletti altri, ma da una guida collegiale detta Magisterium. Ma quello che è ancora più diverso è che ogni persona ha accanto a sé un daimon, una seconda parte di sé sotto forma di animale. Questa è l’ambientazione del libro (Philip Pullman, La bussola d’oro [His Dark Materials 1: Northern Lights], Salani 1996 [1995], pag. 354, € 14.50, ISBN 978-88-8451-182-9, trad. Marina Astrologo e Alfredo Tutino). La protagonista è Lyra, una bambina undicenne che si trova suo malgrado coinvolta in una lotta più grande di lei nel tentativo di scoprire un passaggio tra i mondi paralleli, che si avvicinano tra loro nell’estremo nord per mezzo dell’aurora boreale. Il tutto è condito da streghe, orsi senzienti con armature di ferro meteoritico… e un texano, che si sa fa sempre il suo bell’effetto: ti accorgi che è texano anche dall’ottima traduzione :-). Devo dire che per la prima cinquantina di pagine non è che la storia mi appassionasse, ma poi mi ha preso davvero, anche se tirare fuori il libero arbitrio come hanno fatto alcuni commentatori mi sembra un po’ eccessivo. Ah, il titolo non c’entra nulla, visto che lo strumento di cui si parlerà non è una bussola ma un aletiometro, che non vi dico cosa sia… leggetevelo!

Ultimo aggiornamento: 2007-07-30 10:47

3 pensieri su “La bussola d’oro (libro)

  1. Lopo

    Dovrebbe uscire il film verso Natale: nella foga di trovare trilogie fantasy (o n-logie, come per “Narnia”), sono imbroccati anche in questa.

  2. Ilaria

    Il film esce in Italia il 14 dicembre, e c’è da augurarsi che avvicinerà qualche persona in più ai libri, che meritano davvero.
    Il libero arbitrio c’entra moltissimo, ma è un tema affrontato soprattutto nei successivi due libri della trilogia. E’ proprio la profondità filosofica a distinguere nettamente questi romanzi da molte altre “trilogie fantasy”; e in particolare da Narnia, a cui Pullman anzi si oppone nettamente, scegliendo di reinterpretare il Paradiso Perduto di Milton in una rilettura “al contrario”: per mostrare la sensatezza e l’inevitabilità dell’agnosticismo.
    Consigliabilissimi.

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