phishing di casa mia

Mi è appena arrivato un messaggio dalle solite sedicenti Poste Italiane. Stavolta però il messaggio non è stato filtrato da gmail e me lo sono trovato nella posta in arrivo; e in effetti, oltre ad avere un perfetto burocratese (artt. per articoli è un tocco di finezza), il testo aveva anche le lettere accentate al posto giusto. In effetti, è stato spedito da Aruba.
Anche il sito di phishing era fatto abbastanza bene, pur senza un nome a dominio ma solo con un indirizzo IP: per la cronaca, 217.201.199.39 che al primo colpo non era ancora conosciuto da Firefox come “web forgery” (adesso sì). I simpaticoni mi sono caduti sull’inserimento dei dati del conto corrente: ABI e CAB credo che siano unici per tutti gli utenti Posteitaliane, quindi non serviva chiederli. In compenso chiedevano il CIN, oltre che il codice dispositivo, e garantisco che occorreva metterlo giusto: sono dovuto andare a cercare un algoritmo per crearlo correttamente…
Ma il punto più sconcertante (per me) è che l’indirizzo IP in questione è allocato a … Telecom Italia Mobile. Ho appena telefonato al gruppo di sicurezza informatica interna :-)

“il traffico aereo è qui”

Non lo dico io, ma Roberto Formigoni, e se lo dice Roberto Formigoni è sicuramente vero. Che la regione Lombardia di cui Roberto Formigoni è governatore abbia messo tanti soldini su Malpensa – non so esattamente dove, ma li ha messi di sicuro – è indubbiamente ininfluente. Però vorrei provare a vedere le cose senza troppi paraocchi.
La frase di Formigoni è di per sé corretta, se per “qui” intendiamo l’Italia settentrionale in genere. Su questo penso siano d’accordo più o meno tutti. Ma se per “qui” intendiamo Malpensa, le cose diventano un po’ diverse. Basta già chiedere a un torinese o a un bergamasco (ma anche a molti milanesi), e ti diranno che loro di Malpensa non se ne fanno un tubo, anzi. Tutto il traffico che si è perso con il taglio dei voli Alitalia è traffico finto, che passava di là perché Malpensa doveva essere il secondo hub di Alitalia. Un po’ come i tir pieni di bottiglie d’acqua che dal nord vanno al sud e incrociano i tir pieni di bottiglie d’acqua che dal sud vanno al nord, insomma. Dal punto di vista di chi l’aereo lo prende, non c’è nessuna ragione specifica per andare a Malpensa, e anzi se sta al nord ci potrebbero essere ragioni per non andarci, visto che le distanze nella Pianura Padana sono piccole e i tempi morti di trasferimento diventano importanti… e qui torniamo al vecchio problema “fai un aeroporto in capo al mondo e non pensi nemmeno ad avere pronto un sistema serio e veloce di collegamenti su ferro?” (ma neanche su gomma, a dire il vero)
Se Malpensa fosse davvero il “qui” dipinto da Formigoni, insomma, l’unica differenza dopo la dehubbizzazione sarebbe l’aumento di voli verso l’Europa, e il fatto che non mi sembra esserci stato tutto quel rush mi fa credere che forse tutto quell’interesse non c’è. Occhei, magari è possibile che Alitalia non abbia rilasciato gli slot che non sta usando, e quindi gli altri vettori aerei siano impossibilitati a occupare il posto. Ma in tal caso mi chiedo come mai nessuno abbia posto il problema. O forse non me ne sono accorto io?

Moby Prince: Un caso ancora aperto (libro)

[copertina] Della strage di Ustica ufficialmente non sappiamo nulla, ma in pratica è noto a tutti che nella notte in cui l’aereo cadde in mare ci sono state molte, troppe coincidenze per non immaginare cosa possa essere successo davvero: e soprattutto se ne continua a parlare. Dei centoquaranta morti della Moby Prince, invece, non se ne ricorda nessuno. Gli atti processuali dicono che quella notte dell’aprile 1991 c’era nebbia, gli ufficiali di bordo scelsero per uscire dal porto una rotta pericolosa e intanto se ne stavano a guardare la partita in tv, e fatalità volle che il traghetto non si accorse dell’enorme petroliera davanti a sé e la speronò. Peccato che ci siano plurime testimonianze che giurano che di nebbia non ce n’era affatto, e che il traghetto abbia squarciato la petroliera dal lato rivolto al mare aperto. Enrico Fedrighini, con un lavoro meritorio che purtroppo rimane anch’esso quasi sconosciuto, ha raccolto in questo libro (Enrico Fedrighini, Moby Prince: Un caso ancora aperto, Edizioni Paoline 2005, pag. 364, € 13, ISBN 978-88-315-2857-3) tutti gli atti documentali di cui non si è affatto tenuto conto nel processo, e che fanno intuire che quella notte si stava svolgendo un traffico d’armi verso la Somalia (il nome di Ilaria Alpi non vi ricorda nulla?) con la fattiva collaborazione degli americani di Camp Darby, e che è stato scientemente scelto di non intervenire a salvare le persone del traghetto, possibili testimoni. Un mistero all’italiana riuscito fin troppo bene, purtroppo. L’unica pecca del libro è che il suo stile, soprattutto nelle prime cento pagine, è un po’ troppo sensazionalista: garantisco che non ce n’era bisogno.
Un’ultima considerazione. Qual è l’editore che ha avuto il coraggio di pubblicare il libro (di un sindacalista di base ancorché al Politecnico, impegnato politicamente coi Verdi)? Non ci credereste mai: le Edizioni Paoline (quelle di Famiglia Cristiana, insomma). Non c’è più religione.

Chi verrà eletto al Senato

Mentre tutti parlano, a NoiseFromAmeriKa agiscono, e hanno preparato la tabella con i seggi che verranno ripartiti tra i vari partiti al Senato e i corrispondenti eletti – a meno di modifiche nelle intenzioni di voto e a seconda di dove i pluricandidati opteranno di essere eletti.
Guardando i vari sondaggi, si nota che se si votasse oggi il PdL e il Fedele Alleaten (la Lega) avrebbero comunque la maggioranza assoluta: nella peggiore delle ipotesi, il sondaggio SWG, arriverebbero a 158 seggi dei 315 assegnati. In quel caso, effettivamente, i due senatori UDC sarebbero forse utili, e occorrerebbe comunque vedere il comportamento dei senatori a vita: ma a parte Rita Levi Montalcini e Oscar Luigi Scalfaro che immagino sarebbero contro a priori, non so cosa farebbero gli altri. Ma in tutti gli altri sondaggi il PdL raggiungerebbe almeno i 162 senatori che gli darebbero in ogni caso la maggioranza assoluta… se non metteranno un loro uomo alla presidenza del Senato.
Ma cosa potrebbe cambiare, in queste due settimane? Beh, ad esempio in nessun sondaggio la Destra ottiene il quorum. Ma se nel Lazio salisse all’8%, a scapito del PdL, i berluscones potrebbero anche perdere la maggioranza relativa, e i risultati cambierebbero piuttosto pericolosamente per Silvio. Dall’altra parte, la variabilità dei seggi assegnati alla Sinistra Arcobaleno implica che in molte regioni i sondaggi dicono che il partito patchwork è intorno all’8%: anche in questo caso un piccolo spostamento di voti effettivi potrebbe dare un risultato piuttosto diverso, pur non cambiando i rapporti in gioco a meno che – simmetricamente al caso precedente – siano voti spostati dal PD e facciano loro perdere la maggioranza, oppure sono voti in regioni rosse che erodono il bottino “di minoranza” del PdL.
In pratica, considerando che in queste ultime due settimane preelettorali i sondaggi non possono essere pubblicati, probabilmente i vari partiti si concentreranno più che altro sulle regioni in bilico. In Lombardia sentirò insomma quasi solo quelli della Sinistra Arcobaleno :-)

Parole matematiche: frazione

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Frazione è indubbiamente una parola latina, prestata solo in seguito alla matematica. Deriva infatti dal verbo “frangere”, che significa “rompere”: non per nulla un vetro infrangibile non si dovrebbe poter rompere. In italiano il termine è arrivato nel XIV secolo, presumibilmente per via ecclesiastica: tecnicamente, infatti, lo spezzare l’ostia nell’eucarestia è definita la frazione del pane, e addirittura la prima occorrenza latina di fractio è proprio in questo senso. Col tempo poi il significato è andato mutando, tanto che adesso si può parlare di una frazione dei partecipanti col significato di “una piccola parte”; il significato originario resta solo quando si “fraziona” un gruppo, o più spesso un partito politico, e in effetti si spezza l’unità precedente. Un altro esempio, un po’ meno allegro, è dato dalla “frattura” di una gamba.
Il termine entra in matematica nel 1606, per opera del solito Galileo. Non ci vuole molto a capire come gli sia venuta in mente l’idea: ancora adesso, quando si vuole spiegare ai bambini delle elementari cosa sono le frazioni, viene fatta vedere loro una torta, o una tavoletta di cioccolato, che viene rotta in tante parti. Più facile di così…
Il tutto lasciando da parte la frazione di un comune, che naturalmente mantiene il significato di “piccola parte” e non quella di “rottura del comune a causa degli attriti tra le persone che vivono ai lati opposti della strada principale del comune stesso” come potrebbe sembrare a prima vista!

Parliamo un po’ di Silvio

È vero: ultimamente, oltre che contro rep.it, sembra che ce l’abbia solo contro Uòlter. Per par condicio, prendo allora questo articolo su Silvio e lo commento un po’.
Innanzitutto, se i suoi sondaggi «confermerebbero un vantaggio del Pdl sul Pd dell’8,6%», direi che in effetti la differenza attuale stimata è sul 5%, forse anche un po’ meno. Andando avanti, è interessante leggere «Tutti i sondaggi ci dicono che nessun partito minore raggiungerà la soglia dell’8% necessaria per andare in Senato». I casi sono due: o Calderoli non ha detto a Silvio che la soglia al Senato è regionale, oppure lui lo sa benissimo però fa finta di nulla… in modo da poter dire «ogni voto dato ai partiti minori rappresenta un voto tolto al Pdl, l’unico che ha le possibilità di vincere e quindi un voto dato a Veltroni», dove ovviamente i “partiti minori” sono i traditori dell’UDC e di Tabacci/Baccini e i bravi ragazzi traviati da Storace. Infatti dai komunisti è tutto diverso: c’è «pericolo di accordo tra Veltroni e la Sinistra estrema, la Sinistra Arcobaleno in alcune Regioni». Mi chiedo solo cosa sia Sinistra Critica, se la Sinistra Arcobaleno è quella estrema…
Vabbè, l’avete capito: con Silvio non c’è mai storia, non è che un quotidiano si debba mettere a fare i salti mortali: bastano già le sue dichiarazioni!

e poi dite che ce l’ho con rep.it…

rep.it dà i numeri
Sono gli ultimi giorni possibili per mostrare i risultati dei sondaggi elettorali. Repubblica fa la sua analisi, e nota come il divario tra le due coalizioni maggiori sia tra il 5 e il 6%. Fin qua tutto bene. Poi dà i numeri precisi non tanto per il sondaggio commissionato da lei, dove la differenza è del 6.6%, ma per quello di SWG (vi ricorda qualcosa?), che riduce il distacco al 4.6% per il Senato. Ancora tutto bene. Ma poi riesce a scrivere «tenendo conto che l’assegnazione dei seggi senatoriali avviene su base nazionale» (castroneria bella e buona, ma ammettiamo pure che sia un errore di battitura) e soprattutto «e che la Lega non è presente nel centrosud, quel 4,6 di differenza può essere letto come un sostanziale pareggio.»
Qualcuno mi saprebbe dire cosa significa quest’ultima frase, buttata lì senza nemmeno provare a scrivere le percentuali – non che contino per il Senato, intendiamoci – che si immaginano per i due schieramenti divise per nord e centro-sud? Dove sarebbe il pareggio così sostanzialmente chiaro secondo rep.it? Ricchi premi e cotillons – tanto offre Eugenio S. – a chi lo sa spiegare.