la calunnia è un wikicello…

Io non me n’ero accorto, ma Giuseppe D’Avanzo si dev’essere arrabbiato parecchio, visto che ieri ha pubblicato sul quotidiano di cui è vicedirettore questo articolo, in cui si lamenta di una “frottola” (il fatto che lui e il collega Carlo Bonini siano pagati dal Sismi) che – sono parole sue – «attecchisce e finisce scolpita nella voce che mi riguarda su Wikipedia, ritenuta in Internet l’enciclopedia più democratica, perché aperta a tutti i contributi e a tutte le correzioni.»; fa le sue ricerche e scopre che «quella bufala è stata sistemata lì da un computer del Senato della Repubblica italiana», paragonandosi implicitamente a chi ha visto la propria voce “aggiustata” da Cia e Vaticano.
So che bloggher molto più importanti di me ne stanno per parlare con maggior cognizione di causa, e non intendo rubare loro il lavoro; ma vorrei comunque dire un paio di cose ai miei ventun lettori. Innanzitutto, è assolutamente vero che la voce su D’Avanzo è stata creata da un computer della rete del Senato della Repubblica, come si può vedere lanciando il comando whois 82.112.217.1. Vi invito però a leggere non tanto la versione attuale linkata prima ma il testo originale. A parte gli errori di formattazione, la mancanza di fonti e lo stile di scrittura che è davvero sciatto e contribuisce ad abbassare il valore dell’enciclopedia tutta, non c’era affatto scritto “D’Avanzo ha preso soldi dal Sismi”, ma “È stato chiesto in un’interrogazione parlamentare se D’Avanzo avesse preso soldi dal Sismi”. Una mezza notizia, perché non veniva riportata la risposta a tale interrogazione (adesso c’è, fortunatamente) ma non certo una falsità o una calunnia.
L’articolo di D’Avanzo, più che una apologia di sé stesso, mi dà tanto l’aria di essere un messaggio in codice; ho sempre più la brutta impressione che Lassù In Alto stiano facendo una serie di giochi che non riesco a comprendere per mancanza di informazione, e la cosa vi assicuro mi dà parecchio fastidio :-)

drop.io

Se avete bisogno di uno spazio condiviso fondamentalmente anonimo – io non mi fido mai dell’anonimato in rete – potreste buttare l’occhio su drop.io. Tu puoi crearti un “drop”, vale a dire una directory “discreta” (il gioco di parole viene persino meglio in italiano: in inglese devono spiegare che è “discrete – tes, ‘ete'”) dove mettere fino a 100 MB di contenuti. Il nome della directory può essere casuale oppure se ne può scegliere uno di almeno sette lettere; e si può anche definire per quanto tempo questa directory debba esistere, anche se poi il tempo può essere prolungato a piacere. Il tutto può essere protetto – ma anche no, è a scelta del creatore – da una doppia password: per accesso e amministrazione del drop.
I file vengono poi presentati in modi diversi: è possibile scegliere la vista “blog” (dal più recente in giù), oppure “media”, quella standard, o ancora una ottimizzata per telefonini. Tra i gadget presenti nella versione attuale, che sta per essere ulteriormente migliorata, c’è ad esempio la possibilità per l’amministratore non solo di cancellare di colpo tutto ma anche di rinominare il drop, cosa che a volte fa sicuramente comodo; si può poi dare accesso al proprio drop solo in lettura o anche in aggiunta e in modifica contenuti. Il tutto infine con la certezza che i file non vengano indicizzati dai motori di ricerca. Ah: almeno negli USA puoi telefonare al tuo drop e lasciare un messaggio vocale che viene convertito in MP3. Non ho verificato se funzioni anche via Skype.
Un Vero Paranoico diffiderà sicuramente del servizio, ma secondo me ha la sua utilità!

comunicazione interna

Ricordate il “concorso letterario Telecom”? quello dove ero stato trombato brutalmente? (per gli smemorati, leggi qua). Bene, oggi mi è stato recapitato il libro (pubblicazione fuori commercio in 1000 esemplari riservata ai dipendenti del gruppo Telecom Italia; foto di copertina di Gianni Berengo Gardin) con i 66 racconti finalisti. Il tutto via corriere interno, e fin qua passi, ma con obbligo di firma della ricevuta. La mia sede è come sempre sconosciuta, tanto che mi avevano telefonato ieri per dirmi che erano due giorni che non mi trovavano. In tutto, non so quanti soldi siano stati spesi
Visti con questa lente, i centomila euro dati a Lucia Annunziata per la Consulenza d’Egitto non sono poi così fuori standard.

nono Sysadmin Appreciation Day

Tutti noi che manteniamo una presenza diretta in rete abbiamo un sysadm. Io a dire il vero ne ho due (uno per la connettività, uno per il sito). Oggi (l’ultimo venerdì di luglio: il giorno della settimana non credo sia stato scelto a caso) è il Sysadmin Appreciation Day, l’unico giorno dell’anno in cui abbiamo il dovere morale di ricordarci di chi ci permette di appestare il mondo con testi foto video e così via. Poi non lo si fa lo stesso – a me non è mai capitato di essere ringraziato quando gestivo beatles.cselt.it – ma magari si può fare un’eccezione per una volta!

ostruzionismo della maggioranza

Il governo Berlusconi IV è partito a tamburo battente, forte della netta maggioranza di voti ottenuti alle elezioni e della ancor più ampia maggioranza nei due rami del parlamento. Ha delocalizzato la rumenta napoletana, ha cancellato col decreto legge 112 non so quante centinaia di leggi tendenzialmente inutili o dannose (almeno per qualcuno); ha fatto approvare il decreto sicurezza, sospendendo “per sicurezza” i processi non d’interesse; ha fatto in modo che il PresConsMin possa lodare il Lodo, grazie a quell’angelino di Angelino. È vero, con Alitalia sta ancora traccheggiando, ma la colpa è sicuramente di Intesa-Sanpaolo che non si decide a presentare il piano di salvataggio.
Epperò c’è ancora una Commissione Parlamentare che non è ancora riuscita a costituirsi. Per l’ennesima volta, la nomina del presidente della Vigilanza Rai è andata buca.
Piccola parentesi per chi non è esperto di politica. La prassi prevede che la maggioranza lasci alla minoranza la presidenza delle commissioni parlamentari di controllo: ad esempio nella scorsa legislatura la Vigilanza Rai era presieduta dall’aennino Mario Landolfi. In effetti, al Copasir (Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, ex Co.pa.co.) nel maggio scorso è stato eletto all’unanimità Piacione Rutelli, che evidentemente piaceva a tutti. L’altra commissione bicamerale, per l’appunto la Vigilanza Rai, non ha avuto questa fortuna. Come mai? Semplice.
PD e IdV si sono accordati per proporre come presidente Leoluca Orlando. La cosa non è piaciuta affatto alla maggioranza di governo, che è anche maggioranza all’interno della commissione: così tutte le volte che viene convocata una riunione i rappresentanti di PdL e Lega si guardano bene dall’andare a partecipare, non si arriva al numero legale, e ai pochi presenti non resta che salutarsi e andare in buvette a bersi qualcosa.
Se a qualcuno non fosse ancora chiaro che il Pdl-pensiero si può riassumere in “voi scegliete chi vi pare, basta che scegliate quello che vi segnaliamo noi” vi cito letteralmente le parole di Alessio Butti, capogruppo PdL in commissione, come riportate da Repubblica: «Non essendoci state novità sostanziali il Pdl non parteciperà al voto e continuerà su questa linea fino a quando non vi saranno le condizioni per procedere, di comune accordo, sia all’elezione del presidente della Vigilanza sia al rinnovo del cda Rai con la condivisione del presidente». Come volevasi dimostrare.
C’è solo una cosa peggiore di questo ennesimo aspetto del rispetto delle minoranze da parte dell’accoppiata PdL-Lega: il silenzio dei quotidiani non politici (rep.it da questo punto di vista è chiaramente schierato, quindi non fa testo). Chissà, forse conviene anche a loro che in Rai stiano tutti bloccati e zitti.

Roma 1908: Il congresso internazionale dei matematici (libro)

[copertina](se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
La matematica è fatta dai matematici. L’affermazione può sembrare lapalissiana, ma non è affatto così: non si può prescindere dalle interazioni tra le persone se si vuole capire come si è sviluppata la materia. Questo era già vero nel Rinascimento, con gli epistolari tra i vari matematici dell’epoca, ma con i secoli è diventato sempre più vero. Ecco cosi che questo libro (Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi, Roma 1908: Il congresso internazionale dei matematici, Bollati Boringhieri – Universale n.555, marzo 2008, pag. 215, € 17, ISBN 978-88-339-1866-2) non parla affatto di matematica – non ci troverete una formula che sia una – bensì dei matematici, soprattutto italiani ma anche stranieri, di esattamente cent’anni fa. Nel 1908 Roma ospitò infatti il terzo congresso internazionale dei matematici: un sicuro riconoscimento all’importanza che la scuola italiana era riuscita ad ottenere in soli cinquant’anni, in pratica dalla riunificazione della penisola che casualmente coincise con la creazione a Bologna della cattedra di Geometria Superiore affidata a Luigi Cremona. La parte centrale del libro racconta quindi la preparazione del congresso del 1908, partendo da un’ampia carrellata della situazione della matematica in Italia e nel mondo occidentale; di come sono nati i primi congressi, e delle diatribe tra la scuola francese e quella tedesca, con gli inglesi e gli americani ancora indietro e gli italiani che si facevano largo in campi poco seguiti… un po’ come capita ancora oggi con le Olimpiadi. La parte finale mostra poi come l’unità che nonostante tutto i matematici riuscivano più o meno a mantenere fu del tutto spezzata con la Prima Guerra Mondiale, tanto che il congresso di Bologna del 1928, fortemente voluto da Mussolini, fu ben diverso. In appendice si trovano infine le prolusioni che Volterra, Poincaré e Vailati presentarono al congresso: documenti preziosi per vedere “dal vivo” come la matematica riconosceva sé stessa all’inizio del secolo passato.

assistenza interna telecom

Alla fine, dopo avere visto che il Samsung SGH-i780 mio non si comportava come quello dei miei colleghi (leggi, a parità di configurazione non ne voleva sapere di agganciare i satelliti GPS) ho alla fine accettato la dura realtà: il povero cellulare soffriva di una tara genetica. Nema problema: è un apparato di servizio, lo pago anche in piccole comode rate mensili, e quindi lo mando a far riparare! Sì, dev’essere così.
Problema di base: scoprire cosa devo fare. In teoria posso aprire una chiamata dall’help desk interno, esternalizzato ad HP-DCS. Esiste anche un menu vocale apposta. Quando al terzo giorno sono finalmente riuscito ad avere una risposta, scopro che l'”assistenza” si limita a ripetere le informazioni scritte nel documento di configurazione che ci hanno inviato, e che magari qualcuno non ha letto o compreso. Strano: ai dirigenti davano un altro modello. Nuovo giro, e richiesta informazioni alle segretarie, anzi al “punto delega”; questo significa “mandare una mail a Trento”. Risposta: “noi non ne sappiamo nulla”. A questo punto provo con quello che ci ha consegnato il telefono, che mi dice “sì, puoi venire qua, ma devi portare tutta la scatola con tutti gli accessori. Noi mandiamo il tutto in Samsung, e loro ce lo rimandano… in questo periodo va bene, in una settimana o giù di lì ritorna indietro”.
Ora, è vero che avevo un cellulare di scorta (il vecchio Nokia 6680 che ho riscattato), quindi ho semplicemente spostato la SIM. Ma è anche vero che sono un dipendente della maggior compagnia italiana di telefonia mobile, e mi sarei aspettato che ci fosse un pool di telefonini in più per avere una scorta nel momento in cui si manda in riparazione quello che non funziona. In effetti capitava così fino a tre anni fa; poi hanno detto “no, però vi lasciamo il telefonino vecchio come backup” (un Nokia 3650, che funziona ancora quasi del tutto in effetti), e adesso siamo arrivati a questo punto. Nel caso qualcuno volesse chiedermi un favore per vedere dove si è persa la sua pratica telefonica, sappia che è in buona compagnia :-(

“polizzia”: la memoria è scarsuccia

Come da funzione istituzionale dei blog italici, immagino siano stati in molti ad avere linkato questa notizia di La Repubblica (ma la trovate anche su La Stampa): che è stato cioè comprato uno stock di divise fatte produrre in Polonia per risparmiare sui costi, e che quando le divise sono arrivate si è scoperto che c’era scritto “POLIZZIA” con due zeta.
Il punto è che io ero convinto di averla già letta, quella notizia: ho fatto così una rapida ricerca, e sono finito su questo articolo de Il Giornale, datato 6 ottobre 2007. Stessa storia, con il Viminale che ha fatto una gara al ribasso e scoperto solo dopo la brutta sorpresa. Solo qualche piccola differenza: nel caso del quotidiano della famiglia Berlusconi la produzione è stata fatta in Romania e non in Polonia, e chi si è lamentato era stato il segretario del Sap, e non il responsabile Ugl.
Direi che a questo punto la cosa si fa davvero interessante.
– Una qualche agenzia ha tirato fuori dai suoi fondi di magazzino questa notizia, “tanto siamo in estate e non legge nessuno”?
– Abbiamo un caso di leggenda metropolitana che si sta diffondendo attraverso i quotidiani, con qualche piccola modifica come capita sempre in questi casi?
– Repubblica e Stampa partono dal principio che tanto nessuno dei loro lettori avrebbe mai toccato il Giornale?
– Il Viminale, anzi il Veca che è il magazzino vestiario della polizia, è riuscito a trovare per due volte di fila un’azienda che non sa scrivere “Polizia”?
– Per due volte di fila l’ordine è partito da un graduato siciliano, per cui la doppia zeta è assolutamente normale?
– Quelli del Giornale sono dei veggenti?
– La pagina del Giornale è stata modificata oggi, mentre io venivo trasportato in questo universo da un mondo parallelo dove in effetti la fornitura errata era capitata l’anno scorso e non adesso?
Peccato che io come scrittore non valga molto, perché secondo me uno bravo ci potrebbe tirare fuori un bel romanzo da pubblicare a puntate. Su un quotidiano, chiaro.
P.S.: che poi non sarebbe comunque stata la prima volta; né credo che nel 1993 pensassero già a delocalizzare la produzione.