Leggo da Livingston che a ottobre 2009 con ogni probabilità chiuderà la libreria romana Babele (la dependance milanese è già sparita, ma di quella non penso se ne siano accorti in tanti).
Se anche uno come me conosceva di nome quella libreria, significa che aveva una certa importanza: nulla da eccepire. Però c’è qualcosa che non mi torna: non tanto nelle parole dei fondatori quanto nel commento di Marco.
Per come vedo io la cosa, il problema non è “Babele chiude perché è una libreria gay”. Tutte le piccole librerie hanno le stesse difficoltà, e in questi anni anche quelle specializzate sono finite su questa brutta china; i bestseller li si trova ultrascontati negli ipermercati, e per la letteratura di nicchia ci sono le librerie online. Inoltre, se i fondatori di Babele affermano che oggi è più facile trovare libri di argomento lgbt nelle librerie generaliste, posso immaginare che la cosa sia vera.
Quello che traspare dall’annuncio, o almeno quello che ho capito io, è che comunque sembra terminata anche l’esperienza di fornire un punto d’incontro e di confronto per la comunità lgbt. Ora, non ho esperienza al riguardo, tanto meno a Roma: però mi sa che il vero problema sia appunto quest’ultimo, e la crisi della libreria sia solo qualcosa di secondario. Non che abbia delle soluzioni in nessuno dei casi, ma forse in questo modo per qualcuno è più facile avere delle idee al riguardo.
_Scintille matematiche_
A differenza dei libri precedenti usciti nella collana Sfide matematiche, il libro di Paolo Toni (Paolo Toni, Scintille matematiche, RBA Italia – Sfide matematiche 10, 2008 [1985], pag. 244, € 9,99) è prettamente didattico: l’autore afferma che tutti gli esercizi sono risolubili con le conoscenze matematiche del biennio delle superiori, e molti sono alla portata dei bimbi alla fine delle elementari. Non aspettatevi pertanto di trovare racconti più o meno credibili che incorniciano i problemi, e siate preparati a vedere problemi simili esposti l’uno immediatamente dopo l’altro. Tenendo presente questa scelta di base nell’assemblaggio, il libro è fatto molto bene: la parte delle soluzioni non si limita a dare la risposta e il metodo di risoluzione, ma spesso sconfina nella didattica per spiegare come i ragazzi possano essere tratti in inganno da formulazioni diverse dello stesso problema, e dove tendano a sbagliare. Un ottimo testo di supporto per un professore che non voglia limitarsi a seguire pedissequamente il programma.
segnali della crisi
Se siete assidui acquirenti nei negozi chic, probabilmente saprete già dell’esistenza dei pre-saldi: se siete nella mailing list del negozio stesso, qualche giorno prima dell’inizio dei saldi vi fanno uno sconto identico o quasi a quello ufficiale e guadagnate in tranquillità, evitando le resse.
Venerdì però Anna ha ricevuto una lettera da Fratelli Rossetti, dove annunciavano appunto i presaldi “già da subito”. Con un mese di anticipo, e soprattutto ben prima di Natale. Questi sono segnali pesantucci di un calo di fatturato, mi sa.
calzolaio…
Non vorrei dire, ma se qualcuno vuole proprio mandarmi un messaggio di spam pubblicizzando la propria società di traduzioni magari dovrebbe scriverlo un po’ meglio di così:
Faciamo le traduzioni di vari testi in 17 lingue.
sotto colist-translator potete inserire il testo desiderato, calcolare online un preventivo (il prezzo viene mostrato subito) e inviarci.
Nostri taduttori sono soltanto di madrelingua. Così una traduzione perfetta è garantita.
Insomma, babelfish funziona meglio…
Censura, stavolta in UK
A me la notizia era arrivata ieri pomeriggio da Marco d’Itri, ma ormai penso la sappiate tutti: come fa notare la Capa, il Corsera ha scritto al riguardo, unico tra i grandi quotidiani online. Dai primi due link che vi ho dato trovate tutta la storia, ma faccio comunque un riassunto per i più pigri.
Da noi in Italia il governo invita “gentilmente” gli Internet Provider a bloccare l’accesso ai siti “cattivi” (quelli pedopornografici, dove il termine è inteso in maniera piuttosto ampia, e quelli di scommesse che non pagano il pizzo all’AAMS). Nel Regno Unito nessuno si sognerebbe di bloccare le scommesse e nessuno accetterebbe imposizioni statali: però il 95% degli internet provider locali fa parte di un’associazione che blocca volontariamente le immagini pedopornografiche. Tecnicamente viene fatta una redirezione della vostra richiesta, che non arriva più al sito originale ma a un proxy che verifica se la pagina richiesta è “buona” e la chiede a sua volta, oppure vi risponde picche.
Venerdì sera sono state aggiunte due pagine di wikipedia in lingua inglese: quella dell’album degli Scorpions Virgin Killer e dell’immagine della copertina dell’album, http://en.wikipedia.org/wiki/Image:Virgin_Killer.jpg. Non l’ho scritta come link perché se uno vuole vedersela deve farlo esplicitamente. Per la cronaca, la copertina mostra una ragazzina preadolescente nuda, con le righe di un vetro rotto che coprono il pube. Sempre per la cronaca, la copertina restò in uso dal 1976 (data di produzione dell’album) fino al 2004, quando in un cofanetto con le riedizioni degli album degli Scorpions il CD apparve con una nuova copertina. Amazon, che fino alla scorsa settimana manteneva tranquillamente la copertina, l’ha tolta senza dire nulla: play.com, che pure è britannico, al momento in cui scrivo la fa ancora vedere a http://www.play.com/Music/CD/4-/3348266/In-Trance-Virgin-Killer/Product.html.
Premesso che trovo la copertina di pessimo gusto, ribadisco che a mio parere non è per nulla pornografica, e chi ha potuto pensare diversamente ho il sospetto che abbia dei forti problemi di suo. Ma soprattutto, se per decenni quel disco è stato venduto in svariate nazioni del mondo, com’è che ci si è svegliati solo ora? Tra l’altro, la cosa ha avuto risonanza internazionale perché Wikipedia è ovviamente famosa, e perché l’accesso all’enciclopedia è stato rallentato fin quasi al blocco – e bloccato in scrittura agli anonimi – per un’intera nazione; ma chissà in quanti casi non ci si è accorti di niente. E chissà cosa succederà quando si accorgeranno di tutti quei bimbetti nudi col pisello al vento che fanno i putti nei quadri del Seicento e Settecento.
L’idea di un gruppetto di persone che decide cosa può essere visto e cosa no a me continua a far paura.
Bilancio di una carriera di corista
Come avevo già deciso fin dall’inizio di questa avventura, mi sono buttato a cantare la Nona di Beethoven perché questa era una di quelle occasioni che capitano una volta nella vita, ma non ce la farei a gestire un impegno continuativo. Ecco un resoconto complessivo, tralasciando i problemi a San Marco di cui ho parlato in separato post.
Cantare in un coro è un’esperienza che è difficile da spiegare a chi non l’ha mai fatto. È completamente diverso dal cantare da soli, o anche semplicemente all’unisono accompagnati da una chitarra. Nel coro tu canti insieme a quelli col tuo tipo di voce – il che ti aiuta e ti dà quella sensazione di appartenenza, ma hai anche le altre voci che giocano con te e con cui ti incroci in plural tenzone; e questo aumenta esponenzialmente il piacere di cantare, soprattutto quando dopo le prime prove si riesce a prendere le proporzioni ed essere abbastanza sicuri della propria parte. Una produzione enorme come quella a cui ho partecipato – 102 coristi! – moltiplica ancora il piacere, perché senti la massa delle voci e sai che è anche in parte opera tua. A Lodi ci hanno detto che superavamo in volume di suono l’orchestra stessa! Il nucleo centrale del coro, quelli insomma del Cantosospeso, si sente che è formato da persone che non solo amano la musica ma sono anche molto coese e hanno uno scopo comune: non è da tutti rimettersi a cantare il repertorio del coro in pullman mentre tornavamo da Lodi.
Per quanto riguarda la Nona, non bisogna aver paura di affermarlo: è kitsch. Nel quarto movimento c’è un certo punto in cui l’orchestra parte come fosse una banda di paese: il tema dell’Inno alla Gioia, che poi è addirittura assegnato inizialmente ai contrabbassi, è in effetti banalotto e ci si può chiedere perché mai in una sinfonia ci debba essere il coro. Tutto questo ovviamente in teoria, perché quando alla fine del recitativo del baritono la parte maschile del coro risponde due volte “Freude!”, bastano quelle quattro sillabe per capire come poi non sia così importante il valore musicale dell’opera, quanto quello che sta dietro: e quello sì che vale davvero molto. Personalmente avrei eseguito la sinfonia un po’ più lenta, ma credo e spero che chi l’abbia ascoltata abbia sentito quella sensazione che poi è forse la ragione per cui l’Inno alla Gioia è stato scelto come inno ufficiale dell’Unione europea.
Ad Arcore è stato bello cantare prima dell’esecuzione ufficiale solo per i bambini: alcuni erano un po’ addormentati o scocciati, ma lo sguardo di un paio di loro mi è bastato per essermi guadagnato la giornata. Lodi – ma quanto è bello il duomo! – invece è stato più serio, con discorso iniziale di sindaco e vescovo che effettivamente fa tanto provincia italiana o se preferite anni ’50. Sto cercando di capire se e quando uscirà la registrazione del tutto.
P.S.: com’è che nessuno ha risolto la crittografia mnemonica della scorsa settimana? :-(
vi siete preparati per il prossimo carnevale della matematica?
Ricordo a tutti che domenica prossima è il 14 del mese, e da Matematica 2005 troverete la prossima edizione del Carnevale della Matematica. Mandate entro venerdì i vostri contributi a ehypatia[at]gmail.com.
Ciò detto, ricordo a tutti che non c’è ancora nessuno che si è offerto per ospitare le prossime edizioni del Carnevale (forse Marcello ha chiesto febbraio…) Mi state dicendo che la spinta propulsiva si è esaurita? Inutile dire che anche se ne avete già ospitato uno potete comunque rimettervi in lista!
Inaugurazione segreta
Oggi alle 12:30 Anna e io eravamo in piazzale Lagosta ad aspettare l’11. In lontananza vediamo arrivare un tram verde, e pensiamo “probabilmente è il 7”. Poi il tram si è avvicinato e abbiamo visto che era… un 31.
Sì, a Milano la linea 31 non esiste da decenni, ma la nuova metrotranvia Milano-Cinisello riprenderà questo numero in onore di una vecchia linea che finiva in Fulvio Testi angolo Bignami. Quello che abbiamo visto era probabilmente il viaggio di inaugurazione, con un po’ di gente ATM dentro il tram, il cui numero di serie era opportunamente 7131 ed aveva tutta una pubblicità adesiva che spiegava come dal 7 dicembre si potesse andare da Milano a Cinisello senza code. In effetti oggi è il 7 dicembre: peccato che la metrotranvia non sia affatto completata, e che in effetti il sito ATM non porti traccia dell’inaugurazione della nuova linea. Un addetto ATM che era lì alla fermata era stupito quanto me, del resto.
Insomma, i casi sono due: o avevano già preparato la pellicola da mettere sopra il bus, e quindi dovevano far partire una vettura il 7 dicembre, oppure in realtà l’inaugurazione sarà il 7 dicembre 2009 e quello che abbiamo visto oggi era solo l’effetto di una distorsione spaziotemporale.
(ho fatto qualche foto al volo, perché poi l’11 stava arrivando davvero: uno – due – tre)