Come potete andare a vedere direttamente alla fonte, la sesta edizione del Carnevale della Matematica ha avuto un successone superiore a ogni aspettativa (almeno mia), con una quantità di contributi davvero eccezionale.
Ma naturalmente qui non si è mai fermi, e sono certo che tutti voi state pensando a cosa potete scrivere per il Carnevale #7 che si terrà da Marcello Seri. Ricordo anche che il Carnevale deve essere ospitato da qualcuno: al momento abbiamo terminato l’anno, ma da gennaio sono liberi tutti i mesi che volete (e sì, potete anche ospitare una seconda edizione, mica è vietato!)
E anche quest’anno si ricomincia
Stasera è il giorno decisivo. Riprenderò ad andare in palestra, dopo che a fine luglio ho pagato sei mesi di abbonamento (che inizierà oggi perché così finisco il 13 aprile quando inizierà a fare troppo caldo per i miei gusti).
Come ho già scritto negli anni passati, la prima settimana sarà molto tranquilla, giusto per riuscire a stare male ma non troppo male: vi anticipo subito che mercoledì e giovedì farò un po’ di fatica a scrivere, visto che avrò tutti i muscoli indolenziti :-) Faccio però notare come il raffreddore con mezza influenza me lo sono beccato la settimana scorsa: non ho proprio nessuna scusa, insomma.
65 anni fa
Leggo sulla Britannica (sì, c’è anche scritto su wikipedia, ma gli altri sono arrivati in tecnologia push) che il 13 ottobre 1943 il governo Badoglio dichiarò guerra alla Germania. La cosa in effetti mi fa pensare un paio di cose. Innanzitutto, a differenza del 25 luglio e dell’8 settembre, questa data è finita nel dimenticatoio, il che è un po’ strano in una nazione che afferma di essere nata dalla Resistenza. La seconda è che mi piacerebbe leggere un resoconto di cosa è successo dalla fuga a Brindisi. Ci è voluto un mese abbondante per riavere una parvenza di governo? Ci sono state delle discussioni? Al centro-nord sapevano qualcosa?
Immagino che ci saranno dei libri di qualche storico che parlano con dovizia di questo periodo: se qualcuno me ne suggerisse uno gliene sarei grato.
Ciclismo e doping: Giro vs. Tour
A quanto pare, Lance Armstrong tornerà a correre e sceglierà il Giro d’Italia.
Il mercato e la sinistra
Dalla fine dell’anno scorso hanno cominciato a sventrare la zona intorno a piazzale Lagosta per i lavori della metro 5. Oltre ai casini generali generati dalle vie chiuse, ristrette e altro, in questo caso c’è stato un problema in più: il martedì e il sabato lì c’è (c’era) il mercato. In pratica è un anno e mezzo che tutti si chiedono dove diavolo spostare i banchi: li abbiamo visti prima in viale Zara, poi verso via Pollaiuolo, sempre tra gli alti lai dei commercianti da un lato e degli abitanti della zona dall’altri.
Ora, a quanto leggo da DNews, sembra che sia stata trovata una soluzione: il mercato si sposterà sul cavalcavia Bussa (quello che avevano trasformato in parcheggio per i locali). Considerato che è capitato già abbastanza spesso di vedere dei mercatini, l’idea non mi sembra male, anche se so già che non ci potranno stare tutti i banchi ma immagino solo quelli degli alimentari: meglio comunque che il caos attuale. D’altra parte, se 123 ambulanti su 126 hanno accettato l’ennesimo spostamento si direbbe che non sia poi la fine del mondo. Peccato che – sempre secondo DNews – i “partiti della sinistra radicale” (Prc e Pdci, per la cronaca) non siano d’accordo. Perché? boh. Leggere l’articolo di DNews, viste le tendenze politiche del quotidiano, chiaramente non dà informazioni utili. Leggere il volantino appiccicato in giro forse sì: però la rapida scorsa che gli detti ieri mentre con Anna tornavamo a casa non mi ha permesso di capire nulla, nella miglior tradizione della sinistra italiana dove è richiesta un’attenta esegesi per riuscire a distillare l’eventuale significato del testo.
Quello che dico io è “se è vero che gli ambulanti sono d’accordo, ed è vero che gli abitanti locali sono d’accordo, perché buttarla in politica?” Poi mi ricordo che in effetti io di politica non ne faccio :-)
password di lavoro
Io ho accesso a una serie di server di esercizio, insomma di quelli dove passa il traffico messaggistico vero (non quello TIM, lo dico subito). Dopo tutto il casino di Tavaroli&Friends, sono state definite una serie di misure di sicurezza che permettono di sapere sempre chi sta facendo cosa. Tra queste misure ci sono anche quelle relative alla password, che deve essere cambiata ogni tre mesi.
L’ultima volta mi sono dimenticato di cambiare password in tempo, e per sbloccare gli accessi ho dovuto sottostare a una procedura assolutamente incredibile, col mio capo che doveva spergiurare che io sono un bravo ragazzo. Stavolta mi sono fatto furbo, e mi sono messo un allarme di Google Calendar. Oggi mi sono così accinto a cambiare la password sui tredici sistemi: il concetto di password condivisa non è ancora entrato nel sistema operativo di questi computer. In compenso la quantità di vincoli sul formato della password è favolosa: deve essere esattamente di 8 caratteri, deve avere almeno un carattere alfabetico, uno numerico e uno speciale (ma non virgola, due punti o virgolette) e non deve essere “nello storico”. Il guaio è che la definizione di “storico” è modernissima: se la mia vecchia password è “pip11.po”, infatti, la password “pip12.po” non può essere usata. Mi ci sono voluti otto tentativi (più tutte le volte che scrivevo “passwd” e non “password” per trovarne una utilizzabile e che potessi ricordarmi senza tatuarmela su un braccio.
E il meglio è che io non ho mai operato su questi sistemi: l’unica cosa che faccio è cambiare la mia password.
Ossimori
Questa settimana Cesano Maderno ospita il primo Festival filosofico della Brianza.
L’immagine del mondo nella testa (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!) Valentino Braitenberg è un noto cibernetico. Da una decina d’anni è in pensione, dopo essere stato alla guida del Max Planck Institute per la Cibernetica Biologica di Tubinga, e quindi ha più tempo a disposizione per vagare in quel vasto territorio della “filosofia presocratica”, come la definisce lui. Ha così scritto questo libro (Valentino Braitenberg, L’immagine del mondo nella testa [Das Bild der Welt im Kopf], Adelphi – Biblioteca scientifica 43, 2008 [2003], pag. 171, € 18, ISBN 978-88-459-2252-7, trad. Tommaso Codignola, editing Maurizio Bruno) come una serie di appunti per sé stesso prima che per i lettori su come il cervello può farsi un’immagine del mondo esterno. In realtà ci sono due livelli diversi. Nei primi capitoli in effetti c’è un approccio più filosofico, che potrei scherzosamente definire a “monologo socratico”; quando si passa alla fisiologia del cervello la parte scientifica aumenta di importanza, anche se paradossalmente le ipotesi che fa non sempre sembrano così certe, immagino proprio perché non è stato possibile fare degli esperimenti per dimostrarle.
Ho trovato molto interessante la parte in cui ha “rivisto la fisica” nel terzo capitolo, perché è un punto di vista piuttosto diverso da quello che si può leggere di solito. Anche parte dei capitoli sul cervello hanno del materiale interessante, soprattutto visto che le mie conoscenze erano ferme agli anni ’60. Però nel complesso il libro non è null’altro che un divertissement.