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Denunce sociali (network)


Io non so chi sia la signora Gentilini e non so quale sia la sua storia: già in genere fuggo via dal clickbaiting, se poi devo vedere un video non ne parliamo. Ma l’idea che per fare una denuncia (sociale, immagino) qualcuno decida di pagare per un post sponsorizzato su Facebook mi sconcerta.

Ultimo aggiornamento: 2017-03-26 10:21

Facebook e le fake news

Avrete sicuramente letto che in questi giorni Facebook ha cominciato a testare la funzionalità di “segnalazione bufale”, che tanto clamore aveva suscitato all’atto del suo annuncio. Per il momento a quanto pare funziona solo per gli americani: almeno a me la pagina relativa di help mi dice “ciccia”. Leggendo però quanto scritto da Gizmodo concordo con loro: Zuckerberg ha fatto il miglior compromesso possibile. In pratica l’avviso è sulla singola notizia, e non su tutto il sito, e soprattutto si limita a indicare che la notizia è “disputed”, cioè controversa, e aggiungere le fonti che la indicano come tale. Devo dire che mi ha lasciato molto perplesso il fatto che tutto questo sia fatto da esseri umani: ero convinto che si potesse automatizzare praticamente tutto, anche considerato il fatto che se non erro la lista dei siti che sono stati scelti per controllare le notizie non è poi infinita. Tutt’al più mi sarei aspettato che oltre un certo numero di segnalazioni da parte degli utenti il sistema partisse per conto suo, e tutt’al più l’omino della situazione desse l’ok finale; ma leggendo il Post direi che non è così. Se questo non è possibile, vuol dire che i sistemi intelligenti non sono ancora poi così intelligenti nemmeno in un campo relativamente ben delimitato come questo; e tra l’altro i tempi di segnalazione si allungano parecchio.

Perché compromesso? Beh, semplice. Chi sceglie le terze parti che contestano un articolo è sempre Facebook, e così siti come RT possono criticare la cosa anche a ragione. Forse aggiungere anche la lista dei siti che ritengono reale la notizia aiuterebbe, perché almeno a prima vista ci sarebbe un certo qual equilibrio, ma qui si ritorna alla casella 1. Io non voglio che ci sia qualcuno che mi dica “questo è vero e quest’altro è falso”. Ma d’altra parte non ho nemmeno il tempo di informarmi su tutto a livello tale da riuscire a capire quando una notizia falsa-ma-ben-fatta è appunto falsa. È vero che almeno il 95% delle bufale su Facebook sono fatte così male che non ci vuole molto ad accorgersene, ma non è detto che in futuro sarà sempre così. Il risultato pratico è che dopo un po’ io comincio a ritenere un sito “affidabile”, il che è una cosa pericolosissima. Tanto per fare un esempio pratico, io spero di essere abbastanza affidabile quando si parla di matematica, ma sono totalmente inaffidabile se si passa alla fisica. Lo stesso capita per i siti: basta spostarsi appena un attimo dal loro core business, e prendono cantonate tanto quanto noi. Insomma bisogna continuare ad azionare il cervello (e probabilmente studiare un po’ di retorica per accorgersi dei trucchi usati nei testi, ma quello è in effetto più complicato). Vedere solo scritto “X e Y contestano la notizia Z” rischia di far passare automaticamente il concetto “Z è falso”, il tutto sotto il benevolente cappello di Facebook. Non è proprio possibile far fare un po’ di alfabetizzazione informatica, oltre a queste segnalazioni?

P.S.: Ho chiesto a un mio amico americano di copincollarmi il testo della pagina di help: ecco il risultato.

You may see that certain news stories are marked as disputed on Facebook. News stories that are reported as fake by people on Facebook may be reviewed by independent third-party fact-checkers. These fact-checkers will be signatories of the non-partisan Poynter Code of Principles. A story may be marked as disputed if these fact-checkers find the story to be fake.
To see why a news story was marked as disputed on Facebook:
Hover and click underneath the disputed story.
Click About Disputed Stories, or go directly to the independent fact-checking website.

Altro che CAPTCHA

Leggo sul Post che in Norvegia hanno provato a usare un nuovo sistema per ridurre i commenti fuori tema agli articoli: prima di commentare occorre rispondere ad alcune domande sul testo dell’articolo stesso. Il sistema non sarebbe usato sempre, ma solo quando un articolo della sezione tecnologia finisce in home page, e quindi viene visto da persone che non sono abituate a seguire quei temi: le domande a cui rispondere vertono sul testo dell’articolo stesso, quindi non occorrono conoscenze pregresse. L’idea di base, oltre all’eliminare i commentatori compulsivi, è quella di aumentare il tempo tra la lettura dell’articolo e la scrittura del commento, sperando in tal modo di raffreddare un po’ gli animi e ottenere un testo migliore.

Cosa succederebbe da noi se si applicasse una misura simile? Forse le risposte E ALLORA IL PD???? (che ultimamente mi pare aver scalzato E I MARÒ? dal non-dialogo che tipicamente si trova) si ridurrebbero un po’. O forse questa sarebbe l’arma finale per eliminare finalmente i commenti dagli articoli: commenti che sono nati per un falso bisogno di mostrarsi sociali, ma in realtà funzionano tipicamente come ipotetica cassa di risonanza per chi in questo modo crede di rendere noto a tutti il suo pensiero, nella migliore delle ipotesi. Però non si sa mai: magari qualcuno sarebbe davvero costretto a leggere e cercare di capire abbastanza per trovare le risposte esatte… anche se temo sarebbe più facile che si mettesse a provare tutte e 27 le combinazioni possibili finché non riesce a entrare. Ma poi, perché bisogna leggere i commenti agli articoli dei giornali?

Ultimo aggiornamento: 2017-03-02 16:27

L’autocomplete è diventato illegale

Scopro da Raimondo Bruschi che l’ineffabile Garante della Privacy ha ingiunto a Google «di rimuovere, nell’ambito della funzione di completamento automatico gestita dalla medesima (cosiddetto autocomplete), l’associazione tra il nome dell’interessato ed il termine “minacce”.» L’interessato è un manager dell’azienda Apcoa (che gestisce parcheggi in Liguria); era stata aperta un’inchiesta poi archiviata perché un avvocato ipotizzava che il modo di pagamento potesse essere considerato usura, e di “minacce di matrice anarchica”. La cosa – si fa per dire – divertente è che il garante ha respinto la richiesta di rimozione (anche se il quotidiano, immagino il Secolo XIX, l’aveva fatto per conto suo: la vicenda presumo comunque sia questa), ma appunto ha vietato l’autocompletamento.

Ora, in un mondo ideale io mi aspetterei che l’autocomplete ci fosse ma portasse alla notizia dell’archiviazione dell’inchiesta, che è la cosa più importante. Invece a quanto pare più che di diritto all’oblio stiamo arrivando al dovere di tacere: un modo per azzittire automaticamente il gossip. Non so voi, ma a me la cosa pare davvero preoccupante.

(ah, se qualcuno avesse bisogno di un reverse benchmark, ho trovato questo link…)

Ma i commenti servono davvero?

Così anche IMDB, la base dati di tutti i film, elimina i commenti dalla piattaforma, perché “non forniscono più un’esperienza utile e positiva per la grande maggioranza dei nostri 250 milioni di utenti mensili in tutto il mondo”. Non sono i primi e mi sa non saranno gli ultimi. Eppure luoghi come Facebook vivono di commenti. Come mai c’è questa dicotomia?

Secondo me la ragione è semplice, ancorché duplice. A Facebook del contenuto dei post non può importare di meno, tanto non lo mette lui; Zuckerberg guarda solo alla quantità delle interazioni, e quindi più commenti ci sono più tempo la gente sta attaccata alla piattaforma. Questo era anche quanto pensavano inizialmente tutti i fornitori di contenuti; solo che dopo un po’ qualcuno ha cominciato ad accorgersi che più commentatori ci sono più la qualità dei commenti scende, in modo molto più che lineare (nel senso che raddoppiando i commentatori la qualità diventa un quarto se non un decimo), e alla fine tutto questo si ripercuote contro il fornitore stesso. È vero che tecnicamente IMDB è compilato dagli utenti stessi, ma resta il fatto che è percepito come un fornitore di contenuti terzo. Si può scegliere se moderare i commenti, il che significa però dedicare risorse al controllo dei post, oppure bloccarli e basta.

In realtà non succede sempre così. Per esempio io non ho mai avuto soverchi problemi con i commenti, né qui né sul Post (che pure ha deciso da vari anni di moderare i commenti al sito generale: per i blog lascia la scelta ai singoli autori, e io li lascio liberi). Ma posso permettermelo solo perché io sono estremamente di nicchia: ho solo i miei famosi ventun lettori, e soprattutto è molto raro che qualcuno arrivi ai miei blog da una ricerca web. In pratica dunque ci si conosce tutti: i commentatori possono starsi reciprocamente sulle palle, ma accettano la mia autorevolezza (hahaha) e si comportano generalmente bene senza che debba ricordarglielo troppo spesso. È però chiaro che questo metodo non è scalabile; aspettatevi quindi un mondo in rete sempre più diviso tra i commenti senza contenuti e i contenuti senza commenti.

Ultimo aggiornamento: 2017-02-08 16:22

messaggi

Ieri sera mi è arrivato un messaggio da info@spinoza.it, con questo testo.
Ciao .mau.,

hai ricevuto un nuovo messaggio privato da parte di "CliftonImink" nel tuo
account su "Spinoza" e posta il seguente oggetto:

Adult Dating

Puoi vedere il tuo nuovo messaggio privato al link seguente: [link espunto]

A questo punto mi chiedo un po’ di cose. La prima non è perché mi arrivi un messaggio da Spinoza: quando non era ancora famoso ho persino visto pubblicate un paio di mie battute. Arrivato il pienone di gente ho lasciato perdere (adesso sono entrato e ho trovato scritto “Ultimo accesso: 22 giu 2010, 12:30”, tanto per dire), ma come capita spesso non ho disiscritto l’utenza del forum. La prima domanda è se qualcuno sta ancora usando quel forum. Ma è la seconda cosa quella che mi turba di più: che diavolo significa “e posta il seguente oggetto”?

Ultimo aggiornamento: 2016-12-27 13:52

OKNOtizie

Virgilio Staff mi ha appena scritto (e gmail l’ha subito messo nello spam):

ti informiamo che, a decorrere dall’1 Febbraio 2017 e nel rispetto di quanto previsto dalle condizioni generali di contratto in essere, Italiaonline S.p.A. cesserà di erogare il servizio denominato OKNOtizie.

In effetti nel 2007 lo usavo, poi in breve mi sono chiesto perché rovinarmi la vita a caccia di un clic e l’ho tolto non solo dai pulsanti qui sul sito, ma anche dal mio cervello. A quanto pare non devo essere stato il solo.

Ultimo aggiornamento: 2016-12-22 12:30

toh, sono tornati i messaggi su Facebook mobile

Come forse ricordate, io ho disinstallato da mo’ l’app di Facebook da furbofono e tablet; se proprio mi serve usarlo da mobile, apro una finestra del browser. La batteria ha sempre ringraziato. Inoltre non ho mai installato Messenger, e mi guardavo i messaggi privati dall’interfaccia.
Ma questo faceva piangere Zuckerberg, tanto che ha reso sempre più difficile la cosa e alla fine sei mei fa l’ha impedita del tutto: se cliccavi sull’icona ti apriva il Play Store. Ho semplicemente smesso di guardare i messaggi personali :)
Ora miracolosamente il blocco è stato tolto… Chissà come mai.

aggiornamento: (18:00) a quanto pare dopo un weekend di gioia il blocco è tornato. Che il blocco non ci fosse stato lo vedevo anche dal fatto che nella bacheca mi arrivavano i messaggi che mi consigliavano caldamente di prendere messenger…

Ultimo aggiornamento: 2016-12-19 18:13