Archivi categoria: pipponi

Prove di Grande Fratello

Sono sicuro che avete letto l’articolo del Corsera che racconta come il presidente lombardo Attilio Fontana controlli (anonimamente) gli spostamenti della gente. Articolo condito di frasi come «La portata dello spazio tra una cella e l’altra è di 300-500 metri. Quindi chi esce in giardino non risulta, così come chi compra il pane sotto casa.» (come se ci fossero panettieri a ogni angolo della strada) oppure «Nel calcolo finiscono anche quanti (e sono tanti) hanno le cosiddette deroghe per andare a lavorare, per necessità familiari o di salute.» (mavalà?).

Bene. In pratica stai calcolando dati che non hanno nessun senso, perché non hai idea di chi può muoversi e chi no, non hai idea di cosa succeda con lo sgancio e aggancio di celle (mentre sto scrivendo questo post ho guardato che cosa stava succedendo sul mio telefonino: si era connesso a una cella più lontana e poi ne ha ripreso una più vicina), e soprattutto non hai idea di quali siano effettivamente gli spostamenti (se vai al supermercato e torni indietro conti esattamente come uno che ha fatto un giro turistico per la città).

Tutto quello che ho scritto qui sopra si potrebbe tranquillamente mappare con i dati a disposizione, e magari lo stanno già facendo di nascosto. “Di nascosto”, perché a quel punto l’anonimità va a farsi benedire: basta rimappare gli spostamenti con altri dati ricavabili pubblicamente e sei a posto. Ma ci si potrebbe anche limitare ad aggregare i dati per tempo di movimento e distanza percorsa, e i risultati sarebbero probabilmente ancora diversi. La mia sensazione è che articoli come questo vengano pubblicati per fare accettare alle persone l’idea che devono essere controllate negli spostamenti “per il bene loro e della comunità”, ma lasciando formalmente la libertà indicata nei decreti legge. Il tutto senza nessuna proporzione né protezione: una volta che i dati ci sono puoi farne quello che vuoi quando vuoi. Ne parlavo ieri con Stefano Epifani: lo hate speech si è spostato verso chi “non se ne sta alla casa”, ed è sempre utile fare in modo che le richieste di controllo arrivino dal basso. Bella situazione, vero?

Ultimo aggiornamento: 2020-03-19 18:53

Vincenzo D’Anna e le dimissioni a tempo (infimo)

Insomma l’ex senatore D’Anna, dopo essersi dimesso sabato da presidente dell’ordine dei biologi, ci ha dormito su e domenica ha ritirato le dimissioni.
È probabile che sia vero che lo statuto dell’ordine non permetta la nomina di un nuovo presidente se non in caso di assenza o impedimento. Ma naturalmente questo vale semplicemente perché D’Anna non si è contestualmente dimesso da consigliere, perché «Resterà in seno al Consiglio dell’Ordine per portare a termine il mandato elettorale ricevuto dai colleghi.» Mi pare evidente che D’Anna abbia fatto suo il consiglio evangelico di essere astuto come i serpenti (Mt 10,16).

Applausi

Sabato, mentre rientravo dalla farmacia, ho sentito il primo “applauso verso chi è impegnato contro il Coronavirus”, applauso a quanto pare ripetuto domenica non solo da noi ma anche in Spagna. Sarà che io odio gli applausi di questo tipo, ma mentre a un funerale li trovo semplicemente di cattivo gusto qua mi pare che siano semplicemente un’idiozia, per quanto buona sia l’idea di ricordarci di chi è in prima linea. Occhei, meno idiozia di una processione (o se preferite, di un flash mob “di persona”), ma pur sempre un’idiozia. Mi sa però che lo stare chiusi in casa contribuisca a tirare fuori le cose più stupide di noi…

No, la matematica proprio inutile non è

Leggo su BusinessInsider un’intervista al professor Carlo La Vecchia, professore di statistica medica ed epidemiologia alla Statale di Milano. A parte il titolo dell’articolo, su cui sono abituato a fare la tara, ho trovato preoccupanti alcune delle sue affermazioni.

Il problema non è tanto la frase “Qualsiasi modello per una epidemia così nuova non è in grado di cogliere quando cambia la curva dei contagi”, che è più o meno quello che ho detto nelle scorse settimane ai miei amici – soprattutto fisici, chissà perché – che erano lì belli pronti a trovare il miglior fit esponenziale ai dati che arrivavano. Trovo molto peggiori frasi come “I modelli per l’evoluzione dei tumori sbagliano pochissimo perché abbiamo tantissime informazioni”, mentre in questo caso i modelli di diffusione del contagio “sono modelli basati su quello che è già successo e che non sono in grado di prevedere cosa succederà”. Rileggete quest’ultima frase, e pensate un attimo a quello che succede con le epidemie annuali di influenza. La situazione è esattamente la stessa, quindi possiamo tranquillamente dire che non siamo in grado di prevedere cosa succederà ogni anno con l’influenza.

In effetti un fondo di verità c’è: per esempio quest’anno l’influenza è stata meno virulenta del previsto (bella consolazione, direte voi). Ma questo non significa affatto che i modelli matematici siano da buttare. Semplicemente abbiamo meno dati e quindi le previsioni sono più volatili; ma per esempio possiamo già vedere cosa è successo in Cina e Corea del Sud, dove l’epidemia è scoppiata prima, e sfruttare quei dati più completi per fare qualche utile statistica su cosa può capitare da noi (e su cosa capiterà negli altri paesi che a quanto pare sono sette-dieci giorni indietro rispetto a noi). Come diceva il mio professore di fisica all’università, “meglio un cattivo numero che nessun numero”; un conto è avere un’idea di quello che potrà succedere pur sapendo che non è detto sarà così, ben diverso è brancolare del tutto nel buio. Potrà poi sembrare paradossale, ma è possibile creare modelli ragionevoli anche senza avere a disposizione tutti i dati precisi, ma limitandosi a fare stime ragionevoli. Gli errori ci saranno sicuramente, ma non si moltiplicheranno; quindi si può sapere in che direzione stiamo muovendoci.

Ma soprattutto un’intervista come quella è pericolosa per una ragione per così dire “sociale”. Io non sono uno di quelli che pensa che con la matematica si possa sapere tutto, basta inserire i numerini giusti, mischiare un po’, girare la manovella e tirare fuori il risultato. Ma la persona media che già odia per conto suo la matematica si sentirà ancora più rafforzata nella propria convinzione, visto che le stesse cose le dice un luminare. Eppure sarebbe bastato poco per presentare i medesimi dati in maniera più positiva: bastava dire che non ci sono ancora numeri a sufficienza per dare una risposta esatta a quando finirà la pandemia e neppure a quando raggiungeremo il picco di nuovi casi, ma possiamo man mano affinare le nostre previsioni. Tutto questo perché la matematica è utile, volenti o nolenti.

Dove stanno gli asteroidi?


In questi giorni di sospensione dalla scuola gli scolari hanno comunque da fare i compiti, anche se senza esagerare; i genitori si ritrovano così a verificare se i compiti sono stati fatti. Mi era così toccato ascoltare la lezione di scienze sulla luna e gli altri corpi celesti. Nel mentre cercavo di tirare fuori delle risposte sensate da un pargolo che se va bene ha appiccicato a memoria nozioni che per lui non significano nulla, ho scoperto che per il loro libro di testo la fascia degli asteroidi si trova tra le orbite di Giove e Saturno.

Tralasciando il fatto che non sono così convinto che un bambino di quinta elementare debba sapere dove si trovino gli asteroidi, se proprio vuoi che lo sappia almeno scriviglielo corretto; a quell’età non si pensa certo alle fake news, e quello che si trova nei libri di testo è verità rivelata. Capita spesso di trovare simili errori negli esercizi di matematica; lì a volte si possono dare le attenuanti generiche di un lavoro fatto a macchinetta. Ma qui non ci sono scuse: o il testo non è stato nemmeno riletto o chi l’ha fatto non ha idea di quello di cui si stava parlando…

Grande prova democratica

Stamattina mi è timidamente spuntata in mezzo al flusso isterico sul coronavirus la notizia che ieri ci sono state elezioni suppletive a Napoli, indette a causa della morte di un senatore.
Non è per me importante chi ha vinto. Quello che mi ha lasciato basito è il dato dell’affluenza: il 9,52%. A Napoli non c’era nessun avviso legato a pandemie o simili. Sì, c’era Carnevale, ma non credo che si vada a fare le sfilate a duecento chilometri di distanza. In definitiva, questa è la consacrazione della fine della democrazia, rimpiazzata dall’oclocrazia: se non si parla al popolo bue a reti unificate, non gliene può fregare nulla a nessuno. A pensarci bene potremmo però sfruttare questo scollamento, cominciando con uno stillicidio di suppletive :-)

Ultimo aggiornamento: 2020-02-24 10:19

Il giorno del ricordo

Sergio Mattarella, che non è uno di quelli che parla a ogni piè sospinto, ha rilasciato una dichiarazione per il Giorno del Ricordo. Fin qui nulla di strano, diciamo che è il suo lavoro. Però è interessante vedere che cosa ha scritto, a parte che «Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante.»:

Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.

Io personalmente sono della scuola che vede nascere il giorno del Ricordo come una bieca contrapposizione di parte, e avrei preferito vedere una giornata più generale su tutti gli eccidi legati alla seconda guerra mondiale. Probabilmente sono utopista. Ma questo non significa che io neghi quello che è successo con le foibe. I primi a usare le foibe e fare pulizia etnica sono stati i fascisti? Vero. Gli infoibati sono stati “pochi”? (i corpi ritrovati, compresi quelli di soldati, sono alcune centinaia; le stime superiori parlano di alcune migliaia di uccisi) Irrilevante: se cominciamo a fare la classifica di chi è stato più cattivo non ci fermeremo mai. In fin dei conti, anche gli eccidi nazifascisti nacquero “per rappresaglia”… Bisogna avere la forza di dire che qualcosa è stato terribile, qualunque fossero le condizioni iniziali. Ma non è ancora una cosa che in Italia si possa fare.

Ultimo aggiornamento: 2020-02-10 12:43

La nuova legge sulla lettura: cui prodest?

Il Senato ha approvato il DDL “per la promozione e il sostegno alla lettura”. Lo ha fatto all’unanimità: ci sono stati un contrario e un astenuto per l’articolo sulla carta della cultura, e un astenuto sul piano nazionale d’azione per la promozione della cultura. Ora la legge tornerà alla Camera, ma sarà solo una formalità. Avremo la Capitale italiana del libro, un fondo per la promozione della lettura, e sostegno alle librerie indipendenti. Tutto bene? Beh, insomma.

Guardando i primi commenti, a essere felici sono i librai e la Confcommercio e i piccoli editori, mentre l’AIE è contraria. Ricardo Franco Levi, che aveva scritto la legge precedente, afferma che “a perdere saranno i lettori” (mandandomi in corto circuito: non sono mai stato d’accordo con Levi), e il Libraio (che è del gruppo GeMS, quindi non solo grande editore ma anche grande distributore con le Messaggerie) è pure critico anche se con toni minori. Gli è che – a parte le reboanti affermazioni sulla “capitale della cultura” e sui fondi per le piccole librerie, che in realtà per più di metà erano già presenti dal 2018, la legge prevede che gli sconti massimi sui libri scendano dal 15% al 5%, e quelli per le promozioni possibili per un mese (eccetto dicembre) scendano dal 25% al 20%. Personalmente non mi è molto chiaro come questo taglio servirebbe a sostenere le librerie indipendenti contro i cattivoni di Amazon (e se volete ibs.it). È vero, come ho già scritto in passato, che prima della legge Levi mi è capitato di acquistare copie di un libro scritto da me su Amazon perché avevo lo stesso sconto (40%) che avrei avuto prendendole come copie autore, e quello sì che era concorrenza quasi in dumping. Ma se Franceschini pensa davvero che si compreranno meno libri (cartacei) online perché si risparmierebbe solo il 5% rispetto alla libreria allora forse non ha ben compreso le dinamiche dei pochi lettori italiani, oltre naturalmente a non considerare per nulla chi libri non ne legge affatto, e che mi sa sono quelli che se proprio devono fare un regalo che non costi troppo vanno in una libreria fisica. Ah, tra l’altro ricordo che Franceschini è stato quello che ha equiparato l’IVA sugli ebook a quella dei cartacei, un’ottima mossa a favore dei librai…

In definitiva, capisco in parte la soddisfazione dei piccoli editori, che comunque non hanno la potenza di fuoco dei grandi e che possono sperare di riuscire ad apparire un po’ di più (e in fin dei conti io non ho mai pubblicato per un grande editore :-) ). Simmetricamente capisco la contrarietà dell’AIE, per cui lo sconto è un modo di marketing come un altro; ma continua a sfuggirmi la felicità dei librai – vedi per esempio qui. Ah: tra l’altro i soldi “freschi” dati alla cultura con questa legge sono circa cinque milioni l’anno. Intanto lo stanziamento per l’App18, il famoso bonus cultura, è sceso da 240 a 160 milioni, almeno secondo l’articolo del Libraio. È vero che non tutti quei soldi andavano in libri, ma chissà che succederà. Posso esprimere un pensiero cattivo e chiedermi se molti di questi senatori che hanno entusiasticamente votato a favore non sperino che alla fine della fiera il consumo di libri cali? In fin dei conti è sempre meglio evitare che ci siano troppi pericolosi intellettuali…

Ultimo aggiornamento: 2021-04-20 12:20