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La percezione della scienza

È persino stato intervistato dal Tg1. Parlo di Francesco Tulone, il matematico siciliano che assieme a due colleghi russi ha trovato un controesempio a una congettura proposta una ventina d’anni fa. Il risultato, pubblicato sui Proceedings dell’AMS – rivista indubbiamente importante ma non al top – era stato subito salutato dal Corsera.

Un mese dopo Repubblica promuove i Proceedings a rivista “più prestigiosa al mondo per i matematici”, raccontando nel contempo come a Tulone sia stata tolta la cattedra, cosa che del resto era nota da settimane. Solo che la storia è un po’ più complicata di come descritta, e non parlo delle conoscenze matematiche necessarie. Tulone non è un professore ma un ricercatore, e quindi non ha obblighi didattici, anche se molto spesso le università fanno comunque insegnare (su base volontaria) anche i ricercatori. Tulone ha sempre dato la sua disponibilità a tenere il corso, ma quest’anno in università è arrivata una professoressa in quella classe di materie e il consiglio di dipartimento ha deciso di affidare il corso a lei. Tutto questo naturalmente non si evince dagli articoli di giornale, scritti evidentemente senza cercare altre fonti. Insomma, chi scrive questi articoli non ha esattamente idea di quali siano i risultati scientifici di cui si parla – e questo è assolutamente comprensibile – ma non gliene importa nulla e pubblica più o meno a caso quello che sente dire da una singola parte in gioco.

Ma come sempre in questi casi la mia domanda è un’altra. Ferme restando le qualità scientifiche di Tulone, che comunque non saprei quantificare: quali sono le sue qualità sociali per riuscire a tirare fuori tutto questo cancan mediatico?

I limiti del software


Repubblica racconta come Apple abbia inserito lo schwa in iOS (vabbè, Google l’aveva fatto sei mesi fa). Solo che non riesce a metterlo nell’articolo “perché il sistema editoriale non riconosce ancora il carattere schwa”.

Eppure il quotidiano romano usa la sua font Eugenio, e non è che ci voglia molto ad aggiungere un glifo (che poi è banalmente una e rovesciata quindi non è neppure una forma da creare ex novo, anche se sarebbe utile. Non vi siete mai accorti di come la ǝ appaia strana? la ragione è quella). Troppo complicato?

non c’è fretta

fino al 31 settembre
Titoletto sulla Stampa di oggi, pagina 5. (Per amor di precisione, nel corpo dell’articolo si parla del 30 settembre)

Ultimo aggiornamento: 2021-07-23 10:13

Pegasus

chi ha parlato di Pegasus Non mi stupisco affatto che esista uno spyware come Pegasus, né mi stupisco che un software di una società israeliana sia anche usato dai governi dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi Uniti: lo sanno tutti che un conto sono le reboanti affermazioni antiisraelite e altro conto sono gli affari.

Ho dato solo una scorsa rapida ai risultati dell’inchiesta giornalistica, ma non mi stupirei affatto che il sistema lavori anche prendendo direttamente dati da HLR e HSS, dove passa una quantità incredibile di informazione. (Se lo si faccia anche in Italia non lo so: non mi occupo di queste cose e non me lo vengono certo a dire).

Infine non mi stupisco nemmeno che nell’elenco di testate che hanno collaborato all’inchiesta non ce n’è neppure una di italiana. Fino ad alcuni anni fa non sarebbe successa una cosa simile, ma ormai…

Ultimo aggiornamento: 2021-07-19 10:34

Vaccini e disinformazione


Ieri Carlo Verdelli (ex direttore di Repubblica, vi ricordo, e attualmente editorialista del Corriere) ha postato il tweet mostrato qui sopra. Sì, mi è perfettamente chiaro che quello è un post politico, grazie per avermelo fatto notare. Quello che io voglio far notare è la frase “chi è vaccinato non contagia”.

Il punto è che chi è vaccinato può contagiare e può contagiarsi. Quello che succede è che tipicamente chi è stato vaccinato dovrebbe ammalarsi in forma più lieve, se non asintomatica, e risulta meno contagioso. La famosa immunità di gregge serve per l’appunto a rendere più difficile la trasmissione del virus, perché si trova a disposizione pochi grandi infettatori. Ricordiamoci tra l’altro che ci saranno sempre persone che non possono vaccinarsi perché immunodepressi o comunque a rischio, e quindi non potremo mai avere il 100% di vaccinati.

L’altra cosa che voglio rimarcare è che più una persona è nota, più deve stare attenta a quello che scrive, anche in un luogo meno formale quale può essere Twitter. Se io scrivo una cazzata è una cosa grave: ma non ho chissà quale seguito, e quindi la mia cazzata non viene propagata più di tanto. Se la scrive un giornalista di punta, il rischio di propagazione è molto maggiore. E se la falsità fosse stata scritta non per ignoranza ma per convincere la gente a vaccinarsi, il tutto sarebbe ancora peggiore. Io sono estremamente a favore di una corsia preferenziale per i vaccinati, il che significa specularmente meno diritti per chi non vuole vaccinarsi. Ma non ammetto che si cerchi surrettiziamente di spingere la gente a fare qualcosa dicendo cose non vere.

Ultimo aggiornamento: 2021-07-14 11:05

Ah, le traduzioni delle notizie…

Io ricevo la rassegna stampa di Radio3Mondo. Non tanto per il podcast, che non ho mai voglia di ascoltare, quanto per i link alla stampa estera che mi permettono di essere un po’ meno provinciale. Devo però dire che la traduzione dei titoli lascia spesso un po’ a desiderare.

Oggi per esempio uno degli articoli era preso da Le Monde e parlava della distruzione di una libreria palestinese a causa dei bombardamenti israeliani. Magari voi vi chiedereste che diavolo sia un “pilotaggio”: in realtà l’occhiello dell’articolo parlava di “pillonage”, appunto bombardamenti. Ma quello che è balzato subito ai miei occhi è la distruzione – pardon, la “messa in fumo” – di decine di milioni di libri, manco fosse la Library of Congress. In effetti l’articolo parla di “dizaines de milliers”, che anche senza sapere troppo francese è chiaramente “dozzine di migliaia”. (Nota a lato: rendere “dizaines” con “decine” non è un problema, visto che non stiamo parlando di cifre esatte ma ci limitiamo a dare un ordine di grandezza. Confondere migliaia con milioni lo è, anche se una persona che tiene acceso il cervello dovrebbe comunque accorgersi dell’errore).

Non trovate che ci potrebbe essere un po’ più di attenzione, soprattutto in un tempo in cui una passata di Google Translate non la si nega a nessuno? (Pare che gli articoli giornalistici siano tra quelli meglio traducibili dalle intelligenze artificiali, perché usano un linguaggio senza troppi voli pindarici)

Ultimo aggiornamento: 2021-05-21 17:45

Gli abbonamenti cartacei a Repubblica

I miei suoceri ormai hanno una certa età. Considerando anche il fatto che in questi mesi le edicole vicino a casa loro hanno chiuso i battenti e la più vicina è a un chilometro di distanza, hanno pensato che sarebbe stato comodo fare un abbonamento (cartaceo: trovano comunque più comodo sfogliare il giornale che leggere un PDF) a Repubblica. Hanno così sottoscritto un abbonamento 7 giorni la settimana. Peccato che abbiano scoperto che essendo l’abbonamento inviato con PosteItaliane, sabato e domenica la copia non viene consegnata… e il lunedì ne arrivano tre.
Mio suocero è riuscito a contattare il servizio clienti di Repubblica – cosa per nulla facile! – e convertire l’abbonamento in un 5/7, spero congruamente allungato. Ma la mia domanda è un’altra. Come può l’ufficio abbonamenti di un quotidiano pensare che la gente voglia leggere le notizie due giorni dopo?

accesso silenziosamente riservato agli abbonati

Forse vi ricordate che nell’ultima ristrutturazione del sito di Repubblica era arrivato un patchwork di font, che dovevano servire a distinguere tra le notizie “riservate agli abbonati” e quelle “libere”. Stamattina stavo dando un’occhiata alla home page per trovare qualcosa da commentare e ho scoperto che ormai questa differenza non c’è più: sia gli articoli a www.repubblica.it che quelli a rep.repubblica.it – o almeno quelli che ho provato ad aprire, per dire i Rep TV non li tocco proprio – sono protetti.

Nulla da eccepire, se non un piccolo punto: mettere un’iconcina in home page segnalando che l’articolo è a pagamento sarebbe un segno di onestà nei confronti del lettore, non trovate? Oppure il modello di business considera anche le view della pubblicità che arrivano con quei clic?

(Ah: sarebbe interessante contare il numero di parole delle anteprime, così finalmente avremmo una misura condivisibile di cosa può essere un “breve estratto”, come da eurodirettiva copyright che è stata silenziosamente approvata dal Parlamento tre giorni fa. Come? Non ve ne siete accorti? In effetti non ho visto notizie sui giornali, ma magari era tutto sotto paywall.)

((Poi l’approvazione formale conta zero, visto che quella è una legge delega e quindi è il governo che dovrà fare i decreti attuativi))

Ultimo aggiornamento: 2021-04-23 11:17