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narrazioni farlocche

Guardate questo tweet e ditemi cosa capite. Poi (se potete) leggete l’articolo. Scoprirete che a essere irregolari è la metà dei distributori controllati, 2.809 violazioni in dieci mesi rispetto a 5.187 interventi. (e già qui non sappiamo se i controlli sono casuali o mirati: nel primo caso possiamo assumere che anche in generale la percentuale sia quella, nel secondo no).

Ma soprattutto scoprirete che in queste violazioni «Quasi sempre (in 2.092 casi) il problema era la mancata comunicazione al Ministero, così come prevede la norma, del prezzo praticato per la benzina. Comunicazione che deve avvenire ogni otto giorni. Mentre negli altri casi (717) c’era un difetto di trasparenza nell’esposizione del prezzo al consumatore: il caso più frequente, veniva applicato quello del “servito” a chi invece faceva “self”.» In nessuno dei due casi si parla di aumenti del prezzo della benzina verso i consumatori.

Andando avanti, la GdF vuole controllare che non sia stato gonfiato lo stoccaggio dei depositi «chi ha comprato con un’accisa, potrebbe rivenderlo (se ha mentito su quanto carburante aveva in deposito) con una tassa più alta, lucrando così alle spalle dello Stato e del consumatore.» Ovviamente il lucro è solo alle spalle dello Stato. Il consumatore paga le accise che ci sono in questo momento.

L’unico punto in cui parla di una possibile frode ai danni dei consumatori è nascosto in fondo: un’indagine sulla filiera produttiva che potrebbe intervenire con «manovre distorsive della corretta dinamica di formazione dei prezzi». (Probabilmente lo ha fatto, e ho come il sospetto che l’abbia fatto legalmente, sfruttando i prezzi di riferimento calcolati su un mercato drogato). Però in questo modo il governo mostra di avere il pugno di ferro, e la stampa sedicente di opposizione segue a ruota. Niente male, no?

Aggiornamento: (12:30) Questo sito mostra i prezzi della benzina con e senza tasse. I dati (quelli che vedo oggi sono al 2 gennaio) mostrano un’alta variabilità tra le nazioni UE, dai 58,6 cent/litro a Malta ai 94,9 dell’Ungheria. L’Italia, con 76,9 cent, è leggermente sotto la mediana (tredicesimo posto su 27) e perfettamente nella media dei prezzi senza tasse. “Casualmente” nessuno dei politici e nessuno dei giornalisti che parla a sproposito cita questi dati. Sono misteri misteriosi, nevvero?

Ultimo aggiornamento: 2023-01-10 13:25

Anglofilia

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

il bonus matrimoni

È possibile che qualche parente di Domenico Furgiuele abbia un interesse sul business dei matrimoni. È certo che tutti i giornali che hanno parlato di 20000 euro di “bonus matrimoni” non si sono dati la pena di leggere il disegno di legge presentato dal deputato leghista calabrese insieme ad altri quattro compagni di partito: i 20000 euro sono il tetto di spesa detraibile al 20%. (Il tutto se hai meno di 35 anni e un reddito di coppia sotto i 23000 euro, ecc. ecc.)

Detto tutto questo, faccio notare – principalmente agli eventuali giornalisti tra i miei ventun lettori, ma siete tutti benvenuti – un paio di cose. No, non mi metto a parlare dell’ovvia incostituzionalità del DDL: per quanto la mia stima per molti parlamentari sia minima, non credo proprio che Furgiuele non lo sappia.

(a) Il DDL è stato depositato il primo giorno della legislatura insieme alla solita quantità inenarrabile di proposte di legge che servono solo per far parlare di sé e non vengono mai calendarizzate. A quanto pare c’è voluto più di un mese prima che un qualche solerte giornalista si accorgesse di questa proposta (anche leggendola male).
(b) Se uno dei suddetti giornalisti avesse aperto un browser e fatto la ricerca con testo “favorire l’accesso al credito per spese connesse” (parte del titolo della legge, giusto perché per pigrizia non l’ho messo tutto) avrebbe scoperto che l’ottimo Furgiuele aveva già presentato – con molti più colleghi, in effetti – un ddl dallo stesso titolo il 13 novembre 2018. Il testo del ddl, a parte modificare il 2019 in 2023, è identico; la presentazione quasi, perché Furgiuele ha giustamente aggiornato i dati sul numero di matrimoni.

Tutto questo l’ho trovato in dieci minuti circa. La mia domanda, ovviamente retorica, è “com’è che non ho trovato nessun articolo che dicesse queste cose”? Passi Twitter dove si sa che nessuno va a leggere i link postati, ma da un quotidiano mi aspetterei qualcosina di più…

Ultimo aggiornamento: 2022-11-21 13:43

Le solite scelte di argomenti

Che Lorenzo Fontana scriva “Inpiegato” con la enne (tipico venetismo, anch’io a cinque anni a volte ci cascavo) onestamente non mi importa un tubo. Che sul sito della Camera indichi di avere tre lauree mi importa relativamente poco, anche se è buffo che sia riuscito a laurearsi in storia all’Università Europa di Roma che non rilascia lauree in storia.

Invece che sfornare articoli su queste cose, non è che l’italica stampa comincerà a fare watchdog su quello che Fontana farà nella veste di presidente della Camera?

(p.s.: ho controllato con una ricerca interna al sito. È possibile che in passato l’Università Europea di Roma abbia avuto un corso di laurea in filosofia, ma di storia non ho proprio trovato traccia)

È quello che vogliamo

Vedo – soprattutto nella mia bolla di Twitter – gente che si lamenta perché oggi i quotidiani sportivi hanno aperto con titoloni in tutta pagina su quanto successo in Juventus-Salernitana relegando in un angolino la vittoria della nazionale maschile di pallavolo ai mondiali (e lasciamo perdere il basket, in fin dei conti si era solo agli ottavi). Io non capisco davvero il problema. Ma secondo voi quelli che acquistano quei giornali sono interessati più alla pallavolo o al calcio? Certo, se non ci sono proprio partite, guardano anche dell’altro; ma appunto lo fanno come si prenderebbe il metadone.

Ultimo aggiornamento: 2022-09-12 15:08

Giornalismo choc

Io non ho sicuramente le competenze per discutere sullo studio di Franco Giovannini, Riccardo Benzi Cipelli e Gianpaolo Pisano presentato con tanta fanfara da La Verità. Diciamo che un testo il cui abstract comincia con «The use of dark-field microscopic analysis of fresh peripheral blood on a slide was once widespread in medicine» mi lascia qualche dubbio: perché non è più usato, considerando che mi pare poco invasivo e non molto costoso? E diciamo anche che la metodologia non mi sembra delle migliori, visto che non c’è nessuna specificazione su come è stato scelto il campione, e perché i controlli più specifici siano stati fatti su quattro specifiche persone. (Comunque 300 dollari per la pubblicazione non sono poi molti; purtroppo non sono riuscito a trovare quanto sia durata la peer review, ma sicuramente l’articolo non poteva essere stato completato prima di fine marzo ed è stato pubblicato il 12 agosto. Per fortuna le cose di fanno in fretta.

Una cosa però mi è chiara: l’artiolo de La Verità è assegnato solo agli abbonati. Se la cosa è così importante, perché non renderla visibile a tutti?
(Ah, il paper è qui per chi vuole leggerlo)

Libertà di parola violata?


Mi è capitato di leggere questo articolo di Matteo Gracis (“fondatore de L’Indipendente”). Ora, io leggo che Matteo Gracis “è stato assistente alla comunicazione di un Deputato della Repubblica Italiana.” Devo dire che a questo punto trovo davvero preoccupante una frase come quella citata qui sopra. Passi per i laureati all’Università della vita, vita che evidentemente ha delle limitazioni; ma dal fondatore di una testata giornalistica registrata mi aspetterei qualcosa di meglio. Poi se anche voi credete che nella Costituzione «c’è un articolo specifico che garantisce la libertà di parola e pensiero e che chiunque – sottolineo chiunque – deve rispettare se vive, agisce o opera sul territorio nazionale» vi inviterei a scrivere alla Rai – servizio pubblico, tra l’altro… che si ostina a non invitarmi a nessuna sua trasmissione televisiva: eppure la libertà di parola (mia) è garantita dalla Costituzione, no?

Non vedo neppure un grande senso a lamentarsi perché «utilizzare tale “canale” è un mio diritto e voglio, anzi pretendo, che sia rispettato. Tanto più se lo utilizzo per svolgere la mia professione». Potremmo forse parlarne per il caso di un account legato direttamente alla testata giornalistica, ma la professione (di giornalista, immagino) non la si svolge su Facebook bensì sulla propria testata. Altrimenti di nuovo tutti gli iscritti all’ordine dei giornalisti dovrebbero essere presenti sulla Rai. Ok, mettiamola così: anche se Gracis non avesse terminato il suo articolo con la ritrita citazione deandreiana, leggere un pezzo così mi ha tolto ogni interesse a verificare com’è questo L’Indipendente elettronico.

Verità & Affari

Dalla scorsa settimana è in edicola un nuovo quotidiano economico, che come potete immaginare è figlioccio di La Verità. Io me ne sono accorto perché davanti alle edicole c’era appiccicata la fotocopia della prima pagina del primo numero, che vedete anche qui riportata nel mio post. Il direttore responsabile, il solito Maurizio Belpietro, spiega nel suo editoriale che – come cinque anni fa decise di fare uscire un «giornale politico d’impronta moderata» – ora intende «raccontare la verità senza censure». Ok. Ma io ve lo dico subito: se devi intitolare “Clamoroso!” il tuo articolo principale mi fai già capire che di clamoroso non ci sarà proprio nulla, e mi risparmi la fatica di aprire l’articolo in questione. Se una cosa è davvero clamorosa non serve dirlo, il lettore medio dovrebbe capirlo.

Se poi mi chiedete se sarà vero che un hacker sia entrato nei conti correnti di Bankitalia, la mia ipotesi è “sì, ma dobbiamo accordarci su cosa si intende per vero”. Non so se conoscete l’aneddoto su Giuseppe Verdi che un giorno, mentre passeggiava, sentì un suonatore di pianola che stava storpiando il motivo de “La donna è mobile”: gli lasciò una moneta e gli disse che almeno la suonasse con un tempo più rallentato. Il giorno dopo il suonatore aveva un cartello appeso al collo: “Allievo di Giuseppe Verdi”…

(ho scoperto che Panorama è stato comprato dall’editrice della Verità. Ora capisco qualcosa in più)