Archivi categoria: io 2022

Misteri misteriosi

Da questo blog è possibile inviarmi un messaggio. Non che me ne arrivino molti, ma ogni tanto qualcuno mi scrive: tipicamente ho un messaggio o due al mese. Ieri sera invece me ne sono arrivati ben due. Il primo parlava di racconti e di Fantamatematica. Il secondo, dal titolo “Caffè fidel”, è questo (copio verbatim):

Mi è stato detto che il caffè ex fidel è identico al Vs caffè smart :beh non è assolutamente vero .naturalmente il caffè smart oltre a costare di più fa proprio schifo .assaggiatelo ,fate un confronto e sentirete che differenza.NON COMPRERO PIU DA VOI IL CAFFÈ

Ho davvero molte difficoltà a capire come sia possibile che qualcuno pensi che questo blogghettino sia degli eredi Caprotti.

tentativo di sondaggio

Ieri sera alle 20 sono stago chiamato da un numwro che il mio furbofono indica come “sospetto spam”. Rispondo. Un tipo si presenta come Ipsos, e dice che deve fare un sondaggio sull’ascolto della radio. Gli chiedo quando sarebbe durato (essendo io fortunello, la sera avrei avuto una riunione di condominio) e mi risponde “meno di mezz’ora”. “Venti minuti?” “Boh, dipende da quante radio ascolta”. Alla fine, per non sprecare tempo, dico che va bene. Il tipo mi snocciola tutto il pippone privacy, mi chiede se io o qualcuno della mia famiglia lavora nel campo dei sondaggi o della radio, e parte con le domande di profilazione. Una volta arrivato alla residenza e scoperto che sto a Milano, mi dice “un attimo che guardo la coda… no, è chiusa. Niente da fare. Arrivederci.”

Insomma non potrò aumentare lo share percepito di Radio Popolare :( Per quel poco che so io di statistica, immagino che la mia demografica fosse già piena. Però mi pare strano…

Che ne sapete del Digital Services Act?

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-26 12:36

Che fatica duplicare un telecomando

Stavolta il telecomando del cancello che non funzionava più è stato quello di Anna. Provo inutilmente a riprogrammarlo, e alla fine mi decido a comprarne uno nuovo, che però non è più il GOL4 della Ditec ma il Why Evo che è assicurato essere compatibile. Cerco il manuale in rete, mi stampo la pagina relativa, e parto con il tentativo di copia, chiedendo in prestito al vicino il suo GOL4 perché la procedura “rolling complex” richiede di usare il tasto nascosto e il mio telecomando è una versione a metà nella quale non ero certo del da farsi. Provo una, due, tre volte: niente da fare. La cosa peggiore è che pareva che mancasse un passo nella procedura, che appare quella del “rolling simple”; ma anche seguendo l’altra procedura il telecomando continuava ad essere tristemente inerte.

Mi ero praticamente dato per vinto, ma ho tentato il tutto per tutto e ho fatto una cosa che aborro: guardare un video. E così ho scoperto che il manuale ufficiale segnala la parte finale della procedura più o meno come i produttori di pasta indicano il tempo di cottura, cioè in un modo per nulla visibile a meno che tu non lo cerchi molto bene. Il video invece segnalava perfettamente la procedura; a questo punto sono sceso per l’ennesima volta, ho completato l’ultimo passo di sincronizzazione con la ricevente e finalmente ho (anzi, Anna ha) un telecomando funzionante. Chissà se la prossima volta mi ricorderò il da farsi…

il vero rientro in ufficio

È vero. Da settembre a gennaio ho fatto un giorno la settimana in ufficio (in una sede diversa dalla mia, ma il punto non è quello). Però le cose erano molto diverse: l’accesso era volontario, il che significava che me ne stavo da solo in un pezzo di open space ed era molto meglio che stare a casa con i gemelli. Stavolta invece siamo tutti obbligati ad andare in ufficio, e a questo punto abbiamo cercato di radunarci più o meno in due gruppi per fare cose assieme.

Solo che non siamo più abituati a trovarci tutti insieme, soprattutto perché siamo in un open space e le call le dobbiamo fare comunque… non so che succederà a partire da maggio quando saremo in ufficio tre giorni la settimana.

Mai fidarsi delle fonti!

È stato trovato il primo errore in Chiamatemi pi greco. Il mio amico Davide mi ha scritto facendomi notare che la frase mnemonica di Bruno D’Amore e Paolo Oliva,

«Ciò è bene e bello ricordare, ma sempre anche quell’infinito ripetersi occorre accettare. Chi ha più passione vuol sapere il rapido modo per far imparare del pi lontana ulteriore cifra»

è sbagliata. Infatti il numero che recita non è 3,141592653589… ma 3,14159265589… e bisognerebbe scrivere “sempre anche che quell’infinito…”. Tra una maledizione e l’altra vado su Wikisource, dove avevo copincollato la frase, e vedo che anche lì manca la paroletta di tre lettere. Correggo la voce su Wikisource, e subito mi arriva un messaggio che mi dice “perché hai modificato la voce? Il testo è quello corretto, come puoi vedere qui”. Il “qui” era il mio libro :-)

Spiego qual è il problema dal punto di vista della mnemonica e aggiungo “Guarda, la fonte originale è il libro del 1994 Numeri che avevo preso in prestito l’anno scorso dalla biblioteca, senza fare troppo caso alla frase perché tanto sapevo di poterla copincollare da Wikiquote. Lo riprendo in prestito e controllo.” Ho fatto così, e il risultato è quello mostrato nella foto in cima al post: la paroletta mancava pure nell’originale.

Risultato finale: su Wikiquote si metterà una nota che avvisa il lettore che la versione stampata non è quella corretta. Il mio libro resterà con l’errore, purtroppo, sperando che non siano in tanti altri ad accorgersene. Però ho avuto una lezione: mai, MAI fidarsi di una fonte senza prima fare un controllo incrociato…

Odissea alle Poste

Ieri io ero a casa in cassa integrazione (o come si dice adesso per edulcorare la pillola, “riduzione di orario per contratto di espansione) e ho pensato di andare finalmente all’ufficio postale di zona per aprire un libretto postale dematerializzato ai gemelli. Naturalmente sono una personcina attenta, quindi mi sono portato tutti i documenti necessari, e soprattutto avevo prenotato un appuntamento alle 9. Arrivo alle 8:55, vedo la solita coda fuori, mi avvicino alla porta… e alle 9 in punto viene chiamato il mio numero. Diamo a Poste cio che è di Poste: dopo la modifica alle prenotazioni, che ora si possono fare solo dopo essere loggati, sapevano che toccava a me, hanno chiamato il mio cognome, mi sono sbracciato e mi hanno aperto. Insomma, alle 9 ero nell’ufficio, dicendo “vi avviso che sarà una cosa lunga”. Sono uscito alle 11:10.

Che è successo in queste due ore abbondanti? Tante cose. Mi dicono che serviva anche la presenza di mia moglie (falso, il sito spiega che basta un genitore che poi sarà l’unico a operare). Scopro che l’anagrafica del mio libretto postale ha l’email errata, codigno anziché codogno: ci credo che non mi arrivassero notifiche. (L’accesso al sito aveva l’email corretta, claro). La tavoletta grafica non prendeva le mie firme, nemmeno dopo il metodo informatico di base (spegni e riaccendi il computer). Per farla funzionare ho dovuto usare il metodo informatico secondario (stacca e riattacca il cavetto). Uno dei due libretti (il secondo, tra l’altro) era stato attivato come libretto smart per maggiorenni, e quindi hanno dovuto ricominciare da capo: in quel momento erano in tre o quattro dipendenti a capire cosa bisognava fare. Nel frattempo arrivava gente che non riusciva a capire che bisognava esibire il greenpass al totem – cosa che in effetti non era semplicissima, l’ho fatto per un signore e non mi è stato semplice metterlo davanti al lettore QR. Mi dicono “l’unico modo per versare è farlo in contanti o con un assegnAHAHAHAH!”, quando poi ho controllato e naturalmente si può fare un bonifico. Poi dicevano “sì, si può aggiungere un IBAN, ma solo quello di un conto postale” (che ho dato), “anzi no, quello non funziona”, tralasciando la banale considerazione che dell’IBAN di partenza dovrebbe importare poco o punto. Vabbè, per fortuna non dovevo fare molte altre cose.

Ah, davanti allo sportello era appeso un cartello che diceva “Forse non lo sai, ma qui puoi sapere tutto su buoni e libretti.” O forse no.