Mentre stamattina pedalavo verso l’ufficio, ho visto brillare per terra qualcosa di molto piccolo e argentato. Mi sono fermato, e ho tirato su una monetina un po’ ammaccata da 50 lire del tipo “zippato”: quelle che qualche buontempone aveva tirato fuori nel 1990, assieme alle 100 lire, perché ci voleva troppo metallo per le monete che si stavano usando; avevano così preso lo stesso disegno ma rimpicciolite le dimensioni. Non so se sia vera la storia che la moneta fosse fatta con il tondino tolto dal centro delle 500 lire bimetalliche; quello che ricordo bene dall’epoca è che queste monete erano assolutamente inusabili, tanto che dopo qualche anno ne disegnarono delle altre completamente diverse, e ci trovammo fino al 2002 con tre tipi diversi di moneta con lo stesso valore facciale: nulla di strano, se si pensa che anche le targhe automobilistiche con la provincia erano di tre tipi diversi.
Dopo tutto questo amarcord, la domanda sorge spontanea: chi diavolo è riuscito a perdere oggi una di quelle monete?
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Trenitalia e i sedili fantasma
Venerdì alle 18:00 ho preso con somma mia gioia l’Intercity 661 per tornare da Milano a Chiavari. Avevo prenotato più di una settimana prima il mio posticino, visto che da un lato immaginavo come sarebbe potuto esseere un treno il giorno del Primo Grande Esodo Estivo 2009 e dall’altro tanto so che si paga lo stesso: come il concetto di “supplemento rapido” anche quello di “diritto di prenotazione” ormai è puramente teorico, tanto che te lo fanno pagare anche quando posti a sedere non ce ne sono più. Mi trovo in carrozza 10, posto 25; arrivato in stazione scopro di essere in cima in cima al treno, e che la carrozza è una di quelle che erano già vecchiotte negli anni ’70, quando del resto un diretto faceva meno fermate di questo Intercity e arrivava leggermente prima. Si sa però che l’aspetto retrò è molto amato da Trenitalia, così come amano farci conoscere molto da vicino gli altri passeggeri.
Era facile previsione immaginare che non ci sarebbe stata traccia di controllore: solo subito prima di Genova si è affacciato allo scompartimento chiedendo se c’era il passeggero del posto 27. Arrivati a Principe, il mio neurone si è svegliato e si è reso conto che se la carrozza ha sei posti per scompartimento non possono esserci i posti x7 e x8. Inutile dire che chi aveva la prenotazione per quei posti lì se n’è accorto molto prima di me, poveretti. Naturalmente è possibile che al penultimo momento sia stato necessario sostituire una carrozza con file di otto posti con una che di file ne ha solo sei; naturalmente è indecente che alla partenza del treno non ci fossero degli incaricati ad assegnare un nuovo posto agli sfigati oppure, nel probabile caso non fosse possibile, a dare loro un rimborso (hanno ben pagato in anticipo, no? E hanno pagato per un servizio esplicito, no?) Però ho trovato sconfortante sentire la rassegnazione nei discorsi dei tipi vicino a me, che si sono arrabattati un po’ in piedi un po’ sugli strapuntini. Se riteniamo queste cose normali, siamo scivolati davvero in basso nelle classifiche mondiali.
_La peste di Milano_ (libro)
Instant book – uscito a fine giugno, parla di fatti di fine marzo 2009 – di un giornalista del Sole – 24 Ore, questo breve saggio (Marco Alfieri, La peste di Milano, Feltrinelli “Serie Bianca” 2009, pag. 174, € 13, ISBN 978-88-07-17174-1) raccoglie varie storie degli ultimi anni, dalla vicenda Alitalia alla Bicocca, dalla nuova Fiera all’Expo 2015 per terminare con la gestione degli immigrati – che corroborano la tesi che non solo lo slancio creativo e costruttivo degli anni ’50 e ’60 è terminato, ma Milano ormai si è adagiata sul ricordo dei fasti passati e non ha neanche il coraggio di proporre qualcosa di nuovo. La prosa è asciutta e ricca di nomi e numeri; alcune tesi sono un po’ spiazzanti – ad esempio, Alfieri sostiene che la lottizzazione dei partiti riusciva comunque a dare una gestione condivisa, sia pure mediata, della città; Tangentopoli da questo punto di vista ha spazzato via tutto lasciando il vuoto riempito giusto da immobiliaristi e affaristi in genere – e altre forse un po’ tirate per i capelli. Resta un affresco impietoso della situazione di quella che un tempo si definiva compiaciuta la capitale economica e morale d’Italia, e ora si limita a scopiazzare Roma ladrona.
metri teorici
Mentre Anna e io stavamo andando verso l’Ipercoop di Carasco, abbiamo visto i vari cartelli segnalatori, con la distanza indicata in “mt”. Anna ha commentato “chissà perché usano l’abbreviazione mt invece che la corretta m; alla fine abbiamo deciso che in effetti non si tratta di metri, ma dei famosi metri teorici. Ve ne sarete accorti anche voi: la distanza indicata non ha nessuna relazione con quella reale, e nel caso di più cartelli consecutivi per la stessa destinazione l’unica cosa di cui si può (di solito) essere certi è che i numeri che si vedono decrescenti.
La matematica delle unità di misura non finisce qui, però: ci sono i pesi indicati in “gr”, che non possono essere altro che grammi relativi: il loro uso è in genere limitato alle diete, dove si sa che il peso non è una variabile ma una costante, e quindi occorre giocare in altro modo per ottenere i risultati voluti. Non siamo però riusciti a trovare il significato dell’unità temporale denominata “sec”. Saranno “secondi e chissà”? “Secondi eventualmente compressi”? “Secondi effettivamente consumati”?
Passiamo o non passiamo?
Quando questa primavera hanno inaugurato il Passante di Mestre, tutti furono felicissimi: finalmente la Tangenziale di Mestre non sarebbe più stata un infernale budello. Effettivamente sabato scorso, primo giorno del primo Grande Esodo Estivo, la tangenziale era semivuota… tanto che ha dovuto prendersi tutto il traffico risultante dalla chiusura del passante, bloccato da 30 Km di coda (praticamente tutto, direi). Il governatore veneto Galan ha subito detto che non era colpa loro, che anche nelle altre autostrade c’erano ingorghi e code, e che il problema è che a Quarto d’Altino l’autostrada passa da tre a due corsie, facendo un effetto imbuto; ma lui sta già provvedendo a fare approntare la terza corsia fino a San Donà di Piave.
A sentire tutto questo mi vengono in mente due cose. La prima è che se sono riusciti a far defluire il traffico sulla tangenziale significa che non ce ne doveva essere poi così tanto. La seconda è che se si fanno le tre corsie fino a San Donà di Piave l’imbuto si sposta semplicemente più avanti, visto che non è che si perdano molti flussi di traffico (così ad occhio, giusto quelli verso l’A27). C’è poi un’altra cosa che mi viene in mente: se si fa ridurre prima la velocità, l’effetto imbuto si riduce, e paradossalmente ci si mette meno tempo (lo stop-and-go fa perdere tempo, meglio un flusso lento ma costante). Magari qualcuno ci potrebbe anche pensare, no? In fin dei conti lo facevano sulla tangenziale di Mestre e andava tutto bene…
Brava Egle!
Solitamente uso questa categoria per lamentarmi dell’uno o dell’altro giornalista. Questa volta però voglio complimentarmi con Egle Santolini per il suo articolo sulla Stampa di ieri a proposito della copertina di Abbey Road, che il prossimo 8 agosto compie 40 anni.
Da vecchio beatlesiano quale io sono, ho molto apprezzato il vedere scritte su un quotidiano generalista una serie di informazioni corrette ma non ritrite; cosa che non capita molto spesso, purtroppo. Quindi un bravo alla signora Santolini, che ha fatto un bel lavoro di giornalista!
Sfigmomanometro
La scorsa settimana abbiamo comprato uno di quei misuratori di pressione da polso. Martedì mattina dopo colazione ho provato a misurare più volte di fila la mia pressione seguendo le istruzioni dettagliate, con l’unica differenza che ho alzato e abbassato un po’ il polso tra una misurazione e l’altra, con un’escursione complessiva di una quindicina di centimetri. Pressione minima (tra 70 e 75) e pulsazioni (tra 77 e 80) erano sufficientemente stabili per accettare un valore con la tolleranza che ci si può aspettare; i cinque valori di massima sono stati invece rispettivamente 111, 120, 103, 93 (!), 113. Fatto salvo che non soffro di ipertensione, e che quando vado a donare il sangue mi hanno visto massime tra 105 e 140, mi chiedo l’utilità pratica di uno strumento che mi può dare una differenza nella rilevazione superiore al 20% al variare direi minimo delle condizioni iniziali. Non oso pensare a che succederebbe se una farfalla avesse sbattuto le ali sul Mato Grosso.
gioco della domenica: A Miner Problem
o se preferite “a minor problem”, come potete vedere dalla schermata iniziale di questo semplice gioco, che a me più che Sokoban ricorda Pengo (se non ve lo ricordate, una scomoda versione che usa i tasti è qua).
Scopo del gioco è riuscire ad avvicinare nel minor numero di mosse i terzetti di pietre preziose; per spostare un pezzo basta cliccarci su e verranno indicate le varie direzioni in cui muoversi. Buono spostamento!
(via Passion for Puzzles)