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matematto non praticante

Zanzare (tema ricorrente)

Io non ce l’ho così tanto contro le zanzare. Diciamo che se avessi un Super Catturatore di Zanzare e questa meraviglia della tecnica ne catturasse viva una che non ha ancora lautamente pasteggiato, non avrei alcuna obiezione a che la macchina le facesse un corso accelerato dal gruppo di autoterapia Succhiatori Anonimi e la convincesse a nutrirsi da quel momento in poi solo di sangue sintetico. La stessa macchina però, nel purtroppo più probabile caso in cui l’alato suchiatore avesse già lautamente pasteggiato, dovrebbe innanzitutto ammazzare le larve, togliere poi le ali alla salassatrice e lasciarla morire così, indifesa. So bene che una tale tortura non serve assolutamente a nulla, ma sono convinto che ogni tanto un po’ di soddisfazioni morali toccano anche a me. Non è possibile che già alle 18.30 io inizi a grattarmi come un dispertato, e alle cinque del mattino le senta ancora!
In una notizia correlata, com’è che ieri a casa mia c’erano tante di quelle mosche che sembrava di essere in una stalla? È un nuovo piano dell’assessore milanese al traffico per valutare quali sono i flussi preferenziali?

non tutti gli scontrini sono uguali, ma…

Qualche giorno fa sul dorso locale di Repubblica è apparso questo articolo, dove due giornalisti (uno finto-straniero e l’altro finto-milanese) chiedevano a due tavolini distinti le stesse cose, per vedersi spesso fare due prezzi diversi, oppure perché la “straniera” non si vedesse dare lo scontrino fiscale. Tra i vari locali visitati c’è stato il Caffè Mercanti in via dei Mercanti (per i non milanesi: praticamente in Duomo) dove lo scontrino “straniero” è stato praticamente il doppio di quello “locale”; o se preferite, lo scontrino al bauscia è stato praticamente la metà di quello fatto alla turista.
No, non è la stessa cosa. Come il bloggher d’inchiesta mfisk ha verificato di persona, il prezzo fatto pagare alla sedicente turista estera era esattamente quanto indicato nei cartelloni appesi all’esterno del negozio. Tre euro e mezzo per una bottiglietta d’acqua da mezzo litro portata al tavolo secondo me è un furto, ma una volta che tu puoi saperlo in anticipo sei tu che scegli di essere rapinato, cosa di cui hai tutto il diritto. Se poi il barista vuole fare uno sconto a quello che potrebbe essere un futuro consumatore abituale, di nuovo quella è una sua scelta; l’Unico Prezzo Imposto – Milano (o era Unione Per Imbrogliare Meglio?) lo deve fare un ente pubblico, non certo un privato.
Faccio pubblica ammenda per esserci cascato anch’io ed essermi fermato alla prima lettura dei fatti, senza pensare a possibili altri fatti di contorno che avrebbero cambiato il quadro generale.

credenze causali feline

In uno dei libri che sto leggendo (Sei cose impossibili prima di colazione) l’autore afferma che gli animali non sono capaci di credenze causali, cioè di pensare che da A segua B (che in effetti lo segua o no è irrilevante ne contesto del libro e nel mio). Ha qualche dubbio sui primati superiori, ma nulla di più. Sarà.
Io mi sono accorto già da un certo tempo che la nostra gatta Ariel va a mangiarsi una felce – per vomitarla subito dopo – quando ha della pappa che non le piace e noi non ci decidiamo a cambiarla pur essendo a casa. Oggi a pranzo mangiavamo del filetto, mentre il suo petto di pollo era rimasto praticamente intonso. Ariel ha iniziato a piazzarsi speranzosa vicino alla sedia di Anna, poi alla mia, poi di nuovo a quella di Anna: vedendo che facevamo gli gnorri, è partita diretta verso la felce.
Decidete voi.

DeferredSender: manda oggi una mail per domani

A volte può essere necessario inviare delle email non immediatamente ma dopo un certo periodo: chessò, siete in ferie ma volete far vedere al vostro amichetto del cuore che vi siete ricordati del suo compleanno.
DeferredSender è un sito che vi permette di farlo anche se la vostra religione vi vieta di usare Outlook e non siete così esperti di Linux da crearvi un task crontab all’uopo. Basta iscriversi al sito e inviare loro una mail a uno speciale indirizzo, iniziandola con alcune righe che spieghino a chi debba effefttivamente andare, e via! Beh, almeno dovrebbe funzionare così: quando l’ho testato dalla webmail Virgilio, mi è stato detto che il dominio non esisteva e sono dovuto passare via Tiscali.
Una volta inviati i messaggi, è possibile vedere il loro stato, e quindi sapere quali sono stati spediti e quali ancora in coda, cancellando evidentemente questi ultimi se le condizioni al contorno sono cambiate :-)
(via Free Download a Day)

out of order (fannullone brunettiano)

Oggi e domani sono a casa in mutua. D’altra parte, dopo aver scritto questo messaggio torno a letto :-)
Per le buone notizie, Anna è rientrata a casa. Per i gemelli, ci vorrà un mesetto ma noi sappiamo attendere.

Faletti e _Io sono Dio_

Premessa: non ho nessun problema a riesumare questa mia vecchissima recensione di Io uccido, dove apprezzavo l’opera prima di Giorgio Faletti. Tanto più che l’ultima frase suonava profetica: «Il guaio di avere saccheggiato tutti i topos è che non ce ne sono più da usare…» D’altra parte, non mi è mai passato per la testa di comprare un altro libro dell’eclettico astigiano, e questo vuol dire forse qualcosa.
Da alcune settimane, con l’uscita del suo nuovo malloppo, c’è stato un tamtam in rete su alcune frasi che sono assolutamente incomprensibili in italiano perché calchi letterali di un’espressione idiomatica inglese: ad esempio, «Pensavo che una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo», dove i “grandi” sarebbero i “grands” “grand”, cioè i bigliettoni da mille. Si può leggere l’inizio da Severgnini e il prosieguo sul Giornale, con l’intervento di una traduttrice importante. Faletti risponde sulle colonne della Stampa, da cui è partito un pippone su FriendFeed.
Diciamocelo: parlare di “questa risibile querelle estiva e premestruale” significa non avere grandi argomenti a disposizione, e anche la mossa di far notare che “supper” non significa “zuppa” ma “cena” mi sembra un cercare di distogliere l’attenzione dal punto, di fare cioè un calco invece che una traduzione. Gli do atto che nell’italiano sono entrati svariati calchi, come appunto “verdoni” (i dollari sono verdi, le nostre banconote no…), anche se comunque un verdone è un dollaro, non mille; mi sono infine divertito a leggere che la traduzione letterale di «don’t beat around the bush» è esattamente quanto da lui scritto, cioè «non girare intorno al cespuglio». Ma forse essendo la musica beat stata incisa sui dischi a 45 giri, tutto torna.
Torniamo nel merito. La vera accusa sembra essere che Faletti abbia preso qualche negro (“ghostwriter”, se preferite il termine tecnico) che abbia tradotto (da cane) dei testi americani: accusa che Faletti nega decisamente. Confesso che all’inizio avevo pensato anch’io a qualcosa del genere, ma poi due persone decisamente più esperte di me mi hanno fatto notare che strafalcioni così non sarebbero mai potuti arrivare in stampa, e quindi sono stati fortemente voluti dal nostro autore. A questo punto la mia personale idea (e mi riallaccio a quello che scrissi cinque anni e mezzo fa, non ci posso credere!) è che Faletti voglia affermarsi come creatore di un nuovo lessico, e abbia scelto questo modo per avere delle nuove idee. Contento lui. Poi mi dirà che ha venduto dodici milioni di copie dei suoi libri, e sono contento per lui; ma anche le mosche possono accorrere a frotte, quindi non significa poi molto.
ps: sul Giornale c’è un articolo più o meno simile.

gioco della domenica: Project Mongoose

Gioco doppio, questo Project Mongoose: si può scegliere infatti se far sopravvivere il nostro simpatico omino attraverso una pioggia di meteoriti, oppure ponderare le mosse per riuscire a raccogliere le monete in giro per lo schema. In entrambi i casi l’interfaccia è del tipo “salta!”: il nostro omino può muoversi a destra e sinistra, oppure appunto saltare in alto, il che gli serve per guadagnare punti (nella modalità arcade, in effetti, oltre a spostarsi deve anche saltare i vari palazzi che si trova sul percorso).
(via Passion for Puzzles)