Quando venerdì scorso andai al Catasto di Torino, oltre alla visura dei posti auto chiesi anche una fotocopia delle mappe catastali relative. Mi consegnarono un pacco di fogli A3 che non guardai, limitandomi a verificare che il testo della visura fosse corretto. Oggi li ho finalmente aperti: sono di posti completamente diversi da quelli che ho chiesto, ma proprio con numeri di mappa diversi.
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strisce blu in viale Monza: presa per i fondelli
Sono mesi che si sentono alti lai contro l’ingiusta vessazione che riguarderebbe i poveri abitanti nel primo tratto di viale Monza (da piazzale Loreto alla Ferrovia) che con la prossima istituzione delle strisce blu nella zona non avrebbero potuto parcheggiare sotto casa durante la giornata. Pensate: si era fatto vivo persino il PD! Nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla sua esistenza e invece era vivo e lottava insieme a non so bene chi!
Ma non preoccupatevi: adesso che la fazenda è tornata saldamente tra le mani dell’Eterno Vicesindaco De Corato, le cose cambiano. Anche i 170 posti sul viale saranno liberamente utilizzabili dai residenti nella microzona 30, esattamente come gli altri 4010 tutt’intorno. Sì, perché i poveretti di Viale Monza potevano semplicemente girare l’angolo e parcheggiare nelle altre strisce blu di zona, esattamente come adesso gli altri residenti nella microzona potranno parcheggiare in viale Monza.
Avete capito bene: tutta la cagnara fatta da queste parti era per il quattro percento dei posti auto. Conoscendo l’intelligenza media della popolazione, non mi stupirei che i vialemonzisti fossero davvero convinti di essere stati trattati diversamente dai loro vicini; e così alla fine chi rimane fregato siamo io e mia moglie, che per andare dalla pediatra speravamo in qualche posto auto che fosse davvero a rotazione e per cui avremmo pagato volentieri gli ottanta centesimi l’ora.
processo breve
Anche ammesso che siano veri – notate che si parla di “processi a rischio”, non “processi che non si svolgeranno” – il 50% di processi eliminati dalla nuova legge Alfano a detta dell’ANM ci sarà solo nelle procure più ingolfate, come si vede leggendo più attentamente il comunicato. D’altra parte l’1% millantato da Alfano non può assolutamente essere vero, perché altrimenti non avremo un “problema giustizia” e non avremo dunque bisogno di fare una legge al riguardo. (Faccio ovviamente finta che al PresConsMin la promulgazione di questa legge non importi affatto).
Il guaio è che il problema c’è, ma la soluzione non è certo quella. Non so chi ha detto che è l’equivalente di dire “l’Eurostar Milano-Roma deve impiegare al più quattro ore; dopo duecentoquaranta minuti si deve fermare e fa scendere i passeggeri ovunque ci si trovi”. E tralasciamo incongruenze come l’esclusione del reato di immigrazione clandestina dalla lista dei processi accorciabili, tanto per far piacere alla Lega. Un processo di quel tipo si risolve in un attimo, quindi non ha certo problemi di fretta.
Ma perché i processi in Italia sono così lunghi? Ci sono almeno quattro motivi. Pochi giudici (e cancellieri e personale dei tribunali); farraginosità delle procedure; pubblici ministeri che cercano di allungare i tempi; difensori che cercano di allungare i tempi. Preso atto che questo governo, come del resto i precedenti, non si sogna nemmeno di fare qualcosa per i primi due punti, restano gli altri due. Come sa chiunque abbia studiato un po’ di ottimizzazione, occorre trovare un modo per mettere l’un conto l’altra le due parti con interessi opposti. Difficile? Nemmeno troppo. Ad esempio il rito abbreviato serve proprio a quello. L’imputato sa che se si dichiara subito colpevole ha comunque uno sconto non indifferente di pena, e se è convinto di non avere troppi cavilli legali da giocare la cosa gli può convenire; il PM vede comunque condannato il reo, cosa che dal suo punto di vista dovrebbe essere l’unica davvero importante.
Il processo breve potrebbe essere ad esempio concepito in questo modo: si dà un tempo anche minore dei due anni proposti ora per il primo grado di giudizio, ma escludendo il tempo concesso alla difesa (e modulando il tempo totale per la gravità del reato e per il numero di imputati). In questo modo l’accusa dovrebbe selezionare quelle che ritiene prove e indizi davvero importanti, mentre la difesa non potrebbe più sfruttare tattiche dilatorie, che tra l’altro sono inerentemente ineguali visto che chi ha più soldi può permettersi il lusso di far perdere tempo e soldi. Ma chissà perché non credo che una riforma simile sia di interesse.
Gli affari sono affari
Il caso del mastino dei Baskerville (libro)
Siete convinti che nell’Amleto l’assassino sia Claudio? Allora non avete letto bene il testo della tragedia, e vi siete limitati a seguire pedissequamente quanto affermato da Shakespeare senza notare le incongruenze messe nero su bianco nel testo della tragedia. Pierre Bayard si occupa di critica poliziesca, cioè di rileggere i libri gialli e fare nuove ipotesi che siano più rispettose del testo. In questo caso (Pierre Bayard, Il caso del mastino dei Baskerville [L’Affaire du Chien des Baskerville], excelsior 1881 “dettagli – 5” 2008 [2008], pag. 204, € 15.50, ISBN 978-88-6158-058-9, trad. Riccardo Bentsik) il libro messo sotto torchio è lo sherlockiano Il mastino dei Baskerville. Dopo un breve riassunto dell’opera di Conan Doyle, l’autore analizza il metodo che Holmes usa per risolvere i suoi casi e lo applica… al libro stesso. Insomma, una metaindagine, o come viene definita da Bayard un esempio di “critica poliziesca” Non posso ovviamente rivelare chi è il vero assassino, ma credo non ci sia nulla di male a dirvi che il detective non ci fa affatto una bella figura e che secondo Bayard la chiave di volta sta nelle motivazioni psicologiche dei personaggi, e soprattutto di uno di essi che si è liberato dalle catene in cui Conan Doyle l’aveva presumibilmente raffigurato; la rivincita del personaggio sul proprio autore. Secondo me la parte più debole del testo è quella – che va dallo psicanalitico al mistico… – dove si dice che non solo i personaggi della letteratura possono giungere ad avere una certa qual vita propria, ma addirittura possono mischiarsi a quelli della vita reale, almeno nella vita reale. D’accordo che Conan Doyle non sopportasse più il suo personaggio più noto, ma da qui a dire che gli fa fare apposta una brutta figura mi pare un po’ troppo. A parte questa tirata in mezzo al libro, il testo è piacevole e ben tradotto.
che umoristi!
Ma secondo voi Luca Ricolfi si è accorto del titolo del suo editoriale?
Regio Catasto torinese
Nel turbinio di disinvestimenti immobiliari necessari per racimolare i soldi per comprare casa nuova, sto vendendo la mia vecchia abitazione torinese. Peccato che quel simpaticone del nostro agente immobiliare non solo non si sia accorto che non avevo mai indicato a catasto la modifica di alcuni muri interni (avevo fatto a suo tempo la DIA e pensavo bastasse… ma non era così, colpa mia) ma si sia dimenticato di avvisarci che il compratore aveva dei problemi con la banca e quindi dovevamo fare la modifica.
Venerdì ho così preso mezza giornata di permesso, sono salito su un treno a un’ora invereconda, e sono arrivato a Torino, scoprendo che la stazione di Porta Susa Sotterranea è puramente teorica, visto che l’unico modo per uscire sembra essere tornare indietro alla vecchia stazione. Arrivato col geometra in catasto, ci siamo intrufolati in una serie di corridoi nel sottotetto dove ci saremmo tranquillamente potuti prendere tutti i documenti cartacei ivi presenti, siamo arrivati dal funzionario a cui abbiamo dato i fogli in doppia copia… e il floppy disk con la versione elettronica. Il tipo guarda, medita e poi ci dice “non vi posso accettare la modifica: non c’è scritto a che piano è la soffitta”. Facciamo notare che era sempre stato scritto “sottotetto”, e ci viene risposto “adesso le cose sono cambiate. Vado giù a chiedere.” Dopo qualche minuto ritorna dicendo “Andate giù dal mio capo, ho parlato con lui e lui può accettare la modifica”. Scendiamo, aspettiamo che l’altro funzionario rientri in ufficio, e scopriamo il nuovo piccolo problema: il suo pc è piu moderno, e non ha il lettore floppy. Bene: abbiamo perso tre quarti d’ora per scoprire dov’era il lettore floppy portatile che a quanto pare viene usato per queste incombenze pur di evitare di aggiornare quelli vecchi e scassati e ammettere l’uso di una chiavetta USB.
Intanto ero sceso per fare le visure dei box, scoprendo che non potevo fare piu di cinque richieste per volta (amen, ho fatto le due+due che mi servivano subito) e che la tipa non stava a sentire quello che le dicevo, che cioè doveva leggersi gli atti notarili che le avevo lasciato visto che non le risultava fossero miei. Almeno quelle però non le ho pagate. Risultato: una ennesima perdita di tempo e snervatura; ed è andata ancora bene che i treni da Torino a Milano avevano mezz’ora di ritardo, così sono riuscito a prendere quello teoricamente delle 11:59 nonostante pur scapicollandomi sono arrivato in stazione a mezzogiorno spaccato. Non so se arrivo al panettone a continuare così.
(vedi anche la mia vignetta…)
gioco della domenica: Switchman
Quand’ero piccolo e innocente, per me la parola “scambista” stava solo a significare l’omino che azionava gli scambi delle rotaie, cosa che trovavo davvero bellissima.
Forse il guaio è che quello scambismo continua a piacermi, visto che mi sono subito fiondato su questo Switchman. C’è una rete ferroviaria, ci sono degli scambi, e dei treni che devono andare da una parte all’altra. L’unica operazione da fare è mettere gli scambi nella posizione corretta; il guaio è che bisogna farlo sempre più in fretta. Buon lavoro!