Sui quotidiani si è parlato tanto delle manovre e manovrine fatte dai petrolieri (e/o dai benzinai) per far crescere il prezzo dei carburanti in prossimità degli esodi automobilistici.
Se mi è permesso fare un esempio molto personale, venerdì alle 15 ho fatto benzina al self service Agip vicino a casa mia. Mentre aspettavamo il nostro turno, il tabellone elettronico ha iniziato a lampeggiare, e il prezzo della benzina è passato da 1.349 a 1.359. Al pomeriggio, non all’apertura delle pompe.
Lo so che il tabellone non è il prezzo ufficiale e che la pompa indicava già il prezzo più alto; però la cosa mi pare lo stesso un segno dei tempi.
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gioco di Pasquetta: Circles and Squares
Come dice Berlusconi, rosso è brutto e azzurro è bello; inoltre i quadrati vanno eliminati in favore dei circoli. Così in Circles and Squares occorre accasare i cerchi azzurri, facendo contemporaneamente fuori i cattivi rossi. Per spostare i vari pezzi occorre far ruotare lo schema con il tasto sinistro del mouse: spero che voi abbiate più capacità manuali di me!
(via Passion for Puzzles)
gioco di Pasqua: Painted Eggs!
Essendoché è Pasqua, un gioco con le uova mi pare necessario. Painted Eggs!, da SmartKit, è della scuola dei vari Memory: bisogna colorare correttamente le uova di Pasqua, usando la tavolozza a sinistra e ricordandosi delle tinte originali. Inutile dire che un daltonico avrà dei grossi problemi :-)
Il grande Googlello
L’altro giorno rispondevo a una mail, e avevo lasciato una riga di citazione, il cui testo conteneva tra l’altro la frase “see attachment”. Io l’allegato l’avevo visto, in effetti; ma quando ho schiacciato il tasto “send” mi è apparsa una finestrella di pop-up di GMail che diceva più o meno (in inglese, io uso sempre la versione inglese dei programmi se appena ne ho possibilità) «sei sicuro di voler spedire questo messaggio senza allegati? Ho notato che hai scritto “vedi allegato”…»
Certo, la cosa è assolutamente automatica, non c’è l’omino Google che legge il mio messaggio. Ma proprio perché la cosa è assolutamente automatica, non oso pensare a cosa potrebbe trovare nei miei messaggi. Sarà meglio che inizi ad evitare di mandare baci (scritti) alle mie amiche e conoscenti, anche se per fortuna Anna usa un altro portale per la sua posta :-)
cose burocratiche buone e cose burocratiche cattive
Ieri, passando davanti alla sede della circoscrizione, ho visto i faldoni con le istruzioni del 730. Finalmente, però, faldoni e buste per l’8 per mille sono separati, il che significa che uno può solo prendere la busta lasciando perdere il resto. Aspettiamo ancora la separazione tra modulo vero e proprio e istruzioni, ma diamo atto del miglioramento.
Ieri mi sono ricordato che bisogna pagare i contributi alla signora che ci aiuta in casa, e soprattutto che non abbiamo mai detto all’INPS che ci siamo trasferiti; quindi non ci sono arrivati i bollettini precompilati. Nema problema, mi sono detto; uso un bollettino senza cifra indicata, vado sul sito INPS e leggo il nuovo valore per il 2010. Sbagliato: qui sono ancora indicati i contributi 2009. Io sono un tipo rognoso, mi sono spulciato tutte le circolari e alla fine ho trovato la cifra corretta (1.51 euro l’ora invece che 1.50); ma sarebbe stato meglio che qualcuno si fosse ricordato di cambiare i dati.
Il riflesso del tempo (libro)
Dopo il suo primo libro Abuyon non cadrà Michele Lerda ha proseguito il suo ciclo di Gu con questa seconda opera (Michele Lerda, Il riflesso del tempo, Araba Fenice 2008, pag. 206, € 15, ISBN 9788895853253). Nella postfazione Michele scrive che non è più la persona di prima, e che il libro era rimasto chiuso nel cassetto per due anni prima che venisse pubblicato.
In effetti rispetto al romanzo di esordio mi pare proprio di notare un’involuzione: il testo è più harrypotteriano e meno fresco, con l’aggiunta di una serie di citazioni pseudozen che dovrebbero essere la chiave portante della storia ma sembrano essere sparse più o meno a caso, e soprattutto troppo didascalico. Posso anche immaginare che i suoi pensieri fossero rivolti altrove, ma continuo a pensare che una sessione di editing avrebbe giovato molto.
Google d’aprile
Quando uno fa una ricerca con Google, nella pagina con i risultati c’è sempre scritto il tempo che c’è voluto per trovarli e presentarli. Oggi però, come potete vedere, l’unità di misura non è esattamente riconoscibile a prima vista, oltre a variare a seconda della ricerca.
Ho verificato: occorre avere l’interfaccia in inglese per questo “improvement”. Forse è per questo che non ne ho letto in giro. Un’ultima cosa: a cosa diavolo equivalgono “2.00 shakes of a lamb’s tail”? E perché a un certo punto mi è arrivata una misurazione in gigawatt?
Ricorsione
ricorsione, s.f.: vedi ricorsione
L’induzione, di cui ho parlato poco tempo fa, è una brutta bestia: non tanto per la complessità del concetto, quanto perché il modo con cui si impiega generalmente l’induzione è piuttosto astratto. Le dimostrazioni per induzione assomigliano spesso a un gioco di prestigio algebrico, con un po’ di operazioni formali. Insomma, qualcosa che funziona sì, ma non ci dà informazioni su cosa sta effettivamente dietro.
La cosa buffa è che però è relativamente semplice trovare spiegazioni sull’induzione, ma almeno per i matematici non ci sono così tante informazioni su un modo in un certo senso simile per risolvere i problemi matematici: la ricorsione. La mia sensazione è che la ricorsione era sempre stata usata dai matematici del passato, ma veniva considerata una tecnica di serie B e quindi snobbata nelle dimostrazioni “ufficiali”. Poi è arrivata l’informatica, dove la ricorsione è parecchio usata; di nuovo però i matematici pensano che una cosa usata dagli informatici non è poi così importante… Ma lasciamo perdere queste disquisizioni, e vediamo come funziona la ricorsione.
Tecnicamente la ricorsione consiste nel risolvere un problema P con dati in ingresso D riconducendosi alla risoluzione del problema P con dati in ingresso D’, dove i dati D’ sono “più semplici” dei dati D. La frasetta magica “ricondursi al caso precedente” ricorre spesso nelle barzellette create dai fisici per prendere in giro i matematici; ma in questo caso la cosa è piuttosto diversa, e molto più seria. Ecco l’esempio canonico di ricorsione, tanto per mettere le cose più in chiaro: il calcolo del fattoriale.
Come probabilmente ricordate, il fattoriale di un numero intero positivo n, indicato con n!, è il prodotto dei numeri da 1 a n. Per convenzione, 0! e 1! sono uguali a 1. Per calcolare n! si può appunto fare il prodotto dei numeri da 1 a n, ma si può anche operare in altro modo. Un informatico per esempio scriverebbe un programma la cui parte principale dice più o meno così: “Per calcolare la funzione “fattoriale di n“, chiamo la funzione “fattoriale di n-1″ e moltiplico il risultato per n.” Chi non è abituato a queste cose fa un balzo sulla sedia: “Ma come fa questo qua a scrivere una cosa del genere? Com’è possibile definire una funzione per mezzo di sé stessa? Non si sovrappongono i pezzi?” Per quanto riguarda la struttura informatica, vi posso assicurare che non ci sono problemi: quello che viene richiamato non è il programma inteso come archetipo ma una sua istanza, insomma un suo clone. Il punto chiave è che dobbiamo essere certi che il procedimento non si espenda all’infinito, oppure che a un certo punto si ritorni al punto di partenza ottenendo così un circolo vizioso. Ma per fortuna questo non è il caso: il numero di cui si deve calcolare il fattoriale continua a ridursi, e prima o poi diventerà 1 (beh, ammesso che l’input sia stato un numero intero positivo. Ma quello del validare i dati in ingresso è un altro tipo di problema: qui si fa matematica, non informatica). Ma noi sappiamo quanto vale il fattoriale di 1! (per la cronaca, quest’ultimo è un punto esclamativo, non il simbolo di fattoriale), cioè 1. In definitiva, basta aggiungere il caso particolare; “Per calcolare la funzione “fattoriale di n“, verifico se n=1; in caso affermativo il risultato è 1, altrimenti, ecc. ecc.”.
Notata la differenza con l’induzione? Lì partivamo da 1 e salivamo fino all’infinito, grazie al quinto postulato di Peano; qui partiamo da un numero qualunque e scendiamo fino a 1. C’è però un altro punto che in genere viene trascurato. L’induzione parte da una formula chiusa, una cioè dove basta infilare il numero e si ottiene il risultato; con la ricorsione non c’è nulla del genere, e anzi trovare una formula chiusa a partire da quella ricorsiva non è sempre così semplice. Tanto per fare un esempio pratico, prendiamo i numeri di Fibonacci. Come ricordate, la loro definizione è ricorsiva: F1 = F2 = 1, e Fn+1 = Fn + Fn-1. È anche possibile avere una formula esplicita per l’n-simo numero di Fibonacci:
dove φ1 è (1+√5)/2 e φ2 è (1-√5)/2. Semplice, no? Vero che ce l’avevate sulla punta della lingua? D’accordo, questo è forse un caso limite: ma in genere ci vuole comunque una certa arte per trovare la formula chiusa corrispondente a una formula ricorsiva.
Nonostante tutto, però, la ricorsione almeno a mio parere è un modo più naturale per trovare la soluzione di tutta una classe di problemi, e quindi dovrebbe essere sempre pronta nella borsa degli attrezzi di un matematico.