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matematto non praticante

chi è che sta monitorando?

È appena arrivato un hit sul mio blog, per la precisione a questa notiziola, da un sito dal nome evocativo: monitoring.aboutyou.it. Se uno va a cercare il dominio, scopre che «About You è un progetto che unisce competenze specializzate per dare valore alle relazioni e alla reputazione online». Visto che non credo che S. abbia bisogno di un servizio del genere – soprattutto per vedere le mie notiziole… – i sospetti restano due: la corporation della polpetta e l’attuale ministro in predicato di divenire governatore della regione lagunare. Scommetterei più su quest’ultimo, anche perché la società in questione ha sede a Treviso. La cosa non mi preoccupa più di tanto, visto che comunque avevo aggiunto già a suo tempo che lo svarione matematico non sembrava essere suo; però è interessante notare come si aprano nuovi posti di lavoro per chi sa usare un motore di ricerca :-)

Concentrazioni di Maroni

Ho letto e riletto le dichiarazioni del nostro ministro dell’Interno sui fatti di via Padova a Milano (ah, per la cronaca: è dove io lavoro. Avessero preso le foto da un’altra angolazione, avrei potuto salutare il kebabbaro dove ogni tanto vado), e non sono riuscito a capirle.
Maroni dice «Il mix esplosivo di via Padova si è formato negli anni secondo un modello sociale che non ha voluto gestire un insediamento etnico. È importante evitare che una zona di città diventi estranea a chi ci vive, una sorta di territorio separato, di zona franca. Nel futuro dobbiamo evitare le concentrazioni etniche in un solo quartiere». Ora, in questo caso il problema non è tanto la concentrazione etnica; non è stata una guerriglia italiani-contro-stranieri, ma tra due gruppi di stranieri di etnie diverse, e già dirlo così non è nemmeno corretto: parlare in generale di sudamericani e nordafricani non significa nulla, visto che ad esempio il barista dove andiamo a prendere il caffè è sì egiziano ma copto. Anche l’ipotesi più buonista, che cioè l’idea è che ciascuna etnia dovrebbe essere spalmata più o meno uniformemente su tutta la città, mi sembra assolutamente impraticabile, soprattutto pensando alla reazione di chi sta “resistendo” in una zona a maggioranza italiana. Solo che a quanto pare bisogna dire qualcosa, e quindi si esterna…
(è anche interessante scoprire che la colpa di tutto questo è della sinistra che ha concesso troppi permessi di soggiorno, ma quello uno se lo poteva aspettare)

il PM10 è davvero diminuito?

[serie storica concentrazioni PM10] Un paio di settimane fa avevo segnalato l’affermazione sentenziata dall’assessore all’ambiente Paolo Mascari, secondo cui «Dal ’79 ad oggi non c’è stato un solo anno in cui lo smog sia peggiorato, anzi la situazione è migliorata.»
Poi mi è capitato di trovare i dati storici trattati da Arpa Lombardia (quindi dalla regione stessa); l’immagine qui in cima è presa da loro, come potete vedere voi stessi andando sulla pagina dei dati storici e selezionando “Milano – Particolato totale sospeso” (secondo la tabella, il PM10 è l’80-85% del totale, quindi i dati si possono applicare senza troppi problemi)
Non so perché ci siano due colori diversi, immagino che siano cambiati i criteri di calcolo; quello che però si vede ad occhio è che dal 1994 la media annua è più o meno restata costante, con l’unica differenza che ultimamente ci sono più differenze tra estate e inverno. I trentun anni di calo continuativo sono solo nella testa dell’assessore, mi sa.
Detto tutto questo, vorrei che si evitasse di trarre facili conseguenze dal disegnino. Noi abbiamo infatti soltanto una serie di “numeri singoli” (passatemi il termine: intendo che epr ogni periodo di tempo abbiamo un singolo valore) che sono il risultato di un numero non meglio identificato di variabili. Probabilmente negli anni ’70 c’erano più industrie e il riscaldamento contava di più nella produzione di micropolveri; e sicuramente anche le automobili attuali producono meno particolato di quelle di trent’anni fa. Ma è anche vero che ci sono più molte automobili, quindi il loro contributo complessivo potrebbe essere comunque cresciuto in questi ultimi anni. Diciamo insomma che questa notiziola è una “povera matematica preventiva”, per evitare che qualcuno balzi a conclusioni affrettate :-)

gioco della domenica: NUMBscape Game

NUMBscape Game è un
gioco in flash della categoria “trova la via d’uscita”. In questo caso però non ci sono oggetti da trovare, ma semplicemente otto numeri (e il codice per usarli) da inserire come combinazione di una cassaforte. Io a dire il vero di numeri ne ho trovati solo cinque, e non ho voglia di provare tutte le combinazioni :-)
(via Passion for Puzzles)

Famous Problems in Geometry and How to Solve Them (libro)

[copertina] Lo dico subito, a scanso di equivoci: il titolo di questo libro (Benjamin Bold, Famous Problems in Geometry and How to Solve Them, Dover 1982 (1969), pag. 128, $6.95, ISBN 978-0-486-24297-2) è in effetti fuorviante. È infatti vero che si parla dei tre problemi classici irrisolti della geometria greca, vale a dire la duplicazione del cubo, la trisezione dell’angolo e la quadratura del cerchio, oltre che alla costruzione dei poligoni regolari di un numero qualunque di lati; ma non viene raccontato come li si risolve, o se si preferisce si racconta di come si possono risolvere “barando”, cioè senza limitarsi a usare riga e compasso, la prima senza graduazioni e il secondo che non può riportare distanze.
Il testo, almeno per noi italiani, risulta interessante per alcuni punti che generalmente non vengono insegnati nei corsi della matematica, come la traccia della dimostrazione che ha portato Gauss a costruire l’eptadecagono regolare; nel complesso però non è che sia chissaché. D’altra parte, le dimostrazioni più complicate vengono omesse, quindi è comprensibile anche per uno studente all’ultimo anno del liceo o al primo anno di una facoltà scientifica che abbia una buona infarinatura di analisi e non si spaventi a vedere l’equazione ciclotomica.

Google Buzz

In questi giorni – non senza polemiche sulla privacy violata – Google ha tirato fuori il suo socialcoso, Buzz. Ma come, diranno i più attenti, non c’era già Google Wave a fare da socialcoso? Beh, stendiamo un velo pietoso (e speriamo che non lo usi più quasi nessuno, così potrebbe forse essere un po’ più veloce e quindi utile come sistema collaborativo) e passiamo al nuovo prodotto.
Buzz ha un vantaggio competitivo: è integrato in Gmail. Quelli di Google, però, sono riusciti a farlo diventare uno svantaggio, visto che per default quando l’utente lanciava per la prima volta l’applicazione tutti i suoi contatti mail apparivano pubblicamente nella lista; sembra che adesso ci abbiano messo una pezza, ma tanto io ho per prima cosa cancellato un po’ di persone dalla lista e reso impossibile agli altri di sapere chi seguo e chi mi segue. La seconda cosa che ho fatto è stata eliminare le notifiche di buzz nella casella di posta che è già intasata di suo; basta creare un filtro con “label:buzz”, fregarsene degli avvertimenti della grande G, e dire di archiviarli come già letti senza passare dall’inbox.
Detto questo, la logica di Buzz ricorda non tanto Facebook quanto FriendFeed, e credo che questo sia voluto. Anche la grafica è simile, a parte l’effetto di fadeout quando si nasconde un post (pardon, si fa mute) che è abbastanza scocciante. Ci sono però alcune differenze:
– si è visibili per nome e cognome e non per nick scelto (MALE, è una questione di principio per non dire che potrebbero esserci grossi problemi di privacy)
– per quanto riguarda sopra, è obbligatorio avere un profilo con nome e cognome per scrivere dei buzz o dei commenti; per riceverli, bontà loro, non è obbligatorio farlo (MALE)
– i singoli commenti, e non solo il capofila, hanno indicata la data (BENE)
– non ci sono gli amici degli amici (BENE)
– non è possibile nascondere una categoria di messaggi – chessò, quelli da un altro socialcoso – per non leggere doppioni e triploni (MALE; ad esempio ho smesso di importare da Google Reader perché altrimenti certe notizie erano doppie)
– è possibile fare buzz ristrette a un certo gruppo di persone (BENE, è molto più comodo che fare una mail a N persone nel caso si debba fare una discussione)
Ci sono ancora molte cose che non vanno, come il fatto che non si riesce mai a capire se effettivamente ci sono buzz o commenti nuovi oppure non si è riusciti a marcarli come letti; l’impressione è che più che una beta stiamo parlando di una versione alfa, e ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che questi bachetti vengano corretti.
Risultato finale? Bah. Per uno come me che tanto ha un profilo Google noto a cani e porci, l’unico problema di Buzz è che è l’ennesimo socialcoso e soprattutto l’ennesimo generatore di doppioni in giro. Per uno più attento alla privacy che non usa Gmail l’alternativa è creare un account con un nickname e non col nome, ma i vantaggi dell’integrazione si perdono. Infine chi usa gmail ma non vuole rendere noti i suoi dati urbi et orbi probabilmente farà meglio a evitarlo.

sessismo nel sesso

Sentendo quanto viene raccontato sui festini collegati a imprenditori e funzionari della Protezione civile, mi ha colpito una cosa: in tutti questi casi, ai festini sono sempre invitate avvenenti fanciulle più o meno – occhei, più che altro più – disinibite. Non venitemi adesso a ricordare tutti i trans: nell’immaginario, a quanto pare, essi sono delle “donne con qualcosa in più”. Non si sente mai parlare di avvenenti fanciulli più o meno disinibiti invitati a questi festini.
Ora è vero che a quanto pare questi posti di poterucolo sono quasi sempre appannaggio maschile, ma anche solo da un punto di vista statistico mi pare strano che nessuno di costoro sia omosessuale. Non è che sia tutto un complotto dalla stampa per nascondere cosa accade davvero?