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matematto non praticante

Editori specializzati

Domenico Scilipoti ha un testimonial d’eccezione per il libro che lo osanna – immagino che la presentazione facesse parte del pacchetto contrattato a dicembre.
Mi sono però chiesto nella mia beata ignoranza che editore fosse Falzea e ho scoperto che prima di Scilipoti aveva appena pubblicato un libro su Gianfranco Micciché. Mi sembra di poter dire che l’editore sta pensando a un suo riposizionamento.
p.s.: Ma quand’è che Silvio ha trovato il tempo per scrivere la prefazione al libro? non è che si sia confuso e abbia aggiunto anche qualche codicillo legale?

MIGLIAIA DI MILIARDI DI EURO!

A margine della delibera AGCom che, forte dell’appoggio governativo, ha deciso di arrogarsi le competenze del potere giudiziario occorre segnalare la pagina del Corsera acquistata dalla SIAE per appoggiare tale delibera. Se non avete acquistato il Corriere, nema problema: il testo è doverosamente riportato nel sito SIAE.
Lasciamo perdere la sfilza di firme in calce all’appello; tanto non sono uno di quelli che dice “saranno i primi a finire al muro quando ci sarà la rivoluzione” perché la rivoluzione non ci sarà mai. Concentriamoci invece sul testo. La cosa che colpisce di più è l’uso delle maiuscole, pardon delle MAIUSCOLE. Uomini Liberi, Diritti, Libertà, Cultura, Appello, Dovere, Industria Culturale. Mi sa che hanno visto che noi si parla di Rete e abbiano deciso che la maiuscola è cool.
Ma ci sono frasi tutte in maiuscolo: cito, sperando che non mi venga bloccato il sito per questo evidente sfruttamento illegale.
Sappiamo:
quanto le società di telecomunicazioni, i provider, i produttori di tecnologie digitali e le cosidette “Over the Top” fatturano anche grazie all’utilizzo di contenuti artistici? MIGLIAIA DI MILIARDI DI EURO!
e soprattutto quanto fatturano pseudo imprenditori senza scrupoli che operano nel mondo digitale, evadendo ogni diritto, “alle spalle” di chi crea e investe nella produzione di contenuti? CENTINAIA DI MILIARDI DI EURO!
Un numero urlato è sicuramente importante, e UN NUMERO IN MAIUSCOLO quindi lo è. Però, considerando che il PIL mondiale è di circa 40000 miliardi di euro, mi chiedo se alla SIAE siano capaci a fare i conti. Direi di no, a meno che quella parolina “anche” funzioni come nella barzelletta dove un elefante e una mosca attraversano una boscaglia, e alla fine la mosca si gira e commenta “che bel sentiero che abbiamo tracciato”…
Ma d’altra parte non mi aspetto molto da gente che – in un italiano elementare per venire incontro a quello che pensano essere i loro interlocutori – mi scrive
Ci chiediamo:
cosa sarebbero la Rete e gli strumenti tecnologici per accedervi se nessuno creasse contenuti? UN DESERTO!
Sono solo un po’ più di vent’anni che io creo contenuti (no, non parlo delle pinzillacchere di questo blog) e li lascio amabilmente liberi.. ma non Liberi come vorrebbero loro, dove la Libertà che abbiamo è quella di scegliere come dare loro i soldi anche per le cose di cui non ce ne può fregare di meno. Visto che punire i veri danneggiatori non è così facile, ecco che si fa in modo di bloccare chi è più debole, sperando così di ottenere chissà cosa: il tutto cantandosele e suonandosele, che effettivamente dovrebbe essere il core business della SIAE…

province (o provincie?)

Prima che i grammar nazi si avventino contro il sottoscritto per aver osato lasciare la i nel plurale di un termine in -cia e -gia preceduti da consonante, consiglio loro di prendere Google Street View, selezionare “Via Giuseppe Verdi, 13, Milano, Italia”, e alzare la visuale per vedere la scritta sulla sede storica della Cariplo. Ma non è di questo che volevo parlare.
In realtà questo post è totalmente inutile, visto che c’è chi ha già spiegato tutto, ed è per quello che ho dovuto iniziare con la grammatica. Ma un paio di cosette le posso ancora aggiungere.
I 48 miliardi in quattro anni indicati da Gilioli sono ovviamente fasulli: basti pensare che il 50% delle spese imputabili alle province sono quelle per gli stipendi, e immagino che anche i più convinti sostenitori del’abolizione delle province saranno d’accordo che quelle persone non finiranno sulla strada e i loro stipendi continueranno a riceverli: il tutto senza considerare le cose su cui la provincia ha competenza e che non verrebbero certo cancellate. Insomma, i guadagni per lo Stato sarebbero giusto un po’ di politici e portaborse in meno: cosa carina ma non certo così definitiva.
Ma la cosa più divertente è che il disegno di legge presentato dall’IDV non era un semplice ddl, ma un ddl costituzionale (come ovvio, visto che le province sono nominate nella Costituzione). Quindi una cosa che ha bisogno di quattro letture e probabilmente un referendum confermativo se non si è tutti d’accordo, un progetto che richiede due anni per il completamento. E tu (inteso come Di Pietro) fai partire l’iter senza vedere prima se c’è un accordo sul testo del ddl? E vuoi farmi credere che ti sembrava così logico da non averci nemmeno pensato? naaaah…

_Il meraviglioso mondo dei numeri_ (libro)

[copertina] Alex Bellos è un giornalista del britannico Guardian, ma ha una laurea in matematica e informatica, almeno secondo quanto afferma lui stesso in questo libro (Alex Bellos, Il meraviglioso mondo dei numeri [Alex’s Adventure in Numberland], Einaudi “Stile libero” 2011 [2010], pag. 580, € 20, ISBN 978-88-06-19589-2, trad. Giuliana Lupi). L’idea di base del libro è così quella di parlare di matematica come se si dovesse fare un report giornalistico. Indubbiamente, anche se il materiale è lo stesso che si trova in altri libri divulgativi, la presentazione è sicuramente diversa: la cosa può risultare interessante non solo per il lettore casuale che di queste cose non ne sa molto ma anche per chi i fondamenti li conosce e può vedere connessioni nuove.
Tutto bene, insomma? No. Da un lato – almeno per quanto mi riguarda – lo stile giornalistico all’inglese stufa. I vari capitoli, dallo zero in poi, partono sempre con il parlare di una persona che viene intervistata da Bello e in un certo senso fa da collante sul tema del capitolo; dopo un po’ uno si scoccia anche. La seconda cosa che non mi è piaciuta è il gruppo di svarioni matematici – e qui la colpa è spesso dell’autore, sono andato a verificare il testo originale – e di traduzione che ho trovato. Ci sono alcuni punti in cui non si riesce a capire di che si stia parlando: in un libro che dovrebbe fare amare la matematica a chi l’ha sempre odiata la cosa è assolutamente perniciosa. In definitiva posso dare la sufficienza, ma non allinearmi a chi inneggia all’opera miracolosa.

noccioline

Oggi tutti i quotidiani (sì, anche il Giornale e Libero, naturalmente a modo loro: non ne parla la Padania, ma questa è solo una conferma della mia affermazione) parlano della nuova norma salva-azienda, che fa in modo che il giudice sia obbligato (e non abbia semplicemente la possibilità, come adesso) a sospendere l’esecutività di una condanna civile, se il risarcimento è superiore ai 20 milioni di euro (10 in primo grado) dietro il pagamento di «idonea cauzione»: il tutto fino a che la Cassazione non si pronuncerà.
Lo so, qui siamo sul civile e non sul penale, e le cose sono ben diverse: ad esempio, non esiste la prescrizione. Però, prescindendo da Silvio, io mi domando: cosa succede se la Cassazione ribalta il giudizio di primo e secondo grado? La controparte quei soldi li deve restituire, il che non mi sembra poi una gran bella idea. Insomma, visto che non si sa ancora a chi andranno quei soldi, mi sembra più logico che al limite non siano ancora di nessuno (il che è l’idea alla base della cauzione), ma sicuramente non vadano avanti e indietro. O c’è qualcosa che mi sfugge?
p.s.: naturalmente la grande porcata è quella di infilare a forza il codicillo in un testo che non c’entra nulla, e che verrà quasi sicuramente votato con la fiducia. Su questo sono perfettamente d’accordo.

modernità

Come tanti bambini in cui i genitori vedevano un interesse scientifico, da piccolo ebbi in regalo un microscopio. Ammetto che non lo usai molto, visto che gli ingrandimenti bassi non davano soddisfazione e per quelli medi non c’era abbastanza luce per vedere bene nel vetrino: e comunque i miei interessi erano già allora più verso i numeri che le cose pratiche.
Però sono rimasto di sasso quando ho visto che la settimana prossima Lidl mette tra le sue offerte un microscopio digitale USB. Non ho ben capito cosa significhi l’aggettivo “digitale” in tale contesto, e avviso subito i macchisti che i driver forniti sono solo per Windows (da XP a 7). Però devo dire che l’idea di prendere le immagini e guardarmele al PC mi sarebbe sconfinferato molto di più… Peccato che ai tempi il PC non ci fosse proprio!

Quante brave persone!

Come avevo accennato, venerdì scorso ero uno dei blogger invitati da Gallizio alla presentazione dell’ultimo libro di Piergiorgio Odifreddi, Caro Papa, ti scrivo. Il motivo della mia presenza era fondamentalmente “tu hai un blog di matematica”, il che non dà un grande vantaggio competitivo nel caso di un libro in cui non si parla di matematica: è vero che conosco Odifreddi da quasi vent’anni, ma questo non era noto a priori.
Lascio link qua, qua e qua a vuole conoscere le critiche al libro da parte di alcuni partecipanti reali e virtuali, cosa che loro hanno saputo fare fare sicuramente meglio di me: io mi limito ad alcune note di colore.
– sentire Felice Accame che inizia il suo commento raccontando che il titolo del libro gli ha fatto subito tornare in mente la canzone del 1939 dall’incipit omografo non ha prezzo. Mi pareva di essere alla radio a sentire La Caccia.
– l’esponente cattolico convertito di cui non ricordo il nome (e non trovo il foglio dove l’avevo scritto, mannaggia) è riuscito a monopolizzare il tutto, il che è stata una palla unica.
– ho scoperto che Enrico VIII aveva a che fare con la transustanziazione :-)
– i tramezzini erano buoni, ma non si può finire alle 15 un incontro prandiale (non per i morsi della fame, ma perché io avrei anche da lavorare ogni tanto)
– l’idea è stata buona, anche perché Odifreddi è un bravo oratore: ma secondo me è da tarare meglio :-)