I librini della collana Altramatematica stanno facendo la loro strada: tra qualche giorno ne verrà pubblicato un altro, del quale non posso indicare il titolo né l’autore che però è ben noto nel nostro piccolo ambiente. Ma non c’è solo 40K a pubblicare!
Ho visto infatti che Antonio Tombolini ha deciso di allargarsi e creare anch’egli una casa editrice digitale da affiancare alla sua Simplicissimus Book Farm. Le collane che ha pensato al momento sono Vaporteppa, steampunk, e la prossima Penale.it con studi di diritto penale; quest’ultima è affidata a Daniele Minotti (ciao!).
Perché parlo della “concorrenza”? Non tanto perché in realtà concorrenza non è, almeno per il momento. Ma anche se Tombolini pensasse di fare una collana matematica fatta seriamente, questo sarebbe solo un bene. I punti di partenza sono infatti diversi (con 40K la scelta è stata specificatamente di fare librini brevi da 99 centesimi; Vaporteppa preferisce porsi su un gradino superiore sia per lunghezza che per costo, il che è probabilmente più sensato visto che si parla di racconti e non di saggistica. Vedremo cosa succederà con penale.it) ma sono convinto che più cose buone si pubblichino più ci guadagniamo tutti.
E già che ci sono: cosa vi piacerebbe vedere pubblicato in #altramatematica?
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Hangar Bicocca: _Islands_ (mostra)
Dell’Hangar Bicocca in generale ne parlerò (bene) un’altra volta: per il momento mi limito a raccontare della mostra Islands di Dieter (buonanima) e Björn Roth, per l’ottima ragione che terminerà domenica e mi ero dimenticato di scriverne.
Io sono abituato all’arte concettuale e alle “spiegazioni”: però qui si è davvero esagerato. Roth (padre) doveva probabilmente soffrire di disposofobia, quella malattia che ti fa conservare tutto, ma proprio tutto. Tanto per dire, Flacher Abfall, che possiamo tradurre come “spazzatura piatta”, è la raccolta di scontrini, biglietti usati, etichette e altri avanzi, imbustati in cartelline accuratamente datate e inserite in una erie di contenitori… per diciassette anni. Non parliamo poi della mania di protagonismo: Solo Szenen, “considerata oggi tra i capolavori dell’artista”, è un insieme di 131 video che mostrano (a telecamera fissa) scene di Roth che fa le cose più varie, compreso cagare. D’altra parte, la coprofilia sembra un’altra caratteristica dell’artista: non tanto per die Die DIE VERDAMMTE SCHEISSE, dove la “maledetta merda” sono in realtà le piastre di rame scartate da una stamperia perché ritenute “sbagliate”, quanto per 55 Schiesse für Rosanna, una serie di fotografie per una mostra presso la casa della sua amica Rosanna Chiessi. Cito dalla brochure informativa: «Per Roth la creazione artistica nasce dalla realtà quotidiana con l’intento di permearla, valicando il limite nel quale viene confinata dai circuiti artistici ufficiali. La documentazione fotografica degli escrementi prodotti quotidianamente dall’artista […] risponde esattamente a questo atteggiamento ed è inserita all’interno di un discorso esplicitamente autobiografico.» Capirete che a questo punto l’installazione Selbsturm (busti di cioccolato) si vede da un’altro punto di vista…
trent’anni
Non so se sia oggi l’anniversario preciso: forse lo è già stato, forse lo sarà tra un paio di settimane. D’altra parte non pensavo proprio ci fosse qualcosa di importante, quando in quel giorno dell’inizio del 1984 scoprii che il centro di calcolo della Normale aveva due connessioni (una a 300 bit al secondo su linea di comando, l’altra addirittura a 4800 full screen) alla rete EARNET, sovvenzionata da IBM per collegarsi all’omologa rete americana BITNET. Internet in effetti non esisteva ancora: c’era Arpanet che in un paio d’anni avrebbe perso le sovvenzioni dirette da parte del DARPA e sarebbe quindi divenuta per l’appunto Internet.
Insomma, sono trent’anni che io sono in rete. Di cose qualcuna ne ho fatta, anche in prima persona: poi non sono bravo come le TRE generazioni di “inventori di Internet in Italia” che ho visto arrivare, ma non si può pretendere tutto dalla vita. Vabbè, tanti auguri a me lo stesso :-)
_Rebecca (sei tu)_ (libro)
Davide Osenda si diverte a disegnare fumetti. Avevo già recensito Ultima lezione a Gottinga; un paio di mesi fa mi ha inviato questa sua ultima fatica (Davide Osenda, Rebecca (sei tu), 001 edizioni 2013, pag. 144, € 18, ISBN 9788897846444), con dedica “Lo so che non sono proprio il tuo tipo… ma se vuoi, puoi darmi una sbirciatina”.
Effettivamente in questo libro Osenda non parla di matematica ma di psicanalisi (junghiana, per la precisione), il che significa che mi trova completamente spiazzato, e sono costretto a vedere tutto il resto :-) Secondo me, la prima parte è un po’ troppo lunga, e soprattutto ti porta fuori strada rispetto alla seconda parte che è naturalmente quella principale: sì, certe cose si capiscono a posteriori, ma resto dell’idea che ci sarebbero voluti più riferimenti comprensibili almeno per un poveretto come me. (E non dite che la psicanalisi è incomprensibile se non la si è studiata…). La seconda parte in compenso mi pare ottimamente riuscita sia come trama che come tecnica fumettistica, ed è scorsa via in un amen. (C’è anche un piccolo epilogo, ma è proprio un post scriptum)
Direi insomma che se non dovete studiare il pensiero junghiano in profondità ma volete solo passare un po’ di tempo piacevolmente e farvi un’idea, questo libro è sicuramente molto meglio di un pesante testo :-)
chissà perché c’è un semaforo
Ennesimo incidente quasi mortale stamattina a Milano. Una ragazzina di tredici anni è stata investita da un furgone mentre attraversava (col verde); quel bastardo del conducente del furgone ha anche tentato di scappare, solo che in viale Monza alle 8 del mattino la cosa non è mica così semplice.
Gli è che quell’incrocio io lo conosco molto bene: fino all’anno scorso lo attraversavo in bicicletta per tornare a casa dall’ufficio. “Attraversavo in bicicletta” non è però il termine giusto: arrivavo da via Rovereto, scendevo dalla bicicletta, aspettavo il verde e portavo a mano la bici dall’altra parte del viale per poi inforcare di nuovo la sella. Generalmente di inverno avevo il giubbetto ad alta visibilità; ma comunque dovevo far finta di buttare la bicicletta in mezzo alla strada per far fermare certa gente. (Curioso che si preoccupino più di una bici che di un essere umano; probabilmente quest’ultimo fa meno danni alla carrozzeria)
Ecco. Perché mai si mettono dei semafori che non vengono rispettati? Non c’è proprio possibilità di bloccare certe persone?
Ghigliottine
Non ho avuto tempo (e voglia, lo ammetto) di entrare nel merito di quanto capitato ieri alla Camera, e quindi spero che ci sia qualche anima gentile che mi possa dare una risposta a queste domande (non ad altre: qualcosa ho capito)
– la parte dedicata alla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia aveva davvero i requisiti di urgenza richiesti da un decreto legge? Era necessario che per fine 2013 i soldi fossero contabilizzati in una certa maniera?
– c’è stato o non c’è stato, quando il decreto è passato al Senato (e ci deve essere passato per forza) un tentativo di stralciare quella parte e lasciare solo quella relativa alla seconda rata dell’IMU? Perché è chiaro che ieri non c’era più tempo, e si doveva scegliere “o tutto o niente” (e quella rata IMU la si doveva pagare: al più il governo poteva fare un decreto per evitare il pagamento degli interessi di mora), ma nel passaggio precedente il tempo c’era.
Notate che non sto facendo domande retoriche come “perché due cose che non c’entrano nulla sono state messe nello stesso decreto”, né sto entrando nel merito se la rivalutazione sia o no un regalo alle banche (quello sarà per la prossima volta). Al momento mi limito alle proceduralità…
gentilezze
I tassisti stanno vivendo un brutto periodo, con la concorrenza di servizi tipo Uber e del car sharing: si sta arrivando così a un circolo vizioso nel quale le tariffe crescono e i passeggeri pertanto diminuiscono. Ci sono indubbiamente problemi di vari tipi, per esempio il fatto che in un mercato strettamente regolamentato il costo pratico di una licenza è cresciuto a tal punto che chi è subentrato da qualche anno ha pagato decine di migliaia di euro e adesso si vede quell’asset pesantemente deprezzato. Non trovo certo nulla di strano se i tassisti decidono di scioperare e non farsi trovare in aeroporto e in stazione: il diritto di sciopero è sacrosanto.
Ma se è vero che c’è un gruppo di tassisti che sta accettando le chiamate e poi non si presenta, beh, io quelli li denuncerei direttamente e senza passare dal via. (E se fossi uno della maggioranza dei tassisti che non fa così, mi chiederei cosa potrei fare loro per “ringraziarli” di avere ancora peggiorato l’immagine della categoria)
Electrolux
Ho letto un po’ di cose sulla minaccia di Electrolux di andarsene dall’Italia dove il costo del lavoro sarebbe troppo alto, per spostarsi verso l’Europa dell’est. Alternativa? un taglio delle ore lavorate del 25%, unito ad altri tagli di stipendio che porterebbero alla fine i lavoratori (quelli rimasti) a guadagnare sì e no la metà. Una proposta che parrebbe fatta apposta per risultare irricevibile.
Poi ho letto questo articolo di Giulio Zanella e mi sono chiesto ancora altre cose. Secondo Zanella, per salvare capra e cavoli basterebbe abbassare il cuneo fiscale dal 55% al 25%, più o meno quanto si ha nel Regno Unito dove (a sua detta, non ho dati per smentirlo o accettarlo) i possessori di tali redditi “non scontano la minore pressione fiscale con assenza di servizi sociali”.
A parte banalità tipo dimenticarsi di considerare la differenza di spesa per interessi di Italia e Gran Bretagna, l’analisi non spiega come mantenere i servizi sociali togliendo questi ricavi allo stato, non spiega come mantenere il sistema pensionistico attuale (che oggi ci sia tutta gente in pensione con il metodo retributivo, vent’anni dopo la riforma Dini, è una sconcezza: ma il sistema è quello) tagliando i contributi pensionistici: insomma non spiega nulla. Noisefromamerika dovrebbe poi essere liberista, quindi non credo nemmeno che pensino a patrimoniali o espropri proletari.
E allora qualcuno mi spiegherebbe seriamente come funzionerebbe il tutto?