Leggo su Repubblica che più della metà degli aventi diritto sardi non si è iscritta nella graduatoria nazionale per le assunzioni nella scuola, per il rischio di finire nel continente e quindi avere spese insostenibili: meglio continuare a essere precari e sperare in qualche supplenza.
Non entro nella scelta del governo di costringere tutti a fare una graduatoria indicando tutte le province italiane. Immagino che il motivo sia il volere azzerare le carenze di posti di ruolo, ma il mio timore è che tra alcuni anni la cosa sarà vanificata dalle richieste di trasferimento. Capisco anche la difficoltà nei collegamenti con la Sardegna e i relativi costi, anche se mitigati per i residenti. Ma visto che presumo che simmetricamente siano pochi gli insegnanti non sardi che avranno messo in cima alla graduatoria le province dell’isola posso immaginare che l’offerta di posti in Sardegna sia molto minore del numero di precari. Quindi? Trasferiamo un po’ di studenti dal continente?
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_Il tensore di Torperterra_ (ebook)
Anche se i miei amici me lo consigliavano molto caldamente, ho aspettato quasi due anni per iniziare a leggere questo ebook (Emanuele Vannini, Il tensore di Torperterra, Blonk 2013, pag. 107, € 3,99) e devo confessare che il primo capitolo mi aveva lasciato molto freddo. Ma passato questo scoglio la storia è davvero filata via che era un piacere, e mi è dispiaciuto quando è terminata. Nel libro c’è davvero la Romagna (quando ho letto del bigliettino con su scritto “Voi, avanti così” ho sentito proprio l’accento emiliano). La storia si dipana tra la seconda guerra mondiale e (quasi) oggi, nella Romagna vicino a Divertimentificio – come il nome dell’album di Fabrizio De Andrè – dove tutti sono un po’ matti ma sono contenti così. Il tensore c’è davvero, e la cosa mi ha spiazzato perché io pensavo al tonsore (che c’è anche, ma non conta). Ci si diverte ma ci sono anche brani molto tristi. Insomma, leggetelo: mica posso spiattellarvi tutto!
(P.S.: per tutto agosto l’ebook è scontato a 1,99 euro. Non dite che non ve l’avevo detto)
L’Università Popolare degli Studi di Milano
L’inizio del secolo scorso deve essere stato un anno molto proficuo per le università popolari milanesi: in un momento in cui Milano non aveva un’università (che sarà fondata nel 1924) ma solo un Politecnico, nel 1900 nacque una Università popolare e l’anno dopo l’università popolare di Mantova si trasferisce a Milano, prendendo il nome di Università popolare di Milano®. Come vedete dal ®, quel nome è un marchio registrato, come anche quello “Università Popolare degli Studi di Milano®”, che però non è usato direttamente dall’Università popolare di Milano® ma è stato appunto dato in concessione all’Università Popolare degli Studi di Milano®. Spero non vi si siano incrociate le sinapsi: io ci ho perso un po’ di tempo nel riuscire a comprendere la differenza tra i due nomi, e non sono ancora completamente certo di esserci riuscito.
Veniamo ora all’Università Popolare degli Studi di Milano®. Nel logo c’è scritto “Università di diritto internazionale”, terminologia che a me era aliena. Ma fortunatamente il sito mi aiuta: qui si possono trovare i link alla «Presa d’Atto del Sottosegretario con deleghe all’Università», alla «Pubblicazione della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana “Avviso di Apertura”» e alla «Conferma del Consiglio di Stato della persistente efficacia dell’atto MIUR». L’avviso apertura riporta un numero della Gazzetta Ufficiale dove si afferma che
L’università Popolare degli Studi di Milano è regolarmente iscritta all’Anagrafe Nazionale delle Ricerche n. 58241FKL M.I.U.R. Membro della Confederazione Nazionale delle Università Popolari Italiane. […] Autorizzata il 14.10.2011 (Roma) con presa d’atto Ministeriale, prot. 313, […] F.to, il sottosegretario del MIUR Senatore Guido Viceconte per rilasciare i titoli accademici e con approfondimento di presa d’atto del 14.10.2011 a cura della segreteria Tecnica […] che conferma la piena capacità giuridica di svolgere la formazione e rilasciare titoli accademici con valore legale (in virtù della sede della UUPN) in conformità della Convenzione di Lisbona (25-7-2002 supplemento ordinario della gazzetta ufficiale serie generale n.173) Lisbona 11 aprile 1997 “convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione europea”
Non sono un esperto di diritto, ma direi che questa pappardella sta a significare che se qualcuno si laurea all’Università Popolare degli Studi di Milano® può ufficialmente fregiarsi del titolo di dottore. Non ho mai ben capito cosa ci sia di così importante nel sentirsi dare del dottore, ma quello probabilmente è un mio problema. Nel caso qualcuno si stia chiedendo cosa sia la UUPN, nema problema: basta leggere la presa d’atto, dove l’allora sottosegretario del MIUR Senatore Guido Viceconte scrive firmando di suo pugno
Vista la nota del prot. 564 Milano 5 Ottobre 2011 dell’Università Popolare degli Studi di Milano, con la quale si informa che l’Università Popolare stessa è ufficialmente affiliata alla University of United Popolar Nations, con sede a Ouagadougou ed è ufficialmente partner della Universitè di Stato di Ouagadougou, nello stato del Burkina Faso e dell’Università di Stato Bouakè, nello stato della Costa d’Avorio, si PRENDE ATTO che l’Università Popolare degli Studi di Milano possa rilasciare i titoli accademici per conto delle predette Università, secondo quanto previsto dalla Convenzione di Lisbona e dalla normativa vigente.
Avete capito qualcosa di più? Avete letto magari anche il testo di legge della Convenzione di Lisbona e continuate a non capire? Nema problema! Basta continuare a leggere la presa d’atto e arrivare all’ultima pagina, dove il prof. Roberto Leoni, consulente del MIUR, spiega finalmente le cose in maniera inequivocabile anche se con un po’ troppe virgole. Ecco il testo: sottolineature, grassetti e corsivi sono quelli originali.
1) Per maggiore chiarezza e trasparenza L’università Popolare degli Studi di Milano (sede UUPN) dovrà dare una comunicazione con un annuncio presso la Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (serie speciale o similare) di “Bando di Apertura facoltà per studenti”
2) I titoli rilasciati dall’Università Popolare degli studi di Milano (sede UUPN) non fanno parte di titoli italiani: privati o pubblici, rilasciati da università italiane ma sono: “titoli stranieri diversamente riconosciuti” ed in specifico riconosciuti secondo le normative del trattato di Lisbona. Qualora, volontariamente e facoltativamente l’Università Popolare degli studi di Milano, intendesse porre istanza per il riconoscimento di università privata, o del dm 214/2004 o di altre forme, (e quindi non più da università internazionale diversamente riconosciuta) dovrà richiederne le modalità secondo le procedure vigenti in essere.
3) Inoltre, sempre per maggiore chiarezza di titolo straniero, l’Università Popolare degli studi di Milano dovrà sempre specificare nel contratto dello studente e nel titolo rilasciato, che il valore legale del titolo rilasciato è secondo la convenzione di Lisbona ed inserire “sede UUPN”.
Quello che ho capito io è che puoi laurearti all’Università Popolare degli Studi di Milano®, che ti rilasciano «titoli accademici nel territorio italiano» nel senso che non devi andare in Africa per discutere la tesi, ma che però hai un titolo straniero, che presumibilmente ha valore legale in Costa d’Avorio e in Burkina Faso ma non ce l’ha necessariamente in Italia. D’altra parte, diciamocelo una volta per tutte: l’importante è imparare oppure avere un pezzo di carta con valore legale?
(P.S.: ho poi scoperto questo articolo del Fatto Quotidiano)
La precisione del riciclo
Ho qui davanti a me una bottiglia di latte Esselunga. Tra tutte le informazioni sull’etichetta, ci sono quelle “Esselunga® per l’ambiente” dove indicano il materiale del packaging, che vi riporto qui sotto:
- Tappo: plastica HDPE2
- Bottiglia: plastica PET1
- Etichetta: plastica PP5
Non si può dire non siano precisi.
Quizzino della domenica: Pillole
Ormai siete un rottame. Il medico vi ha prescritto delle pillole per il mal di testa e delle altre pillole per la tosse: dovete prenderne una più una al giorno, stando attento a non superare le dosi altrimenti starete male per davvero. Purtroppo le pillole sono assolutamente identiche di aspetto e quando mancavano gli ultimi due giorni di cura si sono mischiate tutte, e quindi vi trovate quattro pillole. Come potete fare a prendere la dose corretta?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p178.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Il problema è un classico)
_Homo pluralis_ (libro)
L'”uomo plurale”, secondo Luca De Biase, è è quello che aumenta il suo essere uomo interagendo con le altre persone. In questo ultimo suo libro (Luca De Biase, Homo pluralis : Essere umani nell’era tecnologica, Codice Edizioni 2015, pag. 219, € 12, ISBN 9788875785109) raccoglie una grande quantità di idee espresse in rete e fuori in questi ultimi decenni e le legge sotto questo punto di vista. Attenzione: la cosiddetta intelligenza collettiva non è quella emergente che siamo soliti associare a formiche e api, dove il comportamento essenzialmente stupido dei singoli individui risulta in un comportamento intelligente dell’insieme. De Biase nota come il (piccolo) gruppo di persone possa risultare più intelligente dell’individuo migliore del gruppo stesso: ma questo capita solo se all’interno del gruppo c’è diversità di opinioni, oltre che ovviamente propensione all’ascolto. Questa è per lui la “narrazione ecologista”, che si contrappone a quella finanziaria (“il mercato si regola da solo”) e a quella tecnologica (“una volta definito il problema, gli scienziati riescono prima o poi a trovare una soluzione”) che si sono entrambe rivelate perdenti. Il guaio è che un modello ecologista non è affatto facile: il successo di Facebook è dovuto alla seplicità d’uso – puoi fare poche cose – e al dominio del like che tende a achiudere le persone in un orticello con quelli che la pensano come loro ed eliminare così la diversità. Solo pochi “cavalieri dell’internet”, con una bella metafora medievale, cercano dei nuovi modelli, ma la cosa non è semplice: De Biase, da buon giornalista, non dà risposte ma si limita a raccogliere e presentare la situazione.
Previdenza complementare
Come tanti lavoratori dipendenti, sono iscritto a un fondo di previdenza complementare (chiuso, nel senso che sono quelli azienda-sindacato). In realtà ci metto solo l’1% del mio stipendio e una parte equivalente del TFR, e lo faccio solo perché così l’azienda ci deve cacciare anch’essa dei soldi che altrimenti non mi darebbe :-)
Quest’anno il fondo ha deciso di cambiare gestore: questo è significato per me dover cambiare password, e per farlo cercare il mio numero di iscrizione. Il 17 luglio scrivo perché non riesco a trovare il mio codice di iscrizione nelle comunicazioni dove secondo loro c’era: mi rispondono oggi pomeriggio dicendo di contattare il call center, cosa che non ho potuto fare perché me ne sono accorto troppo tardi. Però con un minimo di furbizia ho trovato un altro documento con quel maledetto codice e così sono entrato.
Bene, anzi male. L’anno scorso il mio comparto (“prudente”, gli investimenti sono 75% obbligazioni e 25% azioni) ha avuto una crescita dell’8%, cosa che mi ha stupito molto positivamente. E quest’anno, col nuovo gestore? Nei primi sei mesi il comparto si è mosso dello 0,03%. In negativo. In pratica ho perso 50 euro (e già qui non so come si facciano i conti, perché capisco i 21 della quota di iscrizione annua ma la differenza del controvalore dovrebbe essere di 11 euro, non di 29). Forse che il cambio di gestore non è stata una grande idea?
Carnevale della Matematica #88: GOTO Popinga!
Penserete mica che – solo perché è quasi ferragosto – qui non si faccia matematica! Chez Popinga troverete una paccata di contributi, inframmezzati dalle frasi che hanno davvero pronunciato i protagonisti di molti film importanti (almeno immagino, io e la cinematografia non andiamo d’accordo).
Già che ci sono ricordo che domani sul Post ci saranno i miei quizzini per ferragosto, quest’anno facilissimi!