Tanto vi conosco, nelle feste avete sbafato e basta. Però entro domenica (via, facciamo lunedì 12) mi inviate i vostri contributi per il nono carnevale della Matematica?
Come potete vedere, la lista degli ospitanti si è rimpolpata, ma potete sempre aggiungervi :-)
Aggiornamento: (io le cose me le dimentico sempre…) Mi sapete consigliare qualche software freeware per fare disegnini su carta quadrettata? C.a.R. fa fare costruzioni e permette di creare un foglio quadrettato, ma per quello che mi serve non va bene.
Archivi autore: .mau.
_Musicofilia_ (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
Il sottotitolo dell’edizione originale di questo libro (Oliver Sacks, Musicofilia [Musicophilia], Biblioteca Adelphi 522, 2008 [2007], pag. 434, € 23, ISBN 978-88-459-2261-9, trad. Isabella Blum) è “storie di musica e del cervello”, e spiega molto bene il suo contenuto. Sacks racconta infatti di tutte le patologie cognitiva che toccano la sfera musicale da un lato, e dell’uso della musica come terapia dall’altro. Le neuroscienze hanno sicuramente fatto dei passi da gigante negli ultimi decenni, ed è ora possibile avere una certa idea di quali parti del cervello siano dedicate alla ricezione e comprensione della musica; ma brancoliamo ancora nel buio, e spesso non si può fare altro che delle supposizioni su cosa stia accadendo in una persona, cercando di estrapolare delle teorie dai comportamenti osservati. Le descrizioni sono sicuramente molto vivide, e in questo libro c’è anche un tocco di personale che nelle altre opere “tecniche” (Zio Tungsteno a parte, quindi) non si trovava affatto. Però la mia sensazione è stata quella di una rimescolata di molto vecchio materiale, ricollocato da un diverso punto di vista e con qualche aggiunta. Insomma, non molto utile se non si è specificatamente interessati alla musicoterapia e si è già letto gli altri libri. La traduzione, a parte un paio di pecche, regge bene.
La Libreria del Giallo chiude
L’annuncio era ieri in prima pagina del dorso milanese di Repubblica: il 31 marzo la Libreria del Giallo (per gli amici, la Sherlockiana) chiuderà. Motivo? il solito. Pochi acquirenti, in parte perché da via Peschiera se non sai che esiste non ci arrivi mai e in parte perché paradossalmente visto che i gialli ora sono di nuovo di moda li trovi più o meno ovunque. Se aggiungiamo i 2000 euro al mese di affitto, i conti sono presto fatti.
Io ricordo Tecla e la Sherlockiana quando la libreria stava ancora in corso di Porta Romana, io abitavo a Torino e un gruppetto di fidonettari duri e puri si radunava una volta o due l’anno a Torino per andare a caccia di libri. Lo so: non sono mai stato un grande frequentatore della libreria, anche perché gialli non ne leggo molti; però devo dire che trovo la notizia triste. In un certo senso è un altro passo verso la spersonalizzazione spinta.
Geminello come Baricco
Massì, siamo ancora in vacanza, e possiamo aggiungerci anche noi alla vagonata di gente che ha commentato l’articolo di Geminello Alvi: così contribuiamo anche noi a farlo felice, mostrandogli che ha proprio ragione a dire male dei bloggher; perche non ci crede nessuno che non andrà a vedere tutti i commenti, per poter scrivere la parte successiva del suo pippone. Ma lasciando da parte il plurale majestatis, trovo più interessante estrapolare alcune frasi che io ritengo molto significative.
– I blog sono visti da Alvi come «Un nervosismo di insulti svogliati, sfoghi di invidia o meschinità di cui si è felici»; già da qua si vede come il nostro economista sappia scegliere quei pochi blog che si pompano di più. Una scelta casuale nel blogocono tirerebbe fuori con ogni probabilità un qualche diario (tardo)adolescenziale. D’altra parte, non è che negli editoriali dei quotidiani io veda cose tanto diverse: ecco, forse gli insulti svogliati no, in effetti.
– «Ma [i blog] che valgono qualcosa sono pochi siti a pagamento nei quali si limitano o si cooptano i partecipanti.» Di nuovo l’economista esce fuori. Immagino che “a pagamento” significhi “dove chi scrive è pagato”. Calvino (Giovanni, non Italo) sarebbe fiero di Geminello: è ovvio che le cose fatte aggratis non possono essere simbolo di Grazia (quella divina, non quella Mondadori)
– «si sente in questo mai firmarsi col suo vero nome di chi invia messaggi una caduta ulteriore.». Se non ho capito male l’Alvipensiero, qui ci siamo spostati: i blog sono il Male anche perché i commenti ai post sono anonimi. (L’alternativa è pensare che un intellettuale come lui non si sia accorto che salvo rari casi, il nome del tenutario di un blog è sempre visibile. Anche il mio: basta cliccare su “chi sono” nella colonna di destra nella pagina principale). Un po’ come dire che i giornali valgono poco perché c’è chi ci incarta il pesce dentro.
Ma fosse stato solo per questo, non sarebbe nemmeno valsa la pena di mettermi qui a scrivere queste righe. La parte che ho trovato davvero interessante non c’entra nemmeno con i blog, ed è questa:
Internet diseduca anzitutto perché solo una persona chè già molto colta è in grado di orientarsi nella sua infinità di voci, ma allora non ne ha bisogno.
Al leggerla, mi si è accesa una lucina: Baricco, I barbari. Esattamente lo stesso concetto, da due persone che – almeno a quanto ne so – sono politicamente su sponde opposte. Misoneismo[*] allo stato puro. Il tutto legato a quello che posso parafrasare come “Io ho studiato e quindi posso parlare e scrivere e commentare. Voi no”. Controprova: rileggete l’articolo originale. Non c’è nessuna citazione esplicita a un qualche blog – non dico il nome che in quel contesto non era magari nemmeno importante, ma una caratteristica che permetta a qualcuno di dire “ah sì, si sta riferendo a Tizio oppure a Caio”. C’è la massa informe, e basta. E deve essere così, perché altrimenti l’assunto di base va a farsi benedire, dato che non c’è più la contrapposizione io-voi. Attenzione: non sto affatto dicendo che i blog (notate il collettivo) abbiano chissà quali grandi qualità: se ne prendiamo uno a caso, anche queste mie notiziole che come sapete sono buttate giù senza nemmeno essere rilette, il valore è probabilmente quello che è. Il punto è proprio quel “probabilmente”, che non è la chiusura totale del buon Geminello Alvi. E visto che lui – come del resto Baricco – stupido non è, significa che quell’articolo non è semplicemente un riempitivo buttato giù perché tanto lassù sulle montagne non aveva nulla da fare: è stata proprio una sua scelta. Tenetene conto.
[*] il misoneismo è l’odio delle cose nuove: non lo dico per i miei ventun lettori che sicuramente lo sanno, ma per chi passa per caso di qua.
sottozero
Stamattina alle 8:04 per un breve istante la temperatura rilevata dal sensore esterno del termometro è stata -0.1°. (Alle 7:45 era zero spaccato, e mentre guardavo il termometro è tornata ad essere zero). È stata la prima volta in questa stagione (“in quest’anno” mi sembra un po’ poco) che la temperatura indicata è andata sotto lo zero. Considerando che il sensore non è attaccato al muro ma comunque è sul balcone il quale dà su un cortile, e quindi qualche grado in più lo segna di sicuro, vuol dire che faceva davvero freddo; il che ci va solo bene, visto che Anna ha deciso che era il momento di pulire il frigorifero, ed è stato molto comodo avere una cella frigorifera esterna :-)
Nebbia su ghiaccio
Erano le previsioni del tempo per oggi su Milano, almeno secondo il sito che uso.
In effetti, per la prima volta mi è capitato di vedere nebbia mentre eravamo sotto lo zero: e usciti in macchina ci sono stati punti in cui ho visto quella che sembrava tormenta e probabilmente era nebbia ghiacciata – magari trasformata in brina – che veniva sollevata dalle auto.
“pienamente in linea”
Secondo il Corsera, il fabbisogno del settore statale nel 2008 è stato di 52,9 miliardi di euro. Ma Tremonti ci rassicura: «In base ai dati oggi disponibili, i conti di chiusura dell’esercizio 2008 sono pienamente in linea con gli impegni assunti in Europa dalla Repubblica italiana.»
Ora, io lo so che il fabbisogno dello stato non è il deficit: ma gli si avvicina molto. So anche che non è stato affatto tolto il limite del 3% di deficit sul PIL (io avrei permesso di sforarlo per investimenti pubblici, ma questa è un’altra storia). Ho verificato (pagina 10, ultima riga) che nel 2007 il PIL è stato di 1535 miliardi di euro, e quindi posso immaginare che l’anno scorso sia stato intorno ai 1575 miliardi (più 3% di inflazione, meno 0.5% di recessione). Il tutto dà un rapporto deficit/PIL tra il 3.3 e il 3.4%.
Non trovate che la linea debba essere un po’ troppo spessa, per esserci pienamente dentro?
Aggiornamento: (3 gennaio) Secondo il Corsera cartaceo odierno, la crescita del fabbisogno è anche dovuta all’avere spostato alcune entrate al 2009 (ottima mossa, a mio parere); il deficit si attesterà al 2.6%, quasi quanto promesso all’Europa. Su quest’ultimo punto avrei dei dubbi: sette decimi di punto del PIL vuol dire più di dieci miliardi di euro, che non so come si possano nascondere nei bilanci. Aspetto qualche commercialista che me lo spieghi.
Google mi censura!
Qualche giorno fa, sul blog di beppegrillo™ era arrivata una notiziona: Google Suggest (quella roba che cerca di indovinare che cosa tu stai cercando a partire dalle sue prime lettere) censurava il comico genovese, e se iniziavi a scrivere “beppe” uscivano fuori Beppe Maniglia e Beppe Quintale. Solo dopo le segnalazioni dei lettori, dice il blog più famoso d’Italia, le cose sono cambiate. Potete leggere il tutto da lui (scusate per il link crittato, ma non voglio essere “un blog di beppegrillo™“) e una simpatica discussione da PaulTheWineGuy.
Per curiosità, ho fatto qualche prova in piccolo con il mio nome-e-cognome. In piccolo, perché il numero di risultati indicati a mio nome (37800) è poco più un centesimo dei Suoi. Bene: in google.it appaio solo dopo avere digitato “maurizio co”, come ultimo della lista, e divento primo (su tre) con “maurizio bod”. Però già con “mau” si trova tra gli altri “Maurizio Uzzi” (che ho scoperto essere il bodyguard di Michelle Hunziker) con 5410 risultati, e con “mauri” si trova “Maurizio Abbatino” (il capo della banda della Magliana) con 7200 risultati. Su google.com la cosa è ancora peggiore: a “mauriz” appare “Maurizio Taiuti” (azienda che produce borse) con 10900 risultati e “Maurizio Remmert” (padre biologico di Carla Bruni) con 24900 risultati e io appaio solo arrivati a “maurizio co”, con soli 33300 risultati tra l’altro. Aggiungo che (sempre a “maurizio co”) c’è anche “Maurizio Pollini” che di C non ne ha molte.
Dov’è che vado a lamentarmi perché Google mi censura?