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matematto non praticante

Velocità altina

Avendo preso il TGV per andare a Torino per una toccata e fuga – dovevo vedere delle cose con la mia mamma – ho toccato con mano che i treni francesi ad alta velocità seguono comunque la linea storica e non il pezzettino già pronto da Settimo Torinese a Novara; da quanto avevo capito il problema è legato agli standard di corrente elettrica, che per i francesi sono appunto standàrd alla francese. Ma resta il fatto che il treno, pur non andando certo a chissà quale velocità, ci ha messo un’ora e diciotto minuti da Milano Centrale a Torino Porta Susa. A questo punto mi chiedo a che sia servito – oltre alle eventuali tangenti – tutto il lavoro che farà guadagnare un quarto d’ora.

Non gli dette più retta?

Segnalo, via Fausto Raso, che la Dante Alighieri ha preparato una nuova serie di esercizi sulla lingua italiana. Lui è molto più pignolo di me, e si lamenta perché scrivere “morí” invece che “morì” sia considerato errato; è vero che le edizioni Einaudi usano indicare che la i è una vocale acuta, ma il segnaccento generalmente utilizzato è quello grave. Inoltre la Dante Alighieri si occupa dell’italiano come lingua straniera: probabilmente è meglio fare in modo che gli ispanofoni tengano a mente che mentre nella loro lingua tutti i segnaccenti sono acuti (áéíóú) da noi non è così. (Poi possiamo chiederci che tastiera usa Fausto Raso, visto che in quella italiana la i accentata è “ì” e non “í”; sono io che ho la tastiera virtuale US-International e quindi nessuna lettera accentata)
Più grave, invece, vedere come la forma “dette” per il passato remoto del verbo dare non è considerata valida. Il De Mauro riporta “diede o dette”. Il Garzanti riporta “diede o dette”. Insomma, non toglieteci le poche certezze della scuola elementare!

Matematici inaspettati

La primatista italiana indoor di salto con l’asta ha un cognome piuttosto pesante da portare: Anna Giordano Bruno. Ma la cosa più inaspettata è forse che la giovane sportiva è una specializzanda in matematica: per la cronaca, si occupa di entropia algebrica presso l’università di Padova.
Mi sembra bello sapere che si può essere matematici e allo stesso tempo non essere completamente fuori dal mondo, e soprattutto mi sembra molto bello vedere che si possa fare sport a ottimo livello senza dovercisi dedicare totalmente.

Emergenza e referendum

Adesso c’è l’Unità che la butta lì: accorpiamo elezioni europee e referendum, e risparmiamo 460 milioni di euro da dare ai terremotati abruzzesi. Beh, se lo si farà per questa ragione, avremo dimostrato di essere una nazione di quaqquaraquà.
Io sono sempre stato favorevole all’accorpamento, a differenza di altri; in parte per i soldi e il tempo spesi (che poi a dirla giusta saranno meno della metà), ma paradossalmente anche proprio per lo stesso principio: quello di chi afferma che il non andare a votare è una scelta legittima. Principio che io contesto, almeno fino a che non si modificherà la legge per tenere conto dell’astensionismo fisiologico; d’altra parte non avrei nessun problema a istruire i commissari di seggio a chiedere esplicitamente agli elettori “volete votare anche per il referendum, o no?”. (Nota: dei referendum di quest’anno voterò sì solo a quello sulla candidatura in un solo collegio, che oggettivamente non conta molto; sono contrarissimo agli altri due. Insomma, la mia è una posizione di principio).
Ma proprio perché l’accorpamento per me è una scelta di principio, vederlo fare solo sull’onda dell’emozione – e dando per accettata la buona fede della Concita – mostra semplicemente la nostra italica incapacità di fare le cose per una ragione ponderata: lo vediamo nei vari “pacchetti emergenze” e lo stiamo per vedere qua. Che tristezza.

Geometria fumettara

Probabilmente la vignetta di oggi di Ferd’nand non vi farà molto ridere, soprattutto se la vostra abilità nei lavori manuali è comparabile con la mia. La striscia però rappresenta visivamente un importante fatto geometrico, che probabilmente è passato del tutto inosservato a scuola.
Una delle informazioni generalmente inutili che rimangono appiccicate dagli anni scolastici è “per due punti passa una retta”. La frase corretta, sottintendendo che si parla del piano euclideo, è “per due punti passa una e una sola retta”, ed è uno dei postulati degli Elementi di Euclide, vale a dire un’affermazione che si deve prendere per vera senza cercare di dimostrarla. Se i punti presi sul piano sono tre, bisogna essere fortunati per averli tutti sulla stessa retta; in genere non capita. Sì, ci sarebbe la battuta “per tre punti passa una retta, purché sufficientemente spessa”, ma non divaghiamo… L’affermazione si può anche leggere alla rovescia: dati due punti, abbiamo definito una retta ben specifica.
Se dal piano passiamo allo spazio, però, le cose si fanno più interessanti. Il postulato equivalente a quello indicato qui sopra dice “per tre punti passa uno e un solo piano”, o se preferite “dati tre punti, abbiamo definito un piano”. Come nel caso del piano aggiungere un terzo punto non permette più di essere certi di avere una retta che passi per tutti e tre i punti, così quattro punti nello spazio possono non appartenere a nessun singolo piano, come il nostro Ferd’nand si è accorto col suo tavolino che balla. Ma se il tavolino ha solamente tre gambe, la stabilità è assicurata! Naturalmente non è detto che le cose posate sul tavolino non scivolino a terra, o detto in altro modo il piano del tavolino non è detto sia parallelo al pavimento (o meglio, come fa correttamente notare S. nei commenti, e perpendicolare alla forza di gravità: un tavolino parallelo a una ripida strada di San Francisco sarebbe scarsamente utile); ma è comunque qualcosa. Questo tra l’altro è il motivo per cui si usano i treppiedi e non i quadripiedi, se si deve fare una fotografia e si vuole che la macchina fotografica sia stabile. Insomma, anche la geometria ha la sua utilità

la Celere

Stamattina, mentre pedalavo verso l’ufficio, mi sono visto un gruppetto di poliziotti con mitraglietta e relativi accessori in via Crespi, davanti al palazzo assurto agli onori delle cronache la scorsa settimana. Assieme alle forze dell’ordine c’era una camionetta e un pullman biancazzurri.
Quando il mio collega è arrivato in ufficio dopo venti minuti, non c’era già pìù nessuno, tanto che è rimasto stupito quando gli ho detto che c’era stata la polizia.

i costi della Stramilano

Domenica pomeriggio verso le 15:30 sono passato da viale Elvezia e via Melzi d’Eril (per i non milanesi: sono in centro, dalle parti del Parco Sempione immortalato dal simpatico complessino di EELST) e ho fatto fatica a passare in mezzo a uno strato più o meno uniforme di bottigliette d’acqua e bicchieri di polistirene. Mi sono chiesto come mai la movida milanese fosse diventata così salutista; poi ho visto i cartelli temporanei di divieto di sosta e mi sono ricordato che di là passava la Stramilano.
Non ce l’ho con l’AMSA: mentre passavo stavano arrivando i camion della nettezza urbana, e non credo sarebbero potuti muoversi prima. Non ce l’ho nemmeno troppo contro i corridori: anche tralasciando quelli che corrono davvero, o qualcuno pensa a fare i megacestoni dove lanciare la bottiglietta bevuta oppure non si può pretendere che vadano alla caccia di un cestino non ancora strapieno. Però mi pare che, come e fors’anche più che negli eventi “statici”, il costo delle pulizie non venga mai tenuto in conto. E una festa così è un po’ meno festa.

Radio Erevan

Se avete letto “Lavoratori di tutto il mondo, ridete!” magari vi ricordate di questa storiella russa, che vede come protagonisti gli ineffabili speaker “fedeli alla linea” di Radio Erevan. La storiella fa così: “Qui Radio Erevan: un ascoltatore ci chiede se è vero che il compagno Grigory abbia vinto cinquemila rubli alla lotteria. Sì, è vero: però non è stato il compagno Grigory ma il compagno Abramovich, non erano cinquemila rubli ma diecimila, non è stato alla lotteria ma a un torneo di carte, e non li ha vinti ma li ha persi”.
Ecco: la vicenda del predittore di terremoti Gioacchino Giampiero Giuliani mi pare proprio la stessa cosa. Cito da Marco Cattaneo:
– il 24 marzo Giuliani dice: “Mi sento di poter tranquillizzare i miei concittadini, in quanto lo sciame sismico andrà scemando con la fine di marzo.” (e fin qua nulla di male)
– il 29 marzo, mentre è a Sulmona, cambia idea e dice che di lì a poche ore la città (Sulmona, non l’Aquila) arà colpita da un sisma devastante.
– la notte del 29 marzo c’è un terremoto poco intenso.
– il 5 aprile Giuliani non dice nulla.
Potete pensare quello che volete, ma per quanto mi riguarda un terremoto a Sulmona il 29 marzo non è un terremoto dietro l’Aquila il 6 di aprile. Tutto quello che si poteva prevedere era insomma “è possibile che prima o poi ci sia un terremoto davvero forte, e sarà più prima che poi”, il che avrebbe dovuto far allertare la Protezione Civile, ma non certo far sfollare per non si sa quanto tempo non si sa quali persone. Che sarebbe successo che tutti i sulmonesi a rischio fossero stati mandati per una settimana all’Aquila, considerata meno a rischio?
Quello che vedo è un tentativo di affidarsi a un guru qualsivoglia pur di dire “non è colpa nostra se sono morte centinaia di persone e le case e i palazzi teoricamente antisismici sono crollati”; solo pochi illuminati si mettono a fare un ragionamento intellettuale, e nessuno li sta a sentire. E questo è un problema forse ancora più grave del terremoto, perché a lungo andare può fare più vittime.