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matematto non praticante

c’è ancora speranza

Ieri sera mi è capitato di sentire [*] l’inizio della trasmissione Presa Diretta su Raitre. Il servizio iniziale parlava della caccia al rumeno dopo lo stupro di san Valentino, e veniva intervistato un negoziante la cui vetrina era stata distrutta durante la successiva caccia al rumeno (i cacciati non c’entravano nulla, chiaramente). L’intervistatore, con chiaro accento romanesco, chiede al negoziante se conosceva i rumeni inseguiti dalla folla, e se lavoravano. La risposta: “Penso che lavorino”. (il video sarebbe qua, ma non riesco a vederlo: è nei primi minuti, comunque)
Se si esclude Bonolis, ascoltare un congiuntivo usato correttamente è un miracolo: l’italiano resiste ancora, insomma. Ah: il negoziante era un kebabbaro pakistano.
[*] tecnicamente stavo leggendo un libro, per quello non ho scritto “vedere”

ma chi è che calcola le medie?

[è dura fare le medie]
Il dorso milanese del Corsera certifica che la qualità dell’ATM è percepita essere inesistente. Nulla di strano. Però è un po’ strano che “La media totale è di 5,9” ma “Il voto più alto è un 5,8”, considerando che la media, in qualunque modo la si calcoli, deve essere per forza minore del punteggio massimo. Eppure anche il disegnino allegato afferma esattamente la stessa cosa. Mi sa che abbiano seguito le nuove norme di MaryStar e abbiano fatto media col voto in condotta :-)

Il segretario autoreggente

Nella sua iniziale uscita pubblica (in casa, perché non si sa mai) Dario Franceschini – il primo democristiano a capo di quelli che una volta erano i comunisti – fa la sola cosa che onestamente era possibile. Cerca disperatamente che cosa abbiano in comune gli ex DS e gli ex Margherita, e scopre che la risposta si dà molto in fretta: la Costituzione e l’antiberlusconismo. Ecco dunque che giura sulla Costituzione – assolutamente inutile, ma fa tanto cine – e che attacca Sìlviolo. A parte che si è dimenticato di terminare col tormentone, mi domando cosa inizierà a dire da oggi…

Job (free press)

Una decina di giorni fa, mentre ero dal panettiere, ho visto qualcosa di strano in mezzo al pacco di copie di ePolis: un altro giornale a distribuzione gratuita, per la precisione un “mensile di attualità e di approfondimento”, col nome Job. A quanto pare, non è nemmeno recentissimo, visto che è il quarto anno di pubblicazioni (finto, perché è iniziato a novembre 2006; ma ad ogni modo ci sono più di due anni di uscite)
Fossi stato un po’ più attento, avrei già capito dalle tre linee ondulate nel logo chi è che lo pubblica: Anna ci è arrivata da sola sfogliandolo, io mi sono limitato a controllare il colophon e verificare che il proprietario della testata è la Cisl di Milano; “Job” non sta quindi per il personaggio biblico molto paziente, ma proprio a indicare il lavoro. Come potete leggere dalla presentazione, il punto di vista è molto legato ai temi del lavoro, oltre ad essere un modo come un altro per fare pubblicità al sindacato bianco. Ho dei grandi dubbi su alcuni articoli, come quello che per confrontare la durata di un viaggio in treno o in aereo dal Duomo al Colosseo afferma che per l’aereo i tempi sono 35 minuti di taxi Colosseo-Fiumicino, 1 ora di aereo e 20 minuti di taxi Linate-Duomo, però devo dire che i testi non sono scritti in sindacalese e sono su temi variegati ma mai beceri. Diciamo insomma che non è certo un mensile di approfondimento, ma può comunque dare qualche spunto interessante… ammesso che uno lo trovi in giro!

I Beatles sono sempre tra noi

Ieri mattina stavo andando a far la spesa. La radio stava facendo una pessima cover di Watching the Wheels. Decido di non poterla sopportare, e cambio stazione; mi sono trovato a sentire una pessima cover di Let ‘em In. Prima di rischiare di ascoltare una pessima cover di My Sweet Lord, sono passato a Radio Classica :)
(a proposito di cover: ho scoperto che la pubblicità Tim di questi giorni ha come jingle una pessima cover di All Together Now, giusto per corroborare la mia sensazione)

Dropbox

Nell’attesa che Google tiri ufficialmente fuori il suo Google Drive, oppure per i paranoici-ma-non-troppo che preferiscono non usare troppi strumenti della Grande G ma non si preoccupano di mandare i loro file in giro per la rete, la migliore possibilità che ho finora trovato per condividere file è Dropbox (qui il referral col mio nome: se proprio volete provarlo tanto vale che lo facciate a nome mio, no?).
Entrati sul sito, si scarica il client per il proprio PC (windows / mac / linux) e lo si installa. A questo punto si hanno due GB di spazio sui server di dropbox, che verranno automaticamente condivisi con la cartella che avete scelto per il vostro PC. In pratica voi continuate a usare la vostra cartella normalmente: Dropbox si preoccuperà di sincronizzarla in background, e quando vi troverete su un altro dei vostri computer vi ritroverete (con un po’ di calma) tutti i vostri file. In ogni caso sarà sempre possibile accedere ad essi con l’interfaccia web, nel caso siate su una macchina che non è vostra. Come bonus, nel caso stiate editando dei documenti, vengono salvate le varie revisioni, e potete accedere a quelle precedenti l’ultima. Infine, esiste una directory condivisa per default con tutto il mondo, e una directory “photos” di cui confesso non aver capito esattamente lo scopo, a meno che non sia un invito a lasciare lì le foto, con quali vantaggi rispetto alle altre directory non saprei.
Il sistema è ancora perfettibile. Ad esempio lo spazio disco tende a riempirsi molto in fretta, visto che l’azione di cancellazione deve essere esplicita, e al momento non è possibile cancellare più di un file per volta. Inoltre, come dicevo prima, la velocità di sincronismo non è esattamente il massimo. Ma vi garantisco che già così è diventato il mio sistema favorito per portare i file da casa all’ufficio e viceversa, invece che andare avanti con la chiavetta USB!
PS: esiste anche una versione a pagamento: per 100 dollari l’anno, lo spazio a disposizione è di ben 50 GB.

Rubik’s TouchCube

A quanto leggo da passion for puzzles, quest’autunno Ernő Rubik uscirà con una nuova edizione del suo cubo. No, non Rubik’s 360. Proprio un cubo vero e proprio, solo che invece che girare ha le lucine tutto intorno, e se tu sfiori la faccia superiore con la mano lui “si gira”. Grande vantaggio per chi non è mai riuscito a rimettere il cubo in sesto se non smontandolo e rimontandolo: ci sarà la modalità “aiutino”, che te lo risolve passo-passo. Il tutto per la modica somma di 150 dollari.
Magari ci sarà anche qualcuno che se lo compra.

I gatti del mago – Passatempi matematici II (libro)

[copertina] La seconda parte della traduzione degli Amusements in Mathematics di Dudeney (Henry E. Dudeney, I gatti del mago – Passatempi matematici II [Amusements in Mathematics], RBA Italia 2009, pag. 254, € 9,99, trad. Angela Iorio) ha più o meno le stesse caratteristiche della prima, con qualche guaio in più.
La scelta di mettere i problemi dello stesso tipo uno vicino all’altro, se da un lato permette di vedere come una tecnica di soluzione si possa applicare alle varianti di un problema, dall’altra parte può rendere un po’ tediosa la lettura ordinata del libro. Inoltre ci sono vari punti, come ad esempio quello della Union Jack, in cui la traduzione è sbagliata e non permette di capire il problema: non bisogna disegnare tutta la figura, ma la maggior parte possibile.
Il libro resta comunque fondamentale per conoscere lo status della matematica ricreativa di cent’anni fa.