Contro lo schwa

Per quanto verbosi siano i sostenitori dello schwa per indicare in italiano la desinenza plurale quando gli elementi sono sia maschili che femminili, io continuo a restare dell’opinione che quella sia una sciocchezza, e sono felice che Luca Serianni abbia un’idea simile. Ora, per favore, continuate a leggere.

Per sgombrare il campo da almeno alcuni equivoci, concordo sul fatto che in una lingua come l’italiano (che ha una forte connotazione maschile-femminile) avere un maschile plurale sovraesteso – insomma, se io sono l’unico studente maschio in una classe con trenta studentesse si usa comunque il maschile – non ha un grande senso logico. Lo poteva magari avere quando avere contesti misti non era così comune e comunque le donne sarebbero state in minoranza e in secondo piano: adesso non è più così. Insomma mi sta benissimo che si discutano possibili soluzioni a questo problema, né mi sentirei sminuito se per esempio dal maschile plurale sovraesteso si passasse al femminile plurale sovraesteso, anche nel caso simmetrico di trenta maschi e una femmina.

Il mio problema con lo schwa è che non è una lettera dell’alfabeto. Certo, ora scrivono tutti col telefonino che ormai permette di usarla. Certo, si può rimappare un tasto del pc per aggiungerla, e magari in futuro qualcuno lo farà anche se la lobby dei produttori di tastiere non sarà in grado di affossare la proposta come la lobby degli stampatori affossò quella del Trissino. (Ah, scusate una nota a latere. Io apprezzerei che si tornasse a scrivere “il Mondaini / la Mondaini” simmetrizzando l’articolo che indica il genere della persona, e lasciando il semplice “Mondaini” a chi si definisce non-binary. Non è abbastanza inclusivo?). Pare – ma non ho riferimenti al riguardo – che in questi ultimi anni qualcosa passi dallo scritto al parlato, anche se non vorrei che fossero cose tipo “lollare”.

Ma per me lo schwa rimarrebbe qualcosa di appiccicato, anche se migliore di chiocciola o asterisco perché almeno avrebbe un senso univoco. (Altra nota a latere: il problema dei sistemi text-to-speech che avrebbero problemi con lo schwa è un non-problema. Si fa un aggiornamento per leggerlo. È appunto più difficile fare un aggiornamento per chiocciola e asterisco, che hanno anche altri significati). Si può pensare a un “neutro plurale” come “le uova”, come proponevo l’anno scorso. Si può pensare a una nuova desinenza: eviterei la -s che non fa molto italiano, ma se dicessi “siamo statei” (più che “siamo statie” che mi pare meno riconoscibile all’orecchio) di nuovo non ci sono problemi. Ma tutto questo dovrebbe nascere dal basso e non da una minoranza di gente che sta in rete, come mi pare dica anche Serianni.

Un’ultima cosa. Ancora una volta, l’affermazione che in italiano il suono ǝ non esiste se non in napoletano è assolutamente irrilevante: anche chi in inglese si ferma a “The pen is on the table” con buona probabilità non pronuncia “depèn is ondetàble”. Però io sarò un mezzo eremita ma a me non è ancora capitato di sentire qualcuno pronunciare “Siamo statǝ”. Qualcuno può darmi controesempi?

19 pensieri su “Contro lo schwa

  1. Beziax

    Tutti questi sistemi per introdurre in italiano qualcosa che non esiste, cioè il genere neutro, fanno, scusa il termine, cagare. Lo schwa graficamente si confonde con la a minuscola, tanto per dire, e bisogna guardarlo attentamente; e poi è praticamente impronunciabile, perché, a parte il fatto che per i napoletani non ha questo significato, imitare quel suono è quasi impossibile per chi napoletano non è. E poi come lo scrivi lo schwa maiuscolo? È allo stesso livello dell’obbrobrioso asterisco, salvo il fatto che quest’ultimo è più immediatamente distinguibile – ma come si pronuncia un asterisco?
    Insomma, perché non ci accontentiamo di quello che abbiamo sempre fatto, cioè considerare un plurale con desinenza maschile come neutro, a prescindere dalla desinenza, quando è riferito a una pluralità di generi diversi? Introdurre a forza bruta qualcosa che una lingua nella sua millenaria esistenza non ha mai avuto è molto peggio che tenersi quella lingua così com’è. Nemmeno francese, spagnolo, portoghese e le varie lingue romanze hanno il genere neutro; ma non ho mai sentito francesi (per fare un esempio, visto che li conosco bene) strepitare tanto su questa mancanza come fanno i “guerrieri della giustizia sociale” qui da noi!
    Già, e qualcuno mi dirà: il latino aveva il genere neutro, con desinenze -um per il singolare e -a per il plurale. Ma in tutte le lingue derivate dal latino s’è perso, e sono tutte lingue millenarie praticamente impossibili da cambiare a forza bruta, con buona pace dei “guerrieri della giustizia sociale”.

    1. .mau. Autore articolo

      il genere neutro è però una cosa diversa. Una persona che si definisce non-binary potrebbe non volere essere appellata né al maschile né al femminile. Lo schwa è invece una forma di plurale sovraesteso, per l’appunto: il plurale maschile si usa quando c’è un gruppo di maschi e femmine. Avere tre forme di plurale (solo maschi, solo femmine, maschi e femmine) ha senso e non ha nulla a che fare con il neutro.

      1. Beziax

        Un plurale onnicomprensivo sarebbe comunque di genere neutro, grammaticalmente parlando. Non nego che abbia senso, ma rigiro il coltello nella piaga nell’intrinseca difficoltà di introdurlo in una lingua che non l’ha mai avuto nella sua millenaria esistenza. È come cercare di fermare un treno senza freni piazzando uno stuzzicadenti sul binario. Comunque non sarà uno schwa, per i motivi che ho citato: indistinguibile a colpo d’occhio da una a minuscola, impronunciabile. Se mai nascerà qualcosa del genere, avrà sicuramente una desinenza più facilmente identificabile e pronunciabile (tipo il -ei che hai citato). E, giustappunto, concordando con te e Serianni, le modifiche a una lingua nascono dal basso e vengono accettate quando la maggioranza della popolazione le usa: non possono venire imposte da quattro gatti spelacchiati che strepitano su web – anche perché l’itaGliano che circola su web fa accapponare anche roba inaccapponabile come i denti e i capelli! (Sì, lo so: non esiste “inaccapponabile”. Serviva solo a rendere l’idea, tutto lì.)

        1. .mau. Autore articolo

          l’italiano ha plurali sovrabbondanti (ossi/ossa), non avrebbe problemi ad aggiungere un plurale non marcato come genere, che lo si voglia o no chiamare neutro – per me ad esempio “ossa” è un plurale neutro.
          Poi è chiaro che almeno al momento il dibattito sullo schwa è di una minoranza rumorosa, ma credo che sia un serpente che si mangia la coda: se non c’è un modo facile per inserirlo, la maggior parte della gente se ne fregherà.

    1. .mau. Autore articolo

      non ho scritto che è impronunciabile, ho scritto che non ho mai sentito nessuno pronunciarla.

      1. procellaria

        infatti il mio commento non era una risposta a te, ma a Beziax, ma non so perché nonostante abbia cliccato su reply al suo commento il mio sia apparso qui sotto.

        1. Beziax

          Intendo dire che se la stragrande maggioranza della gente non è in grado di pronunciarlo è di fatto impronunciabile. Tu sapresti pronunciare nel modo corretto i suoni “u” ed “eu”, così scritti, dei francesi? O la ö e la ü dei tedeschi? O la ø dei norvegesi (che suona quasi come la ö dei tedeschi, ma non è proprio la stessa cosa)? O la ý degli ungheresi? Se qualcuno tentasse di introdurli da noi, il 90% della popolazione rimarrebbe lì così: . Quindi, al pari di tutti questi suoni citati, lo schwa rimarrebbe appannaggio di pochi. Io so pronunciare i suoni francesi “u” ed “eu”, che sono praticamente identici, rispettivamente, a ü e ö dei tedeschi, ma lo schwa, per esempio, mi agglutina la laringe senza speranza. Vorresti introdurre un suono elitario, e quindi automaticamente discriminante malgrado sé stesso? Come ho detto nella mia risposta qui sopra, se mai la popolazione italiana (dal basso, ribadisco) trovasse un modo per introdurre il plurale onnicomprensivo, non userà uno schwa.

          1. Beziax

            Lo riscrivo, va’, che è meglio:

            Intendo dire che se la stragrande maggioranza della gente non è in grado di pronunciarlo è di fatto impronunciabile. Tu sapresti pronunciare nel modo corretto i suoni “u” ed “eu”, così scritti, dei francesi? O la ö e la ü dei tedeschi? O la ø dei norvegesi (che suona quasi come la ö dei tedeschi, ma non è proprio la stessa cosa)? O la ý degli ungheresi? Se qualcuno tentasse di introdurli da noi, il 90% della popolazione rimarrebbe lì come un pioppo. Quindi, al pari di tutti questi suoni citati, lo schwa rimarrebbe appannaggio di pochi. Io so pronunciare i suoni francesi “u” ed “eu”, che sono praticamente identici, rispettivamente, a ü e ö dei tedeschi, ma lo schwa, per esempio, mi agglutina la laringe senza speranza. Vorresti introdurre un suono elitario, e quindi automaticamente discriminante malgrado sé stesso? Come ho detto nella mia risposta qui sopra, se mai la popolazione italiana (dal basso, ribadisco) trovasse un modo per introdurre il plurale onnicomprensivo, non userà uno schwa.

    2. Tabouk

      Impronunciabile per la maggior parte della gente, come i suoni ö e ü dei tedeschi. Al nord sanno pronunciare quei due suoni, ma se qualcuno tentasse d’imporli al resto d’Italia si schianterebbe contro un muro di cemento armato. Stessa roba lo schwa: se dieci persone su sessanta milioni lo sanno pronunciare, non riusciranno mai a imporlo al resto della popolazione.

      1. procellaria

        a parte gli scherzi, pronunciare lo schwa non può essere un problema, è un suono che si fa anche senza rendersi conto quando si è in affanno. Per chi è interessato, si pronuncia così: https://youtu.be/wg0P0oYkniE

        Chi l’ha proposta, Vera Gheno, lo ha fatto per provocazione, non mi sembra facesse sul serio. Adesso però c’è chi ci tiene parecchio a far sapere di essere dalla parte del giusto e la sua utilità alla fine è quella, con il collaterale effetto di far risparmiare tempo a chi è allergico al virtue signalling, il tempo che si risparmia evitando la lettura di documenti di ogni genere che contengono lo schwa.

  2. mestessoit

    La lingua è di chi la usa. L’uso determina il successo o meno di qualsiasi variante, indipendentemente dalla natura della variante linguistica e men che meno dai motivi filosofici che ci stanno dietro.

    Tutti i tentativi di imporre dall’alto varianti sono clamorosamente falliti e sono confidente che pure questo farà la stessa fine.

    Detto questo, io chiedo a chi ha fatto questa brillante pensata: ma tu preferiresti non essere discriminato e parlare una lingua che discrimina o viceversa? Sei così babbeo che credi che una lingua non discriminante educhi all’eguaglianza?

    1. .mau. Autore articolo

      anche senza tirare in ballo Sapir-Whorf, una lingua discriminante aiuta a conservare la discrminazione.

    2. Marco[n]

      Non mi pare che nessuno stia imponendo nulla, al momento. Si tratta solo di proposte, non molto diverse dal cazzeggio da bar

  3. un passant

    Gener e numer son cos d passat: finirà che trocherem tutt l desinenz e vocal a fin parol, trann qualch accentat, così l problem sarà risolt a radic.

    E l ling sarà sempr più simil a ingles (e a puglies), a facc di quell che dicon che Stat Unit son in decadenz.

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