Archivi annuali: 2016

Il populismo dell’Unione Europea

Lasciate perdere cosa scrive l’italica stampa sulla risoluzione votata oggi dall’Europarlamento sulla Brexit e nella quale M5S – ma anche la sinistra italiana – ha votato contro, e andate a leggervi direttamente il testo, che tanto è anche stato tradotto in italiano.

Premessa: Il Regno Unito è entrato nell’UE quando si è accorto che altrimenti rischiava di rimanere fuori dal mercato unico, la sola cosa che gli interessava; e in questi quaranta e più anni ha sempre remato contro una maggiore integrazione. Di pancia io sono totalmente d’accordo con la risoluzione, ve lo dico subito. Ma se fossi stato un europarlamentare avrei anch’io votato contro di essa.

Guardando i quindici punti, ce ne sono alcuni, come il 2 «[Il Parlamento europeo] sottolinea che si tratta di un momento cruciale per l’UE e che gli interessi e le aspettative dei cittadini dell’Unione devono essere nuovamente posti al centro del dibattito; indica che è giunta l’ora di rilanciare il progetto europeo», che sono semplici paroloni, senza alcun significato pratico. Ce ne sono altri, come il 4 «sottolinea che i negoziati a norma dell’articolo 50 TUE concernenti il recesso del Regno Unito dall’UE dovranno iniziare non appena sarà stata comunicata la notifica ufficiale», che sono semplici riproposizioni di quanto già scritto nero su bianco. Ce ne sono altri, come il 14 «invita il Consiglio a modificare l’ordine delle sue Presidenze onde evitare che il processo di recesso pregiudichi la gestione delle attività correnti dell’Unione», che sono dettati dal buon senso (come puoi dare la presidenza di turno a una nazione che se ne sta per andare?). Ce ne sono altri, come il 6 «ricorda che l’intesa convenuta dai capi di Stato e di governo nel febbraio 2016 subordinava la sua entrata in vigore alla decisione del Regno Unito di rimanere nell’UE; indica che tale intesa è pertanto nulla» e il 7 «ricorda che non si potrà decidere in merito alle eventuali nuove relazioni tra il Regno Unito e l’UE prima della conclusione dell’accordo di recesso», che sono le vere bombe “peggio per voi”.

Ma c’è anche il primo punto della risoluzione, anzi la sua seconda parte (la prima, «prende atto del desiderio dei cittadini del Regno Unito di uscire dall’UE», è appunto una presa d’atto). Il Parlamento infatti «sottolinea che la volontà espressa dalla popolazione deve essere pienamente rispettata, procedendo non appena possibile all’attivazione dell’articolo 50 del trattato sull’Unione europea (TUE)». Ora, il referendum britannico era consultivo, per l’ottima ragione che le leggi inglesi non prevedono referendum deliberativi ma è solo il Parlamento che può deliberare. Andava benissimo dire “Il Parlamento Europeo chiede al parlamento britannico una decisione immediata se accettare o no la volontà del popolo del Regno Unito”: a chi dice che non si può fare un ultimatum ricordo che nel testo l’ultimatum c’è già al punto 5 – «si attende che il Primo ministro del Regno Unito notifichi l’esito del referendum al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno; indica che tale notifica segnerà l’avvio della procedura di recesso». Ma così l’Europarlamento sta bypassando un parlamento nazionale per seguire la ggggente, e io su questo non ci sto. Le procedure formali in un sistema democratico sono fondamentali.

Inutile aggiungere che è vero che io avrei votato come M5S ma per la ragione opposta, visto che loro non hanno appunto seguito il loro mantra “il potere alla ggggente”: ma se loro vogliono abdicare ai loro principî, io non lo faccio con i miei.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-28 22:38

Yahoo esiste ancora

Stamattina all’alba mi è arrivato questo messaggio, dall’utente “Yahoo” (noreply@yahoo-inc.com) e dal titolo “Sign in attempt prevented”:

Someone attempted to sign in to your Yahoo account (puntomaupunto) from an app that doesn’t meet Yahoo’s security standards. We blocked this sign in attempt, which was made on:
Tue, Jun 28, 2016 9:24 AM GMT+4:30 from Iran.

La mail sembra valida. Ho scoperto così di avere un login Yahoo! – la cui password avevo cambiato nel 2013, ed è diversa da tutte le altre password che io ho in giro. Considerando che il nome dell’account mi pare sufficientemente riconoscibile (se fosse stato un semplice “mau” posso immaginare che qualcuno pensasse per sbaglio che l’account fosse il suo) mi chiedo come sia possibile che un’app possa bypassare i controlli standard sulla password e connettersi: o se preferite che anche ultimamente Yahoo! abbia subito un furto di password (ma non ho trovato il mio account tra quelli pwned). Non mi pare una bella cosa in ogni caso.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-28 15:18

Non solo Virginia Raggi

Voi tutti sapete come io sia un grande fan del Codacons e del suo ineffabile presidente Carlo Rienzi. I suoi esposti – l’ultimo che ho notato è quello sulle spese per la collettività a causa dell’installazione di Christo – hanno sempre punte di dadaismo. Quello che però non sapevo è che l’ineffabile si era presentato alle elezioni comunali di Roma! Potete leggere cosa è successo direttamente sul loro sito o nella versione archiviata. In pratica, il candidato sindaco ha raccolto 2760 voti, appena più di un terzo di quelli di Mario Adinolfi. L’ineffabile riesce comunque a fare confusioni tra i voti a sindaco e quelli di lista, come spiegato TUTTO IN MAIUSCOLO nel comunicati: «VOGLIO DIRE CHE SE LA BRAVISSIMA SVETLANA CELLI ENTRERA’ AL COMUNE, COSA DI CUI LA NOSTRA LISTA E’ FELICISSIMA, LO FARA’ CON SOLI 1800 VOTI OTTENUTI A FRONTE DEI 2710 RACCOLTI DA RIENZI, E QUESTO PER LO STRANO GIOCO DELLA LEGGE ELETTORALE»: peccato che al più l’ineffabile può avere avuto 2578 preferenze.
Ma soprattutto riesce a cominciare il piagnisteo scrivendo «CON 30.000 EURO ABBIAMO DATO VISIBILITA’ AI PROBLEMI DEI CITTADINI ROMANI CHE NON CI HANNO VOTATO MOLTO, UN PO’ PER COLPA DEI MEDIA UN PO’ PERCHE’, COME UN CANE CHE SI MORDE LA CODA, SE I MEDIA TI IGNORANO L’ELETTORE PENSA SUBITO CHE IL VOTO A TE E’ UN VOTO SPRECATO» e terminando poi con

«ECCO L’ELENCO DELLE CITAZIONI (CIRCA 500) CHE LA LISTA E QUINDI IL CODACONS HANNO RACCOLTO DA QUANDO LA LISTA HA ANNUNCIATO LA SUA PRESENAZIONE (sic) ALLE ELEZIONI A SINDACO IN MENO DI 4 MESI SU GIORNALI ROMANI E SITI DI INFORMAZIONE DEDICATI ALLA CAPITALE, ANCHE GRAZIE AL NOSTRO EFFICIENTISSIMO – MENO EFFICIENTE NEL RACCATTARE VOTI – APPARATO DI UFFICIO STAMPA:

NESSUN’ALTRA LISTA CANDIDATA HA AVUTO UN PARI NUMERO DI CITAZIONI SULLA STAMPA PERCHE’ NON HA FATTO MAI NULLA DI CONCRETO!!!»

(no, per la precisione poi c’era la lista di circa 500 titoli delle citazioni, ahimé senza link).
Insomma, caro Codacons, deciditi: i media ti hanno o no ignorato?

bancomat razzisti?

Stamattina, un po’ prima delle 11, mi sono fermato a ritirare a un bancomat Barclay’s. Il mio bancomat non ha commissioni di prelievo, quindi non faccio molta attenzione agli sportelli. Infilo la tessera, e la schermata non mi fa vedere “prelievo” ma solo “ricariche e pagamenti”. Sono poi passato allo sportello vicino a casa mia e ho tranquillamente ritirato.

Vista l’ora, mi pare strano che il bancomat avesse finito i soldi. Quello che mi chiedo è se è possibile che Barclay’s decida di darli solo ai suoi correntisti, più o meno come fanno (facevano?) i Postamat – anche se lì in effetti c’è una certa differenza: ricordo le liti furibonde con il consorzio interbancario. C’è qualche esperto bancario che sa rispondere a questo mio dubbio?

Aggiornamento: visto che dovevo ripassare di là, ho riprovato intorno alle 17 e la voce “prelievo” era presente. Sono ragionevolmente certo che stamattina non c’era scritto contante non disponibile, ma questo è un problema secondario. Il bancomat Barklay’s non è razzista :-)

Ultimo aggiornamento: 2016-06-27 17:36

Una modesta proposta sul diritto di voto

Il voto sulla Brexit e soprattutto tutto quello che ne è seguito dopo fa sembrare noi italiani dei dilettanti . L’ultima che ho sentito sarebbe che la petizione online per rifare il referendum, già farlocca di suo, sarebbe stata promossa quando sembrava che i Remain vincessero e nasceva per tentare di andarsene via comunque dall’Unione Europea: solo che poi il risultato si è ribaltato e la petizione è stata usata da chi in Europa vuole restarci, cosa che ha fatto partire un’inchiesta per truffa.

Ma in generale sono in tanti a essere convinti che il suffragio universale mostri qualche problema, non foss’altro che perché dalla democrazia siamo passati all’oclocrazia. Però non è così semplice definire chi è che dovrebbe avere il diritto di voto, se ci pensate bene: ognuno tirerebbe l’acqua al proprio mulino, e gli esclusi si arrabbierebbero parecchio. Ci ho pensato su per decine e decine di secondi, e alla fine ho pensato a una modesta proposta che porterebbe molti vantaggi a fronte di un costo direi sopportabile.

La mia prima idea prevedeva che nell’election day ci si può presentare ai seggi e asserire di non volere votare: in questo caso verranno dati al non-elettore dieci euro per il suo senso civico. Mi sono però subito accorto che un’ipotesi del genere sarebbe irrealizzabile, e pertanto ho modificato il tutto. Il non-elettore riceverà dieci biglietti per la Grande Lotteria Elettorale, con un montepremi di duecento milioni di euro: dieci milioni al vincente, una decina di premi da uno a tre milioni, più una gran quantità di premi di consolazione. Non ho ancora calcolato come suddividerli, ma sono certo che in Sisal ci sono molti esperti che potrebbero aiutare. Per recuperare i costi della Grande Lotteria Elettorale, basterà accorpare tutte le elezioni (e i referendum) in una singola data annuale, il che ridurrà anche i disagi per chi si trova i figli a casa a causa delle scuole chiuse per referendum e non trova i bus perché gli autisti vanno a fare gli scrutatori.

Come potete intuire, il grande vantaggio della mia modesta proposta è che non impone nulla a nessuno: è l’elettore che farà la scelta che ritiene più vantaggiosa. Che volete di più dalla vita?

Nice try

Mi è appena arrivata una mail con titolo Confirm Your Email De-activation request For press@wikimedia.it (sì, al momento è un mio alias, quindi ha senso arrivi a me) e testo

«Our record indicates that you recently made a request to deactivate email And this request will be processed shortly.
If this request was made accidentally and you have no knowledge of it, you are advised to cancel the request now »

seguito da un bel rettangolone “Cancel De-Activation”.

Inutile dire che non c’era alcuna ragione per cui io dovesse cancellare la disattivazione, e che sono abbastanza abituato alla burocrazia italiana per capire che la frase significa in pratica che voglio essere abbonato alla newsletter. Ma la cosa divertente è che l’indirizzo di spedizione è From: Email Admin<&rt;. Sì, non c’è: quindi il messaggio non è stato composto ma è stato direttamente spedito a basso livello dal server di partenza, che è il vietnamita mail.vinaexpress.com.vn. L’indirizzo a cui avrei cliccato, per la cronaca, è www.withrinconcept.com/dalithing/, e con un controllo più accurato della cartella spam ho visto che ci ha tentato anche ieri.

Direi che come metodo per ottenere il permesso di essere spammati è uno dei più creativi…

Ultimo aggiornamento: 2016-06-26 18:35

_Non sparate sulla scienza_ (libro)

9788830413573Robin Dunbar è soprattutto noto per il suo eponimo numero, circa 150, che indica il massimo numero di “amici”, nel senso di persone con cui si può interagire seriamente. In questo suo vecchio libro (Robin Dunbar, Non sparate sulla scienza [The Trouble With Science], Longanesi 1996 [1995], pag. 288 ISBN 9788830413573, trad. Laura Serra), che inaugurò la collana “La lente di Galileo” di Longanesi, Dunbar si occupa però di un altro tema, ancora oggi al centro dell’attenzione: la perdta dello status che la scienza e gli scienziati avevano avuto tra l’Ottocento e il primo Novecento, guardando le cose soprattutto dal suo punto di vista britannico. Le colpe, a suo dire, sono varie. Da una parte sono nate intere teorie che rifiutano le premesse del metodo scientifico, definendolo solo una tra le tante possibilità – il famigerato relativismo. I politici tendono a vedere solo il tornaconto immediato, e chi gestisce i media prefersice di gran lunga il sensazionalismo. Ma anche gli scienziati hanno le loro colpe, per non riuscire a comprendere che la gente comune non può sguire un progresso che è sempre più matematico e fuori dal mondo comune, e non possono lasciare il campo ai divulgatori (mi fischiano le orecchie…) che non hanno la passione e speso nemmeno le competenze necessarie per una vera spiegazione dai temi. La traduzione di Laura Serra mi è parsa corretta ma antiquata: nulla di preciso, solo una mia sensazione.

Nomi o numeri a dominio?

Il mio amico Ugo mi segnala questo post che mostra come i nomi a dominio che non sono veri nomi ma sono formati da numeri sta crescendo sempre più, soprattutto nei nuovi dominii “di moda”, cioè quelli che sono sorti in questi ultimi anni per far fare un po’ di soldi a ICANN.
Ricordo ancora il primo dominio numerico italiano: (www.)190.it, dell’allora Omnitel. C’era stata una discussione all’interno della Naming Authority, perché le regole non permettevano di usare numeri inferiori a 255 per non fare confusione con gli indirizzi IP: in fin dei conti i nomi a dominio erano nati per evitare di ricordarsi a memoria i quattro ottetti degli indirizzi IPv4. Visto però che in effetti non c’era possibilità di confusione, si approvò il nome e anche all’interno di .it arrivarono i primi dominii numerici. Ma adesso a quanto pare si è giunti addirittura a un settimo di “nuovi” nomi numerici: il totale è comunque basso ma il trend è in crescita.
La cosa più ironica è che a quanto pare questi nomi numerici sono scelti soprattutto in Cina, perché per i cinesi le cifre sono più facilmente riconoscibili rispetto ai caratteri latini. Qual è l’ironia? Alla fine degli anni 1990 si è fatto un lavorone per internazionalizzare i nomi a dominio, e nel 2003 è stata pubblicata la RFC apposita. (Per i curiosi: si codificano i caratteri non ASCII con una stringa particolare: funzionerebbe anche per nomi tipo http://università.it, se si volesse). Si potrebbe immaginare che in più di dieci anni i browser, almeno per le versioni del mercato cinese, si siano attrezzati per mostrare gli ideogrammi al posto della stringa ASCII codificata: a quanto pare no. Insomma, tanto lavoro inutile.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-24 14:27