Archivi annuali: 2015

osservatorio furti

Avevo una vecchia bicicletta con il movimento centrale completamente da rifare, e non valeva più la pena spenderci soldi. La bici aveva però la gomma posteriore antiforatura seminuova, e quindi, visto che tanto dovevo cambiare la ruota all’altra bici, ho chiesto al ciclista se mi spostava la gomma. Fatto questo e tolto la sella (che era anche nuova) mi è rimasta una bici da smaltire: ho pensato di vedere in quanto tempo sarebbe stata rubata. L’ho così lasciata mercoledì mattina nel triangoletto tra via Thaon di Revel, via Lario e piazza Segrino, non proprio visibilissima ma nemmeno nascosta. Beh, è stata presa tra giovedì sera e venerdì pomeriggio. Pensavo peggio.

Ultimo aggiornamento: 2015-06-14 12:07

_M_ (libro)

[copertina] In questa sua incursione nella narrativa (Stefano Bartezzaghi, M : una metronovela, pag. 282, € 20, ISBN 9788806211424) Stefano Bartezzaghi mette insieme varie cose. Il punto di partenza sono alcune delle stazioni della metropolitana milanese – a parte il penultimo capitolo in cui fa un cammeo la metro romana. Ma mentre i treni sotterranei (oops… Bartezzaghi nel testo si lamenta che i convogli non dovrebbero chiamarsi treni, perché poi nelle stazioni che sono anche ferroviarie ci si confonde) tagliano la città più o meno in modo diretto, lui preferisce perdersi in incisi e controincisi proprio come gli piace andare a zonzo per le vie della sua città. Il libro è così anche una raccolta di ricordi della sua gioventù e del presente, lampi illuminanti un luogo o un non-luogo cittadino; il tutto annaffiato da qualche gioco di parole qua e là, perché in fin dei conti è sempre Bartezzaghi. E infine c’è la cosiddetta “metronovela”: varie scene da diffondere sugli ormai onnipresenti video nelle varie stazioni e che hanno come protagonisti un’improbabile coppia dai nomi Chuck&Dem, e una serie di comprimari di varie parti del mondo, i cui nomi sono in realtà espressioni dialettali milanesi. Io ne ho riconosciute meno di metà, ve lo dico subito.
Un libro strano, che non so quanto potrà interessare chi a Milano non ci vive, ma che ha un suo certo fascino.

Ultimo aggiornamento: 2015-06-13 22:03

Non mischiate i flussi

In questi giorni mi è sovvenuto che forse con l’auto nuova-o-quasi (era stata immatricolata in Spagna e quindi è reimmatricolata da noi) dovevamo pagare il bollo, così ho fatto un salto all’ACI perché il primo bollo lo si paga solo lì.
Ho scoperto che se pagavo con il Bancomat c’era una commissione dell’1%, e fin qui passi. (sì, invecchio, non mi lamento più per queste cose). Però ho anche scoperto che la commissione deve essere pagata in contanti. Mettere la commissione all’1,01% no?

Ultimo aggiornamento: 2015-06-12 13:39

Umberto Eco, internet e gli imbecilli

Yawn. Direi che questo è il commento più adatto all’esternazione di Umberto Eco, che a margine della sua laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media affermava «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli». Lo sbadiglio è perché sono anni che ripete le stesse cose contro Internet, dimenticandosi – come fa notare il peraltro direttore del Post Luca Sofri – che le imbecillità che arrivano in rete sono tipicamente prese dalla stampa e dalla televisione. Ma lo sbadiglio è anche perché la frase in questione è indubbiamente vera, ma non significa nulla.

Tra i commenti che ho letto credo che il giudizio che Pasolini diede di Eco quasi mezzo secolo fa in un’intervista fattagli da Oriana Fallaci sia illuminante: «Considera gli italiani: sono sempre padroni del sapere, anche quando sono ignoranti. Non c’è mai un attimo di timidezza, negli italiani, verso il sapere. Un tipo come Umberto Eco, ad esempio. Conosce tutto lo scibile e te lo vomita in faccia con l’aria più indifferente: è come se tu ascoltassi un robot.» Eco è della scuola che pensa che ci siano i docenti e i discenti, e che solo i primi abbiano diritto di parola (e ovviamente ragione su tutto ciò che dicono, perché se uno sa allora sa tutto di tutto). Gli imbecilli ci sono sempre stati e ci hanno sempre invasi. Prima di Internet scrivevano appunto sui giornali, e prima ancora convincevano magari la gente ad andare in guerra “perché era giusto così”.

La tecnologia è neutra: sta a noi imparare ad usarla, e giudicare quanto valgono le affermazioni di chi stiamo leggendo. Quello sì che è importante: il diritto di parola ce lo possono avere tutti, io però rivendico il diritto di scegliere chi ascoltare. Ma mi sa che Mario Tedeschini Lalli abbia proprio ragione, quando con perfida cattiveria fa balenare il pensiero che i suoi colleghi giornalisti hanno fatto con Eco la stessa cosa che facevano con Berlusconi: hanno lanciato l’esca sapendo che l’interlocutore avrebbe mangiato anche amo e lenza, se non addirittura la canna da pesca. Almeno queste sue banalità sono meno da facepalm delle barzellette dell’ex PresConsMin.

P.S.: mi meraviglio che Eco non abbia citato questo racconto.

Ultimo aggiornamento: 2015-06-11 16:03

Hermann Zapf

Può darsi che io sia stato poco attento, ma non ho visto sull’italica stampa articoli sulla morte di Hermann Zapf, avvenuta la scorsa settimana. È vero che anche sulla stampa estera la notizia è apparsa solo ieri – vedi per esempio questo articolo del New York Times – ma mi sarei comunque aspettato qualcosa. In fin dei conti Zapf nella sua lunghissima vita (è morto a novantasei anni) è stato una fontstar: come per le archistar, anche nel campo delle font tipografiche la seconda metà del secolo scorso ha visto crescere una generazione di designer che hanno rivoluzionato l’uso dei caratteri. La fregatura è che oggi siamo pieni di font che nel migliore dei casi sono scopiazzature con qualche peggioramento rispetto all’originale per evitare problemi di copyright (anche da parte di grandi aziende… Arial è stato commissionato da Microsoft perché una licenza di Helvetica costava troppo) e nel peggiore sono semplicemente illeggibili.

Lo stile di Zapf è molto peculiare: date un’occhiata a questa lista di font composta da lui. Il Palatino nasce dalla scrittura italiana rinascimentale, mentre lo Zapf Chancery (sì, dopo un po’ decise di dare il proprio nome alle font che produceva) è più vicino alla scrittura inglese; poi c’è lo Zapf Dingbats con i disegnini che abbiamo usato quasi tutti per divertirci. Ma credo che la font più interessante sia senza dubbio Optima. Come forse sapete, le font si dividono in graziate e senza grazie (serif e sans serif in inglese): le grazie sono quei trattini che chiudono i caratteri. Le font senza grazie sono relativamente recenti, e hanno iniziato ad avere successo dopo la seconda guerra mondiale perché più leggibili nei cartelloni, mentre le font graziate funzionano meglio a stampa. Quello che in genere non si nota è che il tratto nelle font graziate non è uniforme, ma varia di spessore similmente a quello che succedeva con una penna d’oca, mentre le sans serif hanno generalmente un tratto dello stesso spessore. Bene: Optima è una font senza grazie ma con il tratto a spessore variabile. A prima vista uno non se ne accorge, ma gli rimane una sensazione di grazia :-)

La voce della Wikipedia in italiano su Zapf è molto scarna: meglio leggere quella in inglese, dove ho per esempio scoperto come Zapf si fosse interessato già negli anni 1960 alla tipografia al computer, tanto che fu il primo titolare di cattedra in programmazione tipografica al computer; creò inoltre un linguaggio per la programmazione tipografica, hz-program, di cui si sa ben poco se non che il brevetto venne acquistato da Adobe per il suo InDesign: l’idea fondamentale sembra fosse quella di scalare leggermente i caratteri, oltre naturalmente a lavorare sulla crenatura, perché il rapporto testo/spazio fosse visivamente gradevole. Tutte cose che naturalmente non si potevano fare con i font in piombo… Insomma, Zapf era un tipo di tanti caratteri :-)

(P.S.: sì, font è femminile e non maschile)

Ultimo aggiornamento: 2015-06-11 12:14

precettazioni di precetto

Praticamente all’ultimo minuto, ieri sera il prefetto di Milano ha precettato i dipendenti ATM che avrebbero dovuto scioperare domani. Il tutto in una giornata tutto sommato tranquilla, con le scuole che sono terminate, in un giorno diverso dal venerdì e con le previsioni meteo buone. Perché? Perché c’è Expo.

A me pare che queste precettazioni rafforzino semplicemente i sindacati autonomi che stanno continuando a tirare la corda: se fossi un sindacalista della Triplice farei pressioni sul prefetto perché non precettasse i lavoratori. Tanto chi arriva da fuori può tranquillamente prendere il treno per arrivare in Fiera :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-06-10 11:06

Quizzino della domenica: domino

Avete presente le tessere del domino? Se non vi importa dei puntini disegnati sulle tessere, c’è un solo modo per costruire un rettangolo 2×1: si prende una tessera e la si posa. Se si vuole fare un “rettangolo” (occhei, è un quadrato) 2×2, ci sono due modi possibili: le due tessere possono essere messe in orizzontale o in verticale, come nella figura qui sotto.

In quanti modi diversi si può costruire un rettangolo 2×10?

q173a

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p173.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico, vedi anche Wordplay)