Può darsi che io sia stato poco attento, ma non ho visto sull’italica stampa articoli sulla morte di Hermann Zapf, avvenuta la scorsa settimana. È vero che anche sulla stampa estera la notizia è apparsa solo ieri – vedi per esempio questo articolo del New York Times – ma mi sarei comunque aspettato qualcosa. In fin dei conti Zapf nella sua lunghissima vita (è morto a novantasei anni) è stato una fontstar: come per le archistar, anche nel campo delle font tipografiche la seconda metà del secolo scorso ha visto crescere una generazione di designer che hanno rivoluzionato l’uso dei caratteri. La fregatura è che oggi siamo pieni di font che nel migliore dei casi sono scopiazzature con qualche peggioramento rispetto all’originale per evitare problemi di copyright (anche da parte di grandi aziende… Arial è stato commissionato da Microsoft perché una licenza di Helvetica costava troppo) e nel peggiore sono semplicemente illeggibili.
Lo stile di Zapf è molto peculiare: date un’occhiata a questa lista di font composta da lui. Il Palatino nasce dalla scrittura italiana rinascimentale, mentre lo Zapf Chancery (sì, dopo un po’ decise di dare il proprio nome alle font che produceva) è più vicino alla scrittura inglese; poi c’è lo Zapf Dingbats con i disegnini che abbiamo usato quasi tutti per divertirci. Ma credo che la font più interessante sia senza dubbio Optima. Come forse sapete, le font si dividono in graziate e senza grazie (serif e sans serif in inglese): le grazie sono quei trattini che chiudono i caratteri. Le font senza grazie sono relativamente recenti, e hanno iniziato ad avere successo dopo la seconda guerra mondiale perché più leggibili nei cartelloni, mentre le font graziate funzionano meglio a stampa. Quello che in genere non si nota è che il tratto nelle font graziate non è uniforme, ma varia di spessore similmente a quello che succedeva con una penna d’oca, mentre le sans serif hanno generalmente un tratto dello stesso spessore. Bene: Optima è una font senza grazie ma con il tratto a spessore variabile. A prima vista uno non se ne accorge, ma gli rimane una sensazione di grazia :-)
La voce della Wikipedia in italiano su Zapf è molto scarna: meglio leggere quella in inglese, dove ho per esempio scoperto come Zapf si fosse interessato già negli anni 1960 alla tipografia al computer, tanto che fu il primo titolare di cattedra in programmazione tipografica al computer; creò inoltre un linguaggio per la programmazione tipografica, hz-program, di cui si sa ben poco se non che il brevetto venne acquistato da Adobe per il suo InDesign: l’idea fondamentale sembra fosse quella di scalare leggermente i caratteri, oltre naturalmente a lavorare sulla crenatura, perché il rapporto testo/spazio fosse visivamente gradevole. Tutte cose che naturalmente non si potevano fare con i font in piombo… Insomma, Zapf era un tipo di tanti caratteri :-)
(P.S.: sì, font è femminile e non maschile)
Ultimo aggiornamento: 2015-06-11 12:14