Archivi annuali: 2015

Come si propagano le bufale

Scopro da Daniele che si trova in linea il testo della lectio magistralis di Umberto Eco al Festival della Comunicazione su Tu, Lei, la memoria e l’insulto. Ci sono cose interessanti, cose già sentite, cose un po’ meh: e c’è un inciso in cui Eco parla di Wikipedia.

No, non ne parla male :-) Tornando alla sua definizione degli imbecilli in rete, la quantifica indicando il numero di persone che non si dà più nemmeno la pena di consultare Wikipedia. Se mi è concesso interpretare il suo pensiero, mi sembra che Eco affermi che Wikipedia è un punto di inizio, un minimo sindacale per avere una seppur minima idea di un concetto, pur sapendo che è lacunosa e piena di errori. Da portavoce del fan club ufficiale italiano di Wikipedia – cioè di Wikimedia Italia – gli do pienamente ragione. Errori ce ne sono tanti e mancanze pure, e anche la forma lascia spesso a desiderare: ma è un punto di partenza.

Peccato che per affermarlo dica «Trecento milioni è infatti il numero dei navigatori che
hanno smesso di consultare Wikipedia», riprendendo questo articolo del Corriere che ha fatto un minestrone, confondendo pagine visitate e numero di utenti unici, ciascuno dei quali tipicamente visualizza ben più di una pagina. Chi non ci crede può leggere la fonte originale: se andiamo più a fondo scopriamo che la stessa fonte aveva pubblicato un aggiornamento – ben prima dell’articolo italiano in cui anche il calo nelle pagine visitate veniva ridimensionato, ma non entriamo nei dettagli.

In pratica, abbiamo insomma una bufala che – visto che è stata pubblicata in prima pagina sul maggior quotidiano italiano – viene ripresa da uno dei maggiori intellettuali italiani rafforzando ancora di più l’idea che non sia una bufala ma la verità; e per quante correzioni si facciano, comprese di dati puntuali a sostegno della tesi corretta, diventa praticamente impossibile confutare l’affermazione erronea. Se ci pensate un attimo, da questo punto di vista Wikipedia è paradossalmente più affidabile, proprio perché non ci si aspetta che lo sia e quindi chi la consulta dovrebbe farci più attenzione. Occhei, probabilmente non lo fa. Ma c’è qualche possibilità in più rispetto a quanto scritto da un grande quotidiano. Quello che in genere manca è la capacità di attivazione del nostro senso critico: di nuovo, chi contribuisce seriamente a Wikipedia – non con le offerte ma con il miglioramento delle voci già presenti – questa capacità se la crea sul campo, ma sarebbe bello che entrasse di più nelle scuole.

Ecco, mi piacerebbe che una volta Eco parlasse di come mettere alla prova il senso critico a partire da testi reali. Mi va benissimo anche che mazzuoli Wikipedia prendendo esempi reali: non solo perché quegli esempi verranno subito corretti, ma perché c’è la speranza che dieci, cento, mille persone capiscano che gli errori si possono correggere e i testi migliorare, e il risultato finale sarà quindi un’enciclopedia migliore e un gruppo di persone più consapevoli. Ditemi se è poco.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-22 22:34

Notizie che erano un po’ diverse

Probabilmente a inizio agosto eravate in ferie, e non avete letto questo mio pippone sul quarantacinquenne finito in coma dopo un’aggressione omofoba, insieme a tutti i miei dubbi.
A quanto parrebbe – permettetemi sempre di usare il condizionale… – la storia non era proprio quella. Il tipo è stato aggredito non perché creduto gay ma per aver fatto apprezzamenti su una delle ragazze delle tre persone sul bus che – incredibile dictu – non erano sudamericani ma genovesi doc del ponente.
Dite la verità: pensavate davvero che le cose fossero come erano state descritte un mese e mezzo fa? (Ah: stavolta non è un post contro i giornalisti, tranne al più Gramellini. Non ho abbastanza informazioni per poter dire se quella ricostruzione farlocca era stata richiesta dalla polizia per semplificare le indagini. Mi limito a far notare come non sia poi troppo difficile notare incongruenze in certi racconti)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-21 17:54

Bebras dell’informatica

Mattia Monga (dell’università di Milano e del Laboratorio ALaDDIn) mi segnala che da quest’anno anche in Italia avremo il Bebras dell’informatica, un concorso internazionale (senza premi…) che nasce per avvicinare al mondo dell’informatica bambini e ragazzi dalla quarta classe della scuola primaria alla fine delle scuole secondarie superiori. In questi giorni gli insegnanti che vogliono partecipare si devono registrare – si possono trovare tutte le informazioni sul sito relativo.

Dopo la parte per così dire istituzionale, lasciatemi dire due parole personali. Informatica non significa “programmare”, oppure scrivere le app e farsi i milioni. Informatica – ed è quello che il Bebras fa – è imparare a vedere la struttura insita in un processo di tipo qualsiasi. La programmazione arriva dopo, ed è il modo per spiegare a quegli stupidoni dei computer cosa devono fare per trovare la soluzione al problema. Questa capacità di imparare a vedere la struttura dei processi dovrebbe oggi essere fondamentale, ma purtroppo non è così. Quindi ben vengano queste iniziative che fanno surrettiziamente scoprire che le cose si possono capire :-)

(ah: l’informatica non è ovviamente solo quello che ho scritto qui sopra, ma cominciamo a partire da qui. Come in tutti i campi, c’è un livello di base che dovrebbero conoscere tutti e livelli più avanzati per chi è interessato proprio a quel tema)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-21 12:40

Finto arcobaleno

arcobaleno
Ieri sera, mentre tornavamo in treno da una gita nel comasco, Anna mi fa “guarda che strana nuvola con l’arcobaleno!”. In pratica, c’era il sole da una parte, e a un angolo di una quindicina di gradi una nuvola che su un lato aveva l’arcobaleno. La foto è stata fatta da cani, e comunque dal finestrino del treno non poteva rendere: garantisco che quell’arcobaleno era ben più visibile, ma se non fotografavo anche il sole non riuscivo a rendere l’idea dell’angolo.
Ora ho abbastanza presente che ci sono vari angoli di rifrazione possibili per la luce in cielo, ma questo mi pare un po’ strano. Qualche fisico sa aiutarmi?

Ultimo aggiornamento: 2015-09-21 11:01

La distruzione del Colosseo 2

Scusate se ritorno sul fatto, ma questo articolo del Corriere mi ha fatto cascare le braccia. Non solo per l’erroraccio nell’indicare la fine dell’assemblea alle 23 e non alle 11 (o per usare “guardian” come traduzione di “custode”. Io, che l’inglese non lo parlo, avrei scelto “keeper” o “warden”, probabilmente sbagliando lo stesso, ma mi aspetterei che qualche anglofono lì ci sia.

Il punto è nel testo dell’articolo, che scrve «Eppure il personale di custodia del Colosseo è incorso nel clamoroso errore:». Pensateci: chi è che deve mettere avvisi? I lavoratori o i manager? Che ne direste se qualcuno segnalasse con lo spray le buche stradali e ci si lamentasse per la modalità scelta? Sarebbe stato lui a fare le buche? Lascio ai miei ventun lettori decidere se la redazione romana del Corriere ha scelto apposta di dare la colpa del cartello a chi quel cartello non avrebbe dovuto metterlo, e vi segnalo un articolo più serio.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-19 21:17

La distruzione del Colosseo

Non so voi, ma a me tutta questa scena sulla chiusura del Colosseo causa assemblea, con per esempio i primi dieci minuti di rassegna stampa di radio Popolare, mi paiono un po’ strani ed esagerati, se non preoccupanti. Mi limito a segnalare due cose.
Da noi in Telecom ci sono gruppi di lavoratori che devono comunque essere reperibili. Come si fa allora con le assemblee? Semplice: sono sempre fatte doppie, una al mattino e una al pomeriggio, per permettere a tutti i lavoratori di partecipare – come da loro diritto, ci sono mi pare dieci ore l’anno nel contratto – e allo stesso tempo non bloccare il servizio. L’assemblea è infatti cosa ben diversa dallo sciopero.
L’assemblea inoltre non era stata indetta improvvisamente ma secondo regole una settimana prima. Vogliamo parlare della dirigenza che non si è preoccupata di segnalare alcunché? Quando c’erano assemblee all’asilo, lo sapevamo tutti perché c’erano gli avvisi. Se tu hai venduto un biglietto per una certa data, dovresti anche avvisare chi ha comprato il biglietto dei possibili disagi, no?

P.S.: È vero che in Italia i sindacati, chi per una ragione chi per l’altra, si comportano diciamo in maniera subottimale. Ma ci terrei a far presente che la controparte, la Confindustria, ha Squinzi. Pensateci un po’ su, prima di abolire i sindacati.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-19 10:54

_Le menzogne del web_ (libro)

Una delle tante cose che non capisco è perché la traduzione italiana di questo libro (Charles Seife, Le menzogne del web : Internet e il lato sbagliato dell’informazione [Virtual Unreality : Just Because the Internet Told You, How Do You Know It’s True?], Bollati Boringhieri “Nuovi saggi – 30” 2015 [2014], pag. 254, € 22, ISBN 978-88-339-7423-1, trad. Susanna Bourlot) non abbia potuto mantenere l’evocativo titolo originale “Irrealtà virtuale”, sostituito con un “Le menzogne del web” che è doppiamente falso: innanzitutto perché non si parla solo del web ma anche di media cartacei e aziende ben reali, e poi perché più che di bugie si parla di manipolazioni ai nostri danni. La rete è indubbiamente un importante ampllficatore, come Seife ben spiega, ma la maggior parte delle dinamiche esistevano già in passato, almeno in nuce. Quello che è cambiato è l’interconnessione tra le persone che è accresciuta in maniera incredibile e crea così fenomeni emergenti e la duplicabilità infinita e virtualmente gratuita dei dati, che porta al paradosso che non abbiamo mai avuto a disposizione tanta informazione come oggi ma allo stesso tempo è sempre più difficile conoscere qualcosa, cioè estrarre il segnale dal rumore.
Seife, che è un docente di giornalismo ma ha un background di matematico – lo conoscevo per il suo libro sulla storia dello zero – spiega nell’introduzione che lui non è un luddista ma vuole metterci in guardia dai rischi di un uso non informato della rete, anche con alcuni approfondimenti puntuali – i capitoli “e 1/2”. Le bufale sono solo la punta dell’iceberg: molto peggiori sono i modi in cui le aziende possono condizionarci senza nemmeno che ce ne accorgiamo. Evidentemente sono rimasto parecchio indietro anch’io, perché certe tecniche di SEO, i modi cioè di portare un sito in cima ai risultati di una ricerca, mi erano sconosciute. La traduzione di Susanna Bourlot è scorrevole e non pedante, anche se in qualche punto, come per esempio quando Seife parla di link canonici e delle truffe 419, ho il sospetto che non sia stata controllata da un esperto.

Ultimo aggiornamento: 2015-09-19 09:48

Test: gufo o allodola?

I test online non servono a nulla se non a perdere qualche minuto, lo so bene. Però questo sul vostro orologio biologico è della BBC: volete mettere? E poi sono cinque domande, anche se ovviamente in inglese. Per la cronaca, io sono finito nel giusto mezzo, ma probabilmente perché ho sonno al mattino e alla sera :-)

Ultimo aggiornamento: 2015-09-17 10:32