Siamo sotto elezioni, e quale posto migliore di Facebook per condividere le solite bufale? Quella che sta girando adesso (vedi qui) “spiega” che «anche i voti bianchi e nulli entrano nel calcolo del premio di maggioranza, favorendo chi ha preso più voti», e fin qua nemmeno Monsieur de la Palisse avrebbe di che obiettare. Ma poi prosegue “spiegando” che
«ESISTE UN’ARMA LEGALE CONTRO QUESTA LEGGE INDECENTE
E ANTIDEMOCRATICA!»
(formattazione loro), e spiega che si può verbalizzare il rifiuto della scheda elettorale. In tal modo,
«EVITERETE CHE IL VOTO NULLO O BIANCO
· SIA CONTEGGIATO COME QUOTA PREMIO PER IL PARTITO CON PIÙ VOTI
ED EVITERETE CHE INCASSINO I VOSTRI 5€»
Ora, l’ortografia è corretta ma la semantica slitta pericolosamente dal “premio di maggioranza” inteso come seggi in più al “premio” inteso come rimborso elettorali; ma questo sarebbe il meno. Limitiamoci alla legge, ricordando che una delle poche cose buone che sono state fatte per quanto riguarda le leggi italiane è Normattiva, e partiamo da Wikipedia, che racconta come i soldi dati ai partiti dipendano dalla legge n. 157 del 3 giugno 1999 (per la parte normativa), Nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali emendata con la legge n. 156 del 26 luglio 2002, Disposizioni in materia di rimborsi elettorali per quanto riguarda l’entità dei rimborsi e la legge 51 del 23 febbraio 2006 che fissa a cinque anni l’erogazione dei contributi anche se la legislatura finisce prematuramente (nota: ecco come faceva Lusi ad avere i soldi per l’inesistente partito della Margherita).
Andando su Normattiva, attivando il pulsante “aggiornamenti normativi”, e leggendo l’articolo 2 e l’aggiornamento relativo che abbassa le percentuali, si scopre che il contributo è dato a tutti i partiti che abbiano raggiunto l’1 per cento dei voti validamente espressi in ambito nazionale (grassetto mio). Quindi potete votare scheda bianca, annullare la scheda, rifiutare la scheda, o semplicemente starvene a casa: in ogni caso vi limiterete ad abbassare il numero di voti validamente espressi e quindi al più favorirete la possibilità che un partito piccolo possa superare la mitica quota dell’1% dei voti che non permette di avere rappresentanti in Parlamento ma comunque dà i soldi. Ah, il premio di maggioranza non c’entra un tubo, non è che chi lo vinca ottenga più soldi: quelli sono suddivisi rispetto ai voti validamente espressi. Notate che il fondo è ripartito tra i partiti e movimenti di cui sopra: quindi cercare di disperdere il voto dandolo a partitini dello 0,poco percento serve semplicemente a dare più soldi ai partiti più grandi.
Certo è vero che, come dice l’articolo 2 della legge 26 luglio 2002, n. 156, «Le spese per la campagna elettorale di ciascun partito, movimento o lista, che partecipa alle elezioni, escluse quelle di cui al comma 2, non possono superare la somma risultante dall’importo di euro 1,00 moltiplicato per il numero complessivo dei cittadini della Repubblica iscritti nelle liste elettorali per la elezione della Camera dei deputati nelle circoscrizioni provinciali nelle quali ha presentato proprie liste». Ma rifiutare a verbale il proprio voto non significa certo togliersi dalle liste elettorali, e comunque per ottenere un qualche risultato occorrerebbe che l’80% dei cittadini si togliesse dalle liste elettorali. Non posso garantire che quello non sia il vero scopo dei “Fasci Littori di Combattimento” che hanno pubblicato il testo su Facebook, ma non credo lo sia di quelli che lo copincollano sulla loro bacheca, perché tanto copiare costa solo un clic…
Ultimo aggiornamento: 2014-04-23 09:51