L’Italia repubblicana ha una lunga tradizione di stragi, soprattutto compiute da terroristi di destra, rimaste senza colpevoli; piazza Fontana è probabilmente la più famosa, con non so quanti processi che alla fine si sono tutti conclusi con un nulla di fatto. Dopo più di quarant’anni molti protagonisti sono oramai morti o spariti; e i pochi rimasti non sono certo facilmente raggiungibili. Tre giovani giornalisti nati nei primi anni ’80 e quindi ben dopo la strage si sono recati addirittura in Sudafrica a intervistare l’ormai quasi novantenne generale Gian Adelio Maletti, numero due del Sid nei primi anni ’70 e condannato per i depistaggi dei servizi segreti italiani. La parte principale del libro (Andrea Sceresini, Nicola Palma, Maria Elena Scandaliato, Piazza Fontana. Noi sapevamo, Aliberti “Yahoopolis” 2010, pag. 297, € 17, ISBN 978-88-7424-593-2) è l’intervista a Maletti: la mia sensazione è che il generale abbia giocato come un gatto con tre topolini, raccontando spizzichi e bocconi della “sua” verità mischiati a “rivelazioni” parziali e chissà quanto vere; quella sull’assassinio di Kennedy (no, non c’entra un tubo con Piazza Fontana) è probabilmente la migliore. Il tutto togliendosi un po’ di sassolini dalle scarpe. Un libro inutile, insomma? Tutt’altro. I tre giornalisti si sono infatti preparati molto accuratamente sui fatti e sulle ricostruzioni giudiziarie, e così viene presentata una panoramica delle cose che sono state appurate, e delle ipotesi che non potranno mai venire dimostrate. La presenza immanente in tutto il libro (occhei, ogni capitolo inizia con una sua citazione…) è quella di Andreotti, che a dire di Maletti sa tutto e lo sapeva già allora; per il resto, sono utilissimi la cronologia in appendice e il glossario dei nomi rilevanti. Leggetevelo, se siete interessati alla storia contemporanea italiana!
Ultimo aggiornamento: 2011-03-23 07:00