Archivi annuali: 2010

I furbetti della trasparenza – reprise

Ricordate la storia dei curriculum dei dirigenti della funzione pubblica che non possono venire indicizzati dai motori di ricerca?
Bene. Scopro dai commenti qua che la scelta di nasconderli «è una precisa direttiva del dipartimento della funzione pubblica; lo scopo è quello di impedire che al curriculum vitae si possa accedere direttamente da Google.» Il razionale per una cosa simile? Cito sempre dal commento: «Certi documenti devono essere pubblicati in rete, ma non devono essere facilmente reperibili se no si può facilmente ricostruire la vita di qualcuno, il che violerebbe la privacy.»
A me la cosa sembra proprio un’idiozia. Non tanto il “violare la privacy”, anche se non riesco a capire cosa si ricostruirebbe effettivamente della vita dei dirigenti; e comunque non avrei problemi a immaginare che quando il dirigente se ne va il curriculum venga eliminato dal sito. D’altra parte, non credo che a nessuno interessi la persona in sé, quanto la carica che ricopre in quel momento. L’idiozia è il concetto “sì, i dati li pubblichiamo, ma non troppo”. O sono pubblici o non lo sono. A me pare una banale forma di coerenza; coerenza di cui probabilmente gli italici politici non hanno ampie scorte.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-22 16:12

Nativi digitali

Hanno scritto con lo spray in un muro in fondo a via Arezzo. Il cuoricino finale è formato da un segno di minore e un tre; <3.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-22 09:03

Non è più la blogosfera di una volta!

Dopo più di tre anni, la scorsa settimana Ludo ha fatto un’altra istantanea dell’italica blogosfera. Bisogna però dire che a differenza dell’altra volta non è che ci siano stati chissà quali commenti, il che se ci pensate un attimo su sembra strano, considerando quanto ci parliamo addosso. Forse il tutto non è più una novità, forse i vecchi blogghettari si sono ritrovati cacciati all’esterno, verso la periferia più degradata (per la cronaca, queste notiziole stanno a sudovest di Spinoza.it, e non c’è nemmeno la metropolitana in quella zona); amen. Però un paio di cose interessanti le ho comunque notate, e vorrei proporvele.
Innanzitutto non possiamo più parlare di blogocono, come ai tempi scherzavo; anche una rapida occhiata alla mappa a risoluzione minima ci fa vedere come i punti di aggregazione principale sono parecchi e piuttosto separati tra di loro, il che è un bene perché significa che c’è finalmente un po’ di pluralismo. Se però zummiamo a sufficienza per vedere i nomi di questi punti di aggregazione, scopriamo che la maggior parte di essi sono persone (o entità) che erano già note per conto loro, e semplicemente ora che hanno un blog vengono linkate da tutti. Lasciamo per una volta perdere beppegrillo™ e pensiamo a Gilioli col suo Piovono Rane, o a De Biase, o agli scrittori di Nazione Indiana. Chi vede il bicchiere mezzo pieno può dire che tutto ciò è Molto Bello, visto che significa che la gente si mette a leggere e citare persone che sanno sicuramente scrivere e hanno delle idee, condivisibili o no che siano; il tutto dovrebbe acculturare la gente di cui sopra. (Detto tra noi, questo vale anche per beppegrillo™, visto che quello è un sito redazionale). Io però vedo il bicchiere mezzo vuoto; so che tra i blog c’è molta gente che sa sicuramente scrivere e ha delle idee, condivisibili o no che siano, e soprattutto so che le idee di queste ultime persone le posso solo trovare qua in giro, mentre il primo gruppo ha molti altri modi per farsi sentire.
Insomma, credo che siamo arrivati a un riflusso, dove il pluralismo di cui parlavo poc’anzi è molto meno plurale di quanto sembri a prima vista. Sarà che tutti noi cazzari siamo finiti a perder tempo sui socialcosi?

Ultimo aggiornamento: 2010-02-22 07:00

gioco della domenica: Allout

Il gioco di oggi è un classico. Occorre spegnere tutte le luci dello schema, sapendo che cliccando su una di loro cambiano stato anche quelle vicine. Più facile a dirsi o a farsi? Boh, provateci pure. Ci sono 52 schemi, uno per settimana e avete passato un anno.
(via Passion for Puzzles)

Ultimo aggiornamento: 2010-02-21 07:00

A soap impression of his wife

La Emi sta andando molto male, e probabilmente fallirà (o finirà in amministrazione controllata, o cose del genere). Tra le cose che potrebbe fare per ricavare un po’ di soldi, visto che la rimasterizzazione degli album dei Beatles ha sì portato loro un po’ di soldini ma non abbastanza, è stata prospettata la possibilità di vendere gli studi di registrazione di Abbey Road, un luogo assolutamente storico (ci sono andato davanti in pellegrinaggio, come credo immaginavate).
Certo che questo è un segno dei tempi… come segno dei tempi è anche che sia stato creato un gruppo Facebook per raccogliere i fondi e comprarsi gli studios: insomma, azionariato diffuso. Però un Vero Beatlesiano come me non può che rallegrarsi nel leggere che l’edificio potrebbe essere comprato dal National Trust, l’ente britannico per la conservazione dei luoghi di interesse (un po’ come il FAI da noi, insomma). Se non comprendete la ragione dell’allegria, fate una ricerca sul titolo di questa notiziola :-)

Ultimo aggiornamento: 2010-02-20 07:00

la televisiun…

Stasera alle 17:40, mentre tornavo a casa, ho visto un paio di pulmini dei carabinieri in viale Monza, all’altezza del mercato coperto all’angolo con via Crespi. Si sa, dopo tutto quello che è successo sabato scorso da quelle parti è meglio fare un po’ di controlli. Oltre ai carabinieri, c’era anche una troupe della Rai, con un paio di furgoni di cui uno con la parabola immagino per mandare i filmati allo studio. Anche qua nulla di strano, in fin dei conti bisogna mostrare come lo Stato sia presente sul territorio.
È capitato però che oggi alle 13:30 io fossi già passato di là, di ritorno dal pranzo. I furgoni dei carabinieri non c’erano, ma la troupe televisiva sì, e stava mettendo tutte le loro cose a posto. Immagino che i carabinieri non fossero riusciti a passare subito perché loro sì che avevano da fare qualche cosa di importante prima…

Ultimo aggiornamento: 2010-02-19 22:31

I furbetti della trasparenza

I grandi proclami del mininistro Brunetta li conosciamo ormai tutti. Uno di questi è la famigerata “operazione trasparenza”, che richiede che vengano pubblicati in rete tutti gli stipendi dei dirigenti pubblici (oltre ai loro curriculum). La cosa di per sé ha molto senso, considerando che questi dirigenti sono pagati da noi: insomma, l’idea non è per nulla balzana. Però…
Vittorio Pasteris ha fatto una ricerchina e ha scoperto una cosa molto interessante, che potete leggere da lui. In effetti, se uno entra nei siti istituzionali a partire da quello del mininistro, le informazioni le può trovare; peccato che non vengano immesse nei motori di ricerca. Infatti i gestori dei siti sono stati molto attenti a inserire le cartelle con questi dati nella lista nera del file robots.txt, che è uno standard di fatto accettato da tutti i motori di ricerca che non vanno a cercare documenti nei posti lì indicati. Lo standard nacque perché ad esempio ci possono essere degli indirizzi web corrispondenti a file generati al volo da informazioni che cambiano col tempo, e che quindi non ha senso salvare; è chiaro che però lo si può usare anche per “nascondere” quello che non si vuol far vedere. Certo, le informazioni sono sempre alla portata di tutti; ma è un po’ come la famosa citazione della Guida Galattica per gli Autostoppisti.

– Ma i piani erano ben visibili al pubblico…
– Visibili?! Sono dovuto andare nello scantinato per vederli!
– Ma è quello l’ufficio di consultazione per il pubblico!
– E si deve consultare con la torcia elettrica?
– Oh già, si vede che le lampade si erano fulminate!
– Ma non mancava solo la luce. Mancava anche la scala!
– Insomma, avete trovato i piani?
– Sì – disse Arthur – sì. Erano in fondo a un casellario chiuso a chiave che si trovava in un gabinetto inservibile sulla cui porta era stato affisso il cartello “Attenti al leopardo”.

Fuori di metafora: un conto è mettere dentro Google o Yahoo! la frase “Stipendio di Renato Brunetta” e trovarsi il link tra i primi risultati; ben diverso è dover andare a caccia dell’informazione in mezzo a chissà quanti altri documenti.
A pensare male si commette pecccato, ma nei commenti al post di Pasteris si scopre che nella pagina web dedicata a presentare l’iniziativa (“Dirigenti pubblici: online curriculum, stipendi, email e tassi di assenteismo dei propri uffici”) il primo collegamento ha titolo “Accorgimenti tecnici per impedire l’indicizzazione nei motori di ricerca”. Parliamone, e ringraziamo intanto Vittorio.
(mi viene tanto voglia di fare un robottino che recupera tutti questi documenti – indubbiamente pubblici – e li posti da qualche parte dove i motori di ricerca possano prenderli a loro volta…)

Ultimo aggiornamento: 2010-02-19 17:07

Mi si è ristretta la macchina!

[siamo allo stretto?] Damiano mi segnala questa chicca dal sito di Quattroruote. Il salone dell’auto di Ginevra si apre in grande, ma così in grande che la superficie espositiva totale è di… 80 metri quadri. Come dice Damiano, l’avesse saputo prima avrebbe offerto loro casa sua: sì, sarebbe stato un po’ scomodo far salire le scale alle auto ma ci sarebbe stato più spazio.
È abbastanza chiaro che mancano tre zeri (80000 metri quadri sono una quindicina di campi da calcio, per dare un’idea delle dimensioni). È meno chiaro perché nessuno si accorga mai di questi errori marchiani.

Ultimo aggiornamento: 2010-02-19 11:24