Giovedì scorso, arrivato a casa, mi sono trovato due raccomandate dell’INPS, datate 9 aprile. Apro quella più grande, e scopro che la mia domanda al fondo di previdenza telefonici per il riscatto dei quattro anni di università è stata accolta, e dal 30 giugno avrei potuto iniziare a pagare. Se qualcuno si stesse chiedendo chi me l’ha fatto fare a voler dare una spataffiata di soldi all’INPS, mi affretto ad aggiungere la data in cui ho fatto domanda: il 3 settembre 1988. Ventun anni e mezzo per accettare una domanda non è malaccio, vero?
Il significato pratico è che i soldi che devo versare – calcolati sul mio stipendio alla data di presentazione della domanda – non sono poi tanti: 12300 euro in 60 rate mensili. Per dare un’idea, nel 2009 ho pagato 8000 euro di contributi previdenziali, più quelli che Telecom ha versato per conto suo. Questi soldi fanno poi parte della quota retributiva della mia sperata pensione e non della contributiva, quindi hanno un certo qual peso. D’altra parte, è chiaro che prima di compiere 65 anni io in pensione non ci potrò andare, e probabilmente dovrò aspettare il 67 anni: avendo iniziato a lavorare a 23 anni e mezzo, se nessuno mi licenzierà supererò di botto i 40 anni di contributi anche escludendo questi quattro anni di università. Né con due giovini a carico potrei comunque permettermi il lusso di andarmene in pensione. Mo’ insomma ci devo pensare su.
Ah, la seconda lettera mi avvisava che i dati della prima lettera sono errati, perché il tasso di interesse è sceso rispetto a quanto calcolato. Fare tutto con un’unica raccomandata era evidentemente troppo complicato.
Ultimo aggiornamento: 2010-04-28 13:36