Alla bella età di 95 anni, ma lavorando fino all’ultimo, è morto il non-matematico più importante per la matematica del ventesimo secolo: Martin Gardner.
Avevo scritto di lui appena due settimane fa sul mio blog del Post: vorrei solo aggiungere una cosa. Gardner era laureato in filosofia, non aveva fatto nessun esame universitario in matematica, e aveva qualche problema con l’analisi matematica; eppure ha fatto quello che ha fatto. Quindi non ci sono davvero scuse per dire che la matematica è troppo ostica… (e molti matematici dovrebbero imparare a scrivere, d’accordo)
Addio, Martin!
Aggiornamento: (24 maggio)
Visto che l’italica stampa latita, lascio i link alle testimonianze in rete che ho trovato.
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Termino con un coccodrillo un po’ più lungo.
È vero, aveva 95 anni. Ma Martin Gardner ha continuato a lavorare fino all’ultimo per creare la New Martin Gardner Mathematical Library, l’edizione definitiva della raccolta della sua rubrica Mathematical Games sullo Scientific American – quindici libri oltre agli altri cinquanta che ha scritto nella sua prolifica carriera. E comunque nessuno delle generazioni di matematici che si sono avvicinati alla materia leggendo le sue opere voleva davvero sentire della sua morte, avvenuta ieri a Norman in Oklahoma.
Scrivere come fa Wikipedia che Gardner più o meno da solo ha rinnovato e nutrito l’interesse alla matematica ricreativa negli USA per metà del ventesimo secolo è un po’ esagerato; ma la sua importanza è stata incredibile, come punto di incontro tra i ricercatori e la gente comune. Basti solo pensare ai Gathering For Gardner, incontri a cadenza biennale in suo onore. Il tutto senza aver fatto studi formali in matematica, anzi!
Gardner nacque nel 1914 a Tulsa, Oklahoma; il padre era un geologo nel campo del petrolio, sua madre era una fervente metodista. Il giovane Martin divenne un fondamentalista, salvo poi diventare disilluso e mantenere una posizione teologica teista ma assolutamente non cristiana; l’esistenza di Dio per lui non poteva essere che un atto di fede, e da qui si sviluppò la sua avversione per le pseudoscienze. Nel frattempo si era laureato in filosofia, aveva scoperto che quella non era una laurea che permettesse di guadagnare, e si reinventò come giornalista scientifico, con l’intervallo di quattro anni nella marina USA durante la seconda guerra mondiale.
La sua carriera sembrava inesorabilmente fallita: nei primi anni ’50 accettò di fare il redattore per la rivista per bambini Humpty Dumpty’s Magazine. Tutto cambiò quasi per caso nel 1956: uno dei suoi hobby era la prestidigitazione, e a un incontro di maghi gli venne mostrato un esaflexagono. Gardner pensò che sarebbe stato possibile scrivere un articolo e venderlo allo Scientific American, con cui aveva già collaborato in passato: l’allora editor gli chiese se pensava ci fosse stato materiale a sufficienza per una rubrica regolare, Gardner rispose che pensava di sì, pur non avendo alcuna idea a proposito – non aveva nessun libro di matematica in casa! – e si accinse all’opera. A gennaio 1957 apparve il primo articolo della rubrica “Mathematical Games”, e il resto è storia: venticinque anni di rubrica, che hanno portato appunto ai quindici libri citati all’inizio.
Molti conoscono Gardner per il suo impegno cinquantennale contro i sedicenti paranormali, a partire dal suo libro del 1957 Fads and Fallacies in the Name of Science. Quello che non molti sanno è che ha anche tenuto una rubrica di giochi “fantamatematici” nella Isaac Asimov’s Science Fiction Magazine, oltre ad avere preparato edizioni annotate delle opere di Lewis Carroll – ma anche dei racconti di Padre Brown! – e avere scritto saggi filosofici e un romanzo semiautobiografico, The Flight of Peter Fromm. Una carriera davvero incredibile, da Bach della matematica ricreativa. Ah: a Martin Gardner è stato dedicato l’asteroide 2587 Gardner, stella tra le stelle.
Ultimo aggiornamento: 2014-10-12 20:09