Chi legge il mio blog con una certa assiduità sa che io mi rivolgo spesso ai miei ventun lettori, il mio supposto folto pubblico. La scelta di ventuno come numero indicante la mia audience non è affatto casuale, e non dipende dal fatto che in questo modo ci sono 42 occhi che guardano i miei sproloqui, anche se ammetto che questa coincidenza è interessante. Ma visto che sembra che il meme “ventun lettori” stia prendendo piede, è ora che spieghi da dove deriva il tutto.
L’origine è naturalmente don Lisander, o meglio I Promessi Sposi. Tutti voi sapete dei “venticinque lettori” di manzoniana memoria: la frase effettiva, nel capitolo I del libro dopo che i bravi hanno spiegato a don Abbondio che il matrimonio tra Renzo e Lucia non s’aveva da fare, è «Pensino ora i miei venticinque lettori che impressione dovesse fare sull’animo del poveretto, quello che s’è raccontato.» Ora, è chiaro che non posso pretendere di avere più lettori del Manzoni; quindi mi sono dovuto accontentare di meno. Inizialmente parlavo dunque di ventitré lettori, che è anche più carino da vedersi con quell’accento acuto che occhieggia; ma ho poi scoperto che stavo commettendo un plagio. In effetti Giovannino Guareschi conclude le “istruzioni per l’uso” del suo Diario Clandestino con queste parole: «Comunque il libro è qui. Se la vedano i miei ventitré lettori. Se non va bene, vuol dire che la prossima prigionia farò meglio.» È ovvio che Guareschi aveva avuto il mio stesso pensiero, e si era accaparrato il bel numero di ventitré togliendomelo dalle dita. (Per la cronaca, il Club dei Ventitré prende il nome proprio da quella frase!)
A questo punto, già tre anni fa, ho ulteriormente ridotto le mie pretese di audience, e in fin dei conti anche “ventun lettori” suona molto bene e pertanto ne sono affezionato. Però a questo punto rivendico il copyright :-) (no, non chiedo royalties, non preoccupatevi)
Ultimo aggiornamento: 2010-07-21 12:51