Archivi annuali: 2009

Metro di oggi

Era un bel po’ di tempo che non mi dedicavo alla lettura di un quotidiano gratuito. Visto che la mia bici è rimasta bloccata per due giorni in ufficio, oggi ho preso Metro per vedere come le cose sono cambiate in questi mesi.
Innanzitutto il giornale è molto più smilzo: nonostante sia venerdì e ci dovrebbero essere le informazioni sul weekend è composto da sole 32 pagine, di cui ben 20 di pubblicità, quasi il più del 60% del totale. Le quattro pagine esterne sono dedicate all’uscita del film “Watchmen”, poi la fanno da padrone al solito i venditori di materiale elettronico; i miniannunci sono sempre un mondo nel mondo, come quello di “Importante multinazionale seleziona cinque persone per ampliamento organico anche alla prima esperienza lavorativa. Ruolo da definirsi in fase di colloquio” che mi fa pensare più che altro al reclutamento di picciotti.
Nel poco testo che rimane si possono notare varie cose. Innanzitutto l’attenzione all’ambiente, con l’articolo dove ci si spiega che in Italia si importano rifiuti differenziati, soprattutto in Lombardia, e l’intervista al commissario UE per l’ambiente. Il cattivo Facebook è presente sia nella sezione “primo piano” con i furti di identità che in un editoriale sempre sullo stesso tema. Ma il meglio viene sempre dato nelle brevi, che qua sono brevi per davvero: ecco un saggio.
– Direttore di un’azienda di Liverpool fermato per due ore perché stava ridendo al volante e quindi era colpevole di guida pericolosa. Ma a quanto pare il codice della strada britannico non prevede una simile infrazione.
– A furia di guardare le nostre trasmissioni TV, in Albania hanno avuto delle idee: il ministro della cultura è stato rimosso dopo essere stato ripreso a chiedere prestazioni sessuali in cambio di lavoro.
– Laura Pausini offre le sue note contro il global warning (no, questo è un articolo a mezza pagina, ma il contenuto pratico è quello)
La sensazione che ho avuto è che anche Metro, che con il fatto di avere edizioni in tutta Europa sembrava essere di respiro un po’ più ampio, si stia riducendo sempre di più ad essere un contenitore di agenzie appena toccate. Tempi brutti anche per i free press.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-06 13:34

Del ditin non v’è certezza

Come dovreste sapere, Paolo Guzzanti non vuole il sistema di votazione parlamentare con le impronte digitali, e oggi parla di nuovo della cosa con dovizia di particolari.
Non entro nel merito delle sue argomentazioni, se non per aggiungere che anche il metodo proposto da lui per verificare i pianisti ha un tempo assolutamente improponibile per il votificio delle sezioni Montecitorio e Palazzo Madama; mi preme di più notare il ragionamento “matematico” della sua affermazione sulla verifica delle impronte digitali «E sapevate che non c’è mai la certezza? Sì, avete letto qualche libro giallo.» Un’affermazione così è assolutamente naïf.
È infatti vero che il controllo delle impronte digitali, come quello del DNA, non dà certezze, non fosse altro che perché non c’è la possibilità di fare una verifica a tappeto ma vengono fatti controlli a campione e si cerca un certo numero di coincidenze; questo significa che “un’impronta digitale può appartenere a più persone”, se mi concedete un’affermazione non corretta ma che rende l’idea. (Se non me la concedete, sostituite a quella frase la seguente: “Esistono più persone le cui impronte digitali sono compatibili con un’impronta data”) Ma questo è (statisticamente sempre più) vero col crescere dell’insieme di persone di riferimento con cui si controlla l’impronta. In questo caso abbiamo poche centinaia di persone, e le probabilità di errore si riducono enormemente.
Per darvi un’idea di quello che succede, immaginate di avere un foglio di carta dove sono posti a caso un certo numero di punti; il vostro test consiste nel posizionare un cerchietto sul foglio, e verificare se il cerchietto racchiude all’interno un solo punto. Se i punti disegnati sono pochi, la cosa funziona bene: magari il cerchietto non ne racchiude nessuno, ma è molto improbabile che ce ne siano due così vicini da stare entrambi nel cerchietto. Ma se ce ne sono moltissimi, allora la cosa cambia eccome. Morale: ricordarsi che alcune statistiche migliorano con l’aumentare del campione, altre peggiorano.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-05 17:18

Quando il 10 cercava di fare goal (libro)

[copertina] Secondo me, questo libretto (Laura Biason, Quando il 10 cercava di fare goal, Kimerik 2008, pag. 48, € 9, ISBN 978-88-6096-223-2) ha un guaio di fondo: non è né carne né pesce. O almeno è così che lo vedo io: ci sono due temi fondamentali, l’arrivo di una nordica a Roma per lavorare e l’osservazione dei romani dal punto di vista di un alieno, che mi sembrano giustapposti e non amalgamati. Il tutto è un peccato, perché la freschezza delle scene – molto bella la spiegazione della modalità tipica del traffico romano – si perde un po’ senza nemmeno l’ausilio del flusso temporalmente scadenzato di un diario vero e proprio. Intendiamoci, la lettura è molto piacevole, e il libro è indubbiamente consigliabile a chi viene catapultato nell’Urbe: credo però che se il packaging delle storie fosse stato più uniforme il risultato finale sarebbe stato migliore. Ma si sa che io pretendo notoriamente tanto.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-05 10:35

DocumentFreedomDay

Pietro mi segnala che mercoledì 25 marzo a Opera (centro polifunzionale di via Gramsci 21) ci sarà il DocumentFreedomDay (vedi anche relativa locandina).
Il DFD nasce in ambito europeo per spiegare al grande pubblico perché gli standard aperti sono un Bene. Il pubblico di per sé dovrebbe averlo intuito: vi è mai capitato di non riuscire ad aprire un documento Word scritto su un PC con il Word di un altro PC? Ecco. Il guaio (uno dei guai) di Word è che le sue specifiche non sono mai state pubbliche, e soprattutto che Microsoft da una versione all’altra aggiungeva e cambiava qualcosa in modo da impedire all’atto pratico che qualcuno potesse scrivere un convertitore da Word a un altro word processor, oppure creare un word processor che leggesse direttamente i file Word. La situazione oggi è un po’ migliore, tanto che OpenOffice può leggere e scrivere in formato Word, ma resta il problema di avere un formato realmente trasportabile: ma vi garantisco che le resistenze di Microsoft sono molte, tanto che ha proposto in luogo del tentativo di standard ODF il suo Office Open XML, cercando probabilmente di fare quello che Sun fa con le specifiche di Java. Se poi queste cose non vi interessano, la sera ci sono dei concerti :-)
Io che sono ancora più un dinosauro preferisco ancora i sistemi a markup come TeX, ma non faccio testo…

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:05

Intrappolato!

Dopo aver pranzato in mensa, sono rientrato in ufficio. Ho preso l’ascensore assieme a un collega, mentre l’altro aspettava la vicesegretaria che controllava se era arrivata posta per il nostro gruppo e ci diceva “non usate l’ascensore! salite a piedi!”
Beh, l’ascensore è partito a sussultoni, e a un certo punto si è fermato del tutto, poi si sono spente le lucine dei pulsanti dei piani prenotati e si è accesa quella “divieto di transito” che dovrebbe significare che l’ascensore non deve essere usato. Un po’ in ritardo, se dobbiamo dirla tutta.
Purtroppo non avevo un programmino per inviare via twitter gli aggiornamenti minuto per minuto di quello che mi stava capitando, altrimenti sarei diventato famoso. Così invece, dopo aver telefonato alla vicesegretaria dicendo di chiamare qualcuno, alla fine ci siamo messi in due a spingere la porta scorrevole, scoprendo che eravamo venti centimetri sotto il livello del secondo piano: un vero anticlimax.
(quando avevo sei anni, sono rimasto chiuso in un ascensore insieme a mia nonna e mio fratello che ai tempi aveva due anni. Rimasi così scioccato che, grazie anche al fatto che stavamo traslocando da un appartamento all’ottavo piano a uno al primo, fino ai quattordici anni non usai più un ascensore. Però stavolta me ne sono stato bello tranquillo ;-) )

Ultimo aggiornamento: 2009-03-04 13:31

l’abbonato non è una persona

L’ultimo rapporto Gartner, citato da De Biase, afferma che ci sono 4.1 miliardi di persone con un cellulare. Beh, non proprio: quello che dice è che ci sono 4.1 miliardi di abbonati alla telefonia mobile. Non so voi, ma in questo momento io ho tre telefonini a mio nome. Per la precisione ne avrei quattro, ma il quarto è quello che usa mia mamma e quindi possiamo vederlo come suo. D’altra parte, nel 2006 in Italia c’erano 122 cellulari ogni cento abitanti…
Poi intendiamoci, i numeri globali sono impressionanti, specialmente per continenti come l’Africa dove non c’erano quasi linee telefoniche fisse e la struttura di telefonia mobile risulta molto più conveniente (ammesso che comunque si trovino generatori elettrici per le basi e si possano ricaricare i terminali…); e può anche darsi che un telefonino sia usato da più di una persona. Però ci tengo alla precisione.

Ultimo aggiornamento: 2009-03-04 07:00