Archivi annuali: 2009

gioco della domenica: Scakler

Questa settimana vi presento un gioco di logica (coi numeri, purtroppo per chi è matematicamente svantaggiato): Scakler.
Scopo del gioco è far sì che tutti i numeri presenti nello schema diventino uguali. Per riuscirci, occorre puntare il mouse su un numero che abbia un vicino identico, e trascinarlo in su o in giù; più lontano si va, più i numeri crescono o decrescono.
Così ad occhio la curva di apprendimento è piuttosto impervia; però bisogna concedere al gioco di essere un po’ diverso dal solito.
(via Passion for Puzzles)

Ultimo aggiornamento: 2009-09-27 07:00

La scommessa di Monty Hall

Il paradosso di Monty Hall è stato uno dei pochissimi argomenti di matematica ad avere l’onore della prima pagina del New York Times, giusto per dare un’idea di quanta fama ha avuto negli anni ’90: probabilmente perché è così controintuitivo che molte persone, anche versate in matematica e probabilità, sbagliano la risposta. Per chi non lo conoscesse, ecco il testo: leggetelo molto attentamente, perché non c’è nessun trucco sotto ma la formulazione deve essere assolutamente precisa.
Sei alla fase finale dello show condotto da Monty Hall. Hai davanti a te tre porte; dietro una di esse c’è una Ferrari, dietro le altre due una capra. Tu scegli una porta, e vincerai quello che ci sta dietro. Dopo che hai fatto la tua scelta, Monty – che sa dov’è nascosta la capra – ti dice “Beh, oggi mi sento buono e ti voglio aiutare: invece che una probabilità su tre di vincere la Ferrari, te ne voglio dare una su due. Guarda: in effetti una delle porte che non hai scelto nascondeva una capra”. Apre una porta e mostra l’ovino belante. Monty prosegue: “Questa è la tua ultima possibilità: preferisci cambiare la tua scelta o rimani sulla porta iniziale?”
Per essere ancora più chiari, ecco alcune precisazioni. Dietro una delle tre porte c’è la Ferrari, e voi volete vincerla; Monty Hall sicuramente apre una porta con dietro una capra, tra le due che non avete scelto; se può scegliere quale porta aprire perché entrambe nascondono una capra, sceglie a caso; voi siete sicuri che vi faccia l’offerta in ogni caso. Ora, molte persone dicono che è indifferente cambiare porta oppure no; la verità è che cambiare porta raddoppia le vostre probabilità di vincita, da 1/3 a 2/3.
In tutti questi anni ho visto moltissime persone che non sono affatto convinti di questa cosa, e non sono mai riuscito a convincerli. La cosa strana è che però nessuno ha mai voluto fare una scommessa multipla al riguardo con me, chissà perché. Riprovo ancora una volta; sono sempre pronto ad accettare la sfida. Ecco la mia versione del gioco per la scommessa; se qualcuno non è d’accordo sul fatto che sia la stessa cosa, parliamone.
Prendiamo un’estrazione futura del lotto, a tua scelta. Ci sono 11 ruote – hanno aggiunto la Nazionale a quelle classiche – e quindi vengono estratti 55 numeri. I numeri da 1 a 30 sono nella classe “1”; quelli da 31 a 60 sono nella classe “2”; quelli da 61 a 90 sono nella classe “X”. Prima dell’estrazione, tu dici a che classe apparterrà ciascun numero; dopo l’estrazione, senza che tu sappia quali numeri sono effetivamente usciti, io ti dirò per ciascun numero una classe (diversa da quella che hai scelto) a cui il numero non appartiene; a questo punto, visto che per te è indifferente cambiare o no, ti propongo di puntare 4 euro su ciascuna tua scelta. Se non avevi indovinato, mi intasco i soldi; se invece avevi indovinato te li ridò assieme a 5 euro miei.
Come per i polli di Trilussa, su 55 giocate ne dovresti in media vincere 27 volte e mezzo, e quindi guadagnare 27,5 euro; se anche sei parecchio sfortunato e vinci solo 25 volte perdendo 30, hai ancora 5 euro di margine. C’è un piccolo problema legato al fatto che i numeri estratti su una ruota non sono statisticamente indipendenti, ma se la cosa ti disturba possiamo prendere i primi estratti di cinque estrazioni consecutive. Facciamo la scommessa? Anzi guarda, per dimostrarti che non c’è trucco né inganno ti posso dire in anticipo quale classe ti dirò essere perdente, a seconda della tua scelta e del numero effettivamente estratto; così puoi calocare direttamente anche tu quanti soldi vincerai…
– Tu hai detto 1, è uscito 2; ti dirò che X è perdente.
– Tu hai detto 1, è uscito X; ti dirò che 2 è perdente.
– Tu hai detto 1, è uscito 1; se il numero estratto è pari, ti dirò che X è perdente, altrimenti ti dirò che 2 è perdente.
– Tu hai detto 2, è uscito 1; ti dirò che X è perdente.
– Tu hai detto 2, è uscito X; ti dirò che 1 è perdente.
– Tu hai detto 2, è uscito 2; se il numero estratto è pari, ti dirò che 1 è perdente, altrimenti ti dirò che X è perdente.
– Tu hai detto X, è uscito 1; ti dirò che 2 è perdente.
– Tu hai detto X, è uscito 2; ti dirò che 1 è perdente.
– Tu hai detto X, è uscito X; se il numero estratto è pari, ti dirò che 2 è perdente, altrimenti ti dirò che 1 è perdente.
Sei pronto? Ti aspetto… (e la prossima settimana racconterò ancora qualcosa a riguardo)

Ultimo aggiornamento: 2009-09-26 22:44

parcheggi rosa

[parcheggi rosa] Occhei, questo è un mio periodo di segnaletica stradale, a quanto pare. Davanti alla Mangiagalli hanno appena creato alcuni posti auto pensati per le donne incinte e le neomamme: ottima idea, almeno in teoria. I posti sono molto ben visibili, visto che l’asfalto al loro interno è verniciato di rosa; c’è inoltre il bel cartello mostrato in fotografia. Ottima idea, vero?
Peccato che, se uno faccia un minimo attenzione, all’interno del cartello sia scritto “Questa indicazione non costituisce prescrizione ai sensi del Codice della Strada”. Tradotto in italiano corrente, significa “per favore, lasciate questi posti alle mamme in attesa e alle neomamme; ma non siete mica obbligati!” L’unico obbligo è mettere il disco orario e non stare più di 90 minuti. Secondo voi, che succede in Italia, e soprattutto in un posto dove non ci sono parcheggi (salvo quello a pagamento sotto via san Barnaba, ma lì sei costrettto a pagare)?
P.S.: un centinaio di metri indietro, in via Commenda, ci sono le strisce blu; e c’è il parcheggiatore, pardon il parchegiatore, abusivo. Solo che il tipo è abbastanza stanziale, come si può notare

Ultimo aggiornamento: 2009-09-26 08:00

La televisione spiegata al popolo (libro)

[copertina] Nel 1956 Achille Campanile, noto per le sue opere letterarie di anteguerra, cominciò a tenere una rubrica sul Corriere d’Informazione, pasando poi nel 1958 all’Europeo dove l’avrebbe tenuta fino a un paio d’anni prima di morire: così facendo inventò, almeno per l’Italia, il mestiere di critico televisivo. Questa raccolta di alcuni tra i suoi interventi (Achille Campanile, La televisione spiegata al popolo, Bompiani 2003, pag. XVIII-461, € 9.80, ISBN 9788845253775) mostra indubbiamente lo stile del nostro; non aspettatevi delle recensioni, quanto una critica nel senso negativo del termine, quasi un “gli è tutto sblagliato, gli è tutto da rifare”. Addensare così gli interventi dà purtroppo una certa qual ripetitività; è comunque chiaro che per Campanile la televisione dovrebbe essere soprattutto fatta di dirette – altrimenti c’è il cinema, no? Memorabili i racconti sul replay e sul videoregistratore – e visto che era un monopolio dovesse comunque presentare tutte le voci e non uniformarmi al basso, che poi rispetto a quello che abbiamo adesso era stratosferico; ad esempio stronca Biblioteca di Studio Uno. quella delle scenette con il quartetto Cetra. I calembour naturalmente si sprecano, a fianco delle considerazioni su come gli sceneggiatori delle riduzioni televisive dei famosi romanzi stravolgessero le storie originali e dei lamenti – presumo pro domo sua – sulla vergogna che il diritto d’autore decadesse solo cinquant’anni dopo la morte dell’autore stesso, che così non può lasciare una rendita al proprio figlio natogli in tarda età. In mezzo a tutto questo, una pagina insolitamente lirica, in occasione della morte di Mario Riva, che era separato e lasciò un figlio dalla sua compagna; Campanile, anch’egli in una situazione simile, chiede all’allora presidente Gronchi che quel bimbo possa avere il cognome del padre. In definitiva, uno spaccato sull’Italia degli anni ’50 e ’60.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-26 07:00

TNT: consegnare è un optional

Mentre rientravo da pranzo, ho visto che davanti alla sede Telecom di Via Giacosa, in un punto in cui era chiaramente visibile la guardiola, un consegnatore TNT aveva lasciato il famigerato avviso di “cliente non trovato”, dove il nome del cliente era appunto Telecom Italia. Naturalmente a TNT non gliene può fregare di meno di quello che fa il consegnatore, e non credo proprio si metta a controllare se quello aziona il neurone quel tanto che basta a vedere che se sei in una sede Telecom e devi consegnare un pacco a Telecom magari può chiedere lumi al tipo che sta lì davanti e pagato per queste cose. O magari credeva che il pacco fosse per la signora o signorina Italia Telecom, e non avendo trovato il nome sul campanello – non garantisco nemmeno il campanello ci sia, quella è una sede presidiata 24 ore su 24 quindi le guardie sono là – se ne sia andato sconsolato. (anche se la guardia non avesse voluto ritirare il pacco, avrebbe comunque tenuto lui l’avviso, no? Quindi non è stato certo interpellato.)
Ma d’altra parte la chicca maggiore è stata vedere che il foglietto era stato corretto a mano in due punti. Dove c’era scritto “Numero verde 803 868”, la parola “verde” era stata sovrascritta da “199”. Numero a pagamento, fuori credo anche dalle promozioni varie. Tanto è colpa del cliente se il consegnatore non è riuscito ad accorgersi della sua esistenza, no?

Ultimo aggiornamento: 2009-09-25 13:31

Alla fine della Fiera

Per chi come me Milano la bazzicava per andare allo SMAU, la fermata a cui scendere era Amendola-Fiera. Già quando avevano aggiunto come sottotiolo alla fermata Lotto “Fiera2” io personalmente avevo dei grossi dubbi al riguardo.
Bene, sabato scorso sono sceso ad Amendola-Fiera e ho scoperto che con l’ultimo restyling il nome della stazione è rimasto solo Amendola. Niente da eccepire, visto che i vecchi padiglioni della Campionaria sono stati ormai buttati giù; potremmo al limite chiederci perché a Lotto è stato riassegnato il sottotitolo “Fieramilanocity”, visto che comunque i nuovi padiglioni cittadini nella zona dell’ex Portello non è che siano così vicini. Ma tant’è. Mi resta comunque una sensazione di tristezza.

Ultimo aggiornamento: 2009-09-25 08:00

Perché non si può fare la number portability

Forse sapete che l’AGCOM, cioè il Garante delle Comunicazioni, ha imposto agli operatori telefonici di metterci al più tre giorni per il trasferimento del proprio numero di telefono a un altro operatore. Meno probabile sappiate la storia successiva; il TAR del Lazio ha sentenziato che la direttiva AGCOM era illegittima, e la scorsa settimana il Consiglio di Stato ha sospeso la succitata sentenza. In attesa che si pronunci direttamente Napolitano, la Triplice ha emesso un comunicato al riguardo.
Il sindacalese, come sapete, è forse ancora peggiore del politichese. Quello che ho scritto sopra è stato riportato così: «Il 14 settembre 2009, il Consiglio di Stato con ordinanza n° 4602 ha sospeso la sentenza del TAR del Lazio che dichiarava l’illegittimità della delibera dell’AGCOM la quale imponeva, agli operatori di Telecomunicazioni, di effettuare la portabilità del numero mobile entro tre giorni dalla richiesta.». Vi giuro che ho fatto fatica a comprendere la frase, e ce l’ho fatta solo per il contesto successivo. Ma il pippone è per qualcos’altro.
Il documento continua infatti parlando di «ricadute negative in termini occupazionali che il provvedimento sta generando con la perdita di centinaia di posti di lavoro, dei quali 400 già annunciati in Calabria da parte di Abramo Customer Care.» che immagino sia un subappaltante Telecom, anche se non è detto visto che il problema dovrebbe essere comune a Vodafone. Quei posti di lavoro sono infatti i callcentristi che ti chiamano a casa per la cosiddetta retention, vale a dire il tentativo di trattenerti usando le subdole arti delle offerte speciali in cui scopri che puoi pagare molto meno di quanto sganci adesso. Il callcentrista, poveretto, non ci può fare molto; ma a me il pensiero di qualcuno che mette su un lavoro sfruttando la burocrazia e cercando di allungare a dismisura i tempi personalmente fa davvero schifo. (Ammesso naturalmente che sia così e non una scusa: per fare una singola telefonata di retention, non è che ci voglia comunque un mese, no?)
E anche il sindacato, invece di chiedere di continuare ad allungare i tempi per far lavorare questa gente e pietire le aziende di ricercare con loro soluzioni per il loro riutilizzo, sarebbe meglio iniziasse subito a fare proposte e chiederle di discuterle., no?

Ultimo aggiornamento: 2009-09-25 07:00