Archivi annuali: 2008

eBoost. eBooh?

[informazioni?] Ho ordinato da ibs alcuni libri. Non è la prima volta, anche se non sono un loro fedelissimo e mi divido con Deastore che per i testi – in genere in inglese – che mi interessano è molto più servito. Venerdì sera mi fatturano l’ordine, e lunedì pomeriggio mi dicono che è in partenza. Mi aspetto che il corriere mi porti il pacco ieri: invece nulla. Stamattina guardo la pagina col tracciamento online, e leggo 15-07-2008 STATO: DESTINATARIO NON DISPONIBILE (TURNO). Notate che l’indirizzo di destinazione è quello dell’ufficio, dove c’è una reception dalle 7 alle 19:30.
Telefono al numero verde, immaginando che loro abbiano più dati a disposizione della misera paginetta che io posso vedere in linea: scopro invece che anche l’azienda del gruppo Poste Italiane che vuole fare concorrenza ai corrieri ha esattamente la stessa visibilità mia e che non sa assolutamente dove sia il corriere. Posso sommessamente affermare che forse c’è ancora qualche sia pur minimo margine di miglioramento nella gestione delle consegne?
Aggiornamento: (17 luglio) Provate a indovinare cosa dice oggi la pagina dello stato della consegna. Che per il secondo giorno consecutivo il “destinatario non era disponibile”.
Aggiornamento: (17 luglio, 15:00) Finalmente il pacco è arrivato. Si vede che una configurazione astrale ha riportato via Pietro Crespi nello stesso universo del corriere eBoost.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-16 09:05

KenKen

[KenKen] Non sto parlando dell’eterno fidanzato della Barbie un po’ balbuziente, ma di un nuovo gioco di logica, che appare sul Times on line: vedi l’articolo che spiega come funziona. In poche parole, si ha una griglia 6×6 che si deve riempire con le cifre da 1 a 6 ottenendo un quadrato latino, vale a dire con tutte e sei le cifre diverse in ogni riga e in ogni colonna, esattamente come per il sudoku. Però il quadrato è anche diviso in vari gruppi di caselle, ciascuno dei quali ha un numerino in alto e un segno di operazione – a meno che il gruppo sia di una sola casella. Il vincolo ulteriore è che applicando l’operazione indicata alle cifre del gruppo, bisogna ricavare il numero corrispondente. Tanto per fare un esempio pratico, se si ha un gruppo due caselle con scritto “6÷” le due caselle conterranno 1 e 6, non si sa in che ordine; se ci fosse stato scritto “6+” conterrebbero 2 e 4 oppure 1 e 5; con “6x” i valori possibili sono 1 e 6 oppure 2 e 3. Naturalmente se il gruppo di caselle non è tutto sulla stessa riga o colonna è anche possibile avere delle cifre ripetute.
Con questa ricerca potete trovare i giochi già pubblicati: purtroppo non c’è (ancora?) un programma interattivo. Personalmente trovo KenKen molto più interessante del Kakuro, e sicuramente con un afflato matematico che manca del tutto al sudoku, che in effetti potrebbe anche essere giocato coi segnalini del Monopoli; ma sono purtroppo convinto che in Italia, e non solo, sarà considerato “troppo complicato” per giocarci. Ho provato i due quiz di oggi: il primo, indicato come “easy” e che potete vedere cliccando sulla figura, lo si risolve subito; ma non ho avuto troppe difficoltà nemmeno col secondo, anche se ovviamente ci ho dovuto pensare su un po’. Voi che ne pensate?
(via Logic Puzzler)
Aggiornamento: (22:30) Su questo sito (tedesco) ci sono una decina di schemi. Essendo il sito tedesco, la logica è assolutamente incomprensibile: man mano che tu clicchi su una casella, il numero indicato su di essa aumenta, e dopo il massimo valore possibile la casella si azzera.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-15 13:57

parole matematiche: tangente

(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Siamo di nuovo in periodo di politici arrestati, e così le parole matematiche tornano alla ribalta con quanto detto dai nostri simpatici politici. Di “teorema”, usato in senso assolutamente opposto a quanto fanno i matematici, ho già scritto l’anno scorso, anzi è stata la parola che ha iniziato questo dizionario: oggi tocca a “tangente”, che ha una storia ancora più divertente.
La parola tangente deriva dal verbo latino tangere (con l’accento sulla a, per la cronaca), che ha il significato di “toccare” ed è una creazione tutta italica: non sono state infatti trovate radici indoeuropee corrispondenti. Chi ha un’infarinatura di cultura cattolica e/o artistica magari si ricorda il “Noli me tangere” (non toccarmi) pronunciato da Gesù appena risorto alla Maddalena. La parola passa all’italiano, tanto per cambiare, con Dante, ma di per sé non ha avuto un grande successo: l’unica espressione italiana in cui la si può trovare è “non mi tange”, nel senso di “non mi tocca, non me ne può importare di meno”. Per curiosità, il passato remoto farebbe “tansi, tangesti, tanse”, anche se nessuno lo usa. Più usato il derivato tangibile, nel senso di “che si può toccare con mano”, anche in senso figurato; di un vantaggio tangibile te ne accorgi, insomma.
Galileo però recuperò il verbo, anzi il suo participio (tangente, appunto) per indicare una retta con un punto in comune a una curva, e da lì il significato matematico iniziò a prosperare… non solo tra i matematici, visto che l’espressione “filarsela per la tangente” deriva da qua. Per amor di precisione, la definizione matematica attuale di tangente è un po’ diversa, visto che due curve sono tra loro tangenti se si toccano in un punto “che vale almeno per due”, ma si sa che i matematici sono dei precisini, a differenza della lingua comune dove la tangenziale tocca tutto il contorno di una città. Da questo punto di vista, i tedeschi che parlano di Ring (anello) sono più corretti!
Tra l’altro, il secondo significato matematico di tangente, vale a dire la funzione trigonometrica che si ottiene dividendo il seno per il coseno di un angolo, è una banale estensione di questo: se si prende un cerchio di raggio uno, si disegna un angolo x e si prolunga uno dei due raggi dell’angolo fino a incontrare la tangente (appunto…) al cerchio che passa dall’altro raggio si ottiene un segmento la cui misura è appunto la tangente dell’angolo.
Che c’entra tutto questo con i soldi passati sottobanco? C’entra, c’entra. Ricordate che avevo scritto all’inizio che il verbo “tangere” significa “toccare”? Nella seconda metà del XVIII secolo, la parola tangente prese il significato di “quota che tocca a ciascuno quando si dividono le spese o i guadagni”. In un resoconto della rivoluzione americana, si trova infatti la frase “La sostanza delle parole è che gli abitanti di quella Provincia pagassero «la loro tangente di tali tasse come erano allora levate, o che si dovessero levare in appresso dal Parlamento in Inghilterra»”. Il termine perse di importanza nel corso dell’Ottocento, dato che i puristi lo deprecarono, per poi essere ripreso nel 1977, con lo scandalo Lockheed. Il significato era ancora quello di “quota”, anche se a questo punto la quota era quella che toccava al potentino di turno solo perché lui esisteva. La parola ha però preso rapidamente quota :-), ci si è dimenticati del significato originale, e ormai significa solo “somma versata illegalmente per ottenere dei favori”, senza più pensare al “toccare”… a meno naturalmente che uno ritenga che gli tocchi qualcosa per il solo fatto di essere Uno Che Conta! (come? dite che in effetti è così? ah, scusate…)
Ah: il tango, nonostante il nome e il fatto che i due ballerini senza dubbio si tocchino, non ha alcuna relazione col verbo “tangere”. La parola sembrerebbe essere onomatopeica dal suono dei tamburi. Che adesso nel tango i tamburi non si usino più è irrilevante.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-15 10:16

Carnevale della Matematica #3 – GOTO Matematicamedie

Se non siete per le strade a cantare la Marsigliese, potete andare a fare un salto da Matematicamedie per leggere la terza edizione del Carnevale della Matematica, ospitato appunto da Giovanna. Garantisco non ci sono solo formule :-)
E visto che la matematica non va certo in ferie, sono lieto di annunciarvi che anche il 14 agosto avremo un Carnevale! Chartitalia si è infatti offerto di ospitare l’edizione preferragostana. Magari ricordatevi di inviargli i vostri contributi (trovate il suo indirizzo email in alto a destra nel suo blog) con qualche giorno in più di anticipo, così potrà preparare il tutto e andare a cercare un po’ di sole anche lui.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-14 16:30

This account is open in 1 other location

Prima il proxy dell’ufficio si era preso una pausa postprandiale, e quindi non riuscivo ad accedere a gmail. Ho tirato così fuori il telefonino per vedere cosa c’era di nuovo. Immediatamente dopo, come Murphy insegna, il proxy si è risvegliato: ho aperto la pagina e sotto la lista dei messaggi mi è apparso, bello evidenziato in giallo, l’avviso mostrato nel titolo di questa notiziola. Viene anche indicato l’IP dell’altra connessione, per la serie “se vuoi puoi andare a caccia del malfattore”.
Da un lato un avviso del genere è sicuramente utile, perché ti avvisa di quello che magari è un uso improprio del proprio account (leggi, qualcuno ti ha fregato la password); dall’altro, il pensiero che abbiano deciso di implementarlo mi fa pensare che craccare gli account gmail sia diventato uno sport abbastanza diffuso ;-( (E comunque, detto tra noi, se io proprio dovessi leggere il gmail altrui lo farei via IMAP, meno tracce lasciate)
Aggiornamento: (18:00) Come fa notare nei commenti Paolo, in generale ora è possibile sapere quali sono le ultime connessioni fatte a Gmail, di che tipo sono (web, POP, mobile…) e da che IP arrivano. Maggiori informazioni sulle pagine help di gmail.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-14 14:21

rimario (inglese) online

Non penso che nessuno dei miei ventun lettori si sia mai messo a comporre canzoni in inglese, ma in caso contrario Write Rhymes potrà essere loro utile. Mentre tu scrivi il tuo poema, puoi cliccare su una parola e ti vengono mostrate tutte quelle che rimano (più o meno, così ad occhio: o mi dite che “love” fa rima con “Deneuve” al di fuori dei manifesti cinematografici?), divise per numero di sillabe. Alla fine, clicchi su “save” e ti viene spedito un file di testo con il tuo capolavoro; se preferisci, puoi direttamente salvarlo sul tuo blocco appunti, o come si dice “clipboard” in italiani
Magari c’è anche qualcosa del genere in italiano, per chi è sufficientemente pigro e sparagnino da non comprare e compulsare un rimario…

Ultimo aggiornamento: 2008-07-14 12:05

Francis Bacon (mostra)

Speravo di avercela fatta, a perderla. Invece hanno prolungato la mostra a Palazzo Reale a Milano fino al 24 agosto, e così oggi Anna e io siamo andati a vederla, facendo lo slalom tra le seggiole che riempivano piazza del Duomo in attesa dello show di Roberto Bolle ma con il vantaggio che all’interno non c’era poi molta gente.
Premetto: a me Bacon non piace. Se mi capitasse tra le mani un suo quadro, ne sarei felice solo perché potrei venderlo e farmi tanti bei soldini, ma non mi sognerei mai di appendere al muro una riproduzione di una sua opera. Ma qua sto parlando della mostra, e devo dire che è fatta bene. Le informazioni biografiche all’inizio sono complete – insomma non mi è servito a molto compulsare wikipedia in inglese per arrivare preparato; le opere esposte sono parecchie, e non sono affastellate in maniera soffocante (ci soffoca già lui di suo!) Ho solo dei dubbi sulle teche all’inizio dove sono mostrati alcuni “reperti del suo studio”, che mi davano l’idea di qualcuno che avesse rovistato i bidoni dell’immondizia sotto casa. Molto meglio fermarsi nella sala a fianco dove proiettavano sulle pareti diapositive varie dell’interno dello studio.
L’altra cosa molto interessante, anche se per quanto mi riguarda piuttosto lunga – un quarto d’ora è il massimo che io riesca a sopportare – è l’intervista fattagli nel 1985. A mio parere, Bacon ha preso per i fondelli l’intervistatore dall’inizio alla fine; occhei, forse il tasso alcolico del nostro durante le scene al ristorante era piuttosto alto, ma anche la parte girata nel suo studio era di quel tenore. Ma forse proprio per quello le frasi da lui pronunciate, dai paradossi “io sono profondamente ottimista sul nulla” alle dichiarazioni sull’arte “non ha senso fare ritratti somiglianti, tanto vale usare una macchina fotografica o una cinepresa” hanno un certo qual senso.
Commento finale: se volete sapere cos’è l’arte del Novecento, è una mostra da vedere. Se vi piace vedere dei quadri, probabilmente no.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-13 18:32