Archivi annuali: 2008

nono Sysadmin Appreciation Day

Tutti noi che manteniamo una presenza diretta in rete abbiamo un sysadm. Io a dire il vero ne ho due (uno per la connettività, uno per il sito). Oggi (l’ultimo venerdì di luglio: il giorno della settimana non credo sia stato scelto a caso) è il Sysadmin Appreciation Day, l’unico giorno dell’anno in cui abbiamo il dovere morale di ricordarci di chi ci permette di appestare il mondo con testi foto video e così via. Poi non lo si fa lo stesso – a me non è mai capitato di essere ringraziato quando gestivo beatles.cselt.it – ma magari si può fare un’eccezione per una volta!

Ultimo aggiornamento: 2008-07-25 10:12

ostruzionismo della maggioranza

Il governo Berlusconi IV è partito a tamburo battente, forte della netta maggioranza di voti ottenuti alle elezioni e della ancor più ampia maggioranza nei due rami del parlamento. Ha delocalizzato la rumenta napoletana, ha cancellato col decreto legge 112 non so quante centinaia di leggi tendenzialmente inutili o dannose (almeno per qualcuno); ha fatto approvare il decreto sicurezza, sospendendo “per sicurezza” i processi non d’interesse; ha fatto in modo che il PresConsMin possa lodare il Lodo, grazie a quell’angelino di Angelino. È vero, con Alitalia sta ancora traccheggiando, ma la colpa è sicuramente di Intesa-Sanpaolo che non si decide a presentare il piano di salvataggio.
Epperò c’è ancora una Commissione Parlamentare che non è ancora riuscita a costituirsi. Per l’ennesima volta, la nomina del presidente della Vigilanza Rai è andata buca.
Piccola parentesi per chi non è esperto di politica. La prassi prevede che la maggioranza lasci alla minoranza la presidenza delle commissioni parlamentari di controllo: ad esempio nella scorsa legislatura la Vigilanza Rai era presieduta dall’aennino Mario Landolfi. In effetti, al Copasir (Comitato parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, ex Co.pa.co.) nel maggio scorso è stato eletto all’unanimità Piacione Rutelli, che evidentemente piaceva a tutti. L’altra commissione bicamerale, per l’appunto la Vigilanza Rai, non ha avuto questa fortuna. Come mai? Semplice.
PD e IdV si sono accordati per proporre come presidente Leoluca Orlando. La cosa non è piaciuta affatto alla maggioranza di governo, che è anche maggioranza all’interno della commissione: così tutte le volte che viene convocata una riunione i rappresentanti di PdL e Lega si guardano bene dall’andare a partecipare, non si arriva al numero legale, e ai pochi presenti non resta che salutarsi e andare in buvette a bersi qualcosa.
Se a qualcuno non fosse ancora chiaro che il Pdl-pensiero si può riassumere in “voi scegliete chi vi pare, basta che scegliate quello che vi segnaliamo noi” vi cito letteralmente le parole di Alessio Butti, capogruppo PdL in commissione, come riportate da Repubblica: «Non essendoci state novità sostanziali il Pdl non parteciperà al voto e continuerà su questa linea fino a quando non vi saranno le condizioni per procedere, di comune accordo, sia all’elezione del presidente della Vigilanza sia al rinnovo del cda Rai con la condivisione del presidente». Come volevasi dimostrare.
C’è solo una cosa peggiore di questo ennesimo aspetto del rispetto delle minoranze da parte dell’accoppiata PdL-Lega: il silenzio dei quotidiani non politici (rep.it da questo punto di vista è chiaramente schierato, quindi non fa testo). Chissà, forse conviene anche a loro che in Rai stiano tutti bloccati e zitti.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-24 15:54

Roma 1908: Il congresso internazionale dei matematici (libro)

[copertina](se vuoi una mia recensione più seria di questo libro, va’ su Galileo!)
La matematica è fatta dai matematici. L’affermazione può sembrare lapalissiana, ma non è affatto così: non si può prescindere dalle interazioni tra le persone se si vuole capire come si è sviluppata la materia. Questo era già vero nel Rinascimento, con gli epistolari tra i vari matematici dell’epoca, ma con i secoli è diventato sempre più vero. Ecco cosi che questo libro (Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi, Roma 1908: Il congresso internazionale dei matematici, Bollati Boringhieri – Universale n.555, marzo 2008, pag. 215, € 17, ISBN 978-88-339-1866-2) non parla affatto di matematica – non ci troverete una formula che sia una – bensì dei matematici, soprattutto italiani ma anche stranieri, di esattamente cent’anni fa. Nel 1908 Roma ospitò infatti il terzo congresso internazionale dei matematici: un sicuro riconoscimento all’importanza che la scuola italiana era riuscita ad ottenere in soli cinquant’anni, in pratica dalla riunificazione della penisola che casualmente coincise con la creazione a Bologna della cattedra di Geometria Superiore affidata a Luigi Cremona. La parte centrale del libro racconta quindi la preparazione del congresso del 1908, partendo da un’ampia carrellata della situazione della matematica in Italia e nel mondo occidentale; di come sono nati i primi congressi, e delle diatribe tra la scuola francese e quella tedesca, con gli inglesi e gli americani ancora indietro e gli italiani che si facevano largo in campi poco seguiti… un po’ come capita ancora oggi con le Olimpiadi. La parte finale mostra poi come l’unità che nonostante tutto i matematici riuscivano più o meno a mantenere fu del tutto spezzata con la Prima Guerra Mondiale, tanto che il congresso di Bologna del 1928, fortemente voluto da Mussolini, fu ben diverso. In appendice si trovano infine le prolusioni che Volterra, Poincaré e Vailati presentarono al congresso: documenti preziosi per vedere “dal vivo” come la matematica riconosceva sé stessa all’inizio del secolo passato.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-24 11:29

assistenza interna telecom

Alla fine, dopo avere visto che il Samsung SGH-i780 mio non si comportava come quello dei miei colleghi (leggi, a parità di configurazione non ne voleva sapere di agganciare i satelliti GPS) ho alla fine accettato la dura realtà: il povero cellulare soffriva di una tara genetica. Nema problema: è un apparato di servizio, lo pago anche in piccole comode rate mensili, e quindi lo mando a far riparare! Sì, dev’essere così.
Problema di base: scoprire cosa devo fare. In teoria posso aprire una chiamata dall’help desk interno, esternalizzato ad HP-DCS. Esiste anche un menu vocale apposta. Quando al terzo giorno sono finalmente riuscito ad avere una risposta, scopro che l'”assistenza” si limita a ripetere le informazioni scritte nel documento di configurazione che ci hanno inviato, e che magari qualcuno non ha letto o compreso. Strano: ai dirigenti davano un altro modello. Nuovo giro, e richiesta informazioni alle segretarie, anzi al “punto delega”; questo significa “mandare una mail a Trento”. Risposta: “noi non ne sappiamo nulla”. A questo punto provo con quello che ci ha consegnato il telefono, che mi dice “sì, puoi venire qua, ma devi portare tutta la scatola con tutti gli accessori. Noi mandiamo il tutto in Samsung, e loro ce lo rimandano… in questo periodo va bene, in una settimana o giù di lì ritorna indietro”.
Ora, è vero che avevo un cellulare di scorta (il vecchio Nokia 6680 che ho riscattato), quindi ho semplicemente spostato la SIM. Ma è anche vero che sono un dipendente della maggior compagnia italiana di telefonia mobile, e mi sarei aspettato che ci fosse un pool di telefonini in più per avere una scorta nel momento in cui si manda in riparazione quello che non funziona. In effetti capitava così fino a tre anni fa; poi hanno detto “no, però vi lasciamo il telefonino vecchio come backup” (un Nokia 3650, che funziona ancora quasi del tutto in effetti), e adesso siamo arrivati a questo punto. Nel caso qualcuno volesse chiedermi un favore per vedere dove si è persa la sua pratica telefonica, sappia che è in buona compagnia :-(

Ultimo aggiornamento: 2008-07-24 09:17

“polizzia”: la memoria è scarsuccia

Come da funzione istituzionale dei blog italici, immagino siano stati in molti ad avere linkato questa notizia di La Repubblica (ma la trovate anche su La Stampa): che è stato cioè comprato uno stock di divise fatte produrre in Polonia per risparmiare sui costi, e che quando le divise sono arrivate si è scoperto che c’era scritto “POLIZZIA” con due zeta.
Il punto è che io ero convinto di averla già letta, quella notizia: ho fatto così una rapida ricerca, e sono finito su questo articolo de Il Giornale, datato 6 ottobre 2007. Stessa storia, con il Viminale che ha fatto una gara al ribasso e scoperto solo dopo la brutta sorpresa. Solo qualche piccola differenza: nel caso del quotidiano della famiglia Berlusconi la produzione è stata fatta in Romania e non in Polonia, e chi si è lamentato era stato il segretario del Sap, e non il responsabile Ugl.
Direi che a questo punto la cosa si fa davvero interessante.
– Una qualche agenzia ha tirato fuori dai suoi fondi di magazzino questa notizia, “tanto siamo in estate e non legge nessuno”?
– Abbiamo un caso di leggenda metropolitana che si sta diffondendo attraverso i quotidiani, con qualche piccola modifica come capita sempre in questi casi?
– Repubblica e Stampa partono dal principio che tanto nessuno dei loro lettori avrebbe mai toccato il Giornale?
– Il Viminale, anzi il Veca che è il magazzino vestiario della polizia, è riuscito a trovare per due volte di fila un’azienda che non sa scrivere “Polizia”?
– Per due volte di fila l’ordine è partito da un graduato siciliano, per cui la doppia zeta è assolutamente normale?
– Quelli del Giornale sono dei veggenti?
– La pagina del Giornale è stata modificata oggi, mentre io venivo trasportato in questo universo da un mondo parallelo dove in effetti la fornitura errata era capitata l’anno scorso e non adesso?
Peccato che io come scrittore non valga molto, perché secondo me uno bravo ci potrebbe tirare fuori un bel romanzo da pubblicare a puntate. Su un quotidiano, chiaro.
P.S.: che poi non sarebbe comunque stata la prima volta; né credo che nel 1993 pensassero già a delocalizzare la produzione.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-23 17:25

0,999999… = 1

(questo mi sa che sia venuto troppo complicato. Ragione di più per chiedere commenti, in modo che possa capire come semplificarlo!)
Tra le domande che mi vengono fatte “visto che tu sei matematico”, ce n’è una che mi arriva abbastanza spesso; non sono mai riuscito a capire perché mai la gente la trovi così interessante. La domanda, come avrete intuito dal titolo, è “Ma è proprio vero che 0,999999… con tutti 9 fino all’infinito è uguale a 1”? Non so in effetti quale sia la molla che scatta a chi me lo chiede: forse c’è il concetto dell’infinito potenziale che non si può mai raggiungere, forse echi nascosti del paradosso di Achille e della Tartaruga, forse i giochettini con la calcolatrice “scrivi 1/3*3 e vedi che cosa succede…”, o chissà cos’altro. Poi intendiamoci: la domanda è perfettamente lecita, visto che la risposta (sì, per quelli che non hanno voglia di leggere fino in fondo) è stata formalizzata in maniera completa solo da 150 anni; addirittura, se si vuole essere alternativi a tutti i costi, si potrebbe anche dire che la risposta è “no”: ma quello sarà l’argomento di un’altra mia notiziola.
Se ci si fida delle formulette pratiche, basta usare quella che si studiava alle medie ai miei tempi, e che vi presento qua nella sua versione più semplice, quella per convertire in frazione un numero della forma 0,abc...lmabc...lm..., cioè compreso tra 0 e 1, e con il periodo formato dalle cifre abc…lm. Se la lunghezza di questo periodo è di k cifre, basta avere una frazione che a numeratore abbia il periodo e a denominatore un numero formato ripetendo k volte la cifra 9. Come esempio pratico, 0,142857142857142… è uguale a 142857/999999, cioè a 1/7. E 0,999999…? Il periodo è di una sola cifra, la regoletta mi dice di fare 9/9, cioè 1. Ma magari uno della formuletta non si fida, e vuole andare più a fondo nella questione.
Un po’ di storia
Comincio allora con una provocazione. Innanzitutto, ha senso parlare di 0,999999…? Qualcuno è capace a misurare 0,999999… metri, o sintonizzare una radio a 0,999999… megahertz? Ovviamente no. Ogni misurazione ha una sua precisione e un suo margine di errore. La domanda iniziale, in un certo senso, è perciò assolutamente inutile. Addirittura i fisici oggigiorno ci dicono che non è possibile avere una precisione infinita, per il principio di indeterminazione di Heisenberg: insomma, la domanda è del tutto teorica. Ma questo non sarebbe un grave problema, visto che in fin dei conti qui stiamo parlando di matematica e non del mondo reale. Più interessante è un’altra obiezione, quella che fa notare che scrivere un numero con la virgola è un concetto piuttosto moderno.
Gli arabi introdussero la notazione nel XV secolo, in Europa essa apparve (probabilmente in maniera indipendente) per opera di Simon Stevin nel 1585, ma non si diffuse fino a dopo la rivoluzione francese, quando il sistema metrico decimale le diede la spinta finale. Pensateci su: se io dico 0,1 kilometri si capisce subito di che distanza sto parlando (sono cento metri), ma dire 0,1 miglia (176 iarde, o 528 piedi) significa ben poco, per chi i conti li fa in piedi e iarde! Non è un caso che la formuletta mostrata sopra converta un numero periodico in una frazione; per le attività pratiche, le frazioni sono molto più semplici da visualizzare, e non è un caso che ore e minuti siano divise in sessanta parti e i giorni in 24 ore. Il fatto che un terzo di ora siano 0,3333333…. ore non dà fastidio a nessuno, visto che tutti pensano immediatamente a venti minuti e di puntini all’infinito non ce ne sono per nulla. L’ultima cosa su cui sono più o meno d’accordo tutti è che i numeri si possono mettere belli ordinati su una retta, che viene appunto chiamata retta dei numeri. Se pensiamo a un metro di quelli da muratore o da sarto, oppure a un termometro analogico così che ci siano anche i numeri negativi, l’idea è chiarissima; magari facciamo un po’ fatica a collocare esattamente pi greco, ma la cosa non ci turba più di tanto perché immaginiamo che sia un poco a destra del 3, e se prendiamo una lente d’ingrandimento lo possiamo collocare in maniera ancora più precisa.
Diamoci un taglio!
Adesso sappiamo che i numeri con la virgola hanno sì e no duecento anni di uso pratico. Ma i numeri con infinite cifre dopo la virgola sono ancora più giovani, in effetti, e sono un prodotto di un complicato sforzo per capire cosa sono esattamente i numeri reali; numeri che venivano allegramente usati da secoli in analisi matematica senza che nessuno fosse poi realmente sicuro di cosa stava facendo. Questa sezione è un po’ più complicata: potete tranquillamente saltarla e passare alla successiva, se vi sentite troppo male.
Dopo tutti quei secoli di tentativi, alla fine fu Richard Dedekind a tirare fuori una soluzione accettata da praticamente tutti i matematici, che permette di definire un numero reale per mezzo dei numeri razionali; per la precisione, da due insiemi di razionali. Il modo che si usa di solito per spiegare come si fanno queste successioni è il definire la radice quadrata di due. Si prendono tutti i numeri razionali positivi e li si mettono in due insiemi: quelli il cui quadrato è maggiore o uguale a due, e quelli il cui quadrato è minore di due. Sì, lo so che non c’è un numero razionale il cui quadrato sia due, ma questo non è un problema, come vedremo.
Chiamiamo i due insiemi T+ e T-, e aggiungiamo tutti i razionali negativi e lo zero in T-. A questo punto abbiamo due insiemi – due semirette, se preferiamo guardare la retta dei numeri – tali che:
– ogni numero razionale appartiene ad esattamente uno dei due insiemi
– tutti i numeri dell’insieme T- sono minori di ciascun numero dell’insieme T+
Una suddivisione dei numeri razionali che rispecchi queste due caratteristiche si chiama taglio di Dedekind; la ragione del nome è chiara, se si pensa alla retta dei numeri e a un coltello molto affilato che la tagli in due parti. Il genio di Dedekind sta nell’avere affermato che i due insiemi sono un numero; se preferite essere un po’ più formali bisognerebbe dire che “rappresentano” un numero, ma un vero matematico non si preoccupa di tali distinguo formali. Un matematico si preoccupa solo che le definizioni siano corrette e coerenti: che cioè esistano delle operazioni “somma” e “prodotto” tali che “sommare” e “moltiplicare” due suddivisioni diano una suddivisione che corrisponda alla somma e al prodotto dei due numeri corrispondenti; e che se due numeri sono uguali anche i due insiemi corrispondenti lo siano. Vi risparmio tutta la parte tecnica di verifica di queste cose; l’unica cosa che è davvero interessante è che a volte capita che l’insieme dei numeri più piccoli abbia un massimo, a volte capita che l’insieme dei numeri più grandi abbia un minimo, e altre volte nessuno dei due insiemi ha un limite, come nel caso di T+ e T- che abbiamo visto sopra.
Non può darsi il caso che entrambi gli insiemi abbiano rispettivamente un massimo e un minimo. Infatti questi due valori devono essere distinti, altrimenti il numero apparterrebbe a entrambi gli insiemi; ma a questo punto possiamo prendere la media tra i due valori, che sarà un numero che non può appartenere a nessuno degli insiemi, e ciò non è possibile.
Finalmente ci siamo. I numeri razionali sono tutti e soli quelli per cui nella rappresentazione con i due insiemi uno di essi ha un limite; e quel limite è il nostro buon vecchio numero razionale. Tutto quello che rimane d’altro sono i numeri irrazionali; sappiamo dai tempi di Pitagora che ci sono, e siamo finalmente riusciti a disegnarli sulla retta dei numeri. D’accordo, sto barando un po’ perché dovrei anche dimostrare che in questo modo abbiamo finito tutti i numeri che possiamo trovare sulla nostra retta; posso garantirvi però che il modello di Dedekind ci assicura anche quello, sfruttando il principio di Archimede.
No, non è quello dell'”eureka” mentre faceva il bagno, ma una proprietà che dice che dati due numeri positivi a e b, è sempre possibile trovare un multiplo di a che sia maggiore di b. Prendiamo ora i due insiemi U-, definito come “tutti i numeri minori di 1” e U+, “tutti i numeri maggiori a 1”. Nell’insieme U- troviamo 0,9, 0,99, 0,999, …. e anche il nostro 0,999999… deve stare lì, visto che sicuramente non può essere maggiore di 1. U+ e U- non formano un taglio di Dedekind, perché lasciano fuori 1, ma da qualunque parte noi lo mettiamo otteniamo il nostro bel taglio, che per quanto detto sopra equivale al numero 1. Insomma, ce l’abbiamo fatta! (almeno fino al mio prossimo articolo)
Ricapitolando
Perché insomma possiamo dire che 0,999999…=1? Beh, abbiamo sfruttato fondamentalmente due cose. Il principio di Archimede, che possiamo anche esprimere dicendo “se prendiamo abbastanza granelli di sabbia possiamo fare un mucchio grande a piacere”, e che ci dice che se due numeri sono diversi, la loro differenza può essere ingrandita fino a superare una quantità a piacere; e il “modello standard” della retta dei numeri, che unito al taglio di Dedekind ci dice che se siamo sicuri di non aver lasciato nulla da parte siamo per forza arrivati allo stesso numero. Aggiungo, per chi si fosse perso per strada, che di per sé il fatto che esistano dei numeri irrazionali non c’entra nulla con la dimostrazione, anche se ce lo siamo trovati come bonus mentre facevamo i tagli di Dedekind: una conferma insomma della formuletta all’inizio che ci diceva che 0,999999… era in realtà una frazione. Per il momento è tutto, ma aspettatevi qualcosa di completamente diverso!

Ultimo aggiornamento: 2008-07-23 11:22

bacheca sindacale elettronica 0.0

[scegli il sindacato] Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il settore telecomunicazioni (data 3 dicembre 2005) recita all’articolo 11 “Dette affissioni [di comunicazioni sindacali] saranno effettuate anche attraverso apposita bacheca elettronica, intendendosi per tale una pagina web attivata dall’azienda, su richiesta delle RSU, nell’ambito del sistema intranet dell’azienda medesima”.
Dal dire al fare, come si sa, c’è di mezzo il mare; dopo solo due anni e mezzo Telecom è riuscita ad approntare il sito (no, non potete vederlo, bisogna inserire matricola e password di posta elettronica). Magari prima o poi ce lo comunicherà anche, oppure lascerà il compito ai sindacati. Meglio tardi che mai, comunque.
Oggi ho provato a connettermi, e mi sono trovato di fronte alla schermata che potete vedere cliccando sull’immagine a sinistra. Non è possibile vedere la lista dei titoli degli ultimi comunicati; bisogna prima decidere a quale sigla sindacale si vuol fare riferimento, e solo allora si possono vedere i link ai comunicati.
Non dico che questo risultato sia necessariamente colpa di Telecom: magari sono i sindacati stessi ad avere chiesto questa stupida compartimentazione in modo da fare sì che il proprio simpatizzante non corra il rischio di vedere cosa dicono le altre parrocchie. Resta il fatto che l’utilità pratica di questa bacheca elettronica è (forse) permettere di recuperare un vecchio comunicato per vedere quante delle richieste sindacali sono state soddisfatte. Un grande vantaggio per una grande invenzione, o forse un tentativo di equiparare le bacheche sindacali elettroniche a quelle cartacee: presenti, ma invisibili.

Ultimo aggiornamento: 2008-07-22 14:33