Archivi annuali: 2007

Ho perso una buona occasione

Io ci avevo anche fatto un pensierino, a candidarmi alla guida del costituendo Partito Democratico. A un certo punto sembrava che fosse lo sport più gettonato in questo periodo; d’altra parte siamo in un anno dispari senza calcio, non c’è stato gusto a guardare la America’s Cup senza farsi le nottate, il Tour di quest’anno è stato davvero triste e né Formula1 né MotoGP vanno così bene. Il problema è stato che io sono un pigro, e non sapevo assolutamente come andare a trovare duemila firme: i lettori del blog non arrivano nemmeno a un quinto del numero. Vabbè, sopravviverò anche a questo.
D’altra parte, probabilmente non sarei stato ammesso lo stesso, visti tutti i nomi illustri che per il momento sono stati esclusi, da Furio Colombo a Giacinto Pannella detto Marco a Tonino Di Pietro (e qua Maramotti è stato un mito).
A parte che si sa che deve vincere Uòlter (non certo col mio voto), non si capisce bene perché i maggiorenti abbiano così paura dei due leader “esterni”, che non avrebbero spostato gli equilibri interni né avrebbero possibilità di vittoria. Avrei capito la richiesta che i due entro la data delle primarie sciogliessero i radicali – che tanto poi sono come il mercurio: velenosi e autoriaggregantisi – e IdV, ma farli fuori così a priori non mi sembra un bel modo per iniziare un partito.

Ultimo aggiornamento: 2014-03-05 11:06

quanto sei vecchio?

Non sarò “tecnicamente quasi immortale”, come Silvio, ma non me la cavo poi così male, secondo questo test (trovato via Typesetter). Secondo questi signori, la mia età reale sarebbe di 26.4 anni, e dovrei morire alla bella età di 92.6 anni. Inutile rimarcare che è perfettamente inutile commentare “la tua età mentale si direbbe anche inferiore”: lo so già :-P

Ultimo aggiornamento: 2007-07-30 15:38

C’è sempre di peggio

Onestamente, non è che me ne importi più di tanto se un deputato si fa un festino hard con ragazze squillo e pasticche di droga varia. Sì, è vero che farebbe parte di un partito che afferma con forza i valori della famiglia (altrui?) e che è impegnato contro la droga, ma quello è un problema dei vertici di partito che l’hanno candidato e del Calderolium. Mi fa ridere il fatto che si sia dimesso dal suo partito mantenendo il cadreghino da onorevole, ma non sono del partito “lo si cacci da Montecitorio”. Quelli sono problemi suoi, non miei.
Però il tipo in questione dovrebbe avere almeno il buon gusto di evitare di uscire con frasi tipo «Non posso non essere un buon padre, un buon marito solo perché dopo cinque, sei giorni fuori casa capita un’occasione…», che sono insultanti per tutti quelli che devono lavorare lontano da casa. E il suo (ex-)segretario di partito potrebbe anche evitare di tenergli bordone affermando «la vita del parlamentare è molto dura» e quindi bisognerebbe pensare all’ipotesi di un ricongiungimento familiare, leggasi di un bel po’ di soldi in più per questi poveretti che lavorano indefessamente. È anche vero che il segretario in questione è stato graziato da un accusa di concussione da lui stesso ammessa (ma i soldi non erano per lui, aveva aggiunto): si può immaginare come sappia della necessità di raccattare qualche euro qua e là.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-30 15:18

La bussola d’oro (libro)

[copertina] Supponiamo di trovarci in un college a Oxford agli inizi del ventesimo secolo. Solo che non è esattamente la stessa Oxford, o meglio non è esattamente la stessa Terra. Qui infatti la Chiesa cristiana ha un potere molto più pervasivo: non da parte del Papa, visto che dopo lo spostamento della sede a Ginevra e la morte dell’ultimo papa Giovanni Calvino non ne sono stati eletti altri, ma da una guida collegiale detta Magisterium. Ma quello che è ancora più diverso è che ogni persona ha accanto a sé un daimon, una seconda parte di sé sotto forma di animale. Questa è l’ambientazione del libro (Philip Pullman, La bussola d’oro [His Dark Materials 1: Northern Lights], Salani 1996 [1995], pag. 354, € 14.50, ISBN 978-88-8451-182-9, trad. Marina Astrologo e Alfredo Tutino). La protagonista è Lyra, una bambina undicenne che si trova suo malgrado coinvolta in una lotta più grande di lei nel tentativo di scoprire un passaggio tra i mondi paralleli, che si avvicinano tra loro nell’estremo nord per mezzo dell’aurora boreale. Il tutto è condito da streghe, orsi senzienti con armature di ferro meteoritico… e un texano, che si sa fa sempre il suo bell’effetto: ti accorgi che è texano anche dall’ottima traduzione :-). Devo dire che per la prima cinquantina di pagine non è che la storia mi appassionasse, ma poi mi ha preso davvero, anche se tirare fuori il libero arbitrio come hanno fatto alcuni commentatori mi sembra un po’ eccessivo. Ah, il titolo non c’entra nulla, visto che lo strumento di cui si parlerà non è una bussola ma un aletiometro, che non vi dico cosa sia… leggetevelo!

Ultimo aggiornamento: 2007-07-30 10:47

Non c’è più religione!

Tra lo spam odierno ce n’era uno di “Dr. Roberts”. Speravo in qualche pillola, invece era la solita truffa nigeriana. Colpa della s finale, inutile.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-29 23:13

Il bacio gay

Beh, i casi sono tre, o magari quattro. O i carabinieri che hanno denunciato per atti osceni in luogo pubblico una coppia di gay che si baciava davanti al Colosseo avrebbero fatto la stessa cosa se a baciarsi fossero stati un uomo e una donna; o quei carabinieri hanno commesso un abuso; o in realtà i due non si stavano semplicemente baciando, come da verbale dei carabinieri dove si parla di “atto sessuale esplicito” (probabilmente bisognerebbe vedere qual è la definizione di “petto” dei due in questione). Questa terza ipotesi si può per l’appunto sdoppiare chiedendosi cosa avrebbero fatto i carabinieri in questione nel caso la coppia fosse stata eterosessuale.
Tutto il resto, fino ad arrivare a Volontè che sta cercando di superare Calderoli e afferma che si vuole arrivare a “una richiesta di discriminazione nei confronti degli eterosessuali e la non applicazione del codice penale per la casta gay”, è assolutamente inutile giusto ad essere buoni.

Ultimo aggiornamento: 2007-07-29 22:57

La prova del nove

(Trovate questo post tra le mie pagine di matematica light!)
Mi capita relativamente spesso di essere in giro con amici o conoscenti, parlare di operazioni matematiche elementari, e sentirmi chiedere “ma la prova del nove
funziona davvero?” Sono insomma chiare due cose: il concetto è rimasto così impresso agli alunni delle elementari che affiora anche dopo più di trent’anni, e – a parte il nome – il suo funzionamento è sempre stato visto come qualcosa di esoterico e più vicino ad Harry Potter (“accio novem!”) che a una vera proprietà matematica. D’altra parte, ci credo: a nessuna maestra alle elementari verrebbe in mente di spiegare il perché la regola funziona, ammesso che almeno loro lo sappiano. Ma finalmente potrete soddisfare la vostra pluridecennale curiosità.
provadel9.PNGInnanzitutto, forse è meglio ricordare cos’è la prova del nove. Quando si fa una moltiplicazione (247*53=13091, tanto per fare un esempio pratico) a ogni numero presente nell’operazione sostituiamo quello formato dalla somma delle sue cifre; se la somma così ottenuta ha più di una cifra, sommiamo quelle cifre e si prosegue fino a che non arriviamo a una singola cifra. Nel nostro esempio, avremo pertanto 2+4+7=13, 1+3=4; 5+3=8; 1+3+0+9+1=14, 1+4=5. A questo punto, facciamo il prodotto delle cifre dei fattori, e se serve sommiamo le cifre del risultato per arrivare ad averne una sola (4*8=32, 3+2=5). Se questa cifra è diversa da quella del risultato dell’operazione, vuol dire che abbiamo sbagliato da qualche parte; se invece è la stessa, forse siamo riusciti a fare il conto correttamente. Come ausilio pratico, si mettono i quattro numeri all’interno di una croce, come mostrato nella figura qui sotto. Non garantisco che
la posizione dei numeri nella croce, come indicata nella figura qui a sinistra, sia quella che ci insegnavano a scuola: qualche dettaglio ormai l’ho perso anch’io!
Per quali operazioni funziona la prova del nove? Addizioni, sottrazioni – basta ricordarci di sommare un 9 se il minuendo ha la somma delle cifre minore del sottraendo, come in 23-7 – e moltiplicazioni. Con le divisioni no, anche se puoi usare il trucco di rifare il calcolo “alla rovescia”, cioè vederle come moltiplicazioni, e applicare così la regola. Ad esempio, se dobbiamo verificare 31415/926 = 33 con resto 857, facciamo la prova con 33*926, cioè 6*8 = 48 e quindi 3, gli sommiamo la somma delle cifre di 857, vale a dire 2, e controlliamo se il risultato 5 è uguale alla somma delle cifre di 31415… e per fortuna lo è.
Passato lo choc di avere visto tutte queste operazioni aritmetiche tutte in una
volta, provo a spiegare perché la prova del nove funziona, e soprattutto perché a volte non funziona. Il punto di partenza è quella che tecnicamente si chiama “aritmetica modulare” e che facciamo tutti quando diciamo che “le undici del mattino più tre ore sono le due del pomeriggio”. Immagino che chi mi sta leggendo o sa già cos’è l’aritmetica modulare, oppure verrà a chiedermelo e io mi metterò a scrivere qualcosa di più completo al riguardo: per il momento mantengo la prima ipotesi. In pratica, la prova del nove non è altro che fare l’operazione modulo 9, sostituendo cioè ai numeri trovati il loro resto quando li si divide per nove. Le operazioni in aritmetica modulare funzionano per addizioni, sottrazioni e moltiplicazioni: quello che ci resta da capire è come mai il resto modulo 9 di un numero è uguale alla somma delle sue cifre, il che però è facile. Infatti 1 diviso per nove fa 0 con resto di 1; 10 diviso 9 fa 1 con resto di 1; 100 diviso 9 fa 11 con resto di 1; e così via. Quindi se riprendiamo il nostro 247 e lo scriviamo come 2*100 + 4*10 + 7 scopriamo che il suo resto diviso per 9 è 2+4+7… esattamente la somma delle sue cifre.
provadel9.PNGÈ stato pesante, lo so. Ma adesso viene fuori il bello. Perché si fa la prova “del nove” e non “del sette” oppure “del quindici”? Dal punto di vista matematico, è esattamente la stessa cosa: sempre di aritmetica modulare di tratta. Solo che sommare le cifre di un numero è molto più semplice di calcolare il suo resto modulo 7 oppure 15 (provateci voi, se siete dei temerari). Così ci si limita a fare un calcolo facile, accettando il fatto che non tutti gli errori vengono trovati. Infatti, se ad esempio si sostituisce uno 0 con un 9 la somma finale delle cifre del numero non cambia; ma quel che è più preoccupante è che se ci sbagliamo e scambiamo tra di loro due cifre (10391 invece che 13091) la somma delle cifre è per definizione la stessa, e chiunque sia appena un po’ dislessico – oppure sbagli semplicemente a incolonnare i prodotti parziali – rischia grosso.
Ma io una soluzione ce l’avrei anche: adottare la prova dell’undici. La logica che sta dietro è esattamente la stessa, solo che si calcola il resto della divisione per 11 e non di quella per 9. Calcolare questo resto è un po’ più complicato, ma nemmeno poi troppo: il metodo consiste nel sommare e sottrarre alternativamente le cifre del numero dato, partendo da destra e andando a sinistra. Se si va sottozero, basta naturalmente aggiungere 11. I resti che possiamo ottenere saranno i numeri da 0 a 10; nell’operazione di cui sopra avremo per la precisione 7-4+2=5, 3-5=9 (previa l’aggiunta di 11); 1-9+0-3+1 = 1; 9*5=45; 5-4=1. A parte vedere se si è
bravi anche a fare le sottrazioni, il che non sarebbe poi così male, il vero vantaggio è quello di potere accorgersi di avere scambiato di posto due cifre, oppure non essersi spostati bene a sinistra quando si è fatta la moltiplicazione. Se avessimo ad esempio allineato a destra i due prodotti parziali 741 e 1235, la somma sarebbe stata 1976, e la prova del nove ci avrebbe detto nulla di strano: la somma delle cifre è sempre 5. La prova dell’undici, in compenso, avrebbe fatto subito suonare un campanello d’allarme: avremmo avuto come risultato 7 (6-7+9-1) e non 1. E scusate se è poco!

Ultimo aggiornamento: 2007-07-27 17:17