Ricordate Il nome della rosa? Il venerabile monaco Jorge aveva avvelenato l’unica copia esistente del secondo libro della Poetica di Aristotele, quello che trattava della commedia, perché riteneva che far ridere la gente fosse Il Male: ecco perché noi possediamo solo il primo libro. Ma cos’era per Aristotele la comicità? Citando dalla Treccani, per «la comicità di un personaggio è determinata dal presentarsi di un suo difetto o errore, in quanto però esso non appare odioso e non suscita repulsione. L’origine del comico è comunque veduta sempre nell’avvertimento di una sorta di contrasto, di dislivello, si manifesti esso tra la cosa e lo spettatore, o tra la cosa reale e l’idea che altrimenti se ne possa avere.» Insomma, «ciò che è fuori tempo e fuori luogo, senza pericolo»: se infatti ci fosse pericolo passeremmo al tragico. Beh, vorrei lasciarvi qualche spunto di discussione su una diversa lettura della comicità: la tricotomia (che non c’entra col taglio dei capelli) che vi propongo non è probabilmente completa, ma ha il vantaggio di puntare verso una visione diversa.
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