L’altra settimana era il compleanno di Stefano Epifani. Ci conosciamo dallo scorso millennio, e quindi ho il suo numero di cellulare: gli ho così mandato un messaggio, nel mio classico stile, scrivendogli «Che ne pensi se ti scrivo “buon compleanno”?» Spero di non ledere la sua privacy postando la sua risposta: «Penso che ti adoro, perhcé tra 1000 amici che scrivono su Facebook sono pochissimi quelli che si prendono la briga di usare un SMS!». Poi a dire il vero si è anche lamentato perché non voglio mai scrivergli qualcosa per Tech Economy, ma quella è un’altra storia (non ce la faccio fisicamente a scrivere tutto quello che dovrei scrivere… e per fortuna non mi capita spesso il blocco dello scrittore!)
Qualche giorno dopo era il compleanno di un mio ex-collega dei lontanissimi tempi in cui mi occupavo di riconoscimento della voce: non ho il suo numero di cellulare, ma un indirizzo di posta elettronica sì, quindi gli ho mandato due righe di auguri per email. La sua risposta (qui non è un grande problema di privacy, visto che non potete sapere chi sia): «Nonostante i nnumerosi “competitor” che hai, bombardati dalle notifiche di facebook (e simili) che ricordano il mio compleanno, sei sempre … il migliore!»
Avete trovato il punto di contatto?
Bravi. Il punto di contatto è Facebook (l’oppio dei popoli telematici), con le sue onnipresenti notifiche. Intendiamoci: che Facebook ti segnali le date dei compleanni dei tuoi amici è solo naturale, e in fin dei conti è una delle cose che derivano direttamente da quello che il megaportale era quando è nato: un modo per poterti salvare i dati dei tuoi amici. Tante volte, soprattutto con persone per cui so che vale l’associazione Internet=Facebook, anch’io mando gli auguri di buon compleanno lì, ci mancherebbe altro. Ma c’è un ma, e credo che bisognerebbe che tutti noi ci fermassimo un attimo a pensare prima di posizionare il cursore su quell’invitante spazio sotto la scritta “Write something on his/her timeline”.
Avere una notifica automatica è molto bello e soprattutto utile. Io tendo a dimenticarmi di tantissime cose, e quindi il mio furbofono è pieno di appuntamenti che in realtà sono notifiche a me stesso sulle cose che devo fare. Però troppa automaticità porta al rischio fin troppo probabile di scadere nell’omologazione. Io non so cosa facciano esattamente le app di Facebook dai nomi tipo “Birthday” che di quando in quando mi vengono proposte, e che come prima cosa io accuratamente blocco. Ho il sospetto che qualcuna di esse mandi direttamente gli auguri di buon compleanno a nome di chi le usa, ma anche se non fosse così vi confesso che non vedo una grande differenza con la sfilza di “tanti auguri!” che vedo nelle timeline di chi quel giorno compie gli anni. Nulla di male a usare Facebook, nulla di male a sfruttarlo come agendina in rete: ma ricordatevi che fare gli auguri in modo personalizzato, per quanto possa sembrare stupido, è una cosa che fa sempre piacere a chi lo riceve.
Lo stesso ragionamento naturalmente si può fare per le catene di sant’Antonio che infestano anche la mia timeline come immagino la vostra, oppure applicare pari pari ad altri social network, naturalmente seguendo le peculiarità di ciascuno di essi. Un ritwittatore compulsivo, soprattutto di frasi inserite da(gli stagisti de)i cosiddetti vip, non verrà mai letto da nessuno. Scegliere cosa ritwittare aiuta a far sì che i vostri contatti prestino effettivamente attenzione a quello che avete loro inviato: se sanno che ci avete pensato su significa che per voi è davvero importante, e non semplicemente un modo per riempire il vuoto della vostra bacheca. In fin dei conti il costo di un copincolla è zero; se gli si vuol dare qualche valore occorre trovare qualche modo furbo. In definitiva, ricordatevi che la creatività è qualcosa di davvero costoso, e avere una produzione creativa costante è un dono che hanno pochissime persone, e nemmeno sempre – cercate su Wikipedia “Quandoque bonus dormitat Homerus” e scoprirete come lo si dice esplicitamente da un paio di millenni almeno. Però si può riuscire senza troppa fatica a essere non-omologati (che non significa essere bastian contrari, attenti!). Provateci, e vedrete i risultati!
Post Scriptum: i miei permessi Facebook sono molto laschi. Parto dal principio che tutto quello che posto lì è fondamentalmente pubblico, e quindi non perdo tempo a stabilire se qualcosa possono vederlo solo gli amici degli amici oppure sia pubblico. C’è solo un’eccezione: la data del mio compleanno è indicata come privata. Se uno va nel mio sito la scopre senza problemi, ma deve appunto fare quel minimo di fatica…