Permettetemi uno stupido gioco di parole: Wikipedia non è solamente Wikipedia. L’enciclopedia libera è di gran lunga il progetto più conosciuto portato avanti dalla Wikimedia Foundation, e probabilmente il più importante: ma alla sua (ingrombrante) ombra ci sono anche parecchi altri progetti, come Wiktionary (il dizionario), Wikiquote (un insieme di citazioni), Wikisource (raccolta di testi ufficiali ormai in pubblico dominio) e naturalmente Commons, il luogo dove tutti i file multimediali con licenza libera possono venire aggiunti per essere usati nelle voci dell’enciclopedia. Dopo molti anni in cui il numero di progetti fratelli era rimasto fermo a nove (occhei, ci sarebbe anche l’incubatore, ma in realtà serve per testare nuove versioni linguistiche, non nuovi progetti), improvvisamente nell’ultimo mese ci sono state due nuove aggiunte: Wikidata e Wikivoyage.
Inizio a descrivere quest’ultimo, che in realtà non è propriamente un progetto nato ex novo, come spiegherò più sotto. Wikivoyage è un progetto il cui scopo è «la creazione di una guida turistica mondiale aggiornabile, affidabile e dal contenuto libero»: una Wiki Planet, insomma. Il progetto nacque col nome Wikitravel usando il software MediaWiki ma senza essere legato a Wikipedia e alla Wikimedia Foundation. Nel 2005 i due sviluppatori del sito vendettero il marchio (e indirettamente la comunità degli utenti) alla società Internet Brands, che aveva dei Grandi Piani e iniziò a investire nel sito… aggiungendo tra l’altro la pubblicità nelle sue pagine. La comunità si divise su queste modifiche: a fine 2006 un gruppo di utenti tedeschi – forse non lo sapete, ma la comunità germanica è di gran lunga la più attiva in queste cose: tanto per dire, il primo capitolo locale wikipediano è stato quello tedesco… – decise di abbandonare il progetto e crearne uno ex novo, chiamato per l’appunto wikivoyage. Secondo le regole della licenza Creative Commons CC-BY-SA sotto cui erano state create le pagine di Wikitravel, tutto questo era assolutamente lecito: sia l’uso commerciale da parte di Internet Brands che la creazione di un sito-copia sono infatti ammessi. La situazione per un po’ rimase stabile, ma a metà 2012 iniziò a degenerare, con la comunità di Wikivoyage che era d’accordo a passare sotto l’ombrello della Wikimedia Foundation. Internet Brands, immagino per non lasciarsi sfuggire di mano il possibilmente lucroso mercato – la forza percepita di WMF è tale che anche alcuni contributori a Wikitravel pensavano di passare a Wikivoyage – iniziò prima a bloccare le API (le chiamate a routine di sistema che permettono di fare operazioni sulla base dati in modo automatico) e poi la possibilità di scaricarsi un dump dell’intero progetto, oltre addirittura ad adire a vie legali contro due esponenti di spicco di Wikitravel, “colpevoli” di istigare la gente ad andarsene via dal progetto. (Grazie a Federico Leva per le correzioni e le informazioni aggiuntive!)
La storia di Wikidata è molto diversa, invece. Il progetto nasce… dal capitolo tedesco di Wikipedia (capite cosa intendevo più su?) ed è «un database secondario libero, collaborativo e multilingua per la raccolta di dati strutturati, che ha lo scopo di fornire supporto a Wikipedia, Wikimedia Commons, gli altri progetti Wikimedia e molto altro». Detto così forse non si capisce molto bene; lo potrei tradurre come “essere per i computer quello che Commons è per noi umani”. In pratica, se io ho bisogno di un file multimediale libero vado su Commons e lo cerco. Ma un computer è stupiderrimo, e non è mica capace a trovare le cose se non gliele si mettono davanti esattamente come le vuole lui! Ecco: quello che si vorrebbe avere (prima o poi…) è un sistema che contenga le informazioni come le vuole il computer. Non che al momento ci sia molto, ve lo dico subito: si sta semplicemente iniziando a inserire alcuni concetti di base con i link alle voci delle Wikipedie in varie lingue. Però da qualche parte bisogna pure iniziare, no?
La domanda che sorge spontanea, come si suol dire, è se questi nuovi progetti prospereranno. La mia risposta onesta è “boh”. La ragione è molto semplice. I progetti di Wikimedia hanno bisogno fondamentalmente di due tipi di risorse: i soldi, per far girare i server e acquistare la banda necessaria, e gli utenti attivi, per inserire e migliorare i contenuti. Per i soldi, stiamo al solito per arrivare al periodo in cui le pagine dell’enciclopedia iniziano con l’appello a mettere una mano al cuore e l’altra al portafoglio, e finora è andata bene; ma purtroppo il numero di contributori attivi è sempre molto basso. È vero che basta un pizzico di lievito per far crescere una grande forma di pane; ma il lievito ci vuole, e se dobbiamo dividerlo su troppe pagnotte rischiamo di non averne a sufficienza per nessuna…