il social network più spammante

Io sono iscritto a una pletora di social network: alcuni li uso, altri no, di altri ancora mi sono persino dimenticato della loro esistenza. I SN sono come gli standard: il bello è che ce ne sono tanti tra cui scegliere, e il brutto è che ognuno ha qualcosa che gli altri non hanno.
Il guaio è che non c’è mai un pasto gratis, quindi ciascuno di essi ha i suoi downfall: per esempio Facebook continua a farti sapere che i tuoi amici giocano a qualcosa di cui non ti può fregare di meno, G+ è spinto per ogni dove da Gogole, Twitter cerca di ridefinire il concetto di rapporto segnale/rumore con l’uso dell’analisi non standard [1], Friendfeed ti lascia sempre con l’ansia “domani funzionerà ancora?”. Ma quello che dal mio punto di vista è il peggiore di tutti è LinkedIn.
Io non sono esattamente il tipo di persona a cui LinkedIn è interessato. Sì, avrei un numero di conoscenti abbastanza alto e soprattutto in campi così diversi da poter fare da hub, ma è raro che li sfrutti, e quando lo faccio preferisco di gran lunga un messaggio diretto. Inoltre, non facendo il consulente, non ho bisogno di pubblicizzare le mie capacità: né mi serve parlare del mio blog o cose del genere. Tanto per dire, non credo nemmeno di aver mai messo nel sito il mio curriculum. Eppure lì sono convinti che io potrei essere interessato a un posto di «Director Digi Italia-locatie Milano, Rcs-Rds-Digi Italia – Romania» o a «Sales Manager, Banca IFIS – Bergamo», e a mantenere gruppi dove si trovano virtualmente solo spam.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso sono gli endorsement. L’altra settimana la mia casella email ha cominciato a riempirsi di messaggi che dicevano «XYZ endorsed you!», senza nemmeno specificare per cosa; ho provato a cliccare su “unsubscribe” (e già questa era una cosa che non avrei dovuto fare: essendo questa una nuova feature, come minimo avrebbero dovuto chiedermi se volevo queste email), ma a quanto pare non è funzionato. Risultato finale: non lamentatevi se io non faccio endorsement di nessuno, perché non voglio peggiorare lo spam globale (se poi qualcuno ha un bisogno particolare, parliamone pure), e non lamentatevi se inizierò a cancellare tutto il cancellabile da lì.
[1] questa è solo per i matematici

Spam geolocalizzato

Ho alcuni indirizzi email che uso fondamentalmente per non essere disturbato quando devo prendere del software che mi richiede per l’appunto di essere rintracciato: uno su tin.it, uno su tiscali.it e uno su libero.it. Più che altro mi arriva spam, il che non è un grande problema: una volta la settimana mi ricordo di entrare e cancellare tutto. La cosa strana è che ultimamente, a parte l’onnipresente spam in lingua inglese e similitaliana e gli sporadici messaggi in altre lingue – ieri ho beccato un testo ebraico e uno rumeno – su Libero hanno iniziato ad arrivare messaggi in francese e su tin messaggi in spagnolo.
A questo punto comincio a immaginare che le mailing list che mandano questi spam si passino tra loro gli indirizzi: quello che non capisco è perché non arrivi lo stesso messaggio su caselle su server diversi. Si sono anche spartiti la torta dei portali?
(p.s.: che dire di una mail che inizia con “Most expensive in the Lord”?)

Ausiliario, dove sei?

Ieri ho fruttuosamente passato pausa pranzo andando alla Feltrinelli di via Buenos Aires. Ci sono andato in bici, come al solito; e come al solito – anzi peggio del solito, almeno così ad occhio – ho trovato auto parcheggiate nelle posizioni più svariate, manco stessero sponsorizzando un Carmasutra. Il più espressivo è stato sicuramente il proprietario del Suv Audi (due parole, due garanzie) in piazza Argentina, con la macchina piazzata storta e contromano. Non che l’inizio di viale Monza sia tanto diverso: di per sé non ho nulla contro il fatto che si parcheggi a pettine e non paralleli al marciapiede, ma comincio ad avere abbastanza contro i camion in doppia fila.
Io mi chiedo solo due cose: alle 13 gli ausiliari del traffico sono in pausa pranzo? Il comune, che sta cercando disperatamente di far cassa, non pensa che magari si potrebbe iniziare a recuperare soldi così?

Non cara…

Non cara Enrica Lau­renzi di Squi­sito, se mai qualcuno mi chiedesse un suggerimento per un «servizio di realizzazione di siti internet mobile che va incontro alle nuove modalità di navigazione degli utenti e alle esigenze delle aziende» posso garantire che sconsiglierò loro di provare Squi­sito. Non per altro, ma un’azienda che va a cercare il modulo che ho lasciato a disposizione sul mio sito per spammarmi un comunicato promozionale precotto su qualcosa che evidentemente non mi interessa è un’azienda che per quanto mi riguarda non merita una chance.
Aggiornamento (11 ottobre) Mi è arrivato un secondo messaggio dal testo «mi scuso per nn aver prima letto bene il tuo blog, per capire quanto il mio comunicato potesse essere pertinente con i tuoi temi..». Essendo nonostante tutto io buonino, ho modificato il post in modo che un motore di ricerca non trovi più i nomi in questione (a meno che il motore di ricerca non sia bacato, ma lì ci posso fare poco…)

biblioteche a mezzo servizio

Era un po’ di tempo che per ragioni varie (non ultima il fatto di non aver tempo per leggere, e contemporaneamente avere una pila di libri in casa) non passavo in biblioteca. Ci sono stato venerdì, e ho scoperto che per scarsità di personale la biblioteca Zara sta facendo orario ridotto: il martedì e giovedì è aperta il pomeriggio, mentre gli altri giorni della settimana chiude alle 15.
Ufficialmente dovrei lamentarmi perché mi pare illogico tenere la biblioteca aperta fondamentalmente di mattina e non di pomeriggio, considerato che pensavo che ad andarci fosse gente che in genere di mattina lavora. (Poi magari vado a scoprire che ci vanno i vecchietti a leggersi aggratis i quotidiani, io sono notoriamente fuori dal mondo per queste cose). Ma io protesto per una cosa molto più personale. Hanno spostato i libri e hanno messo belli visibili quelli locali milanesi. Ne avevo puntati un paio sull’evoluzione dei trasporti pubblici cittadini: bene, anzi male, erano entrambi bloccati per “consultazione solo in sede” :-(

Scarsa considerazione

Stamattina mi è capitato per caso di vedere il titolo del Giornale: nove colonne, testo

L’EMILIA ROSSA NASCONDE LE CARTE

Non so quali siano le carte nascoste, né mi è venuta voglia di saperlo; quello che mi ha colpito è l’aggettivo “rossa” vicino alla parola “Emilia”. In effetti, se io avessi dovuto preparare il titolo avrei scritto “L’Emilia nasconde le carte”, con l’ulteriore vantaggio di poter usare un corpo più grande per il titolo. Così, invece, le prime due cose che mi sono venute in mente sono: (a) l’articolo vuole mostrare come anche nella rossa Emilia non si combinano delle belle cose, il che è un’ammissione implicita di colpevolezza per la parte politica in cui si riconosce il quotidiano (paolo)berlusconiano; (b) il direttore del quotidiano non è sicuro che il suo lettore tipico sappia che l’Emilia è una regione a forte maggioranza sinistrorsa e per sicurezza glielo ricorda, il che non è esattamente bello verso l’acquirente.
Misteri dell’italica stampa, mi sa.

Quizzino della domenica: Quadratura dell’ora

Immaginate di avere un orologio e di misurare la distanza percorsa da entrambe le lancette in minuti, a partire da XII: come dovrebbe essere chiaro, i valori possibili vanno da 0 a 60. Sapete dire quando i due valori saranno uno il quadrato dell’altro? Immaginate l’orologio si muova uniformemente ogni secondo, quindi a mezzogiorno e un minuto il valore misurato della lancetta dei minuti sarà 1 mentre la lancetta delle ore misurerà 1/12; alle 3:12 il valore misurato dalla lancetta delle ore è 16, mentre quella dei minuti misura evidentemente 12.
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p055.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Il problema è tratto da Henry Dudeney, 536 Puzzles and Curious Problems)

_Una piramide di problemi_ (libro)

[copertina] A una prima occhiata si direbbe che questo libro (Claudio Bartocci, Una piramide di problemi : Storie di geometria da Gauss a Hilbert, Raffaello Cortina “Scienza e idee” 2012, pag. 387, € 29, ISBN 978-88-6030-446-9) tratti dello sviluppo della geometria nel XIX secolo, come del resto recita il sottotitolo “Storie di geometria da Gauss a Hilbert”. Se questo è il vostro interesse, mi sa che vi convenga prendere “Una via di fuga” di Odifreddi, che vi darà un racconto più organico e completo. Leggendo le prime pagine si può immaginare che parli del terzo dei ventitré problemi di Hilbert, l’unico di formulazione geometrica (parafrasando, “È sempre possibile scomporre un poliedro in un numero finito di parti che riassemblate opportunamente formino un altro poliedro della stessa area?”, problema risolto qualche settimana dopo – o qualche settiamana prima? – dall’allievo di Hilbert Max Dehn. In realtà quello che dovrebbe essere il filo conduttore del libro è la definizione dei fondamenti della geometria, a partire dallo scossone con la scoperta delle geometrie non eudlidee fino a giungere all’accorgersi che Euclide aveva dimenticato di elencare alcuni assiomi: quelli di ordinamento ma soprattutto quello di continuità, l’assioma archimedeo. Da li si scopre la differenza tra uguaglianza, congruenza ed equiscomponibilità, fino a giungere finalmente alla dimostrazione che la continuità e quindi la misurabilità non è necessaria nel piano, ma lo diventa nello spazio.
I temi esposti sono molto interessanti, soprattutto perché anche nei testi di storia della matematica sono tralasciati; però non mi è affatto piaciuto il modo in cui sono stati trattati. È chiaro che non esiste una via regia alla matematica, e non è certo colpa di Bartocci se i temi sono delicati: persino i matematici dell’Ottocento prendevano degli sfondoni. Però quello che ho chiamato “filo conduttore” è in pratica un gomitolo dove non si trovano i capi e il discorso si avvita spesso in digressioni che fanno perdere lo scopo principale, soprattutto se il libro non lo si legge tutto di un fiato.