Oggi c’è un’assemblea straordinaria di Telecom Italia, che ha all’ordine del giorno la richiesta di patteggiamento degli ex amministratori Riccardo Ruggiero e Carlo Buora, rispettivamente per 1,6 e 1 milione di euro, oppure la decisione di procedere con un’azione legale verso gli ex dirigenti per i danni provocati all’azienda nel corso della gestione Tronchetti.
L’esito è praticamente scontato: Telecom accetterà l’elargizione (circa un decimo di quanto i due hanno ricevuto come buonuscita…) e finirà tutto a tarallucci e vino. Posso però lamentarmi della cosa in quanto piccolo azionista Telecom?
Perché non (ri)comprerò i CD dei Beatles
“It was twenty years ago today”. Era il 1987. I CD erano sul mercato già da alcuni anni. Con parte del mio primo stipendio mi ero finalmente comprato un lettore CD (primo disco: The Dark Side of the Moon). Finalmente anche i Fab Three plus Yoko permisero la masterizzazione digitale dei loro LP, e apparve prima per l’appunto Sgt Pepper’s seguito poi da tutti gli altri album… che mi sono comprato tutti in un botto.
C’era però un problema: la qualità della masterizzazione lasciava parecchio a desiderare. Ricordo una mia visita a due amici beatlesiani losangelini: mi fecero sentire nel loro impiantone hi-fi prima la versione CD di “Lovely Rita”, seguita poi da quella in vinile e infine dal vinile della Mobile Fidelity. Una differenza estrema, tanto che me ne sono accorto persino io che di qualità del suono non ci capisco nulla. Per spiegarmi meglio, nel sottofondo si potevano ascoltare molti più strumenti, e capire la cura negli arrangiamenti. Così, visto che ieri Repubblica ha iniziato a pubblicare gli album rimasterizzati, stamattina ho pensato bene di provare a comprare il primo: proprio Sgt Pepper’s.
Male. Ho scoperto che le major, in questo caso EMI, continuano con la barbara pratica che pensavo fosse stata seppellita almeno cinque anni fa: il disco non è ascoltabile da PC. Certo, non mi aspettavo il massimo della qualità: però intanto avrei potuto avere un piacevole ascolto mentre impazzivo col lavoro di alto concetto che sto facendo in questo periodo. Invece nulla. Considerando che sono ragionevolmente certo che questi dischi saranno acquistati solo e unicamente da coloro che tanto ce li avevano già, una mossa di questo tipo mi pare semplicemente suicida: per esempio, sicuramente da me non vedranno più un euro.
Contenti loro…
Aggiornamento: (15:00) Exact Audio Copy vede e copia perfettamente tutto :-)
A proposito di politici
Sul Post, tra gli altri, ha un blog anche Pippo Civati. Io non lo leggo praticamente mai, ma ieri sera, arrivato a casa, il suo ultimo post era in cima al reader, e ho provato a vedere cosa diceva. Copincollo il testo, senza link (tanto li potete vedere direttamente di là):
«Non è vero che cè una data da attendere. E non centra con le dimissioni di Formigoni. Né con i giorni che qualcuno starebbe aspettando prima di dimettersi per maturarlo.
Il recente decreto del governo [link a un articolo della Stampa] chiarisce che per ottenere il vitalizio bisogna avere 10 anni di Consiglio regionale alle spalle.
Chi vi scrive e chi è stato eletto per la prima volta nel 2010, non riceverà alcun vitalizio.
Chi dice che il Consiglio stia attendendo i trenta mesi, dice cose non vere.
E spero che ci sia un po di correttezza, in questo senso. Perché ormai, nella Lombardia di questi giorni, siamo alle leggende metropolitane. Volevo dire, regionali.
P.S.: tempo fa lanciammo la campagna #novitalizi [link a un suo vecchio post], che ha avuto parecchio ascolto. E che Monti ha per così dire completato, con il suo decreto.»
Bel testo, vero? Peccato che le cose non stiano affatto così.
Per la precisione, esiste effettivamente un decreto legge di inizio ottobre che afferma che per ottenere il vitalizio bisogna avere 10 anni di Consiglio regionale alle spalle. È vero che un decreto legge ha efficacia immediata, anche se aquanto ne so non è nemmeno ancora arrivato in Parlamento per la discussione (d’altra parte il nostro Governo Tecnico è così impegnato a lavorare che la pagina sullo stato dei decreti legge è ferma al 10 agosto… oppure sono io che leggo male ed è l’8 ottobre, con formato data all’americana?). Ma è anche vero che la normativa non è nazionale ma regionale, quindi ciascuna regione deve approvarla: tanto che l’articolo della Stampa citato da Civati (ma perché non andare direttamente alla fonte, mi chiedo?) recita «Il decreto, comunque, a scanso di brutte sorprese, prevede una sanzione pesante per le Regioni che tra sei mesi risultassero inadempienti». Quindi il decreto legge è di indirizzo: se verrà convertito in legge le regioni hanno sei mesi di tempo per mettersi in regola, ma si si vota ad aprile 2013 ci sarà un nuovo consiglio regionale dove comunque i vitalizi non ci saranno, come ho spiegato qua. È vero che per gli sfigati come me si possono fare tagli retroattivi, ma mi pare improbabile che la stessa cosa capiti per un politico (o un magistrato…), e i diritti acquisiti varrebbero anche nel caso questa legislatura continui.
Tutto questo, o meglio un riassunto, l’ho scritto lì nei commenti. Civati non mi ha risposto, ma ha controbattuto a tal Piergiorgio che ha poi scritto (più verbosamente) più o meno le stesse cose. Risposte di Civati:
«Il dl sarà convertito in legge.
Se così non fosse, il vitalizio io lo avrei già maturato, quindi le mie dimissioni non avrebbero senso.
E in ogni caso, ho dichiarato un secolo fa che passerei al contributivo, rinunciando al privilegio già acquisito nella precedente legislatura.»
(ho dei forti dubbi che la cosa funzioni così, leggendo l’attuale legge regionale. Non esiste neppure più il Fondo di previdenza dei consiglieri della regione Lombardia, questi soldi sono direttamente nel bilancio regionale)
«per altro, se si vuole rinunciare al vitalizio, come scrivevo, e si hanno dubbi sulla sua conversione, si può rinunciare al vitalizio, come scrivevo, senza dimettersi. »
(questo è vero, vedi articolo 6 della legge regionale. Ma naturalmente vale per chi sceglie di non avvalersi: ammettiamo pure che Civati lo faccia, ma come fa lui a garantire per “chi è stato eletto per la prima volta nel 2010”?)
«Ti posso dire, in ogni caso, che noi già ci stiamo attenendo a questa regola. Non personalmente, politicamente.»
(come sopra: pura dichiarazione di intenti, e comunque non si sa esattamente chi sono questi “noi”)
Detto in pratica: non appena si fanno domande puntuali, si scopre che Civati si rifugia nel “è politica”, oltre a mostrare qualche lacuna nella conoscenza delle leggi. È una cosa molto comune tra gli amministratori della cosa pubblica (leggo spesso Vittorio Bertola, capita anche lì). Tornando alla mia affermazione iniziale, capite perché io tendo a non leggere i blog dei politici? Tanto non servono a nulla se non all’autoreferenzialità, e a questo punto tanto vale che io legga dei miei amichetti :-)
caro biglietto, ho una brutta notizia per te…
Ieri ero in metropolitana. Arrivato a Cairoli, ho notato il cartellone che spiegava come fosse necessario timbrare il biglietto anche in uscita. Essendo però domenica, mi sono concesso qualche secondo in più, e ho anche letto la versione inglese del testo, che trovate in questa foto.
Il testo italiano è al solito burocratico, e in esso “si invitano i passeggeri a prepararsi per questa operazione”. Estote parati, lo dicono anche gli scout. In inglese il testo è molto più icastico: “Prepare your ticket for this operation” Peccato che “to prepare” ha una costruzione un po’ diversa: si prepara qualcuno, non qualcosa, a una certa evenienza. Però magari ci sarà anche qualcuno che prenderà il suo biglietto, lo carezzerà dolcemente, e gli sussurrerà “Non preoccuparti!non è che non ti voglia bene, e anzi mi piange il cuore: però devo di nuovo infilarti in quella fessura. Ma stai tranquillo: ti riprendo subito dopo!” Era così difficile scrivere “Have your ticket ready”?
(ah: perché sia nella versione italiana che in quella inglese l’ultima frase non termina con un punto? Si vuole forse far intuire un indefinito futuro?)
Carnevale della Matematica #54: GOTO Il Post
In questi casi mi pare sempre di essere schizofrenico. Ieri era il 14 del mese, c’è stato il Carnevale della Matematica, e l’ho ospitato io: solo che non l’ho tenuto qui, ma sul Post.
Ma voi lo sapevate già, vero?
Quizzino della domenica: La moneta falsa
Avete 42 monete, tutte apparentemente simili tra loro: però una di esse è falsa, e ha un peso diverso dalle altre. Avete inoltre una bilancia a due piatti. Non dovete scoprire qual è la moneta falsa, tanto riuscite a sbolognarla lo stesso: dovete semplicemente dire se è più pesante o più leggera. Quante pesate vi servono come minimo? E se le monete fossero state 41?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p061.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Il problema è tratto da Anany e Maria Levitin, Algorithmic Puzzles)
_Drive In_ (libro)
Cerrrrrto che io venticinque anni fa guardavo il Drive In (con gli amici di gioventù, ogni settimana a casa di uno di noi). E mi sono anche comprato il libro (Antonio Ricci (ed.), Drive In, Bompiani 1987, pag. 176, lire 15000). Se volevate un altro motivo per capire come mai mi sono rovinato così, adesso ce l’avete.
Come regge la memoria a leggere i tormentoni di venticinque anni fa? E cosa si pensa dei testi? Maluccio, dirò. Mi ero completamente dimenticato per esempio che un anno ci fu anche Staino con Bobo (giusto per dire che adesso si parla male di Ricci, ma un tempo non era così), che ci fu Bold Trek (e questo avrei dovuto ricordarmelo…) e che Beruschi e Margherita Fumero avevano molti sketch diversi insieme, non solo Beruscao. Per quanto riguarda i testi, è chiaro che trovarli scritti fa perdere molto della loro forza comica: su questo bisogna dare ragione a Daniele Luttazzi. Però non mi aspettavo la grevità dei testi di Greggio e D’Angelo, mentre dall’altro lato i monologhi di Enzo Braschi erano molto migliori di quanto mi ricordassi.
Insomma: giudizio critico, tavanata galattica! Ma in fin dei conti mi manca la controprova, un libro dei Soliti Idioti… (no, grazie, non voglio sapere che esista)
tanto firmare è facile
Se vi capita di girare su Facebook, probabilmente tra ieri e oggi qualcuno dei vostri amici avrà postato un link a una petizione da firmare perché Nicole Minetti si dimetta prima di fine mese e quindi non possa andare “in pensione a 27 anni“.
Io non ho alcuna stima della signorina Minetti per quanto riguarda la sua attività politica (che potete valutare da soli qui). (Non ho neppure stima per le altre attività, ma quelle non sono un mio problema). Detto questo, ho altrettanta nulla stima per i populisti che cavalcano queste proteste. La signorina Minetti è un consigliere regionale lombardo, e come tutti i consiglieri regionali lombardi ha diritto a un vitalizio se è rimasta in carica per una intera legislatura. (Se ne ha fatta almeno metà, come sarebbe il caso se si dimettesse dopo fine ottobre, potrebbe pagare i contributi volontari per arrivare a una legislatura intera). Innanzitutto il vitalizio le verrà assegnato una volta compiuti i 60 anni, come si può verificare dal testo della legge regionale lombarda 20 marzo 1995, N. 12 (purtroppo devo lasciare la cache Google, perché il sito sembra essere stato arrestato per qualche oscura trama di link di scambio), quindi scrivere che a 27 anni “va in pensione” è una falsità. Nel merito, poi, quella legge è iniqua? Certo. Dalla prossima legislatura, per fortuna, il vitalizio sarà abolito. Ma in questa legislatura c’è, e c’è per tutti e 80 i consiglieri. Non è bello che, a differenza di quanto è capitato ai poveretti come il sottoscritto, i consiglieri abbiano deciso che i diritti acquisiti non si toccavano. Però la signorina Minetti ha esattamente gli stessi diritti degli altri 79 consiglieri, e promuovere una raccolta firme (che tanto vale meno di zero, si sa che tutte queste cose servono solo a farsi pubblicità) è come minimo fuorviante.
Ma tanto siamo su Facebook, chissenefrega… una condivisione non costa nulla!